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Incredibile dalla Bce: non esiste un prestatore di ultima istanza

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2015 09:22
15/01/2008 15:19
 
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Fonte: voceditalia.it - 15/01/2008 - Massimo Benvenuti

Incredibile dalla Bce: non esiste un prestatore di ultima istanza

Allora chi restera' col cerino in mano?

Milano, 15 gen. – Non c’è che dire: sui mercati finanziari la situazione è grave, anzi gravissima. Le Borse annaspano, le banche continuano a non fidarsi l’una dell’altra per via dei già noti derivati sui subprime e non solo: le banche stesse sanno già che quella dei subprime è solo la punta di un gigantesco iceberg di insolvenze su tutto ciò che è legato al debito: carte di credito, prestiti personali, finanziamenti ad aziende e privati, ed altro ancora.

I media continuano ad essere abbastanza pacati sulla crisi finanziaria che sta per scatenarsi, quasi che non li riguardasse: forse hanno un “ordine di scuderia” dalle banche (in buona parte proprietarie con quote più o meno importanti e più o meno nascoste, delle varie testate).

La cosa che più sconcerta, in questi momenti, è l’atteggiamento molto discutibile della Bce. Discutibile sia dal punto di vista dei comportamenti, che delle dichiarazioni del suo Presidente, Jean-Claude Trichet.

Un esempio?
Quando il corrispondente dell’Executive Intelligence Review, Rainer Apel, ha chiesto a Trichet, “chi è il prestatore di ultima istanza, in Europa, se le cose si aggravano?” Trichet ha risposto, di fronte alla stampa internazionale convenuta alla conferenza stampa della BCE del 10 gennaio scorso a Francoforte: “Il nostro non è un istituto che deve preoccuparsi dei problemi di solvibilità”. In sostanza, la BCE ha come compito quello di garantire la stabilità dei prezzi e la stabilità monetaria, e questo è quanto, ha affermato Trichet. Niente di nuovo, direte voi...

Ma questa affermazione scatena un pensiero improvviso quanto tremendo: Trichet non ha detto chi sarebbe il prestatore di ultima istanza semplicemente perché... NON C’E’! In alrte parole, la zona di Eurolandia si ritrova senza paracadute nel bel mezzo della più grave crisi finanziaria della storia!!!

Come scrive MoviSol, Movimento Solidarietà nel suo sito (www.movisol.org), << l’argomento è estremamente importante in quanto la “crisi di liquidità” si sta rapidamente trasformando in una “crisi di insolvenza”. Secondo un esperto consultato dall’EIR, “i problemi del 2008 sono di un ordine di grandezza ben più grande rispetto al 2007”. Siamo entrati in un periodo in cui le grandi banche e finanziarie sottopongono i bilanci ai revisori esterni, dopo aver annunciato perdite nel quarto trimestre 2007 sulla scorta delle proprie revisioni interne, ha spiegato l’esperto. I revisori esterni però vedono che i conti non tornano per cui le perdite in bilancio si gonfiano al punto che si materializza lo spettro di fallimenti. Mentre le perdite ufficialmente calcolate dalle banche centrali sono già enormi, nell’ordine delle centinaia di miliardi di dollari, i valori da cancellare riguardano 3000 miliardi di dollari, stima l’esperto consultato. Questo è ciò che si sta verificando al momento, ed è il contesto per comprendere le voci più o meno fondate su nuove perdite di due istituti, Citigroup e la Merrill Lynch, che da sole avrebbero perso altri 40 miliardi >> .

C’è un problema strutturale che ci ricorda ancora MoviSol: << Quando fu fondata, alla BCE fu conferito solo il potere di emettere moneta, mentre i poteri di supervisione e di controllo, compreso quello del prestatore di ultima istanza, sono rimasti in mano alle banche centrali nazionali. Ma con la moneta unica e l’integrazione dei mercati finanziari dell’UE, una crisi a tutto campo diventa una sfida impossibile da affrontare entro i propri confini nazionali. Il caso della Northern Rock ha dimostrato il grado di difficoltà già incontrato in un paese, l’Inghilterra, in cui il prestatore d’ultima istanza c’è, e le questioni monetarie e le insolvenze sono gestite da un’unica istituzione. Nel caso di insolvenze a tutto campo nell’Eurozona, i problemi della Northern Rock si ripresenterebbero all’ennesima potenza. >>

E Zepp-LaRouche scrive che “con l’introduzione dell’euro la sovranità monetaria è stata trasferita alla Banca Centrale Europea, ma ora emerge un paradosso: con le immissioni straordinarie di liquidità, la cosiddetta Emergency Liquidity Assistance, le banche centrali nazionali hanno la responsabilità, ma al tempo stesso non hanno la sovranità sulla creazione monetaria. E questo vuoto legale, che i padri dell’Euro credevano di poter semplicemente ignorare, adesso si presenta come lo scoglio su cui probabilmente naufragherà l’Unione Europea”.
“Il problema principale per l’architettura finanziaria BCE-Euro si colloca nel fatto che i governi nazionali sono stati spogliati degli strumenti per difendere le rispettive economie e sistemi bancari, e per avviare programmi di investimenti pubblici con i quali sarebbe possibile sottrarre l’economia dalla depressione incombente. E’ consentito estendere crediti alle banche in difficoltà soltanto se vengono date garanzie adeguate e a prezzo di mercato. L’emissione di crediti a buon mercato sarebbe un’iniezione di denaro pubblico, una facoltà che non è della banca centrale ma dello stato che, secondo il Trattato dell’UE, può farvi ricorso solo a certe condizioni che debbono essere approvate dalla Commissione UE. In generale il Trattato vieta alle banche centrali di finanziare i costi originati dallo stato”.

Insomma, i paesi dell’UE si trovano ad affrontare disarmati la più grande depressione della storia!!!
Secondo Helga Zepp-LaRouche per cambiare tutto questo occorrono iniziative legislative fondate su quelle clausole delle Costituzioni Nazionali che proteggono e favoriscono il Bene Comune: “Il trasferimento della sovranità monetaria ad istituzioni sovrannazionali dev’essere ribaltato. Il Trattato di Maastricht e il Patto di Stabilità debbono essere congelati”. Lo stato deve proteggere le banche ordinarie, creando delle "muraglie" tra queste e le entità speculative, non-bancarie, e provvedere all’emissione del credito per finanziare un programma di ripresa economica fondato sugli investimenti nelle grandi infrastrutture. “In altre parole: occorre far ritorno ai principi dell’economia fisica e del bene comune a cui conferire la precedenza rispetto agli interessi privati di pochi”.

Nella conferenza stampa di Francoforte, la BCE ha fatto chiaramente capire che i banchieri centrali stanno andando nella direzione opposta: proteggere gli interessi oligarchici dei pochi a scapito dell’intera popolazione. Trichet ha dichiarato, scandendo le parole, che la BCE “non tollererà” che i governi reagiscano all’inflazione dei prezzi consentendo aumenti salariali. “Noi diciamo loro questo: potete prendere le decisioni che volete, è vostra responsabilità, ma vi diffidiamo in anticipo dal contribuire ad una spirale inflazionistica sul medio termine attraverso ciò che chiamiamo effetti di ritorno. Questi effetti non si trovano soltanto nei rinnovi dei contratti, sebbene questi costituiscano un elemento notevole e persino dominante. Ci sono anche tutti gli altri meccanismi di determinazione dei prezzi”. Trichet ha minacciato di aumentare i tassi d’interesse nel caso in cui i politici non avessero capito che debbono "comportarsi bene".

Dice ancora MoviSol: << Secondo la BCE, i governo d’Eurolandia non dovrebbero consentire aumenti salariali superiori all’inflazione “media”, che lui stabilisce a 3,1%. Ma al proposito, il nostro corrispondente Rainer Apel gli ha ricordato: “La popolazione generale vive un’altra situazione: va a fare la spesa e fa i conti con i tassi d’inflazione per i diversi generi; lo stesso problema si presenta al distributore di benzina. L’impressione che essa ne ricava è diversa dalla Sua. A ragione di ciò diversi esperti — e mi pare che il loro numero si stia rapidamente moltiplicando — concordano con l’economista americano Lyndon LaRouche secondo cui siamo all’inizio di un processo di iperinflazione. La dinamica è ben diversa”. >>

D’altronde, se Trichet fosse minimamente serio sul tema dell’inflazione dovrebbe spiegare come mai da una parte immette miliardi nel sistema (ha appena annunciato un’altra asta di 10 miliardi di dollari a scadenza mensile) che vengono usati per speculare sul petrolio, sulle materie prime e sugli alimentari, mentre dall’altra parte esige dai governi di non proteggere in alcun modo la popolazione dalle conseguenze inflative che questo produce!

(fonte: MoviSol, www.movisol.org - Il video e la trascrizione della conferenza di Trichet sono sul sito della BCE: www.ecb.de/press/pressconf/2008/html/is080110.en.html. L'intervento di Apel è al minuto 27 della parte domande e risposte)

Massimo Benvenuti
massimo.benvenuti@voceditalia.it
[Modificato da marco--- 15/01/2008 15:19]
23/01/2015 09:22
 
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Nella zona Euro continua a non esservi un prestatore di ultima istanza
Anche in questo caso al QE da oltre 1.000 miliardi lanciato ieri 22 gennaio 2015 da BCE (La Bce batte le attese: maxi-Qe da oltre 1.000 miliardi. Ma l’80% dei rischi è a carico dei Paesi - Il Sole 24 Ore) non è associato un prestatore di ultima istanza, i rischi di mancata restituzione del prestito sono stati scaricati all'80% sulle banche nazionali dei singoli paesi. Nella sostanza si tratta di un prestito senza assicurazione perché manca, appunto, un prestatore di ultima istanza. I mercati, nella consapevolezza di questo aspetto, un domani potrebbero agire di conseguenza chiedendo, come in passato, interessi più elevati.

La BCE, sotto questo aspetto, continua a non comportarsi come una classica banca centrale.
Prestatore di ultima istanza (Fonte: treccani.it)

prestatóre di ùltima istanza locuz. sost. m. – Funzione svolta in genere dalla banca centrale che, per prevenire o mitigare crisi finanziarie gravi, sostiene con crediti il sistema bancario. Il ruolo di prestatore di ultima istanza consiste nel fornire liquidità in condizioni di difficoltà sia all’intero sistema finanziario sia a singoli istituti bancari, quando essi non sono in grado di finanziarsi direttamente sul mercato. Questo strumento è pensato per sostenere le banche in situazioni di illiquidità, ma non di insolvenza, ossia in solide condizioni patrimoniali che ne assicurino il buon funzionamento una volta superata l’emergenza. Tuttavia, non è sempre facile distinguere fra i due casi, soprattutto in un periodo di crisi finanziaria, proprio quando si rende necessario l’intervento del prestatore di ultima istanza. Inoltre, la semplice esistenza di tale strumento può creare un problema di azzardo morale, perché incentiva le banche a esporsi maggiormente al rischio di illiquidità, facendo affidamento sull’eventuale intervento della banca centrale. Di particolare rilievo e ancora in fase esplorativa il ruolo della Banca centrale europea, alla quale la Costituzione europea assegnava in origine solo il compito di difesa del valore della moneta contro l’inflazione. Dopo la crisi del 2007-08, e in particolare con le turbolenze che nel 2010-11 hanno colpito la credibilità di alcuni stati (Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia) rispetto al rischio di un default dei rispettivi debiti sovrani, ci si è resi conto che la mancanza nella zona euro di un prestatore di ultima istanza con la necessaria autorevolezza e indipendenza abbia costituito uno dei principali fattori del rischio di disgregazione dell’unione economica e monetaria.
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