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Immobili e sofferenze bancarie

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2016 10:55
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Banche, arriva bad bank pubblica per crediti a rischio. E Padoan ammette: “Tempi di recupero restano di 4-5 anni”
ilfatto
di Paolo Fior | 4 maggio 2016

Due le novità più rilevanti che emergono dal decreto banche approvato dal Consiglio dei ministri venerdì 29 aprile e da oggi in vigore. La prima è che i tempi di recupero dei crediti in sofferenza verso le imprese si ridurranno in media dagli attuali 7-8 anni a circa 4-5 anni e non a 6-9 mesi, come annunciato in prima battuta dal governo. L’altra novità, ancora più rilevante, è che il Tesoro entra in possesso della Sga, la società pubblica che alla fine degli anni ‘90 ha rilevato i crediti in sofferenza del Banco di Napoli, e si prepara a utilizzarla per rafforzare l’azione del Fondo Atlante a sostegno del sistema bancario.

Che i tempi di recupero dei crediti saranno più lunghi di quanto annunciato in conferenza stampa lo ha dovuto ammettere lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel corso di un’audizione in commissione Finanze al Senato, dove ha chiarito che gli interventi sulle procedure concorsuali “hanno un impatto sul recupero crediti che stime indipendenti valutano in 3 anni di riduzione sui tempi medi”. Vale a dire, appunto, che da 7-8 anni si scenderà a 4-5 anni. Un’accelerazione certamente positiva, che però ha uno scarso impatto sullo stock di sofferenze esistenti (oltre 200 miliardi) che costituisce qui e ora il problema più rilevante che il sistema bancario italiano si trova ad affrontare. In una fase che si prevede ancora lunga di tassi negativi e crescita al lumicino, la questione sofferenze rischia di diventare destabilizzante, come testimonia lo stesso andamento dei titoli bancari in Borsa. E anche i due nuovi strumenti introdotti con il decreto “banche” – il patto marciano e il pegno non possessorio – non aggrediscono direttamente lo stock attuale di sofferenze applicandosi di fatto solo ai nuovi contratti.

Il vantaggio, ha sottolineato Padoan in audizione, è che i nuovi strumenti “ridurranno significativamente la generazione di nuove sofferenze” e anche questo contribuisce a ridurre i tempi di smaltimento dello stock attuale. Non solo, il patto marciano “può intervenire anche sui contratti già stipulati” qualora le parti ritengano utile rinegoziare il finanziamento in essere, ha spiegato il ministro. Dalla rinegoziazione, infatti, l’impresa debitrice può ottenere vantaggi in termini di costi e durata del finanziamento, mentre la banca si può assicurare, grazie alle nuove norme, una procedura più snella per il recupero del credito in caso di inadempienza. E’ attraverso il patto marciano, precisa Padoan, che “il creditore può entrare in possesso del bene posto in garanzia in soli 7-8 mesi contro i 40 attualmente stimati per le esecuzioni immobiliari attraverso la procedura giudiziale”. Equivoco chiarito, dunque. La norma sul patto marciano, tra l’altro, rivede anche i termini che fanno scattare la procedura: “Si ha inadempimento quando il mancato pagamento si protrae per oltre sei mesi dalla scadenza di almeno tre rate, anche non consecutive, nel caso di obbligo di rimborso a rate mensili”. Se le scadenze delle rate sono superiori al termine mensile basta anche il mancato pagamento per oltre sei mesi di una sola rata. Termini più stringenti, dunque.

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