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Petrolio: bolla di passaggio

Ultimo Aggiornamento: 12/12/2008 18:19
14/09/2008 01:09
 
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Re: Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
laplace77, 13/09/2008 13.48:





dice che c'e' speculazione e speculazione...


...non azzardo paragoni con l'immobiliare,
faccio solo notare che una casa,
una volta costruita (e venduta - se ci riesci)
qualche decennio dura...

...un pieno quanto dura?



20:53 - *** Petrolio: Ue, speculazione riflette attese mercato, non c'e' stata 'bolla'

Documento riservato della Commissione sul rally del greggio

dall'inviato Antonio Pollio Salimbeni

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Nizza, 12 set - La Commissione
europea non ritiene che l'aumento dei prezzi del petrolio
sia stato guidato essenzialmente da una 'corsa' speculativa,
che non nulla a che vedere con i 'fondamentali' del mercato.
Arriva a questa conclusione il rapporto presentato oggi
all'Ecofin i cui contenuti Il Sole 24 Ore Radiocor e' in
grado di rivelare. "La speculazione dei mercati finanziari
e' indubbiamente una caratteristica degli sviluppi recenti
del mercato petrolifero, ma con ogni probabilita' ha
riflesso le aspettative sulle condizioni di domanda e
offerta".



20:54 - Petrolio: Ue, speculazione riflette attese mercato, non c'e' stata 'bolla' -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Nizza, 12 set - Secondo la
Commissione europea, "non e' molto convincente l'evidenza"
che lega la speculazione finanziaria che si fonda sulle
aspettative del mercato del greggio "a una forma dannosa di
speculazione finanziaria" anche se "la coincidenza
dell'aumento dei prezzi spot e l'aumento sostanziale dei
flussi dell'investimento istituzionale e' certamente
notevole".
Nel rapporto si distingue tra due tipi di speculazione:
quella legata all'evoluzione attesa del mercato e "coinvolge
gli investitori che cercano di trarre profitto o avere
protezione dal rischio di cambiamenti anticipati dei prezzi
e assumono posizioni appropriate nel mercato" e quella "che
risulta dall'emergere di una bolla speculativa che rafforza
il trend dei prezzi derivato dai fondamentali, solitamente
al rialzo".
Mentre il primo tipo di speculazione "e' una
caratteristica essenzialmente positiva del mercato perche'
facilita l'emersione dei prezzi e la gestione del rischio",
il secondo tipo "emerge quando la speculazione porta i
prezzi fuori dalla linea indicata dall'evoluzione dei
fondamentali, produce un effetto gregge nel comportamento
degli investitori".
Rileva il rapporto comunitario che il recente calo dei
flussi di investimento in congiunzione con la caduta dei
prezzi "viene considerata da alcuni l'indicazione che si
tratta dello scoppio della bolla speculativa". Al contrario,
"le recenti notizie sulle condizioni della domanda e
dell'offerta e le crescenti prospettive di rallentamento
della crescita hanno allentato le tensioni nel mercato e
cio' e' stato riflesso nei prezzi spot e future".
La Ue concorda con le valutazioni dell'americana Commodity
Futures Trading Commission secondo cui "i cambiamenti nella
partecipazione degli speculatori nei mercati future non ha
sistematicamente preceduto i cambiamenti nei prezzi".
Non "va sottostimata la serieta' delle condizioni della
domanda e dell'offerta che sottostanno agli attuali prezzi
del petrolio". Quali che sia il ruolo della speculazione
nell'aver spinto i prezzi al rialzo, conclude il rapporto,
"cio' non deve distrarre l'attenzione dalle sfide politiche
di lungo termine".
Ad aver chiesto un intervento per fronteggiare la
speculazione nel mercato petrolifero sono stati recentemente
i governi italiano e austriaco.





Beh guarda..... questa distinzione delle "tipologie speculative" così come il disquisire sui fondamentali o meno di una commodity lasciano veramente il tempo che trovano.............la parola magica è sempre "L'ASPETTATIVA".........."IL SENTIMENT"........ECC.
L'irrazionalità attuale è ormai una peculiarità insita nel tessuto sociale moderno malata più che mai d' "IPER**..." ..iperindebitamento,ipernutrizione,iperego,iperattivitàecc., vedete in giro molta gente che si sia finalmente avveduta di aver vissuto per molto tempo al di sopra delle proprie possibilità?..........io neanche una ....eppure....la storia farà il proprio corso e sarà quì che subentreranno i fondamentali



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Re: Re: Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 14/09/2008 1.09:





Beh guarda..... questa distinzione delle "tipologie speculative" così come il disquisire sui fondamentali o meno di una commodity lasciano veramente il tempo che trovano.............la parola magica è sempre "L'ASPETTATIVA".........."IL SENTIMENT"........ECC.
L'irrazionalità attuale è ormai una peculiarità insita nel tessuto sociale moderno malata più che mai d' "IPER**..." ..iperindebitamento,ipernutrizione,iperego,iperattivitàecc., vedete in giro molta gente che si sia finalmente avveduta di aver vissuto per molto tempo al di sopra delle proprie possibilità?..........io neanche una ....eppure....la storia farà il proprio corso e sarà quì che subentreranno i fondamentali







la distinzione e' molto significativa, se la si vede dal punto di vista del TIMING


infatti, il primo tipo si muove per tempo, compra all'inizio della salita: sono gli speculatori veri, quelli vincenti, chiamarli speculatori o investitori e' solo una questione di punti di vista

il secondo tipo invece e' il parco buoi, quello che "guarda com'e' salita questa azione/fondo/commodity/immobile: compro anche io"



se consideriamo i FONDAMENTALI, come dici te, la distinzione delle due tipologie e' altrettanto significativa: il primo gruppo li esamina e fa investimenti/speculazioni con cognizione di causa

il secondo gruppo segue solo la "moda del momento", l'euforia, il "voglio guadagnare anche io" e tipicamente i fondamentali non sa neanche che sono (vedi quelli che hanno comprato appartamenti ai massimi per poi affittarli: facevano prima e meglio a mettere tutto in bot)



ciao
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18/09/2008 10:52
 
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le previsioni di confindustria

vediamo se ci pigliano...


10:26 - Petrolio: CsC stima prezzo del barile in calo intorno a 90$ a fine 2008

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 18 set - Il prezzo del
petrolio proseguira' la discesa "fino a 90 dollari al barile
a fine 2008" per poi rimanere attorno a tale livello". E' la
stima del Centro studi di Confindustria che non esclude un
possibile calo anche al di sotto dei 90 dollari. "La bolla
petrolifera e' stata anch'essa figlia della crisi
finanziaria, che ha cosi' colpito le economie reali in modo
meno diretto ma molto piu' dannoso del temuto credit crunch".




PS: 90 dollari sono comune "tanti", specie se il dollaro non cala troppo (rispetto alle altre valute, all'oro, alle materie prime)

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19/09/2008 14:29
 
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scopiazzo...
da qua: random-pnc.blogspot.com/

ma tanto pare sia di Zed1982...



Ispirato dal blog Crisis, ecco un bel video riassuntivo della nostra situazione:

GOOD: Oil Addiction

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<param name="movie" value="http://dailymotion.alice.it/swf/k1X9Zz0zBUXNjaIWkO">
<param name="allowFullScreen" value="true"></param>
<param name="allowScriptAccess" value="always"></param>
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</object>


cia' cia'



PS: grella riabilita i tag qui sopra !!!

nella sezione principale funziona!

[Modificato da laplace77 19/09/2008 14:34]
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02/12/2008 01:33
 
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Petrolio, Wti sotto i 50 dollari dopo no a taglio produzione

Continua la discesa dei prezzi del petrolio. Il future gennaio sul Wti torna sotto i 50 dollari al barile e perde l'8,27% a 49,93 dollari. L'analoga consegna sul Brent cede il 9,1% a 48,62 dollari. La flessione era iniziata in avvio di seduta a New York .

Sulla discesa dei prezzi incide la decisione di rinviare il taglio della produzione di greggio alla riunione del cartello dei Paesi produttori che si svolgerà ad Algeri il 17 dicembre. Lo ha annunciato il segretario dell'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, Abdallah el-Badri.

L'Opec, ha dichiarato sabato el-Badri dal Cairo, «prenderà una decisione a Oran». La riunione straordinaria del Cairo era stata convocata mentre la quotazione dell'oro nero è precipitata al livello più basso dagli ultimi quattro anni e buona parte dei paesi membri dell'Opec ritiene insufficiente il taglio di 1,5 milioni di barili già deciso il 24 ottobre scorso.
02/12/2008 12:51
 
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De Margerie (Total): «Petrolio, prezzi troppo bassi»

PARIGI - Christophe de Margerie avrebbe potuto fare il diplomatico, rispettando la tradizione della famiglia paterna. Oppure avrebbe potuto prendere in mano le redini dell'azienda di famiglia, stavolta materna: Taittinger, marchio prestigioso che fa pensare al lusso e allo champagne. Invece ha preferito l'oro nero alle bollicine e alla mondanità. Una carriera professionale tutta dentro Total, quarto colosso petrolifero mondiale, della quale è diventato nel 2007 amministratore delegato. A cinquantasette anni, questo manager dall'aspetto bonario e dotato di un grande senso dell'umorismo (i suoi collaboratori l'hanno soprannominato Big Moustache), è uno dei meno in vista del jet set parigino, ma uno dei più importanti. Rifugge i salotti e non ostenta alcun legame politico preferenziale, salvo ascoltare i consigli di Hubert Védrine, l'ex ministro degli Esteri di Lionel Jospin. Ha concesso questa intervista al Sole 24 Ore in occasione della conferenza italo-francese sull'ambiente e l'energia che si tiene oggi a Sciences Po, a Parigi. Il numero uno di Total, che sarà uno dei relatori, ritiene pericoloso l'attuale ribasso del petrolio, poiché potrebbe costringere le compagnie a ridurre gli investimenti: la capacità produttiva, già insufficiente, sarebbe ancora più penalizzata e nel caso di una ripresa economica ci sarebbe una nuova fiammata dei prezzi energetici.

Contro alcuni aspetti del piano europeo sul clima, molte imprese europee si sono lamentate, in particolare per quanto riguarda il fatto di dover acquistare (e pagare) i diritti alle emissioni di Co2, visto come un costo aggiuntivo inutile e dannoso per la competititività. Qual è la vostra posizione? Noi di Total siamo pienamente d'accordo con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (-21% entro il 2020, ndr) e dunque con il fatto di avere delle quote che corrispondano a questa riduzione. Non vediamo però per quale motivo dovremmo pagarli (i diritti alle emissioni, ndr) o metterli all'asta, tantopiù che andremmo ad alimentare un prodotto finanziario piuttosto pericoloso. Sarebbe inoltre la prima volta che uno strumento finanziario, che perlatro assomiglia molto a un derivato, rientra nei costi di un'azienda. Osservavo ultimamente che il mercato delle emissioni di Co2 non è meno volatile di quello azionario: siamo passati in breve tempo da 20 euro per tonnellata a 18 euro per tonnellata. Tutto ciò rientra nel prezzo di costo delle società costrette ad acquistarle. E' normale? A me sembra proprio di no. Non ci sono ragioni per inventare un sistema complicato e i cui criteri d'applicazione non sono chiari.

L'Agenzia internazionale energetica ha rivisto recentemente al ribasso i prezzi del petrolio. Sui mercati le quotazioni del greggio fanno fatica a restare sopra i 50 dollari al barile. Che impatto può avere questa dinamica su un gruppo come Total e quali sono le vostre previsioni sui prezzi?
Oggi è difficilissimo fare stime sul prezzo fino a quando non si comprenderà bene la portata della crisi economica. Riusciamo ancora a controllare le cifre sulla produzione, ma per quanto riguarda la domanda, ad esempio, è decisamente più complicato. Perché? Perché dipende dall'India, dalla Cina, dall'effetto dei piani di rilancio economico dei vari Paesi e infine anche dalla politica dell'Opec. In questo momento solo di due cose possiamo essere sicuri: innanzitutto che a medio-lungo termine i prezzi delle materie prime energetiche si manterranno elevati; poi, che più lunga sarà la crisi – e dunque più bassi saranno i prezzi – più alte saranno le quotazioni a medio periodo quando riprenderà la crescita e con essa la fiducia. La nostra politica, per il momento, è quella di continuare a investire. I grandi progetti di Total, come la partecipazione allo sviluppo dei giacimenti di Shtokman in Russia e delle sabbie bituminose in Canada, dovranno essere esaminati tra la fine dell'anno prossimo e l'inizio del 2010. Se entro un anno, all'approssimarsi del momento della decisione, intravediamo una ripresa dei prezzi e segnali di risveglio dell'economia, allora andremo avanti. In caso contrario, dovremo tirare le debite conseguenze. Al momento, però, lo ripeto, la nostra politica di investimenti, che è una politica di medio-lungo termine, non cambia.

Qual è allora il prezzo d'equilibrio, ammesso che ce ne sia uno, perché le compagnie continuino ad investire anche in un contesto macroeconomico difficile?
E' sempre difficile parlare di prezzi, ma ci sono dei progetti che al di sotto degli 80-90 dollari al barile fanno davvero fatica ad essere finanziati. In più c'è un problema generale, che non riguarda direttamente noi, ma altre compagnie del settore poiché, non dimentichiamolo, non ci sono solo Total e le major: se i prezzi scendono troppo e troppo rapidamente, è chiaro che società meno solide della nostra da un punto di vista finanziario faranno presto fatica a reperire le risorse necessarie per gli investimenti. E anche se volessero non potranno farlo: da un lato perché il cash flow che ricevono dalla produzione attuale si ridurrà; dall'altro, perché la crisi rende più difficile il loro accesso ai finanziamenti. Di questo passo c'è il rischio che una produzione già debole si presenti ancora più indebolita all'appuntamento con la ripresa economica causando una nuova fiammata dei prezzi e, quel che è peggio, compromettendo le possibilità di rilancio.

Sia al rialzo sia al ribasso, le oscillazioni negli ultimi mesi sono state molto violente. Che ruolo ha avuto la speculazione nel balzo dei prezzi delle materie prime energetiche che ha conosciuto il suo picco in luglio?
Non credo che sui prezzi del greggio ci sia stata una speculazione, non almeno nel senso disonesto del termine. E' vero invece che a un certo punto c'è stata una certa ‘'infatuazione'' per il petrolio. Gli investitori sapevano bene che c'era uno squilibrio tra domanda e offerta a lungo termine e dunque quando si è trattato di collocare i loro soldi in una fase di crisi economica, il petrolio ha assunto lo status di un bene rifugio. Tutti, ad un certo punto, si sono messi a fare la stessa cosa. E il sistema è entrato in cortocircuito. Abbiamo assistitito, cosa piuttosto rara, ad un aumento dei prezzi petroliferi nel momento in cui erano già evidenti i segnali della crisi economica, mentre quella finanziaria era, di fatto, partita. La sequenza tra queste due crisi è diventata a un certo punto confusa, ma credo che lo scoppio della bolla sui mutui subprime, che ha fatto a sua volta da detonatore alla crisi economica, abbia innescato l'inversione di tendenza sui prezzi delle materie prime energetiche. Quando società come Lehman Brothers o altre falliscono, devono chiudere tutte le loro posizioni, tutto ciò che hanno di liquido. Ebbene, alla fine il petrolio è entrato in questa follia collettiva.
L'aumento non solo è stato troppo rapido, ma troppo elevato. Ora, il ribasso è ancora più rapido, più forte, anomalo, e soprattutto pericoloso, per le ragioni che ho già citato.

Che cosa le fa prevedere, allora, che a medio e lungo termine i prezzi torneranno, non solo a salire, ma resteranno elevati?
Innanzitutto non ci troviamo all'inizio di un ciclo, tenuto conto sia delle tensioni geopolitiche sia delle limitazioni nella produzione, che restano forti. E non ci sono nemmeno problemi di riserve. Scoperte recenti ci permettono di affermare che il petrolio è assicurato almeno per i prossimi cent'anni. Però continuiamo ad avere un livello di produzione insufficiente e quindi, globalmente, abbiamo in concreto un deficit energetico. Non oggi, perché c'è una crisi della domanda. Ma di sicuro a medio-lungo termine, soprattutto con il fabbisogno dei grandi Paesi emergenti.

Anche Cina e India pero' stanno rallentando, e non di poco.
Rallentano, appunto, ma non smettono di crescere. Le faccio un esempio, citando alcune cifre tra due realtà quasi estreme. Negli Stati Uniti ci sono 800 vetture per ogni mille abitanti, In Cina questo rapporto è di 30 per ogni mille. Anche ammettendo che negli Usa, con i nuovi comportamenti legati alla crisi, questa densità si riduca e anche ammettendo che la Cina non toccherà mai lo stesso livello fermandosi, diciamo, a 300 vetture per abitante, siamo sempre a un fattore di uno a dieci. Quindi, di fronte a tali necessità, i livelli di produzione restano insufficienti. E' qui la grande differenza, che ci farà restare a lungo in un contesto di limitazione dell'offerta e non della domanda. Da qui, l'importanza di continuare a lavorare sulla riduzione dei consumi.

Total vuole giocare un ruolo sempre più importante anche nelle energie rinnovabili e sul nucleare in particolare. Di recente avete siglato una partnership con Areva e Suez per fornire agli Emirati Arabi Uniti due reattori nucleari Epr. Perché questa scelta? E dove volete arrivare?
E' una politica in linea con la nostra strategia e con la nostra visione delle cose. La strategia è chiaramente impostata sugli idrocarburi. Resta la priorità, il core business di Total. Ci sono grandi investimenti da fare per rendere gli idrocarburi meno inquinanti e ciò ci terrà occupati per molto tempo a venire. Siccome, però, siamo noi stessi a dire che quando la crisi sarà passata torneremo ad una situazione di squilibrio tra domanda e offerta, a detrimento della domanda, è perfettamente normale che ci posizioniamo nelle energie non sostitutive, ma nuove e rinnovabili. Perché è di un complemento energetico ciò di cui abbiamo bisogno e non di fonti sostitutive. Tantopiù, piccola parentesi, che con un prezzo del barile a 50 dollari, le stesse energie rinnovabili faranno fatica ad imporsi sul mercato.
Abbiamo dunque deciso di svilupparci nel nucleare, nella biomassa di seconda generazione, nel cosiddetto carbone pulito. Anche se ci sono ancora alcuni aspetti da mettere a punto per quanto riguarda la sicurezza delle scorie e del loro trattamento, il nucleare offre un vantaggio indiscutibile: quello di bassissime emissioni di Co2. E' dunque naturale posizionarsi nel medio termine per vedere se, indipendentemente dal nostro ruolo di ‘'petrolieri'', siamo in grado di giocare un ruolo come gruppo energetico: fornitore al tempo stesso di energie fossili ed energie rinnovabili.

I profitti di Total sono sempre oggetto di grandi polemiche. Di recente Ségolène Royal ha proposto una sovrattassa sul vostro utile per finanziare le pmi in difficoltà e gli investimenti nelle energie rinnovabili. Come reagisce a questo dibattito?
E' un dibattito vecchio, purtroppo, che risale alle fusioni. Prima tra Petrofina e Total, poi tra Total Fina ed Elf. Oggi siamo finalmente Total. Nei Paesi latini la taglia stessa dei profitti è un dibattito e si dimentica che i nostri risultati sono la somma delle parti, il frutto di più fusioni. Bisogna rapportare gli utili alla taglia degli investimenti, del capitale, degli impegni più in generale. Ci possono essere dei grandi profitti che sono in realtà dei cattivi risultati. Mi rendo conto che sul tema, da parte nostra, si debba compiere uno sforzo pedagogico. E far capire che i risultati di Total sono risultati che nascono da una politica di lungo termine, che necessita di prese di rischio, di lavoro in Paesi estremamente difficili, di tecnologie all'avanguardia. Non sono soldi che vengono dalla speculazione o dal trading.
Percio' chi si lamenta degli utili di Total ha torto. Sarebbe un peccato, durante una tale crisi economica, non ‘'approfittare'' delle opportunità che una società come la nostra puo' offrire con i suoi investimenti e con le ricadute economiche dei suoi investimenti. Il fatto di essere ancora in crescita è positivo, in Francia e direi a livello mondiale, poiché Total investe in 130 Paesi.

E la sovrattassa?
E' giusto pagare le tasse nei Paesi in cui guadagniamo. Guadagniamo ovviamente anche in Francia, ma è una parte molto piccola dei nostri ricavi. Sarebbe quantomeno curioso dover pagare le imposte sul reddito proveniente da un Paese nel quale siamo stati già tassati. Total ha pagato l'anno scorso complessivamente 17 miliardi di imposte. L'utile netto, a oltre 12 miliardi di euro, è la stessa cifra che abbiamo dedicato quest'anno ai nostri investimenti.

Nel vostro capitale vi sono dei fondi sovrani. Immagino siano benvenuti. Non è pericoloso accoglierli in un settore come quelle energetico, ad alta sensibilità politica e strategica?
Per un gruppo come il nostro i fondi sovrani sono piuttosto una buona notizia. Ne abbiamo tra i nostri investitori, ma non abbastanza.Il 95% del capitale di Total è in mano ad azionisti europei ed americani. Abbiamo solo il 5% per il resto del mondo, dove si concentra la maggior parte della popolazione e dove c'è ancora la crescita economica. Sono molto contento dei nostri azionisti attuali, nulla da dire per carità, ma non sarebbe male avere una migliore ripartizione del capitale. Non dobbiamo fare confusione tra fondi sovrani e prese di controllo ostili.
12/12/2008 17:47
 
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PETROLIO, LA SAGA DEGLI IDIOTI: GOLDMAN PASSA DA UN TARGET DI $200 A $30
Otto mesi fa erano rialzisti sfegatati, adesso il patetico annuncio: "Il brusco calo della domanda di greggio mondiale nel quarto trimestre 2008, con l'intensificarsi del credit crunch, minaccia di spingere il prezzo sotto i $30".
Il petrolio è sceso sotto i 45 dollari al barile, con i mercati finanaziari globali appesantiti dalla mancata approvazione del piano di emergenza da 14 miliardi di dollari per il settore auto Usa. Goldman Sachs ha inoltre previsto che il prezzo del greggio potrebbe arrivare fino a 30 dollari al barile.
Da notare che Goldman Sachs, che nella prima meta' del 2008 era la "numero 1" al mondo nel trading di greggio (prima di trasformarsi in banca commerciale per via della crisi) a giugno aveva lanciato un target price di $200 per il barile di petrolio. Simili cambiamenti di giudizio la dicono lunga sull'inaffidabilita' dei target price (manipolabili e manipolati) da parte di banche e finanziarie; e anche sull'accelerazione paurosa della crisi mondiale.


"Il brusco calo della domanda di petrolio mondiale nel quarto trimestre del 2008, con l'intensificarsi del credit crunch, ora minaccia di spingere il prezzo del petrolio sotto i 40 dollari al barile nel breve termine", scrive Goldman Sachs in uno studio. Secondo la banca il prezzo potrebbe scendere fino a 30 dollari.

La banca americana ha anche sottolineato come un ulteriore taglio di 2 milioni di barili al giorno da parte dell'Opec - misura che potrebbe essere decisa nella riunione del 17 dicembre in Algeria - sia necessario. Anche la banca francese BNP Paribas ha tagliato le stime per il prezzo del greggio nel 2009, portandole a 53 dollari al barile contro i 75 di una precedente valutazione.

www.wallstreetitalia.com

Vedo, intravedo ............stravedo e prevedo.........pobbacco!!!!!!!



[Modificato da grella 12/12/2008 18:12]
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12/12/2008 18:10
 
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...che le speculazioni si fanno pure al ribasso

e trattandosi di futures, le scommesse al ribasso e' facile farle come quelle al rialzo


PS: bella figura, goldman...


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Re: ocio...
laplace77, 12/12/2008 18.10:


...che le speculazioni si fanno pure al ribasso

e trattandosi di futures, le scommesse al ribasso e' facile farle come quelle al rialzo


PS: bella figura, goldman...





Non avevo visto quella capso di pubblicità...l'ho tolta!!!
Si comunque è chiaro che non parlano mai a caso .....come tutti gli altri del resto!!
Si divertono a far fare jo-jo alle borse......qualcuno le notizie le saprà prima che escano o no?




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...appena parte una bella guerra vedi come sale il petrolio....
Sara` mica questo il business?
Possibile che dormano?

Saluti
Nostradamus.
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