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Nando Ioppolo: Economia Criminale - Massacro e Genocidio attraverso l'economia

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2017 16:35
31/05/2013 10:51
 
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Nando Ioppolo, avvocato ed economista, spiega vicende complicate con una semplicità disarmante. Una videointervista da non perdere.
Negli ultimi 25 anni di ricette liberiste l'1% scarso della popolazione ha triplicato la sua ricchezza, il 99% restante l'ha dimezzata, e all'interno di questo 99% il 50% più povero l'ha ridotta di due terzi.

Che cosa può fare il popolo per risolvere praticamente il problema? La domanda si articola in due parti:
1 - Che cosa può fare senza sapere
2 - Che cosa può fare sapendo

Se queste cose non si sanno è quasi impossibile uscirne, se queste cose si sanno è quasi impossibile non uscirne.
Basterebbe diffondere l'informazione.

Nando Ioppolo di Elia Menta - Economia Criminale - Massacro e Genocidio attraverso l'economia



Il progetto di sviluppo che è stato perseguito bipartisan dai governi che si sono succeduti fino ad oggi alla guida della seconda repubblica in ossequio al Pensiero economico pseudo-liberista oggi egemone è in sintesi il seguente:

1)insistiti tagli della spesa pubblica improduttiva (specialmente sociale) consentirebbero di rimborsare corrispondentemente il debito pubblico, alleggerire il peso degli interessi su di esso e contrarre in prospettiva la pressione tributaria onde promuovere i Consumi interni e, di conserva, gli Investimenti, l'Occupazione e il Reddito. Il nostro debito pubblico, peraltro, sarebbe la grave eredità della prima repubblica e delle sue eccessive spese clientelari per assistenza e corruzione, ma dovremmo rimborsarlo comunque, senza però gravarlo sui detentori di Capitali mobili, sulla Rendita o sui patrimoni, ma solo sui lavoratori, sui pensionati, sugli utenti dei servizi sociali, sulle imprese e sui ceti medi;

2)la precarizzazione e la moderazione salariale, unite alla riduzione progressiva della pressione fiscale e della incidenza della corruzione sulla spesa pubblica, renderebbero più competitive le imprese nazionali sui mercati internazionali e lo stesso avverrebbe grazie all'euro "forte" che ci permetterebbe di acquistare più a buon mercato le nostre Importazioni "necessarie" quali le materie prime e l'energia;

3)queste stesse manovre, così come ogni trattamento di favore (anche fiscale) verso i detentori di Capitali, contribuirebbe pure a tenere bassa l'inflazione, il che accrescerebbe ulteriormente la competitività internazionale del made in Italy, mentre, insieme all'euro "forte", attrarrebbe Capitali da tutto il mondo facendo conseguentemente crescere il nostro indice di borsa e calare il saggio di interesse, il che dovrebbe rendere meno costosi gli Investimenti, e quindi promuovere anche l'Occupazione e il Reddito.

4)in ogni caso, questo è ciò cui ci siamo impegnati a Maastricht, e, insieme, è ciò che ci chiedono concordemente di fare le autorità comunitarie, le agenzie internazionali di rating, gli esperti economici, i media e le forze politiche. E questo è anche ciò in cui crederebbero tutti gli italiani "con la testa sulle spalle".

Come non insistere, dunque, nell'adozione di queste ricette pur se i risultati tardano a farsi vedere? Eppure queste ricette pseudoliberiste non sembrano avere per niente sortito i benefici effetti promessi per la nostra economia, in quanto la contrazione deflattiva del mercato interno non è stata compensata da un miglioramento del saldo Export-Import, anche a causa di euro troppo "forte" e dunque non "vero".
Conseguentemente, insieme alla precarizzazione è aumentata la disoccupazione e sono andate in progressiva decozione sia le imprese mercantili che operano sul mercato interno sia quelle che, come nel nordest, operano sul mercato internazionale. Contraendosi la ricchezza nazionale, sono andati in crisi anche le libere professioni e i ceti mercantili, e, in definitiva, i ceti medi, i primi a crescere quando una economia si espande e i primi a soffrire quando l'economia si contrae.
E mentre calava il PIL "reale" per via degli effetti recessivi delle manovre deflattive, calavano pure le entrate tributarie, poiché le imposte si pagano in proporzione al Reddito e, calando il Reddito, calano necessariamente anche le imposte. Più precisamente, le entrate tributarie sono calate in Europa in ragione di circa il 40-45% della contrazione recessiva del PIL, con la conseguenza che i rimborsi del debito che sono stati così operati sono stati un sottomultiplo del calo di PIL da essi provocati, e, in Italia, non sono nemmeno riusciti a pareggiare gli interessi passivi sul debito pregresso.
Calando il denominatore del rapporto debito/PIL più del suo numeratore, del resto, il rapporto debito/PIL non può che peggiorare nel tempo invece di migliorare a misura che per operare rimborsi si praticano tagli deflattivi e inasprimenti fiscali sui ceti Consumatori anziché sui ceti Risparmiatori e sui patrimoni!
In tal modo, di fronte all'impoverimento generalizzato del 99% delle popolazioni, gli unici ambienti che si sono avvantaggiati di queste scelte economiche sono stati solo gli ambienti creditizio-finanziari e i ceti possidenti, la cui ricchezza vale sempre di più quanto più vanno in sofferenza i ceti mercantili ed ancor più cresce oggi grazie a scelte e contesti esclusivamente "graditi" ai detentori di Capitali, pur se recessivi.

Vedi anche:
Circolo degli Scipioni - video
nandoioppolo.org
[Modificato da marco--- 26/07/2017 16:35]
28/10/2013 07:22
 
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Il presentimento di Nando Ioppolo
Il presentimento di Nando Ioppolo

"se non mi trovano venti tonnellate di cocaina in casa, settantasette cadaveri, oppure se non mi scoprono pedofilo, oppure se non muoio di cancro con una padella di plutonio sotto il culo, o anche semplicemente al ristorante strozzandomi mangiando un'insalata di pollo, sì"



ps Anche lui è morto,il 6 settembre di quest'anno
[Modificato da marco--- 28/10/2013 08:10]
28/10/2013 08:22
 
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Nando Ioppolo ci ha lasciato, un grande insegnamento “non mollare mai” (Fonte: stampalibera.com - 09/09/2013)

Questa mattina 06-09-2013 ci ha lasciato il prof. Nando Ioppolo un libero grande pensatore amico di accademia della libertà. Una persona grande e squisita, con una grande onesta intellettuale prima che con le idee con l’uomo e l’umanità. Una onesta intellettuale protesa al bene della collettività e del l’uomo nella sua dimensione naturale. Attraverso i suoi studi è riuscito a far comprendere con parole chiare il male del “pensiero unico” del neoliberismo che sta producendo in questa società sempre più oppressa e decadente. Certamente Accademia e l’intera comunità saggia ha perso un grande uomo che era un riferimento in questo caos di informazioni dannose e deformanti che si sovrappongono una con le altre. Il suo pensiero sull’economia fortemente umanistico, diventava chiaro e semplice per tutti, cosa che riesce molto difficile alla grande maggioranza degli economisti. Grazie di essere stato uno dei nostri, grazie per il patrimonio intellettuale che ci hai donato.

http://www.imolaoggi.it/2013/05/13/economia-criminale-intervista-a-nando-ioppolo/

Nando Ioppolo, avvocato ed economista, è il presidente del Circolo degli Scipioni di Milano, associazione di liberi pensatori che ha individuato ”le ragioni della attuale crisi del capitalismo”, in tutta una serie di incredibili paradossi economici, ottimamente descritti nel video proposto.

Riflettori puntati dunque sui meccanismi auto-conservativi dell’attuale sistema economico; un sistema basato sullo indebitamento e l’impoverimento, propagandato attraverso il boicottaggio del dissenso e la capillare diffusione di unPensiero Unico, e somministrato alle masse sotto forma di ‘economia neoliberista’ e ‘finanza creativa.’

DEBITO PUBBLICO – Le banche pagano il debito pubblico con la moneta bancaria (virtuale) cioé le banche creano elettronicamente moneta che prestano agli stati che non la restituiscono piu’ e gli stati CHIEDONO UN NUOVO PRESTITO.

I proprietari di Bankitalia Banca di interesse pubblico) sono le banche (private) che Bankitalia DOVREBBE controllare. Il potere politico non esiste piu’, comanda la finanza.

Dal ’45 in poi non esiste un solo stato del mondo dove il debito pubblico sia stato rimborsato almeno in parte, quindi tutto il debito pubblico non si nullifica alla scadenza. C’è in giro moneta allo scoperto per comprare 5 volte il pianeta terra.

Dove finisce questa moneta?

La moneta bancaria è una moneta allo scoperto perchè viene creata elettronicamente dal nulla, deve solo mantenere un certo rapporto aritmetico con i depositi reali, ma questo rapporto è minimo, circa il 2% degli asset (cioè della ricchezza, compresi immobili e titoli, anche titoli fasulli)

Fonte: http://accademiadellaliberta.blogspot.it/2013/06/il-cancro-olocaustico-del-neoliberismo.html
Il cancro olocaustico del neoliberismo di Nando Ioppolo

Cari compagni di cammino, studio, scrivo e insegno da 37 anni della miserevole inconsistenza scientifica del modello pseudo-liberista che si è andato affermando negli anni ’80, sorretto da quello che dal ’95 viene correntemente chiamato “il Pensiero Unico in economia”. Ne denuncio le incongruenze sistemiche, le conseguenze sfacciatamente negative delle ricette applicate in suo nome, aggiungendo inutilmente, ogni volta, che è incredibile al proposito la latitanza degli intellettuali organici del mondo del lavoro (PMI, maestranze organizzate, organizzazioni di categoria).
Ognuno ha avuto modo di capire da sé. Se non l’ha fatto ancora, non vale la pena attendere che capisca oggi, poiché vuol dire che è solo un dotto e non uno scienziato, laddove è scienziato solo chi, per se autodidatta, verifica teoricamente e sperimentalmente gli assiomi che costituiscono il blocco assiomatico di base di una qualsivoglia tesi scientifica.
Non è più tempo di attendere. Meglio salire oggi sul mio carro. Farlo domani è la più tradizionale delle nostre arti italiche, lo so bene, ma non credo che possa funzionare anche questa volta.
Quando a fronte del peggioramento drastico del nostro PIL e dei nostri conti pubblici in soli 16 mesi di sacrifici bocconiani, in confindustria e in ogni riunione possibile e immaginabile di categoria, locale come nazionale, vengono fischiati tutti i ministri, i politici e gli economisti che propongono altri sacrifici popolari per fare quadrare i conti pubblici sulla base dei suggerimenti/imposizioni che vengono dagli “esperti” finanziari, anche se questo accade senza che ancora venga proposta una alternativa credibile, vuol dire che siamo ormai alla resa finale dei conti tra il mondo del lavoro e quello degli strati parassitari e possidenti.
Non lasciamo che ciò assuma forme mostruose. Abbiamo il dovere intellettuale, politico, morale e spirituale di rendere dolce la transizione verso il mondo migliore che emergerà dalla ormai improcrastinabile riforma post-keynesiana delle fondamentali strutture economiche interne e internazionali.
Uniamoci e diffondiamo questa conoscenza. Facciamolo con volantinaggi, spamming web, manifestazioni pacifiche, passa-parola, ma facciamolo subito!
Negli ultimi anni ho contrastato con successo un male il cui significato ho creduto fosse lo sprone a diffondere ciò che so da ormai 37 anni e non mi sono mai impegnato abbastanza a diffondere per pigrizia verso le pazzesche resistenze pseudo-scientifiche che incontravo. Da quando mi sto impegnando con adeguata serietà, sia a livello locale che nazionale, le difficoltà che incontravo vengono superate con una facilità e una rapidità che hanno del magico. Specialmente all’interno di ogni organizzazione che frequento con lealtà e passione, ma anche da tutti. Ho postato dei video su youtube sia da solo che con altri economisti e politici anti-liberisti di varia estrazione, quali Nino Galloni, Bruno Amoroso, Guido Viale e Giulietto Chiesa. Il loro successo di pubblico è commuovente e convincente: è tempo che la verità trionfi, con amore, semplicità e bonomia, ma trionfi.
Non esiste infatti nessun vero “nemico” in quanto non esiste un vero potere organizzato intorno ad una coesa associazione che travalichi le generazioni, come avrebbero potuto esserlo la massoneria o la chiesa di Roma, piuttosto i gesuiti.
E non ne esiste nemmeno uno che sia organizzato intorno ad una struttura personale di proprietà e/o di controllo della ricchezza altrui.
Abbiamo solo conventicole di personaggi che approfittano della degenerazione delle grandi strutture proprietarie delle mega-imprese ottocentesche, le quali sono ormai da tempo autoreferenti, prive di controllo interno, nelle mani di persone che si formano nelle stesse università e frequentano gli stessi master, riconoscendosi nel medesimo credo economico pseudo-liberista. Tutto qui. Patetici in tal senso i tentativi di Bieldberg e riunioni simili di dare la illusione di una coesione che non esiste affatto e che non può esistere per ragioni strutturali interne a ciò che si vorrebbe unire.
Banche anche grandi e multinazionali a capitale polverizzato o comunque in mano di fondazioni da cui sono da tempo autonome perché si limitano a nominare dirigenti che non controllano ma di cui si fidano solo perché “si dice” che siano competenti, e che si lasciano depredare bellamente da manager che si comportano come quel mascalzone cui fosse conferita dal Tribunale la nomina di tutore di un bimbo di 4 anni privo di parenti sino alla decima generazione e con un patrimonio da 800 mln e passa, e, quindi, con il solo problema di nascondere le ruberie fatte per interesse e incuria onde semplicemente fare quadrare i conti ogni anno alla resa del bilancio!
Quale privato consentirebbe mai ai propri manager di migrare ad imprese formalmente concorrenti portandosi dietro i relativi segreti? Quale permetterebbe loro di aumentarsi da sé le prebende fino all’inverosimile e nonostante le palesi malversazioni fatte? Quali permetterebbero queste malversazioni? Quale Agnelli pagherebbe oggi Marchionne 1500 volte un dipendente Fiat quando ieri pagava Valletta appena 40 volte un suo operaio?
Non siate complottisti: la realtà è banale, in quanto ormai buona parte di queste mega-strutture sono da tempo autoreferenti, non rispondono a nessuno se non a manager che non sono per nulla fidelizzati e che non hanno nessuna cura dei patrimoni che organizzano. Manager che pensano solo a raggiungere obiettivi patrimoniali a breve per giustificare le proprie stock options e liquidazioni milionarie finchè … la pacchia dura!
Ogni deferenza nei loro confronti è immeritata. Ogni timore reverenziale è immeritato. Questo è un non-potere che si sta sfaldando da solo per incapacità assoluta di agire in modo unitario, come sarebbe da attendersi da una qualsiasi organizzazione personale o collettiva degna di questo nome. Manca infatti della minima competenza affettiva rispetto al bene comune perché non si concepisce in termini confuciani o anche solo di sana amministrazione, bensì amorali, privi di cuore e scrupoli, nella banale e diabolica convinzione che ogni vittoria si giustifichi da sé e per sè. E mancando di questo senso di responsabilità prende decisioni a intuito, separate le une dalle altre e non sufficientemente coerenti strategicamente. Non si preoccupa nemmeno del linciaggio cui verranno immancabilmente sottoposti quando sarà di dominio pubblico anche solo un millesimo delle loro responsabilità.
In definitiva, allego un breve documento illustrativo del cosa fare e perché farlo. E’ sufficiente per chiunque ha già capito o almeno può e vuole capire. In coda c’è anche una breve sintesi in inglese. Chi vuole unirsi mi contatti ed a chi non vuole farlo dico semplicemente arrivederci. Io comincio oggi. Un abbraccio, nando ioppolo. 348.5112476,nando.ioppolo@circolodegliscipioni.org,www.nandoioppolo.org,www.circolodegliscipioni.org, www.youtube.it, facebook (nando ioppolo).

COME USCIRE DALLA CRISI, IN SINTESI
Mettiamo in chiaro le questioni indispensabili per comprendere il genere di crisi che attraversiamo e come uscirne.
1)la verifica empirica dei fatti a partire dagli anni ’80, quando iniziarono ad essere applicati regolarmente i principi guida liberisti dopo il successo politico-mediatico di tatcheristi, reaganiani, monetaristi e antiliberisti di ogni estrazione, parla chiaramente, in occidente, della distribuzione sempre più sperequata, a favore dell’1% più ricco della popolazione e a danno del 99% restante, di un PIL “reale” in continua e consistente contrazione recessiva. Ciò significa che nei fatti viene da allora distribuita a favore della elite creditizio-finanziaria, delle multinazionali, dei manager, di attori, cantanti e simili, e, più in generale, dei ceti possidenti, i così detti “top incoming”, una “fetta” costantemente crescente del prodotto sociale, a dispetto dell’inesorabile contrarsi progressivo del diametro della “torta” comune da dividere. Ne discende, come minimo, la necessità di indagare se la ignoranza sistematica di queste circostanze da parte di scienza, media e politici di quasi ogni estrazione non si spieghi con la progressiva affermazione di un sistema di potere piramidale che esprime gli interessi di questo 1% soltanto e nega la diffusione delle conoscenze contrarie, necessarie per la formazione di un adeguato pensiero politico antagonista.
2)nel concreto, il modello liberista, in estrema sintesi, propone di comprimere continuamente retribuzioni e welfare, maggiorare il tempo di lavoro pro capite e precarizzare il più possibile, nonchè comprimere sistematicamente la domanda interna, iper-remunerare i capitali, detassarli e tollerare la “grande” evasione ed elusione fiscale, al fine dichiarato di: a)contenere il più possibile la inflazione e le importazioni in modo classista, ovvero senza dovere intervenire con il calmiere all’ingrosso e con contingentamenti della loro qualità e quantità, b)sedurre i detentori di capitali con la iper-remunerazione dei loro cespiti onde attrarli verso l’Italia e renderli così disponibili in maggiore quantità ed a buon mercato, c)più che compensare con esportazioni rese più competitive da queste manovre pur anti-sociali la contrazione del mercato interno che si provoca coscientemente proprio al fine di così acquisire maggiore competitività. E’ di fatto un modello orribile e comunque impossibile sia tecnicamente che storicamente, sia perché non è nemmeno pensabile un sistema-mondo in cui tutti esportano più di quanto importano, sia perché è comunque imbattibile sul fronte dei costi la concorrenza “sleale” delle imprese delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e dell’uomo (incluse quelle “proprie” cui si consente la delocalizzazione), sia perché, anche quando potesse funzionare per un certo periodo e per qualche paese, comporterebbe comunque la esportazione nei paesi “fratelli”, insieme ai propri beni e servizi, pure di tanta disoccupazione e tanti fallimenti quanti ne implica necessariamente la mancata produzione nazionale che si va a soppiantare con le proprie esportazioni. La sua applicazione comporta pertanto la ridistribuzione sempre più regressiva di un PIL in continua contrazione recessiva, a causa della continua caduta della domanda interna provocata sia dalle delocalizzazioni che dalle misure di aumento dello sfruttamento del lavoro, sia, ancora, dalle misure deflattive volte a contenere importazioni e inflazione. Nella ridistribuzione regressiva, poi, la domanda interna cala anche perché quando cala il reddito delle fasce medio-basse, prettamente consumatrici, a vantaggio di quello delle fasce alte, essenzialmente risparmiatrici, aumentano i risparmi percentuali interni a danno dei consumi percentuali interni privati e pubblici.
3)la terza cosa da tenere bene a mente è che nei sistemi mercantili si investe e si assume solo al fine di produrre una maggiore offerta che possa essere venduta con profitto sul mercato interno, al saldo dell’export-import. Ne consegue che quando la domanda interna stagna/cala senza che quella estera lo compensi, nessun incentivo dal lato della offerta (sgravi fiscali, contributi a fondo perduto e simili) può convincere un imprenditore ad assumere o investire di più solo perché farlo gli costerebbe di meno di prima, in quanto non sarebbe collocabile con profitto né all’interno né all’esterno quella maggiore offerta che si andasse a produrre con questi pur meno cari investimenti e occupati aggiuntivi. In queste condizioni, incentivare l’assunzione di donne, giovani o al sud, comporta pertanto solo il licenziamento corrispondente di uomini,non giovani e al nord.
4)la quarta cosa da sapere è che la domanda interna può essere espansa in soli tre modi tradizionali: a)con il deficit.-spending, b)con la moneta “allo scoperto”, c)con le riforme ridistributive del PIL.
-a)Il deficit-spending funziona finanziando con bond, meglio se a rendimento netto negativo, una domanda interna aggiuntiva e autonoma rispetto alla distribuzione che, come sappiamo ormai dagli studi di Keynes sulla crisi di Wall Street del 1929, promuove un processo espansivo della domanda complessiva che è un multiplo rispetto all’aumento iniziale e il cui coefficiente di moltiplicazione dipende dalla quota di domanda interna che non si risolve in aumento di offerta interna, vuoi perchè si perde in inflazione “da oligopolio”, vuoi perché viene soddisfatta dalle importazioni a causa del grave errore di optare per un regime valutario e doganale deregolamentato anche nelle fasi espansivo-inflattive. Per i liberisti è sempre e comunque una eresia optare per un regime valutario e doganale vincolistico, anche nelle fasi espansivo-inflattive, ed è per questo che sostengono la impraticabilità del defcit-spending: perché in regime deregolamentato buona parte del processo moltiplicatorio si perde in inflazione e aumento delle importazioni. Per gli antiliberisti è invece una eresia rinunciare al moltiplicatore keynesiano per la insistenza folle liberista nella deregulation anche nelle fasi espansivo-inflattive, laddove imponendo adeguati vincoli valutari, doganali (e borsistici), nonché il calmiere all’ingrosso e la svalutazione periodica del cambio in misura pari all’eventuale differenziale di inflazione residuo, calcolano tra 4 e 7 il valore del coefficiente di moltiplicazione keynesiano: pompando di 100 mld la domanda interna con un debito aggiuntivo di, poniamo, 120 mld per capitale e interessi, si provoca infatti una espansione complessiva del PIL compresa tra i 400 e i 700 mld, il che, visto che il 50% circa dl PIL torna allo stato come imposte (+200/350), consente anche in presenza di rendimenti netti positivi dei bond l’agevole rimborso del debito acceso (-120) per espandere keynesianamente il PIL.
-b)la moneta allo scoperto consiste nella spendita per acquisti sul mercato interno di qualsiasi forma di moneta priva di controvalore corrispondente al momento della sua spendita. Il fenomeno è possibile in ragione della assenza di valore intrinseco di quasi ogni forma moderna di moneta, da quella statale a corso forzoso a quella bancaria prodotta elettronicamente grazie al sistema della riserva frazionaria, nonché alla moneta cartolare prodotta dalla finanza “creativa”. E’ la sua accettazione da parte dei venditori che discende questo effetto: perfino la moneta del falsario “funziona” se viene accettata, in quanto pur essendo priva di “copertura” al momento della sua spendita, paradossalmente la acquista lo stesso man mano che viene concretamente prodotta l’offerta che ha reso profittevole produrre e che mai sarebbe stata altrimenti prodotta! Fenomeno arcinoto da secoli in ambiente finanziario ma pressoché sconosciuto in ambito scientifico, divulgativo e politico, costituisce il “SEGRETO DEI SEGRETI” del capitalismo e la sua divulgazione cambia talmente tanto i termini del dibattito politico da porre seri problemi di mediazione del consenso e di perseguimento degli equilibri politici, quanto meno allo stato ignoti e imprevedibili, pur se ineludibili oggi, alle soglie del terzo millennio.
Se poi si considera che i bond pubblici sono abitualmente scambiati con moneta bancaria “allo scoperto” perché creata con il sistema della riserva frazionaria, va altresì concluso che anche il deficit-spending è in realtà una forma di finanziamento “allo scoperto”, così come lo è pure il gigantesco e sistematico finanziamento operato dai colossi bancari privati con la loro riserva frazionaria in favore delle multinazionali facenti parte del loro medesimo trust con prestiti di moneta bancaria virtuale continuamente rinnovata a ogni scadenza.
-c)le riforme ridistributive o “a costo-zero”, consistono in ogni intervento legislativo che sortisce l’effetto di ridistribuire PIL dalle fasce alte verso quelle basse, poiché trasforma progressivamente risparmi privati in consumi pubblici e privati e, pertanto, anche così si propelle keynesianamente la domanda interna. Si pensi al calmiere sugli interessi bancari, sui premi assicurativi e sulle utenze telefoniche e dati, piuttosto che all’equo canone sulla grande proprietà immobiliare, o, ancora, alla ridistribuzione più progressiva di retribuzioni e pensioni pur all’interno del medesimo “monte” retribuzioni e pensioni.
5)in definitiva, possiamo concludere che per uscire dalla crisi bisogna optare per un regime borsistico, valutario e doganale vincolistico e quindi operare gli interventi keynesiani più graditi in regime di inflazione “controllata”, cambio svalutato centralmente e dazi protettivi. In assenza di mediazione del consenso e false informazioni, dovrebbero essere ostili a un simile progetto solo tutti coloro che hanno ragioni fondate di temere da simili riforme di struttura una probabile contrazione della “fetta” di PIL e di potere oggi ottenute in distribuzione, ossia l’1% più abbiente. Disgraziatamente scienza, media e politici sembrano essere stabilmente nelle mani di quell’1% ed è solo questa la vera ragione della impasse in cui ci troviamo. Uscirne è del resto d’obbligo, pena l’avvitarsi dell’intero occidente in una perversa spirale senza fine di tipo regressivo-recessiva che ci accompagnerà fino alla quasi totale disintegrazione dell’intero sistema, accelerata periodicamente da una delle tante crisi borsistiche che la deregulation consente e favorisce, e sempre che la situazione non precipiti prima a causa di un improvviso e plausibile crack sistemico.
[Modificato da marco--- 28/10/2013 08:38]
02/12/2013 01:04
 
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