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Mercato immobiliare: monitoraggio invenduto

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2015 14:10
01/08/2011 14:28
 
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Nel Pavese sono invendute 7 case su 10 (Fonte: laprovinciapavese.gelocal.it - di Giovanni Scarpa - 31/07/2011)

«Il mercato immobiliare è morto». Basilio Marano, uno dei costruttori più imporanti del Pavese (nella zona fra Certosa e Giussago), non è tipo da mezze misure. Aveva già lanciato l'allarme due anni fa, ad inizio crisi. Due anni dopo, il suo giudizio è ancora più categorico: «Qui non si vende più niente».La percentuale non lascia adito a dubbi: «Diciamo che vendi 3 case su 10». Vale a dire il 70 per cento di rimane sul gobbone. Cita il suo esempio: «A Samperone, dove nel 2009 ho realizzato le ultime abitazioni, su 16 ville ne ho vendute 3. Su venti appartamenti, invece, sono riuscito a piazzare un bilocale».E non senza sacrifici, rivela Marano. «Se fino a due anni fa si riusciva a vendere anche a 1900 euro a metro quadrato _ rivela _ oggi a 1600 fai fatica. Devi fare il pacchetto: spese del notaio, infissi di pregio, sconto». Insomma, il mercato è morto. «Non si possono abbassare continuamente i prezzi. Io, almeno, non posso più».

Chi lo fa, è sottinteso, non rispetta le regole. E nel settore dell'edilizia in crisi sono sempre meno quelli che rispettano le regole. Lo si evince dai dati dei sindacati e della stessa Cassa edile di Pavia.

Prima di tutto i numeri della crisi, incontestabili. Se nel 2008 gli occupati del settore erano oltre 11 mila, nel 2010 si è scesi a 8509. Una perdita secca del 16,5 per cento, con un calo di quasi 1900 operai.

Per non parlare del boom della cassa integrazione. Sempre secondo i dati forniti dalla Cassa edile, si è passati da 532 mila ore del 2008 a 961 mila del 2010. In percentuale, fa quasi il 90 per cento.

Eppure molti restano in piedi e continuano a costruire. Ma attenzione. «Si è portati a pensare che la selezione consenta alle imprese più sane di superare il periodo di crisi, ma non è così _ spiegano Gianluigi Sgorba della Cgil e Antonio Marchesi, direttore della Casse edile _. Le aziende corrette sono messe sempre più in difficoltà dalla concorrenza sleale delle società di comodo, costituite solo per trovare il modo di eludere, se non evadere completamente, le contribuzioni agli istituti previdenziali e alla Cassa edile. Abbiamo esempi di società, srl o snc, costituite da decine di soci, per la maggior parte ex lavoratori dipendenti, che continuano a svolgere il lavoro di prima ma che figurano come amministratore di società».

Così il settore diventa una vera e propria jungla. Può risultare così, sulla carta, che un'impresa con un solo operaio tiri su un palazzo da solo in tre mesi. Oppure che la società Grande Fratello chiuda per riaprire il giorno dopo senza dipendenti con il nome di Grande Fratello 2. Insomma, davvero una babele.

Sindacati e Cassa edile chiedono di regolamentare l'accesso alla professione a chi ha un minimo di requisiti e competenze.
[Modificato da marco--- 21/08/2011 21:45]
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