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Unione bancaria europea

Ultimo Aggiornamento: 24/05/2013 15:22
05/10/2012 10:27
 
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170 economisti tedeschi firmano un appello contro il progetto
170 economisti tedeschi firmano un appello contro il progetto di unione bancaria europea (Fonte: lapennadellacoscienza.it - 07/07/2012)

In seguito al progetto di unione monetaria deciso a Bruxelles, c’è stata una dura reazione da parte di 170 economisti tedeschi ispirati da Hans-Werner Sinn, direttore dell’istituto di ricerca IFO hanno deciso di presentare il loro manifesto in opposizione alle scelte fatte dal governo in occasione del vertice di Bruxelles.

Economisti tedeschi hanno attaccato duramente la politica economica della Germania, in particolare quella di Angela Merkel, e delle scelte politiche ed economiche fatte finora che, secondo gli economisti, si sarebbero dimostrati incapaci di arginare la crisi della zona euro.

Il manifesto è stato pubblicato giovedì sul sito del quotidiano di centro-destra tedesco Francofurter Allgemeine Zeitung (FAZ) e a far discutere è stata soprattutto la partecipazione di Hans-Werner Sinn, il cui pensiero in Germania è preso in grande considerazione, tanto che ogni anno lo stesso Hans –Werner Sinn è chiamato dal Governo a inviare rapporti economici sullo stato dell’economia del paese.

Ma non è l’unico nome di grande peso, tra i firmatari era presente anche Kai Konrad, presidente del consiglio scientifico che assiste il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble.

Gli economisti tedeschi hanno valutato duramente le prestazioni di Angela Merkel perché durante il vertice del 28 e 29 giugno, avrebbe mostrato un cedimento dinnanzi alle richieste fatte dai paesi in difficoltà, specialmente all’Italia. La proposta di unione bancaria potrebbe mettere a serio rischio l’intero sistema economico tedesco, al solo fine di proteggere le banche in difficoltà di fronte alle grandi piazze finanziarie mondiali; tutto questo potrebbe portare allo stravolgimento del contributo dato finora dalla Germania in termini di solidarietà.

Secondo il manifesto degli economisti tedeschi, le banche “devono poter fallire”.

«I politici sperano forse di riuscire a limitare le somme garantite, e di evitare abusi attraverso una sorveglianza bancaria comune. Non ci riusciranno, finché i paesi debitori disporranno di una maggioranza nell’eurozona. Se i paesi solidi accettano la condivisione della responsabilità per i debiti delle banche, saranno sottoposti sempre più alle pressioni per aumentare queste garanzie, o per allentare le condizioni per ottenere gli aiuti. Inevitabili le liti e i dissidi con i vicini».

Poi ancora più duramente scrivono: “l’estensione alle banche della protezione non aiuterà né l’euro, né il pensiero europeo. Piuttosto aiuterà Wall Street, la City di Londra – e alcuni investitori anche in Germania – e una serie di banche decotte estere e interne, che ora potranno continuare i propri affari a spese di cittadini di altri paesi che hanno ben poco a che fare con tutto questo».

La lettera si conclude con un appello ai cittadini che vengono invitati a rivolgersi ai propri deputati perché non si prosegua nella strada tracciata dal summit di fine giugno.

Le dichiarazioni fatte hanno scatenato l’ira del ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble che, ha definito “rivoltanti” le dichiarazioni fatte dagli economisti che avrebbero oltrepassato il loro ruolo di scienziati e universitari. Ma la rabbia di Schauble deriva dal fatto che il manifesto dei 170 economisti ha fatto breccia anche nei socialdemocratici all’apposizione con Carsten Schneider che ha pubblicamente dichiarato che non è ammissibile la trasformazione del Fondo Salva Stati in un Fondo salva banche. Anche importanti figure politiche vicine alle Merkel, come Alexander Dobrindt, hanno dichiarato che non si può caricare il peso di una politica debitoria sbagliata sulle future generazioni compromettendo anche lo stesso futuro della Germania

Angela Merkel, al pari di Schauble, ha reagito duramente alle critiche ricevute, ricordando come il progetto di unione bancaria, sia supportato dall’utilizzo del cosiddetto MES “meccanismo europeo di salvataggio” che consentirebbe di ricapitalizzare le banche, senza che questo comprometta in alcun modo la Germania dal momento che le nazioni oggetto degli aiuti sono chiamate a garantire in solido attraverso garanzie concrete e non potrà in alcun modo rappresentare un’ulteriore carico di responsabilità da parte della Germani.

La polemica che si è aperta in Germania in seguito al manifesto dei 170 economisti ha interessato anche il mondo accademico, in particolare quello di centro-sinistra guidato da Peter Bonfinger che ha presentato un contro manifesto sul quotidiano Handelsblatt. Per gli economisti di sinistra e membri del circolo chiamato del Cinque Saggi, le opinioni espresse non apparterrebbero al ruolo degli economisti che non sarebbero titolati a esprimere opinioni pubbliche utilizzando affermazioni perentorie su argomenti così delicati; questa condotta non farebbe altro che aumentare l’inquietudine nazionale.

Secondo Bonfinger “Quest’appello danneggia il prestigio pubblico delle Scienze economiche tedesche. In una discussione che naturalmente è segnata da paure ed emozioni, il compito della scienza deve essere quella di contribuire a ritornare su un piano oggettivo attraverso una sobria diagnosi dei problemi e un’analisi dei pro e i contro di possibili terapie. Non è quello che fa questo appello”.

Se gli economisti tedeschi hanno da lamentarsi per gli impegni presi dalla Germania, figurarsi cosa avrebbero da dire gli economisti italiani per gli oneri che l’Italia si sta assumendo pur di restare in europa! Ma in Italia non c’è problema, nessuno dice nulla, e se qualcuno parla la politica certo non ascolta.
[Modificato da marco--- 05/10/2012 11:02]
13/12/2012 21:26
 
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Re: Re: Re: Prende forma...
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FraMI, 12/13/2012 6:31 PM:

Varrà anche x il passato?

video.repubblica.it/dossier/crisi-euro-merkozy/supervisione-bancaria-ecco-cosa-cambia/113576?video=&ref...

Quindi Esm che controlla banche europee, meno le francesi e le inglesi, e le tedesche, tra le altre, attraverso le guardie della Bce?[SM=g1749704]

www.linkiesta.it/bce-sorveglianza-bancaria

Qualche dubbio c'è ...

Ottimo articolo! [SM=g1750826] Curiosa l'evoluzione della questione, riporto anche in questo caso il testo dell'articolo integralmente. Relativamente al video che hai proposto mi sembra evidente la posizione della Germania nel tendere sempre a volere "moglie ubriaca con botte piena".
La vigilanza bancaria alla Bce è una vittoria ma solo a metà (Fonte: linkiesta.it - di Fabrizio Goria - 13/12/2012)

La vigilanza bancaria unificata approvata dalla Ue è una vittoria a metà per l’Europa e una vittoria totale per Francia e Germania. Ma, nonostante gli elogi, ci sono alcuni punti oscuri: fra cui la tempistica e la ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito tramite il fondo European stability mechanism (Esm).

L’eurozona approva la sorveglianza bancaria. E in questo caso le notizie sono tre. Da un lato il mantenimento di una promessa fatta durante il Consiglio europeo di ottobre, in cui si era previsto un accordo entro la fine dell’anno. Dall’altro c’è il rischio di un ulteriore ritardo nell’entrata effettiva in vigore del nuovo Single supervisory mechanism (Ssm), ennesimo acronimo che rappresenta proprio la nuova vigilanza bancaria centralizzata, che sarà data in seno alla Banca centrale europea (Bce). Infine, la terza notizia, forse quella più importante: sotto il cappello della Bce finiranno solo le banche con asset complessivi superiori a 30 miliardi di euro. Escluse quindi le Landesbank tedesche, ma anche le casse di risparmio francesi.

Una vittoria a metà per l’Europa, una vittoria totale per Francia e Germania. Doveva arrivare un accordo entro la fine dell’anno. E così è stato. Dopo un Ecofin durato fino a tarda mattina, è stato dato il via libera al Ssm, che darà pieni poteri di vigilanza alla Banca centrale europea su tutti gli istituti bancari della zona euro (con possibile estensione su base Ue, ndr) con un attivo superiore a 30 miliardi di euro. Una soluzione che va bene a Berlino, che non voleva la creazione di distorsioni di potere in seno alla Bce, ma che va bene anche a Parigi, che voleva che la Bce fosse autonoma nella scelta delle banche da seguire. «Controllare 6.000 banche non è possibile», dicevano i tedeschi, desiderosi di mantenere l’indipendenza sulla sorveglianza delle Landesbank.

La soluzione che si è trovata è quindi a metà perché, in ogni caso, l’ultima parola sulla vigilanza di uno o di un altro istituto bancario spetta alla Bce. Nel caso una banca sotto i 30 miliardi di euro di asset, ovvero controllata dall’organo di sorveglianza nazionale, metta a rischio la stabilità dell’eurozona, la Bce avrà i titoli per chiedere, con esecuzione immediata, di poter visionare i documenti sulla banca in questione. Nonostante gli elogi, ci sono alcuni punti oscuri. Nel documento finale, si parla di introduzione del Ssm a partire dal 1 marzo 2014, ma si lasciano aperte le porte per un eventuale ritardo. Un ritardo che però potrebbe essere molto costoso dal punto di vista della reputazione dell’eurozona. La sorveglianza bancaria è il primo passo verso la piena unione bancaria, che allo stesso tempo è il primo passo per una maggiore integrazione europea. Un eventuale procrastinazione farebbe perdere la pazienza a troppi investitori.

Il secondo punto opaco riguarda la ricapitalizzazione diretta degli istituti di credito tramite il fondo European stability mechanism (Esm). Se è vero che si danno pieni poteri allo Esm (previa autorizzazione della Bce fino a quando il Ssm non sarà attivo, ndr), è altrettanto vero che le risorse del fondo stesso sono limitate: 500 miliardi di euro di potenza di fuoco operativa, 700 di dotazione complessiva. Le banche dell’eurozona nei prossimi mesi dovranno affrontare diverse sfide. La più onerosa è forse l’introduzione degli standard contabili di Basilea III, volti a ridurre il rischio sistemico delle banche e garantire un maggiore assorbimento degli shock derivanti dalle turbolenze sui mercati. Basilea III doveva essere introdotta nel 2013, probabilmente ci sarà un ritardo fino al 2014. E poi ci sono le sofferenze bancarie. Sono in aumento in tutta la zona euro, con la Germania che sta approcciando i 200 miliardi di euro e l’Italia è a ridosso dei 120 miliardi. Tanti, troppi.

Inoltre, c’è il contesto in cui si stanno muovendo gli istituti bancari: il deleveraging, ovvero la riduzione degli attivi e dell’indebitamento. Una contrazione che, come spiegava ancora la scorsa settimana Morgan Stanley, può costare alle banche europee fra i 1.500 e i 2.500 miliardi di euro. Il terzo punto da chiarire al meglio è invece in merito alle competenze. L’attuale organo di vigilanza è la European banking authority (Eba), che lavorerà insieme alla Bce su base sovranazionale. Ma sarà compito degli organismi nazionali supervisionare tutti gli istituti di credito potenzialmente più deboli. E questi ultimi, molto spesso, hanno precisi vincoli con gli Stati in cui si trovano. Se l’obiettivo dell’Ue era quello di rompere il circolo vizioso fra banche e nazioni, la strada è ancora lunga. Infine, c’è un’incognita.

Cosa succederà quando finiranno le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Long-term refinancing operation, o Ltro) introdotte dalla Bce fra il dicembre 2011 e il febbraio di quest’anno? Sarà il 2014, le banche non avranno più le finestre di liquidità dell’Eurotower, circa 1.030 miliardi di euro in totale, e dovranno comunque supportare gli Stati durante le aste primarie di emissione di debito pubblico. Delle due l’una: o la Bce continua il supporto tramite nuove Ltro, o diverse banche potrebbero avere nuove esigenze di liquidità che lo Esm non sarà in grado di soddisfare. Potenzialmente una spirale mortale.



[Modificato da marco--- 13/12/2012 23:21]
13/12/2012 23:16
 
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Unione bancaria: cos’è e a cosa serve (Fonte: giornalettismo.com - 13/12/2012)

La nuova riforma comunitaria ha il consueto sapore tedesco.

L’Unione bancaria è arrivata, quasi. Dopo lunghi mesi di trattativa gli stati membri della Ue hanno trovato l’accordo su un sistema di vigilanza comune, affidato alla Bce. L’intesa però riguarda solo una forte minoranza delle banche europee, anche se sulla via per la ricapitalizzazione degli istituti di credito con in fondi Esm è stato rimosso l’ostacolo più grande.

ACCORDO EUROPEO - Ogni volta che la Ue prova a riformare se stessa durante questa crisi il copione si svolge sempre allo stesso modo. La Commissione propone una soluzione radicale sulla strada della maggior integrazione, gli stati nazionali si spaccano a seconda dei loro interessi nazionali – quelli in difficoltà di solito vogliono più interventi da Bruxelles, i più ricchi invece frenano timorosi di trasferire risorse – mentre l’accordo arriva solo quando Francia e Germania trovano l’intesa. Questi passi sono stati rispettati fedelmente anche per quanto riguarda la nuova unione bancaria, la nuova architettura istituzionale che dovrebbe evitare nuovi e sanguinosi salvataggi degli istituti di credito, che fanno esplodere la collera delle popolazioni che subiscono pesanti tagli mentre i governi fanno esplodere il debito per salvare i big della finanza. La strada per evitare questa via crucis è la vigilanza unica sul sistema bancario europeo, assegnata alla Bce, unica titolare del potere di chiudere gli istituti in crisi, la cui ricapitalizzazione potrà avvenire con i fondi Esm.

COME FUNZIONA - L’unione bancaria ha alcuni principi cardine sui quali funzionerà. La Bce assumerà la vigilanza sulle banche che vengono definite di “rilevanza sistemica”. Questi istituti devono avere asset per 30 miliardi di euro, oppure avere un fatturato pari ad un quinto della ricchezza nazionale dello stato di appartenenza, così che in ogni paese saranno controllate almeno le tre banche più grandi. Questi criteri escludono però la stragrande maggioranza degli istituti europei, che continueranno ad essere controllate dalle banche centrali nazionali, come avvenuto finora. Il consiglio direttivo della Bce avrà sì l’ultima parola, ma la vigilanza spetterà ad un nuovo comitato di controllo. In futuro l’unione bancaria dovrà portare alla creazione di fondi salva banche comuni a tutti gli stati, e alla fondamentale garanzia comune dei depositi. Su questi due punti le resistenza nazionali sono ancora molte, sopratutto dal fronte del rigore. L’Eba conserverà infine i poteri di regolamentazione del sistema creditizio. Alla nuova unione bancaria parteciperanno gli stati che adottano l’euro, e coloro i quali vorranno sottoporsi al nuovo quadro comune.

COSA VA E COSA NON VA - L’unione bancaria è una riforma positiva, che arriva drammaticamente in ritardo. La via delineata dalla Ue è sostanzialmente simile a quanto realizzato dalle amministrazioni Bush prima e poi Obama per fronteggiare il crollo del sistema finanziario americano, seguito al crack di Wall Street di fine 2008 innescato dalla crisi dei mutui subprime e fatto detonare dal fallimento di Lehman Brothers. Il ritardo di questo intervento è uno dei punti negativi, che ancora permane visto che il fondo salva euro Esm ancora non potrà ricapitalizzare direttamente le banche europee in crisi fino a quando il nuovo accordo non entrerà in vigore. Dopo l’intesa all’Ecofin, il Parlamento europeo dovrà approvare il nuovo trattato, che andrà ratificato dalle assemblee legislative nazionali dei 27 paesi membri. A questo mosaico manca però un tassello fondamentale, la garanzia comune sui depositi. Su questo punto i paesi più ricchi hanno frenato ancora, e le trattative saranno lunghe visti i timori, concreti, di sborsare nuovi soldi per le banche in difficoltà dei paesi in eurocrisi. L’intero impianto poi è piuttosto fragile, perché la Bce potrà vigilare direttamente solo su un numero ridotto di istituti di credito. Secondo i criteri proposti, il controllo dell’Eurotower sarà esercitato su 150 banche sulle circa 6 mila esistenti in Europa.

GERMANIA VINCE - La nuova intesa ha ancora una volta evidenziato il ruolo egemone della Germania. Sia la Merkel che Wolfgang Schäuble hanno esultato per l’accordo raggiunto. Il ministro delle Finanze ha sottolineato come la Germania abbia impedito l’assegnazione alla Bce del potere di regolamentazione delle banche, che ora spetta all’Eba. Inoltre, il governo tedesco ha ottenuto una versione “minima” dell’unione bancaria, così che le banche e le casse di risparmio tedesche, il cuore del capitalismo renano, saranno sottoposte ancora all’amorevole controllo della Bundesbank. La Merkel ha prontamente lodato il nuovo accordo al Bundestag. La frenata sulla garanzia comune dei depositi è un’altra, parziale, vittoria del fronte dell’austerità, che ora darà sicuramente battaglia sui nodi regolamentari che daranno il via alla ricapitalizzazione delle banche. I paesi in crisi hanno avuto l’assicurazione che prima o poi l’Esm darà sollievo ai propri bilanci nazionali, dissanguati dai precedenti salvataggi degli istituti di credito, ma il timing di questo intervento è ancora incerto. Le figure apicali dell’Unione europea hanno esultato per l’accordo. Il commissario per i servizi finanziari Michel Barnier l’ha definito un “accordo storico” e il presidente di turno cipriota Vassos Shiarly, che conclude con questo successo la sua esperienza come leader dell’Ecofin, “un regalo di Natale per noi e per tutta l’Europa”. L’accordo all’Ecofin è “di importanza eccezionale” secondo il presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Barroso. Anche questo un copione consueto del pachiderma Ue.
24/05/2013 15:17
 
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Fed: subito l'Unione bancaria (Fonte: ilsole24ore.com - 23/04/2013)

...I vantaggi che potrebbero derivare sono molteplici. Procedere verso una rapida unione bancaria pan europea, afferma Dudley, «dimostrerà l'impegno verso un'integrazione più profonda e darà più credibilità all'idea che l'unione monetaria è irreversibile»; non solo: «nel nuovo regime un euro sarà un euro in tutt'Europa riducendo le percezione di un rischio di ridenominazione». Questo vuol dire - sottolinea Dudley - che nel contesto di un'unione bancaria a tutto campo, ci sarà una caduta della propensione dei depositanti a trasferire i loro fondi da Paesi periferici a Paesi centrali. L'unione bancaria renderà la politica monetaria più efficace nei Paesi periferici. Il problema, continua Dudley è che Paesi come la Germania, hanno un costo dell'indebitamento privato molto basso nel contesto di un'economia che opera quasi a piena capacità produttiva, mentre per Paesi come l'Italia o la Spagna, che faticano dal punto di vista della performance economica, è molto elevato. Ma ci sono altri effetti collaterali. L'unione bancaria scoraggerà la frammentazione e promuoverà la re-integrazione del sistema bancario europeo, contribuirà all'integrazione macroeconomica, interromperà il legame diretto fra i bilanci dei governi e la salute delle loro banche; darà maggiore fiducia al mercato che grandi perdite "nascoste" non saranno facilmente "sepolte" nel sistema bancario...
[Modificato da marco--- 24/05/2013 15:22]
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Weidmann (Bce): il fallimento di uno Stato dev'essere possibile per assicurare disciplina di mercato (Fonte: ilsole24ore.com - 24/05/2013)

Il fallimento di uno Stato sul proprio debito sovrano nell'Eurozona deve essere possibile per assicurare una disciplina di mercato. È di questa opinione Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e consigliere della Bce: «Nel lungo termine - ha detto, intervenendo a un convegno monetario organizzato dalla Banca di Francia a Parigi - dobbiamo assicurare che sia possibile il fallimento di uno Stato. La possibilità di un 'default' é un elemento chiave per la disciplina di mercato».

È per questa ragione, ha continuato Weidmann, che l'Eurozona sta lavorando sulla regolamentazione finanziaria e per la creazione dell'unione bancaria che spezzerà il legame tra le banche e il debito sovrano del proprio Paese.
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