13/08/2014 09:07 |
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Troppe case invendute (Fonte: Libero - 13/08/2014)
Rischio bolla
La grande bolla immobiliare scoppierà in Italia? Di sicuro i prezzi dei mattone registrano, già qualche anno, un preoccupante segno meno davanti: in termini di contrattazioni, di prezzi realizzati. L’unico indicatore che cresce è quello dei mesi per chiudere una trattativa (10,6 mesi, erano 9 nel 2013). Ma se il proprietario del mattone vero e proprio soffre non riuscendo a vendere, se non con un forte sconto, non se la passano meglio gli investitori che hanno puntato su quelli di carta. scommettendo in periodi di vacche grasse (dal 1997 in poi) sui fondi immobiliari (5 miliardi di investimenti a valori di bilancio, qualcuno in meno a valori aggiornati di borsa). Il problema è che a dicembre 2014 i fondi immobiliari quotati termineranno, o dovrebbero terminare, la propria esistenza, riconoscendo ai sottoscrittori un dividendo (ai tempi d’oro si parlava di un 5%, fino al 7% annuo di rendimento). Peccato che questi fondi non abbiano collocato gran parte degli immobili che hanno in pancia. Insomma, ora si sta ipotizzando un ulteriore allungamento (non più dicembre 2014 ma almeno 2,3 anni in più, al 2018). Le banche cavalcando la corsa al mattone dal 2008 si sono esposte non poco non solo elargendo e lanciando fondi (Sgr), ma anche finanziando mutui a clienti che non ne avrebbero avuto i requisiti. Morale: la crisi economica invece di durare qualche trimestre si è avvitata, la disoccupazione ha portato tante famiglie a non saldare le rate dei mutui e le banche si sono trovate con un patrimonio di piccoli appartamenti “incagliati”. Di cui non sanno che farsene. Non è un caso se alcuni istituti di credito (come recentemente Unicredit) hanno cominciato a finanziare l’acquisto di immobili all’asta tramite mutuo. Ti accompagnano loro per tutta la trattativa, il cliente (se ha soldi o garanzie consistenti), risparmia (fino al 30/50%) e gli istituti di credito riescono finalmente a scaricare l’appartamento o l’ufficio. In tutto gli immobili pronti per andare all’asta sarebbero oltre 240mila. Ma non basta. Infatti, l’altro problema è il settore delle costruzioni che vive una profonda crisi, con decine di migliaia di espulsi (almeno 800mila addetti in meno negli ultimi 5 anni, dati Ance luglio 2014). Se gli italiani hanno tagliato pure sulla qualità della spesa alimentare (Coldiretti), se le spese delle famiglie sono ridotte al lumicino (Istat), anche il bene rifugio per eccellenza degli italiani è diventato insostenibile. O inarrivabile. Secondo stime (prudenziali) realizzate nel 2012 da Scenari Immobiliari per Il Sole 24 Ore, già allora si ipotizzavano oltre l20mila case nuove invendute. Nel gennaio scorso il governo Letta lanciò una ciambella di salvataggio ai costruttori consentendogli di non dover pagare l’IMU su un bene che non riuscivano a vendere. Chissà se anche i Fondi saranno salvati... |
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