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Uscire dall'Euro si deve, oggi!

Ultimo Aggiornamento: 08/08/2014 17:06
13/09/2011 16:32
 
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I motivi per uscire dall'euro
Uscire dall'Euro si deve, oggi (Fonte: comedonchisciotte.org - di Alberto Lombardo - 12/09/2011)

Premessa

In questo articolo vi è una prima parte divulgativa e una seconda propositiva.

Non sono un economista. Questi appunti sono stati scritti per fissare le idee mie e di tanti amici che mi chiedevano di dipanare questa matassa ingarbugliata della moneta. Amici economisti che hanno letto questi appunti trovano che abbiano una valenza divulgativa e per questo li sottopongo alla lettura di tutti.

Ma sono un appassionato lettore di comedonchisciotte. Coloro che seguono questi temi possono passare direttamente alla seconda parte.

Chi ‘produce’ il denaro?

Il denaro di solito viene pensato solo nella forma di carta moneta, stampata da una banca centrale su espresso ordine del Governo.

In realtà la massa monetaria cartacea oggigiorno è solo una piccola parte di quello che chiamiamo comunemente denaro. Basta pensare a quanti assegni di conto corrente circolano, a quante cambiali a quante transazioni si effettuano attraverso le carte di credito o i bonifici bancari.

Tutto questo è anch’esso denaro, solo che noi lo pensiamo come una forma non alternativa al denaro ‘vero’ perché di solito riteniamo che, emettendo un assegno o eseguendo un pagamento con carta di credito, si effettui una operazione molto semplice: il denaro che ho precedentemente depositato in banca, e che fisicamente risiede lì, viene trasferito a un’altra persona o ditta e quindi l’operazione ‘fisica’ di trasferimento del denaro in forma cartacea viene effettuato a nome mio da qualcun altro: la banca.

Purtroppo le cose non stanno così.

Infatti la banca, così come altre società di intermediazione, ha la facoltà di concedere prestiti. I prestiti, per essere concessi, contrariamente a quanto si potrebbe credere, non necessitano di un precedente deposito di un equivalente ammontare di denaro da parte di qualcun altro. Infatti la banca ha la facoltà di concedere prestiti anche per un ammontare superiore a quanto ha raccolto come depositi da parte dei propri clienti. Infatti si suppone che, avendo un cliente depositato per esempio 1000 euro, non si precipiti l’indomani a prelevarli tutti e 1000, ma ne lascerà giacenti una quota anche considerevole. La banca deve solo detenere, in carta moneta o titoli di Stato, una quota di sicurezza, onde evitare di trovarsi nell’impossibilità di evadere le eventuali richieste di prelevamento.

Questa quota è del 2%. Significa che, se una banca ha in deposito 2 milioni euro, ne può prestare fino a 100 milioni, ossia può fare credito semplicemente scrivendo nella propria contabilità una cifra in uscita (il prestito) e una in entrata (nel proprio patrimonio). Questo denaro non viene mai convertito, se non occasionalmente e in minima parte, in carta moneta, ma viaggerà esclusivamente in forma bancaria (assegni, bonifici, giroconti, crediti presso altre banche, ecc.)

Questo significa ‘creare’ 98 milioni di euro?

Formalmente no, perché quando il prestito viene rimborsato, il debito si estingue e quindi quei 98 milioni, creati dal nulla, ritornano da dove sono venuti, cioè dalla pancia dei computer della banca che li ha emessi. Tutto tornerebbe come prima, se il giro non ricominciasse da capo con un altro prestito. Al limite quei 98 milioni potrebbero non scomparire mai, se ci fosse sempre chi chiede quel denaro in prestito.

Quindi, oltre che dalla massa di denaro ‘primario’ depositato, la quantità di denaro (bancario, ma non meno reale dell’altro) dipende anche e soprattutto dalla velocità di circolazione dello stesso.

L’espansione di massa monetaria all’interno di un sistema economico si chiama inflazione.

Effetti sui prezzi

Qual è l’effetto sui prezzi dell’inflazione?

Se l’incremento della massa monetaria è bilanciata da un equivalente aumento di beni e servizi acquistabili, l’effetto sui prezzi non si sente.

Se prima c’erano 10 euro in circolazione e 100 mele, ogni mela costava 10 centesimi. Se ora ci sono 11 euro in circolazione e 110 mele, ogni mela ha lo stesso costo di prima. Ma se ora ci sono 11 euro in circolazione e solo 100 mele si ha un aumento del 10% del prezzo delle mele.

Quindi è opportuno che non ci siano fenomeni inflazionistici, altrimenti questi avrebbero una ripercussione sul livello dei prezzi.

Ma come si possono generare questi fenomeni inflazionistici?

Ammettiamo che io scopra in soffitta un antico dipinto. Esso viene valutato 10 milioni di euro. Che significa? Che ora in circolazione c’è un bene che prima non c’era e quindi la massa monetaria può aumentare di 10 milioni senza generare inflazione. Apparentemente.

Infatti, se un privato o una ditta vuole rinunciare a godere di 10 milioni in beni e servizi di altro tipo per scambiarli con il mio ritratto, l’inflazione non si genera. Ma se invece io, avendo come garanzia quel dipinto, mi faccio prestare dalla banca denaro che essa ha generato nel suo computer, in pratica il dipinto resta ad ammuffire in un sottoscala e in giro ci sono 10 milioni in più che producono inflazione.

Ma quanti sono i dipinti che si possono trovare nelle soffitte? Pochi?

Bene, supponiamo che io dipinga una emerita crosta, ma un critico d’arte compiacente dica che quel dipinto vale 10 milioni. L’effetto è lo stesso.

Un esempio più vicino al nostro mondo.

Una società calcistica acquista un giocatore per 1 milione e l’indomani lo mette sul mercato per 10 milioni. Si dirà: ma chi lo comprerà? Semplice, un’altra società che ha acquistato un altro giocatore per 1 milione e ora lo vuole vendere per 10 milioni. Basta che le due società semplicemente si mettano d’accordo per scambiarsi i propri giocatori, perché ora si siano creati per magia ben 20 milioni. Ora le due società potranno andare in banca, presentare i propri bilanci gonfiati ognuna di 10 milioni e farsi prestare il denaro sulla base della garanzia data dal ‘valore’ dei due giocatori.

Si sono messi in circolazione ben 20 milioni senza alcun reale corrispettivo in beni o servizi ma che producono stipendi, dividendi, contratti… E tutto questo lo chiamano ‘far girare l’economia’.

La ‘bolla’ finanziaria

Tutto il meccanismo della borsa è basato su questo principio. Il valore delle azioni non è determinato dal contenuto in beni e servizi che è incorporato nell’azienda di cui ogni azione è un piccolo pezzettino, ma dal ‘mercato’ ossia dal prezzo a cui ogni azione viene scambiata. Si badi bene che vale un principio di estensione, per cui il valore di un’azienda è dato dalla somma dei prezzi delle azioni in cui il suo capitale è suddiviso, e tale prezzo è quello al quale è stata ‘quotata’ solo un’infinitesima parte di azioni, cioè quelle che sono state scambiate (vendute e acquistate) oggi.

Quando si dice che oggi in borsa si sono ‘bruciati’ 2 miliardi di euro, non si intende altro che la seguente affermazione: sono state vendute alcune azioni a un prezzo inferiore, se fossero state scambiate tutte quelle relative alle aziende coinvolte, allora la loro capitalizzazione (la somma dei valori del loro capitale) sarebbe inferiore di 2 miliardi. Una cosa del tutto ipotetica.

Tutto ciò però espone l’economia reale alla cosiddetta ‘bolla’ speculativa. Se ciò che conta nella determinazione del capitale non è la quantità di beni e servizi incorporata nella società, ma solo i valori figurativi che si possono mettere a bilancio al fine di far aumentare i prezzi delle azioni, allora si può barare come si vuole. Si possono mettere a bilancio le idee ancora da applicare, i profitti futuri, le scoperte ancora da effettuare (non sto scherzando) e tutto ciò farà lievitare i bilanci e quindi i prezzi delle azioni.

Per esempio la bolla immobiliare americana è consistita nel prestare denaro in misura ancora maggiore rispetto ai relativi immobili acquistati, anche a poveracci che non avevano alcuna possibilità di rimborso, nella certezza che il mercato dovesse salire illimitatamente. Ciò che conta per la banca è poter dimostrare che presta sempre più denaro e così aumentano i propri profitti. I debiti dei clienti poi venivano impacchettati in altri prodotti finanziari e venduti ad altre società, che a loro volta facevano lo stesso, creando un groviglio inestricabile (i cosiddetti ‘titoli tossici’). Alla fine, quando il mercato immobiliare si è fermato, come logicamente era da attendersi, la bolla è scoppiata e qualcuno è rimasto col cerino acceso in mano di questa immane catena di Sant’Antonio.

Lo stesso è successo per esempio anni fa coi titoli delle aziende informatiche.

Questo è ciò che si intende per finanziarizzazione dell’economia.

La massa di ‘moneta’ che oggi gira per i computer delle banche di tutto il mondo è oltre 10 volte il PIL di tutti i Paesi messi insieme! Hanno stampato moneta 'falsa' per oltre dieci volte quella vera.

D-M-D’ D-D’

Marx ha descritto il ciclo economico capitalistico come un ciclo in cui il capitalista, in possesso di un capitale D, lo investe in un’attività produttiva creando una nuova merce M nella quale viene incorporato nuovo valore grazie all’attività della manodopera, che viene remunerata solo per una parte del proprio valore. Il plus-valore invece viene trattenuto dal capitalista e incrementa il capitale iniziale che diventa D’. Ma questo passaggio attraverso la produzione di beni o servizi per il capitalista è una pura perdita di tempo se egli riesce a incrementare il proprio capitale senza mediazione: D-D’.

Naturalmente questa attività puramente speculativa è mera rapina. Non che il passaggio D-M-D’ non lo sia una rapina, ma essa avviene ai danni degli sfruttati che vedono una parte del valore proprio prodotto espropriato. Tuttavia la rapina resta confinata in questo rapporto e la massa del prodotto del sistema cresce. Invece il passaggio D-D’ non provoca alcun aumento della produzione e la rapina viene perpetrata ai danni dell’intera società al pari di chi stampa carta moneta falsa: si immette nel sistema economico una massa di denaro puramente inflazionistico.

L’unica soluzione per reggere questo andamento è quello di trasferire quote crescenti di profitto dall’economia reale a quella finanziaria. Crescenti vuol dire che occorre spremere sempre di più qualunque cosa possa produrre denaro: i lavoratori in primis, ma anche pezzi dei beni pubblici, come le società statali, e poi i beni dello Stato quali la scuola, la sanità, i beni demaniali e artistici.

Questo è il motivo per il quale non è tanto utile avere un’azienda sana che produce utili, ma questi utili dovranno essere sempre crescenti e questo a scapito anche dell’azienda stessa, che alla rincorsa di tassi di profitto crescenti, tenderà a sostituire alle politiche di lungo periodo le politiche a breve.

La sovranità monetaria

Fino a quando avevamo una moneta nazionale, vi erano alcuni strumenti di politica monetaria che si potevano usare.

Il più importante era il debito pubblico. Lo Stato emette titoli di Stato e il mercato (imprese e famiglie) lo acquistano con un’asta pubblica. Se l’asta non raggiunge i livelli prefissati, la Banca d’Italia poteva acquistare l’eccedenza praticamente stampando carta moneta. Ciò alimentava l’inflazione.

A questo fenomeno si accoppiava un altro fenomeno conseguente. Poiché il valore della moneta all’interno del mercato nazionale si deprezza, ciò ha un effetto pure negli scambi internazionali e quindi si doveva adeguare il valore della moneta alle altre monete attraverso la svalutazione. Questo fenomeno in sé non è negativo, se resta entro i limiti di tollerabilità, perché rende i beni dall’estero più cari (e quindi ne limita l’attrattività) e rende più competitivi quelli nazionali. Inoltre per un Paese in massima parte di trasformazione, perché privo di grandi risorse naturali come l’Italia, ciò non ha un peso rilevante sulla bilancia dei pagamenti. Inoltre dovrebbe stimolare la ricerca di beni e risorse nazionali, quali le energie alternative.

L’inflazione è una tassa che pagano tutti i cittadini in funzione del denaro posseduto e della capacità di adeguarsi all’inflazione. I lavoratori ne erano parzialmente al riparo fino a quando c’era la scala mobile che adeguava automaticamente i salari ai prezzi.

Ritorniamo all’esempio del quadro. Un privato di presenta sul mercato con soldi che non hanno una contropartita reale e acquista beni e servizi al posto di qualcun altro. Ma se a entrare nel mercato con soldi senza contropartita è lo Stato, tutti i cittadini in proporzione sono chiamati a finanziare questa operazione. Tutto dipende che cosa si fa del debito pubblico accumulato. Serve a far sviluppare il Paese con infrastrutture, ricerca e educazione, o a far ingrassare i soliti noti?

In questo caso il meccanismo dell’inflazione è anche benefico per i conti pubblici. In pratica il debito ‘evapora’ da solo. È vero che ad alta inflazione devono corrispondere anche alti tassi di remunerazione del debito pubblico. Ma – come dimostra la storia d’Italia – il massimo differenziale tra inflazione e remunerazione non si ebbe nell’epoca dei grandi incrementi di debito, ma dopo, quando arrivarono i 'salvatori della Patria'.

L’epoca dell’euro

Vediamo come si sono modificati gli strumenti che le autorità monetarie hanno a disposizione dopo l’introduzione dell’euro e del Trattato di Maastricht. Come ricorderemo tutti, l’adesione dell’Italia all’euro è stata molto sofferta. Se un paese entra in un sistema monetario apportando una elevata capacità di inflazione, ossia di immettere denaro senza adeguate contropartite in beni e servizi prodotti, significa che partecipa al banchetto comune senza pagare il relativo prezzo, o pagando con soldi falsi.

È per questo che si sono creati i parametri di Maastricht, che costringono un Paese ad assumere politiche monetarie non inflattive tenendo tendenzialmente il debito pubblico sotto una certa soglia.

Ma quello che è poco noto, è un altro meccanismo che è stato manomesso: la vecchia abitudine di emettere titoli di Stato da fare acquistare alla Banca di emissione (per noi la Banca d’Italia) è stata proibita. I titoli emessi dallo Stato devono essere immessi sul mercato e poi eventualmente acquistati dalla Banca di emissione. La finalità è quella di garantire che sia il mercato internazionale a fissare il prezzo dei titoli e di non turbare la sua funzione regolatrice. Quindi uno Stato non si può permettere più di emettere titoli a volontà, pena dover alzare moltissimo il rendimento degli stessi per poterli fare acquistare a un mercato sospettoso.

Dove sta il problema? Guardiamo la situazione dell’Italia. Il risparmio delle famiglie italiane è (o forse è stato fino a ieri) uno dei più alti al mondo. Quindi l’elevato debito dello Stato ha sempre trovato copertura presso i risparmiatori italiani. Non importa se il debito sia elevato oppure no, purché si trovi sempre qualcuno disposto a sottoscriverlo. Si tenga conto che in verità mai nessuno ha mai pensato che il debito italiano, così come quello di ogni altro Paese, dovesse essere prima o poi estinto, ma solo tenuto sotto controllo pagandone gli interessi.

È come se una giovane coppia avesse preso in prestito una cospicua somma di denaro dai rispettivi genitori per comprare una casa: questi non si aspettano di avere il debito estinto, ma solo di ottenere dai giovani una congrua remunerazione, simile a quella ottenibile da una banca. Il sistema è in equilibrio.

Vediamo invece cosa succede oggi nel mondo e in particolare in Italia.

Improvvisamente si sono scatenate delle tensioni speculative su alcuni Paesi europei: si badi bene, non quelli più esposti (Francia e soprattutto Germania, per non parlare del Belgio, sono messi peggio della Grecia!) ma quelli più deboli politicamente (geostrategicamente, direbbe qualcuno), facendo balenare la possibilità che le nuove emissioni di questi Paesi potessero non essere più assorbite dal mercato e quindi facendo lievitare la necessaria remunerazione degli stessi (il famoso spread tra i Bund tedeschi e i BTP italiani), con grave danno per quelle Nazioni. Se quei Paesi avessero ancora in mano i rispettivi strumenti di politica monetaria, la speculazione si fermerebbe perché le Banche nazionali comprerebbero il debito stampando carta moneta, ciò porterebbe a un certo incremento dell’inflazione che si scaricherebbe sul tasso di cambio. Il Paese sarebbe in un certo senso globalmente un po’ più povero, ma l’economia sospinta da un cambio favorevole, potrebbe riprendersi.

È come se i nostri giovani amici, indebitati coi genitori, avessero un’improvvisa necessità, saltassero una mensilità e la volessero ripagare a fine anno, magari rinunciando a un viaggio. No, questo non si può fare. I nostri amici sono subito dichiarati pagatori inaffidabili, i creditori chiudono il credito e loro possono solo andare a farsi prestare i soldi dagli usurai, rovinandosi definitivamente. I genitori hanno i soldi da prestare loro, ma i figli sono rovinati!

La speculazione internazionale si è avventata contro diversi Paesi dell’area euro, a cominciare dai più deboli (politicamente, non economicamente), allora questi hanno dovuto subito mettere in campo politiche monetarie restrittive draconiane, in modo da tranquillizzare i mercati, ma strangolando l’economia.

È quello che è già successo in Argentina. Questo Paese è andato in rovina non quando faceva i debiti, ma quando i creditori internazionali, capitanati dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, hanno imposto politiche restrittive. Non si è concesso più di svalutare, ma si è imposto un cambio fisso col dollaro (così come accade oggi con il nostro euro), si è imposta la svendita dei gioielli di famiglia, costituiti dalle aziende nazionali, e la distruzione del welfare. Le aziende nazionali, incapaci di reggere la concorrenza internazionale non protetti da meccanismi di svalutazione competitiva sono andate in fallimento e l’economia è crollata. Finché il Governo non ha dichiarato il default, ossia l’insolvenza, pagando i propri debiti (i famosi bond) circa un quarto del valore nominale. Solo che nel frattempo le banche di tutto il mondo se ne erano sbarazzati rifilandoli ai piccoli risparmiatori e ai fondi di investimento delle pensioni americane. Risultato: Paese depredato, debito altissimo, economia in rovina, risparmiatori di tutto il mondo frodati.

Quando a un’auto togli il cambio, lo sterzo, il freno e l’acceleratore, come fai a guidare? Deve guidare qualcun altro al posto tuo. Sei su un bel trenino e devi andare dove decide la locomotiva.

Chi si è chiesto come mai Paesi come la Gran Bretagna o la Svezia si sono tenuti ben stretta la loro moneta e non sono andati certo in fallimento?

Ma torniamo a noi. La Grecia rappresenta poco più del 2% del prodotto di tutti i Paesi dell’area euro: con una colletta si risolveva il problema e poi magari si imponevano dei controlli perché non si ripetessero i brogli statistici compiuti dai governi passati (brogli che tutti, dico tutti, i Paesi europei hanno fatto, a cominciare da Francia e Germania).

La manovra in Italia a cosa serve? 54 miliardi di euro o sono troppissimi o sono troppo pochi, dovendo noi rinnovare a ogni asta centinaia di miliardi di euro. Del resto non ce lo hanno spiegato dove andranno questi soldi. La manovra tedesca è stata di 100 miliardi, un disastro epocale.

In realtà il cosiddetto ‘mercato’ ha imposto le sue regole, ha minacciato di far crollare un Paese piccolo come la Grecia (il cui debito è prevalentemente con le banche tedesche e francesi) per imporre le politiche restrittive che serviranno ad aumentare quel flusso di capitali dall’economia reale all’economia finanziaria di cui abbiamo già parlato e svendere i residui patrimoni pubblici di quel Paese. E ciò in Grecia, come in Germania, in Italia e in tutta l’area euro. Ci hanno fatto spaventare per farci inghiottire questo boccone.

Ma se davvero le banche francesi e tedesche erano spaventate che il loro cliente, lo Stato greco, potesse essere messo in difficoltà, avevano uno strumento facilissimo: dichiarare che avrebbero sottoscritto loro e a tassi legali (l'1,5%) il debito.

Un creditore cerca di non far fallire il debitore, altrimenti perde il proprio denaro. Ma se è uno strozzino, lo fa spaventare, in modo da poterli infliggere un nuovo prestito a tassi maggiorati. Ed è quello che è successo: alla Grecia è stato fatto un prestito a tassi che non potrà mai ripagare. Siamo sulla strada dell’Argentina.

Anche in Italia, nonostante la nostra situazione di fondo sia ancora in equilibrio (sempre più precario in verità, perché le ruberie del Governo Berlusconi non sono bilanciate dai tagli dolorosissimi che sono stati affibbiati al Paese), perché nonostante ci sia ancora un consistente risparmio che proprio ora avrebbe tutta l’intenzione di acquisire titoli di Stato, siamo stati attaccati dalla speculazione.

La prova di questo ragionamento sta nell’osservare l'andamento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani. Questi rendimenti fino a poco tempo fa erano molto bassi, vuol dire che c’era elevata richiesta e fiducia in essi: i tassi erano quasi a livello negativo (considerando le commissioni bancarie) ossia lo Stato paga il nuovo debito quasi niente. Del resto è comprensibile. Dove dovrebbero investire i piccoli risparmiatori il loro denaro? Bond? fondi di investimento?? azioni??? Con tutte le sberle che hanno preso meglio i cari vecchi BOT.

Cosa è successo improvvisamente? Nessuno lo sa. Il meccanismo è stato manomesso dal ‘mercato’ speculativo, che mostra la sua vera natura che è ben lontana dall’essere un ‘regolatore’ perfetto, ma solo una canea di strozzini.

Quali sono state le forze politiche e sindacali che si sono opposte a questo disegno criminale?

Berlusconi si è difeso dicendo che era l’Europa che ci imponeva i sacrifici (fatto del resto in un certo senso non falso, come abbiamo visto). Degli altri CHI ha denunciato che è la stessa Europa a essere in mano ai banchieri tedeschi e francesi, che poi sono gli stessi che innescano la speculazione. I nostri politici non hanno battuto ciglio. Si è attaccato Berlusconi sulla distribuzione dei tagli, non sulla reale necessità degli stessi! Del resto a ‘sinistra’ non siedono gli epigoni dei Prodi, dei Padoa Schioppa, tutta gente che viene dalle viscere di Goldman-Sachs e altre eminenti banche internazionali, che sono i registi di tutta questa ‘macelleria sociale’?

L'Italia e la storia di questi 10 anni di euro

La moneta unica doveva essere l’ultima delle azioni da eseguire. Prima si dovevano fare leggi, economie, culture comuni.

Perché hanno fatto così? Prima si mettono tutti i vagoni in corsa alla stessa velocità e poi si agganciano rigidamente gli uni agli altri.

Cosa succederebbe se si agganciassero rigidamente vagoni che hanno velocità differenti?

Quando si dice che l’Euro è l’unica moneta senza uno Stato dietro, si dice una cosa vera solo in parte. Non c’è per scelta precisa un’autorità monetaria governativa che ha strumenti di intervento fuori dal mercato, a parte la possibilità di determinare il “tasso di sconto”, che ormai è solo un riferimento teorico, in quanto le banche regolano le proprie transazioni con tassi che si basano solo su tassi di mercato. Inoltre, l’unica operazione che può essere fatta è quella di diminuire o aumentare tale tasso in modo indiscriminato e senza poter attuare attraverso esso una politica economica, con la conseguenza o di comprimere l’inflazione e con essa l’economia o di stimolare l’economia e con essa l’inflazione.

Perché questa scelta? Quali le conseguenze?

Partendo dall’assunto che a stabilire le strategie economico-monetarie continentali siano delle persone estremamente capaci e non dei cretini improvvisati, dai risultati si possono capire gli obiettivi che ci si proponeva fin dall’inizio con la creazione dell’Euro:

a) La moneta unica impedisce la svalutazione competitiva. I Paesi forti europei (Germania e Francia in testa) hanno sempre sofferto la competizione italiana che riusciva a scaricare le proprie inefficienze all’interno del Paese con una moderata inflazione.

b) La moneta unica fa sì che il grosso debito pubblico non evapori lentamente nel tempo. Esso dovrà essere pagato in moneta “forte” e quindi “strozza” il debitore, mettendo il “creditore” nelle condizioni di forza per ottenere apertura dei mercati, privatizzazioni (svendita delle aziende e del patrimonio economico e naturale nazionali).

c) L’impossibilità per le Banche Nazionali di intervenire sul mercato primario del debito pubblico (come abbiamo visto) espone le Nazioni alle speculazioni del mercato, fatto principalmente dalle primarie banche europee e internazionali.

L’acquisto operato dalla Banca Europea dei titoli di debito pubblico dei PIGS è stato fatto passare come il “salvataggio” dell’Europa fatto dai virtuosi a favore degli scapestrati. Nulla di più falso. Ci hanno solo incastrato ancor di più comprendo i nostri debiti a prezzi di saldo.

Perché i Paesi deboli d’Europa (i PIGS) hanno messo la testa in questo cappio?

La storia d’Europa è una storia di colonizzazione interna a costo zero e profitti massimi.

A paragone la colonizzazione del Meridione d’Italia è stata una storia in cui la borghesia del Nord ha dovuto scendere a patti con l’aristocrazia del Sud, inglobandola nella gestione del potere. Il Sud è stato colonizzato, ma le CLASSI dirigenti hanno beneficiato affacciandosi su un teatro politico di respiro internazionale. Diciamo che è stata una classe che ha svenduto il proprio popolo. Ciò naturalmente non è durato molto. Passata la festa gabbato lo santo. Il periodo del “trasformismo” ha annichilito le classi dominanti meridionali, riducendole al rango di “paglietta” e quindi tradendo anche se stesse.

La colonizzazione europea al contrario sta ripercorrendo la stessa storia a livello continentale bruciando le tappe. Questa volta non sono intere classi sociali delle candidate “semi-colonie” (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) a venire “sussunte” al potere, ma solo ristrettissimi pezzi di queste: tecnocrati cresciuti all’ombra delle banche europee che vengono gratificati del loro posticino (Prodi, Barroso, Draghi…), europarlamentari che vengono ben pagati per simulare una inesistenze “democrazia” continentale, una burocrazia farraginosa che sposta miliardi di euro a favore di ristretti circoli di ben individuate lobbies.

E allora?

La quota del debito pubblico sottoscritta dai privati cittadini è sempre mediata dalle banche (non si può più da tempo acquistare direttamente titoli di Stato se non attraverso le intermediazioni bancarie). Tuttavia in caso di default degli Stati, le banche possono sempre ricattare i propri correntisti che hanno affidato loro i risparmi, dicendo che poiché lo Stato non paga più, esse non possono più ripagare i propri clienti. Ma in verità le banche non possono mai fallire, perché possono sempre “stampare” nuova moneta, ossia accendere nuovi conti nei propri computer. Del resto i debiti non rimborsati dai clienti insolventi non vanno nel “passivo” della banca, proprio perché non devono essere restituiti a nessuno, ma vanno in un conto speciale, detto “sofferenze”, e lì muoiono.

Ripetiamo: la limitatezza del credito ai privati cittadini è dovuta solo a fattori in parte di opportunità per evitare l’esplosione dell’inflazione, ma soprattutto a rendere la merce “moneta” una merce rara e quindi preziosa.

È importante ricordare che negli ultimi anni la quantità di moneta bancaria (M2 – M1) è cresciuta in Europa negli ultimi anni a tassi che vanno dal 5% al 20% l’anno: questa è la vera e propria “inflazione”. Mentre l’incremento dei prezzi (alla produzione e anche al consumo) che dovrebbe esserne una diretta conseguenza, non ha mai superato mediamente il 2-4%.



Figura 1 – Andamento degli aggregati monetari M1 (moneta e depositi in conto corrente), M2 - M1 (i depositi bancari), M3 - M2 (titoli a reddito fisso con scadenza a breve termine).


Che significa? Chi ha pagato questa differenza? Ciò significa che ogni anno c’è un enorme sposta-mento di ricchezza dai produttori al mercato speculativo, che drena risorse e le distrugge. La quantità di “moneta” che circola nel mercato speculativo ormai è, come detto, decine di volte il PIL, mentre nel mercato reale si assiste a una deflazione (diminuzione di moneta a disposizione dei pro-duttori) che strozza l’economia reale.

È del tutto evidente che se non si mettono in luce le politiche esercitate dalle classi dirigenti centro-europee ai danni dei popoli, in particolare del Sud Europa, non si possono articolare percorsi politici che siano efficaci e accettabili per lavoratori e i popoli.

Intanto è follia pensare che tutto questo sia dovuto al caso o all’insipienza di alcuni tecnocrati. Invece è un disegno ordito dai capitali finanziari ed economici della Mitteleuropa. Stiamo arrivando proprio dove ci volevano portare: debito alto, economia debole, moneta forte, competitività bassa, un mix esplosivo che conduce al fallimento. Conseguenza: spoliazione dell’intera nazione.

È altresì risibile dire che l’Europa dovrebbe fare come gli USA: stampare denaro. A chi lo facciamo digerire e, soprattutto, come? Ci mettiamo in concorrenza con gli USA?

Dall’altro lato invocare una indiscriminata insolvibilità dello Stato provocherebbe una crisi del risparmio e farebbe insorgere tutta l’Italia, dove ricordiamo c’è il maggior risparmio delle famiglie (in diminuzione, ma comunque ancora gigantesco) del mondo. Tutte le famiglie, ma proprio tutte, hanno ancora qualcosa da parte. Inoltre sono moltissimi che hanno debiti con le banche non solo dovute al consumo (tendenza purtroppo crescente a causa della crisi) ma soprattutto ai mutui immobiliari. In Italia c’è la maggior quota di proprietari della propria casa di residenza.

Ricordiamo che il default argentino provocò un assalto alle banche per ritirare i risparmi e esse dovettero contingentare i prelievi. Sarebbe uno scenario apocalittico in Italia che provocherebbe danni incalcolabili.

Uscire al più presto dall’euro e tornare alle monete nazionali.

Prima di vedere le conseguenze di una tale azione, studiamo ancora una volta la storia dell’Argentina. Dopo che è andata in default alla fine del 2001, ha dovuto affrontare un breve pe-riodo di forte flessione, ma ha avuto un rapido recupero che è poi proseguito a lungo. Sganciando il peso dal dollaro e respingendo (purtroppo fin troppo tardi) le ricette della Banca Mondiale del FMI, si fece sì che dopo un anno di transizione l’economia argentina riprendesse a crescere.



Figura 2 – Andamento del PIL in Argentina.


Lì fu possibile anche accompagnare la politica con un taglio del debito perché il paese era poco esposto al proprio interno.

In Italia tornare alla moneta nazionale, diciamo una nuova lira che potrebbe inizialmente essere quotata con un cambio con l’Euro alla pari, porterebbe, si dice, a un attacco indiscriminato dei mercati speculativi, che non rinnoverebbero più i titoli pubblici in scadenza neanche a tassi altissimi. Ebbene, uno Stato che recuperasse la propria capacità di acquistare i titoli sul mercato primario, potrebbe puramente e semplicemente stampare moneta. Ricordiamo che dei 1,9 mila miliardi di euro di debito (circa il 130% del PIL), ce n’è in scadenza circa il 10% l’anno, ossia 200 miliardi. Quindi nelle peggiori condizioni non si andrebbe ad un incremento di inflazione se non dell’ordine del 10%-13% l’anno.

Ma le proposte non possono fermarsi qui. Occorre fermare lo strapotere delle banche nell’emissione di moneta bancaria, riportando la sovranità allo Stato. Quindi le banche devono essere ricondotte immediatamente a veri intermediatori finanziari, cioè tra chi ha i soldi VERI e chi ne ha bisogno, riservando allo Stato la possibilità di immettere liquidità secondo criteri economici. Non occorre togliere loro il denaro, basta stamparne di nuovo.

Eliminando la loro possibilità di immettere moneta del tutto virtuale nel mercato finanziario si eliminerebbe la causa principale di “inflazione” che potrebbe largamente bilanciare l’incremento di moneta immessa dallo Stato. La speculazione internazionale non potrebbe nulla contro questa manovra.

Il debito dello Stato verso i cittadini verrebbe preservato, mentre sarebbe in crisi quello delle banche internazionali, le quali potrebbero rifiutarsi di pagare i depositi ai cittadini. Ma questo non è proprio possibile perché i depositi delle banche sono interconnessi a livello internazionale. In buona sostanza come potrebbero rifiutarsi di pagare il credito depositato da un cittadino italiano e invece pagare il debito di un cittadino francese o tedesco?

Le banche italiane, dove i nostri cittadini hanno la maggior parte dei propri depositi, potrebbero invece trovarsi in difficoltà perché costrette a pagare i depositi in euro e non nelle nuove monete nazionali. Ma a questo punto potrebbe intervenire lo Stato attraverso una grande campagna di acquisizione del debito delle banche nazionali (che significa NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE) e pagamento del debito in moneta nazionale grazie alla propria autorità sovrana (trasformazione del debito privato in debito pubblico) con rimborsi selettivi e ristrutturazione del restante. In pratica, poiché molto del debito pubblico italiano è proprio con le banche italiane, la loro nazionalizzazione porterebbe automaticamente a una cancellazione di questa quota. Lo Stato inoltre dovrebbe garantire il piccolo risparmio attraverso la solvibilità delle banche nazionalizzate mediante l'emissione di una quantità di moneta adeguata.

Per alleggerire il debito, ora in moneta nazionale, e migliorare la competitività del Paese all’estero e all’interno, una buona dose di svalutazione conseguente a tutto ciò non può che aiutare. Ricordiamo che non è detto che ciò si trasformi immediatamente in incremento dei prezzi al consumo. È vero che le merci, a cominciare dall’energia, acquistata all’estero costerebbe di più. Ma si potrebbe lanciare una grande campagna di risparmio energetico e uso delle rinnovabili prodotte all’interno, con effetti benefici nella bilancia dei pagamenti e dal punto di vista ecologico. Inoltre, essendo l’Italia un Paese prevalentemente di trasformazione, ciò potrebbe essere direttamente scaricato sulle esportazioni, rendendo più competitiva comunque la quota di valore aggiunto nazionale.

Inoltre c’è da considerare che la crisi è sempre crisi di sovrapproduzione e non di sottoconsumo.

C’è scarsità di beni al supermercato, le concessionarie auto hanno difficoltà a reperire i modelli richiesti, c’è scarsità di forza lavoro? Sappiamo benissimo che è proprio l’esatto contrario.

L’economia si ferma non perché non si sono beni e servizi offerti o offribili sul mercato, ma perché ce ne sono troppi rispetto alla capacità del mercato, ossia alle disponibilità degli acquirenti.

La crisi economica, rendendo la moneta sempre più scarsa per i produttori-consumatori e sempre più abbondante per gli speculatori, non fa che distruggere forze produttive, restringendo la base produttiva, nel tentativo di rendere comunque positivo il TASSO di profitto, che è invece storicamente tendente a zero.

Uno Stato che recupera la propria sovranità economica può lanciarsi in grandi campagne per produrre di più, ma soprattutto meglio e aumentare la possibilità per i produttori di accedere al proprio prodotto.

I limiti politico-militari (diciamolo con franchezza: non sarebbe così liscia come può apparire seduti a casa propria: chi tocca le banche muore!) sono del tutto evidenti. Ma due considerazioni sono da fare.

La prima storica. In Argentina non mandarono i bombardieri. Forse perché gli affari li avevano già fatti e non c’era più nulla da spremere se prima non si fosse reingrassato il Paese.

La seconda politica. Uscire dall’Euro sarà contrastato da tutti in Italia. La stessa Lega abbaia, abbaia e poi? Per non parlare del PD che è proprio il partito dell’Euro, caratterizzato per spingere sul pedale dei sacrifici e delle privatizzazioni. Del resto è proprio il partito filo europeo per eccellenza.

Ma anche a “sinistra” c’è molta confusione.

Vendola su questi temi tace o invoca più “equità” rimanendo comunque all’interno della compatibilità capitalista.

Ferrero riesce a mala pena a dire “facciamo come gli USA” e stampiamo moneta, una proposta che, se non passa come abbiamo visto dall’uscita dall’Euro e dalla nazionalizzazione delle banche, è del tutto inattuabile e velleitaria.

Uscire dall’Euro e nazionalizzare le banche, garantire il credito nazionale e rimettere in moto l’economia capitalistica è una proposta politica che può aggregare i popoli d’Europa contro lo strapotere finanziario mittel-europeo. È una proposta che potrebbe essere adottata anche solo da una regione o da un gruppo di regioni, che facessero la secessione, oppure la tutta una serie di Stati, per esempio dai cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna). Essi potrebbero subito dare vita a un’area di libero scambio basata su economie simili e compatibili, con monete che potrebbero seguire e assecondare le rispettive capacità di ripresa. Soprattutto sarebbero un fronte così vasto che non potrebbe essere attaccato tutto insieme contemporaneamente dalla speculazione e anche – mettiamocelo nel conto – militarmente dal resto d’Europa. E quindi questa proposta unisce e non divide i popoli d’Europa.

Sintesi

La “crisi” dell’Euro è prevista e anzi è stata creata dalle grandi banche europee per strozzare i popoli europei e dal capitalismo mittel-europeo per far fuori la concorrenza dei Paesi sud europei e ridurli al rango di “semi-colonie” interne.

L’uscita da questa morsa non può che passare dall’uscita dall’Euro dei popoli sotto attacco.

La conversione dei debiti pubblici nelle nuove monete e conseguente moderata svalutazione penalizzerà fortemente la speculazione internazionale, ma non il piccolo risparmio nazionale che continuerà a effettuare transazioni nelle monete nazionali e quindi relativamente protette dalle oscillazioni del cambio. Quindi non è necessario un default del debito nazionale, che invece pena-lizzerebbe anche i piccoli risparmiatori.

Ciò deve essere accompagnato dalla nazionalizzazione delle banche, che invece rischieranno la bancarotta, per ripristinare la sovranità degli Stati sulle emissioni monetarie, e soprattutto sul credito, e tenere sotto controllo l’inflazione monetaria.

La svalutazione controllata avrà anche un effetto benefico sulla produzione nazionale, rendendo di nuovo competitive produzioni di beni e servizi (soprattutto energetiche) nazionali e disincentiverà le delocalizzazioni.

È possibile e quindi indispensabile riformulare totalmente il mercato del lavoro in Italia con leggi da sempre osteggiate dall’Europa che proteggano i diritti dei lavoratori e dei consumatori.

Tutto ciò non può non passare dalla creazione di un ampio fronte antiliberista che associ al movimento anticapitalista anche ampi settori produttivi in caduta libera di rappresentanza.

Vedi anche:
Uscita dall'Euro
Islanda, quando il popolo sconfigge l'economia globale
[Modificato da marco--- 05/05/2013 17:42]
31/03/2012 12:31
 
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Anche l'ultimo baluardo riduce l'esposizione in Europa

di: WSI Pubblicato il 30 marzo 2012| Ora 17:07


Il ministro delle Finanze norvegese, Sigbjørn Johnsen.


Il ministro delle Finanze norvegese, Sigbjørn Johnsen.
New York - In molti si ricorderanno le dichiarazioni del governo norvegese, detentore del secondo maggiore fondo sovrano d'Europa, nel settembre di due anni fa: la Grecia non fara' default.

Harvinder Sian, stragegist senior del debito fisso di Royal Bank of Scotland ha dichiarato in un'intervista: "la Norvegia e' convinta che il debito non fallira'. Il debito e' particolarmente interessante perche' il consensus unanime dei mercati e' che prima o poi dovranno ristrutturar il debtio o fare default".

Il fondo sovrano da $610 miliardi, il maggiore investitore nell'azionario del continente, era convinto che le prospettive a lungo termine dell'investimento avrebbero protetto il paese da eventuali perdite. Ebbene, dopo essere stati umiliati, hanno cambiato idea. La quota investita in Europa dal fondo sovrano dello stato scandinavo scendera' al 41% dal 54% mentre quella investita in Asia-Pacifico salira' al 19% dall'11% attuale.

A differenza degli altri investitori europei (in primis le banche italiane) che stanno scavando ancora di piu' la fossa sotto i piedi, il fondo sovrano norvegese ha avuto la lucidita' necessaria per fare un passo indietro per tenere un approccio piu' prudente, "riducendo nettamente la sua esposizione in Europa, puntando invece sui mercati in via di sviluppo della regione Asia-Pacifico", come annunciato dal ministero delle Finanze.

Il motivo: "Gli sviluppi dell'economia globale stanno cambiando e saranno rispecchiati nella nostra strategia di investimento", ha spiegato Johnsen. "Con ogni probabilita' venderemo degli asset in Europa". Non sara' il primo fondo a prendere una tale decisione e scappare da degli asset che sono alimentati arificialmente dalla Bce e presto da altre banche centrali.
_____________________________________

21/11/2012 11:34
 
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"Oltre all'euro, c'è bisogno di altre due monete"
Oltre all'euro, c'è bisogno di altre due monete (Fonte: wallstreetitalia.com - 21/11/2012)

Per il capo economista di Deutsche Bank, Thomas Mayer, è il momento di prendere una forte decisione. "Facciamo circolare altre valute per salvaguardare l'economia dal Nord a Sud Europa".

Berlino - Ha fatto saltare il banco dell'Eurogruppo. Nella notte la Germania ha deciso di dire no all'accordo che avrebbe salvato la Grecia per l'ennesima volta dal baratro. Aiutare Atene a ridurre il debito, oggi al 170% del pil e in rapida ascesa, avrebbe significato troppo per Berlino: far subire ulteriori perdite ai Paesi creditori. Lunedì prossimo i ministri delle Finanze europei si riuniranno di nuovo a Bruxelles per trovare la quadra. Intanto il capo economista di Deutsche Bank, Thomas Mayer, propone la sua soluzione: riprogettare l'euro. Da subito.

Per l'esperto che ritiene sia molto probabile la dissoluzione della moneta unica è il momento di dare vita a due nuove monete virtuali che possano però operare come fossero una sola.

"Da quando l'euro è stato introdotto, tutti osservavano che la zona euro ne avrebbe beneficiato", ricorda Mayer. "Fino a quando c'è stata disponibilità di credito è andata bene, poi quando è scoppiata la bolla, sono affiorate le prime crepe che hanno portato al focolaio che stiamo vivendo adesso". Oggi "il ruolo della Banca centrale europea ha garantito credito a basso costo, ma i paesi più deboli della zona euro si sono resi conto che questo non è sufficiente mentre i più forti, Germania in testa, vivono nel timore che l'inflazione possa aumentare".

Per questo anche se nessuno vede con favore la dissoluzione dell'euro per l'economista tedesco non c'è scampo. "La storia suggerisce che le valute parallele nascono quando quelle ufficiali non riescono più a soddisfare le esigenze della popolazione". Come dire: il risultato più probabile sarà la comparsa di due nuove monete per operare insieme con l'euro, ossia la creazione di una unione monetaria a tre livelli.

Come funzionerà? Primo "i paesi del nord Europa verranno indicizzati: potranno godere dei benefici derivanti dalla riduzione dell'inflazione e convivere con le conseguenze di una rivalutazione della moneta nell'economia reale". Secondo "ammorbidire l'euro, ossia svalutarlo, potrebbe non essere sufficiente per Grecia, Cipro e Portogallo, ossia i Paesi con elevati deficit di bilancio per questo introdurranno una loro nuova valuta. E lo stesso faranno Francia, Italia e Spagna che saranno accomunati sotto l'etichetta di paesi core".

Solo Germania, Paesi Bassi, Finlandia, continueranno a utilizzare l'euro per effettuare qualsiasi operazione, tutti gli altri utilizzeranno l'euro come riserva di valore. E non ci saranno più problemi di sorta. Basterà aspettare l'anno prossimo - conclude Mayer - per arrivare a questo processo, esattamente "quando il collasso della Grecia non sarà più evitabile e la Troika non riuscirà più a salvarla".
[Modificato da marco--- 21/11/2012 13:53]
21/11/2012 13:57
 
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Re: "Oltre all'euro, c'è bisogno di altre due monete"
stelafe, 11/21/2012 11:34 AM:

Oltre all'euro, c'è bisogno di altre due monete (Fonte: wallstreetitalia.com - 21/11/2012)...

Una sorta di ufficializzazione della moneta complementare... dopo tanti sacrifici (dannosi) e tanti inutili piani/elucubrazioni mentali, dovesse andare così per davvero nulla, proprio nulla di nuovo sotto la luce del Sole, i miei complimenti ai cervelloni della finanza internazionale! [SM=g1750865]
[Modificato da marco--- 21/11/2012 13:59]
27/11/2012 09:32
 
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Uscendo dall’euro, svalutazione e altri vantaggi. Si può fare!
Uscendo dall’euro, svalutazione e altri vantaggi. Si può fare! (Fonte: pensareliberi.com - di Marco Cutolo - 12/05/2012)

Propongo ai lettori un resoconto pratico dello scenario di un’eventuale uscita dall’euro.

Una mia riflessione personale: molti esperti in economia disegnano grafici allarmanti nel caso un paese dovesse rinuciare all’euro e adottare una nuova moneta sovrana. Finita la fase dello spauracchio inizia prontamente l’arringa in difesa dell’euro e della sua stabilità (???). Non sono un economista, sono un medico, ma credo di avere gli strumenti per intercettare da solo le gravi incongruenze che ruotano intorno alla moneta unica europea, nonché le imbarazzanti contraddizioni dei suoi difensori.

La mia impressione è che tutte le analisi matematiche, economiche e finanziarie che gli esperti ci propinano, riguardino i settori delle grandi multinazionali e dei grandi sistemi di speculazione finanziaria. Non è forse il caso di misurare gli effetti sull’uomo dell’abbandono dell’euro? Non è il caso che la triste scienza (così viene definita l’economia) inizi ad applicare le sue teorie sul popolo e sulle famiglie?

Uscire dall’euro e adottare una nuova moneta sovrana? Si può, i conti a me tornano e a quanto pare non sono l’unico.

Buona lettura – Marco Cutolo pensareliberi.com

Da http://www.enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra/2012/03/27/uscendo-dalleuro-la-svalutazione-uccidera-la-nostra-economia-non-e-cosi/

L’istituto finanziario Nomura, in un suo report pubblicato a fine 2011, ha analizzato le ricadute in materia di svalutazione ove vi fosse un crollo dell’euro ed un ritorno alle monete nazionali sovrane per i 17 dell’Eurozona. Sull’eventuale crollo dell’Euro si espresse anche il Ministro delle Finanze francese per gli Affari Europei, Jean Leonetti, il quale parlò proprio di una possibile esplosione dell’euro e disfacimento dell’Unione Europea.

Pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, il report di Nomura riporta che la svalutazione più pesante ricadrebbe sulla nuova Dracma greca che si vedrebbe svalutata del 57,6%. Invece, per quanto concerne il Portogallo, la svalutazione si assesterebbe ad una percentuale pari al 47,2%, l’equivalente di 0,71 $. Per la Peseta spagnola, piazzata al 3° posto per ricadute svalutative, si verificherebbe una svalutazione pari al 35,5%. L’Irlanda, infine, si troverà con il 28,6% della sua moneta svalutata. Chi ne rimarrebbe svantaggiata è (guarda caso) la Germania.

E l’italia? Per quanto riguarda noi, l’istituto Nomura ha calcolato che la nuova Lira subirebbe una svalutazione del 27,3% portandosi ad un tasso di cambio con il dollaro pari a 0,97. Tale tasso di cambio è lo stesso che avemmo dal 2002 al 2003 circa, quando vi era un tasso di cambio di circa 1€ per un 1$.

Con questo gli slogan dei catastrofisti della svalutazione e del disastro economico degno da Zimbabwe, sono clamorosamente smentiti dai fatti (e non da chiacchiere).

C’è da dire che una svalutazione monetaria comporterebbe un boom dell’export italiano, che all’estero è molto richiesto (almeno fino all’entrata dell’euro il nostro export faceva paura ai tedeschi), con conseguente aumento di entrate in valuta estera con la quale pagare le importazioni dall’estero.
A tal proposito riporto un’esternazione dell’economista Bill Mitchell, docente al Centre for Full Employment and Equity alla University of Newcastle, Australia:

“La Germania insistette nell’inclusione delle sprecone Italia e Spagna nei 17 paesi dell’Eurozona per impedirgli di mantenere Lira e Pesetas, che Roma e Madrid avrebbero potuto svalutare competitivamente fregando il mercato metalmeccanico tedesco.”

Per aprire una piccola parentesi, l’Arabia Saudita (petrolio) e la Russia (gas), ma anche altri paesi fornitori di risorse energetiche e non solo, hanno già dichiarato che desiderano sempre meno pagamenti in euro.

Con un programma di Full Employment (Piena Occupazione), come la scuola di economia della Modern Money Theory propone, il nostro paese vedrebbe aumentare la sua produzione di beni e servizi, il che (avendo anche una moneta competitiva che potremmo tornare a svalutare responsabilmente e competitivamente) farebbe aumentare le nostre esportazioni e gli investimenti stranieri con conseguente aumento di entrate in valuta estera con la quale poter finanziare le nostre importazioni di risorse energetiche. I prezzi dei beni prodotti e consumati all’interno dell’Italia saranno prezzati in Lire così come i nostri redditi che saranno sostenuti attuando una politica economica di MMT: cioè di Piena Occupazione, Pieno Welfare State, Pieni Servizi e quindi Piena Democrazia. Quindi la svalutazione non si scaricherà su ogni bene in circolazione, in quanto solo una parte di essi viene dall’estero, quindi importata.

Tornare alla Lira significherebbe poter tornare ad avere una moneta sovrana, una moneta Fiat (cioè di proprietà dello Stato che la emette, con un tasso di cambio flessibile e non convertibile) che ci permetterebbe di tornare ad essere sovrani nella gestione della nostra economia e delle nostre politiche economiche, che oggi vengono gestite dalla UE che, con le sue politiche deflazionistiche e neoliberiste, sta portando al massacro milioni di persone. Con la nuova Lira sovrana potremmo realmente attuare, con gli strumenti economici della Modern Money Theory, una nuova rinascita del lavoro e della dignità del lavoro, dell’industria, dello Stato Sociale e del futuro del nostro paese e dei nostri figli.
[Modificato da marco--- 27/11/2012 09:55]
27/11/2012 09:55
 
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Re: Uscendo dall’euro, svalutazione e altri vantaggi. Si può fare!
stelafe, 11/27/2012 9:32 AM:

Uscendo dall’euro, svalutazione e altri vantaggi. Si può fare! (Fonte: pensareliberi.com - di Marco Cutolo - 12/05/2012)...

Ottimo articolo, grazie tante! [SM=g1750483]
13/12/2012 23:05
 
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Produzione industriale in Italia e Germania prima e dopo l'euro
ziomaoziomao - 12/16/2012 2:07 PM

[Modificato da marco--- 16/12/2012 15:09]
16/12/2012 16:31
 
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29/12/2012 10:32
 
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Una quanto mai curiosa raccolta di affermazioni sul concetto di Europa
Ringraziando grella per questa segnalazione.

Il tradimento del sogno €uropeo

[Modificato da marco--- 29/12/2012 10:37]
11/04/2013 09:54
 
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Il partito no euro tedesco spaventa la Merkel (Fonte: giornalettismo.com - 08/04/2013)

Il nuovo partito anti euro della Germania sta prendendo forma. Nel corso di queste settimane Alternativa per la Germania si sta radicando nei maggiori Bundesländer, mentre i sondaggi rilevano che ben un quarto dei tedeschi potrebbe votarli. Viste le difficoltà della sinistra tedesca, un boom degli anti euro appare la minaccia più concreta per la rielezione della Merkel.

PARTITO IN FORMAZIONE - Alternative für Deutschland, AfD, è il nuovo partito anti euro che potrebbe rivelarsi la grande sorpresa alle prossime federali, previste per il 22 settembre 2013. La formazione, che ha al cuore del suo progetto la lotta alla politica europea di Angela Merkel, si sta organizzando in molti Bundesländer della Germania. La prima sezione locale è nata nella ricca Baviera, mentre questo weekend sono state fondate le unioni regionali di Sachsen-Anhalt ed Amburgo. Nei prossimi giorni toccherà invece agli altri due Land del Sud, Rheinland-Pfalz e Baden-Württemberg, così come alla regione più grande del paese, Nordrhein-Westfalen, registrare la nascita delle sezioni locali di Alternativa per la Germania. Prima del congresso federale, che si svolgerà domenica prossima a Berlino, gli iscritti alla nuova formazione politica, nata attorno ad un gruppo di economisti di ispirazione conservatrice, sono già arrivati quasi a quota 7 mila.

FUORI DALL’EURO - Die Welt spiega quali saranno le tesi che verranno approvate al prossimo congresso berlinese, che chiariranno in modo definitivo le proposte programmatiche di Alternativa per la Germania. La tesi più importante è la dissoluzione dell’unione monetaria, con l’addio all’euro ed il ritorno alle valute nazionali, inclusivo del ripristino dell’amato D-Mark, il marco tedesco. AfD si schiera a favore di alleanze valutarie più piccole e più solide rispetto all’attuale eurozona a 17 paesi, ma al riguardo non vengono definite proposte precise. L’introduzione di un euro per il Nord e di un distinto euro per il Sud Europa non dovrebbe trovare spazio nelle tesi congressuali, a differenza di quanto affermato dal leader della formazione, l’economista Bernd Lucke. Il partito chiede una revisione dei trattati europei, con l’inserimento di una clausola che permetta ad ogni stato l’addio alla moneta unica. “Ogni popolo deve poter decidere in modo democratico sulla propria valuta”, è scritto nel programma secondo le fonti di Die Welt. ” Noi esigiamo che la Germania ottenga questo diritto, con il veto ad ulteriori crediti ai paesi in difficoltà erogati dal fondo Esm”.

LE BANCHE DEVONO PAGARE - Alternativa per la Germania chiede che i salvataggi delle banche non siano fatti a spese del contribuente, i maggiori beneficiari di questa politica. Il partito vuole che gli istituti finanziari inizino a pagare il giusto prezzo, e propone il taglio del debito per i paesi più indebitati come la Grecia. Le perdite subite dalle banche per una simile scelta dovranno essere accollate ai loro bilanci, visto che Alternativa per la Germania intende porre fine all’esborso chiesto ai contribuenti tedeschi. Oltre alle tesi anti euro, la nuova formazione si collocherà a destra nel sistema politico tedesco, viste le posizioni assunte in tema di tasse ed immigrazione. Per quanto riguarda la politica fiscale, AfD si schiera a favore di un forte taglio delle tasse, incardinato su una flat tax con un’aliquota al 25%, un’imposta sulle imprese al 20% e una tassa sulla successione pari al 10%. Sull’immigrazione invece il partito spinge per una forte riduzione degli ingressi degli stranieri, limitati sopratutto alle risorse più qualificate.

FORTE POTENZIALE - L’attenzione verso il nuovo partito in Germania è notevole. Un sondaggio realizzato appositamente dall’edizione domenicale di Die Welt per testare le potenzialità di AfD ha rilevato un dato per certi versi clamoroso. Ben il 24% dell’elettorato prende in considerazione l’idea di votare per i no euro tedeschi alle prossime federali. Il 7% si dice sicuro di farlo, il 17% invece lo prende in considerazione. La nuova formazione politica, secondo quest’indagine, attrae maggiori preferenze all’Est piuttosto che all’Ovest, mentre piace sopratutto all’elettorato più giovani. Il maggior bacino di consenso di Alternativa per la Germania si trova tra gli elettori delle forze minori, in primis la Fdp, i liberali che nel corso della crisi si sono posizionati come la forza più euroscettica. Anche tra la Linke, il partito di sinistra radicale, i no euro hanno un forte consenso potenziale. E’ molto difficile pensare che in la formazione appena nata possa subito superare la soglia di sbarramento del 5%, ma potrebbe allo stesso tempo decidere le prossime federali tedesche. In questo momento la maggioranza borghese della Merkel ha un vantaggio piuttosto contenuto sul campo progressista, ma se i liberali della Fdp non riuscissero ad entrare al Bundestag la conferma della cancelleria potrebbe perfino essere messa in discussione.

Vedi anche: Quarter of Germans "want to drop the euro" (Fonte: telegraph.co.uk - 09/04/2013)
[Modificato da marco--- 11/04/2013 09:55]
17/04/2013 07:14
 
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Germania: trionfo a Berlino per i “NO EURO” (Fonte: mattinonline.ch - 15/04/2013)

GERMANIA – Stop Euro! Questa è la parola d’ordine di “Alternativa per la Germania”, il movimento euroscettico tedesco che ieri è stato ufficialmente “battezzato” a Berlino di fronte ad un pubblico strabordante e super entusiasta.

“La Merkel ha tradito la Germania” ha esordito il leader, l’economista Bernd Lucke, che ha poi spiegato come “non è affatto vero che la fine dell’Euro sarebbe la fine dell’Europa, ma è l’esatto contrario e a giovarsene sarebbe non solo Berlino, ma anche i paesi del sud oggi in crisi a causa di una e propria camicia di forza imposta da Bruxelles”.

Grillini tedeschi? No, tutt’altro. Non stiamo parlando del movimento “Pirati” , ma di un nuovo partito ben piantato nella media borghesia e nel ceto produttivo che non vuole la distruzione del sistema, ma soltanto la possibilità di far ripartire l’economia nazionale. Non a caso tra il pubblico, ieri, c’era hans Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria, affiancato da molti imprenditori anche importanti.

Il leader, d’altra parte, è un sostenitore del centrodestra che dice di “aver stracciato la tessera dopo 30 anni di CDU” dopo aver constatato il totale appiattimento della Merkel su politiche economiche UE “assurde e decise sopra la nostra testa da persone neppure elette”.

Il suo braccio destro, konrad Adam, sottolinea che anche la Germania rischia di trovarsi in una condizione di subalternità ad enti sovranazionali e ammonisce. “ La Grecia e altri paesi non decidono più nulla a casa loro senza l’autorizzazione della UE e del FMI, e questo non è tollerabile”.

L’obiettivo sono le elezioni di settembre che vedono la Merkel in gran vantaggio rispetto alla sinistra, ma “Alternativa per la Germania” potrebbe scombinare tutti i piani.

Il 25% degli elettori si dice disposto a votarli e la percentuali degli “euroscettici” e di chi vorrebbe uscire dall’Euro è ancora più alta. La Merkel in tal caso non avrebbe i numeri per governare e dovrebbe scendere a patti, ma Lucke spiega: “Non stringeremo nessuna alleanza con chi non voglia la fine dell’Euro”.
04/05/2013 14:41
 
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Inghilterra: gli euroscettici salgono al 26%
Ringraziando ziomaoziomao per questa segnalazione.

Inghilterra, cresce il partito di Nigel Farage (Fonte: mattinonline.ch - 03/05/2013)

LONDRA – Gli euroscettici aumentano i propri consensi anche in Inghilterra ottenendo uno storico 26% e scavalcando a destra il partito conservatore.

Duro colpo al partito conservatore nelle elezioni locali in Inghilterra dove l’UKIP (Partito per l’Indipendenza del Regno Unito) ottiene il suo più grande successo ottenendo il 26% dei voti.

“Send in the clowns”. Questa è stata la prima dichiarazione di Nigel Farage a Sky News dopo il grande risultando, rispondendo così in maniera ironica alle affermazioni di Kenneth Clarke del Partito Conservatore che affermò che l’UKIP era guidato da una collezione di Clown.

Ottenendo il 26% dei consensi il partito di Nigel Farage ottiene così ben 42 seggi nelle circoscrizioni i cui si è presentato in queste elezioni locali.
[Modificato da marco--- 04/05/2013 14:53]
04/05/2013 18:24
 
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Re: Inghilterra: gli euroscettici salgono al 26%
Inghilterra: trionfo del partito anti-euro alle elezioni locali
mag. 04 ESTERI, Uncategorized no comments

Nigel Farage, leader del partito Ukip, era esultante dopo i risultati dai quali è è emerso che un elettore su quattro ha sostenuto il movimento euroscettico e anti-immigrazione alle elezioni in 35 consigli comunali in Inghilterra e Galles.

L’ascesa del partito è costata cara ai conservatori divenuti pro-gay e molli sull’immigrazione.
Anche in un’elezione suppletiva, nel nord-est dell’Inghilterra, lo Ukip ha sbattuto i Tories al terzo posto e i liberal-democratici al settimo dietro il British National Party.
Lo Ukip ha ottenuto 147 consiglieri eletti, 139 in più rispetto alla volta precedente. Più di un milione di persone hanno votato per lo Ukip.
Nigel Farage il fenomenale portavoce dell’euroscetticismo in Europa e leader del movimento ha detto al Daily Telegraph : “Non posso crederci. Ho avuto tante delusioni. Pensavo di essere il santo patrono delle cause perse.”
Farage ha detto che il sostegno di circa un quarto dell’elettorato è “più di quello che avevo immaginato possibile. Questo è un vero e proprio cambiamento di rotta nella politica britannica.”

“E ‘una giornata piena di fascino per la politica britannica. Qualcosa è cambiato qui. Io so che tutti vorrebbero dire che è solo qualcosa di breve durata – non lo è. C’è qualcosa di veramente fondamentale che è successo qui “

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PS: per chi non sa' chi e' Nigel Farage :

NIGEL FARAGE al parlamento europeo "siete dei criminali" :

www.youtube.com/watch?v=iRewAvPqhjU

invece noi in italia abbiamo questo signore qui, che va' a fare discorsetti mentolati al pappamento UE, sicuramente il suo lavoro di comico l'ha fatto per benino, quelli della commissione stanno ancora ridendo:

www.youtube.com/watch?v=32_qdNKnUGE





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Tra i problemi principali introdotti con l'avvento dell'euro vi è l'aver tolto la possibilità ai singoli paesi dell'euro zona di praticare la "svalutazione competitiva della moneta", spiegato molto bene nel libro Il tramonto dell'euro di Alberto Bagnai.
Oskar Lafontaine tuona contro l’Euro (Fonte: rischiocalcolato.it - di Johnny 88 - 04/05/2013)

In Germania le elezioni si avvicinano e torna a far parlare di se il vecchio leone della sinistra teutonica, Oskar Lafontaine. Personaggio di primo piano della politica teutonica da ormai 30 anni Oskar Lafontaine vanta un invidiabile cursus honorum. Governatore della Saarland dall’85 al ’98, candidato alla cancelleria per la SPD contro Kohl nel 1990, segretario federale della SPD dal ’95 al ’99 e, per pochi mesi, ministro delle finanze del governo Schroeder nel 1998. Dopodiché la rottura con l’eterno rivale. A Lafontaine le politiche neo-liberiste di Schroeder non vanno giù e lascia tutto in aperta polemica con quelle discusse riforme del mercato del lavoro che hanno fatto implodere la socialdemocrazia teutonica.

Lafontaine si ritira dalla vita politica, ma a sorpresa torna di gran carriera per le elezioni federali del 2005. Fonda un suo movimento di stampo populista, la WASG e si allea con la PDS, erede diretta del partito comunista dell’Est in cui Angela Merkel ha a lungo militato. Il risultato della lista “Die Linke” (la sinistra) è oltre le più rosee previsioni. Canalizzando il voto di protesta contro le discusse politiche di Schroeder “Die Linke” ottiene il 9% su scala nazionale raddoppiando i consensi della vecchia PDS e portando per la prima volta la sinistra radicale ad ottenere consistenti risultati anche nella Germania Ovest. Il successo della lista di Lafontaine costringe i due storici Volkspartei a formare la Grosse Koalition. L’esperimento della Grande Coalizione dissangua ulteriormente la socialdemocrazia a favore proprio di “Die Linke” che nel 2009 supera il 12% su scala nazionale, confermando così che la sinistra radicale tedesca non è più solo il partito dei nostalgici della DDR.

Dopo il successo dell’esperimento “Die Linke”, Lafontaine lascia ad altri il timone del partito e sembra ritirarsi di nuovo dalla scena nazionale. Senza di lui però “Die Linke” perde progressivamente consensi a livello nazionale, specie nei Laender dell’Ovest. La sinistra radicale sembra essere tornata al di là del muro, come prima del 2005, vampirizzata dalla concorrenza dei Verdi.

Forse è per salvare le sorti della sua creatura, che priva del capo storico sta tornando nel recinto della DDR, che Lafontaine è clamorosamente tornato in campo. Un post pubblicato pochi giorni fa, in cui Lafontaine sosteneva che fosse giunta l’ora di staccare la spina all’Euro, ha nuovamente acceso i riflettori sull’anziano leader.

Queste le parole dell’ex ministro delle finanze che hanno messo scompiglio nel partito dell’estrema sinistra tedesca

“La moneta comune sarebbe potuta durare nel tempo e gli stati coinvolti avessero seguito una politica salariale comune. Io ho creduto che questo coordinamento fra i Paesi fosse possibile, e per tale ragione negli anni ’90 ho sostenuto l’introduzione dell’euro. I governi europei, però, non hanno corrisposto alle sue attese: nessuno sforzo per armonizzare gli stipendi e per ridurre le diseguaglianze fra le regioni dell’euro-zona. Ciò che è accaduto è stata invece una concorrenza al ribasso delle retribuzioni: in Germania la moderazione salariale ha favorito l’export e la conquista dei mercati dei Paesi dell’Europa meridionale, contribuendo ad aumentare dannose asimmetrie nell’economia continentale.
Nella situazione attuale, il deficit di competitività di stati come Grecia, Portogallo o Spagna può dunque essere recuperato solo in un modo: attraverso una svalutazione reale dei guadagni di operai e impiegati di quei Paesi. In altri termini: con un impoverimento di massa. A meno che, ciascuno stato non abbia nuovamente una propria valuta e si possa tornare alle svalutazioni monetarie. Al posto dell’euro, vi sarebbe un sistema monetario europeo come quello che esisteva fino al 31 dicembre 1998, quando nacque l’Unione economia e monetaria“

Parole dure quelle di Lafontaine che aprono un dibattito interno al partito. Sebbene “Die Linke” sia nettamente la formazione più euroscettica attualmente presente nel Bundestag, la posizione ufficiale del partito è comunque favorevole al mantenimento dell’Euro, almeno per ora. Fatto sta che ora anche in Germania, il paese che la vulgata dipinge spesso come quello che ha guadagnato di più dall’Euro, i sostenitori dell’Euro-soviet si ritrovano accerchiati a destra da “Alternative fur Deutschland” e a sinistra dal ritrovato Lafontaine.
[Modificato da marco--- 05/05/2013 21:44]
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marco---, 5/5/2013 9:29 PM:

Tra i problemi principali introdotti con l'avvento dell'euro vi è l'aver tolto la possibilità ai singoli paesi dell'euro zona di praticare la "svalutazione competitiva della moneta", spiegato molto bene nel libro Il tramonto dell'euro di Alberto Bagnai.
Oskar Lafontaine tuona contro l’Euro (Fonte: rischiocalcolato.it - di Johnny 88 - 04/05/2013)

In Germania le elezioni si avvicinano e torna a far parlare di se il vecchio leone della sinistra teutonica, Oskar Lafontaine. Personaggio di primo piano della politica teutonica da ormai 30 anni Oskar Lafontaine vanta un invidiabile cursus honorum. Governatore della Saarland dall’85 al ’98, candidato alla cancelleria per la SPD contro Kohl nel 1990, segretario federale della SPD dal ’95 al ’99 e, per pochi mesi, ministro delle finanze del governo Schroeder nel 1998. Dopodiché la rottura con l’eterno rivale. A Lafontaine le politiche neo-liberiste di Schroeder non vanno giù e lascia tutto in aperta polemica con quelle discusse riforme del mercato del lavoro che hanno fatto implodere la socialdemocrazia teutonica.

Lafontaine si ritira dalla vita politica, ma a sorpresa torna di gran carriera per le elezioni federali del 2005. Fonda un suo movimento di stampo populista, la WASG e si allea con la PDS, erede diretta del partito comunista dell’Est in cui Angela Merkel ha a lungo militato. Il risultato della lista “Die Linke” (la sinistra) è oltre le più rosee previsioni. Canalizzando il voto di protesta contro le discusse politiche di Schroeder “Die Linke” ottiene il 9% su scala nazionale raddoppiando i consensi della vecchia PDS e portando per la prima volta la sinistra radicale ad ottenere consistenti risultati anche nella Germania Ovest. Il successo della lista di Lafontaine costringe i due storici Volkspartei a formare la Grosse Koalition. L’esperimento della Grande Coalizione dissangua ulteriormente la socialdemocrazia a favore proprio di “Die Linke” che nel 2009 supera il 12% su scala nazionale, confermando così che la sinistra radicale tedesca non è più solo il partito dei nostalgici della DDR.

Dopo il successo dell’esperimento “Die Linke”, Lafontaine lascia ad altri il timone del partito e sembra ritirarsi di nuovo dalla scena nazionale. Senza di lui però “Die Linke” perde progressivamente consensi a livello nazionale, specie nei Laender dell’Ovest. La sinistra radicale sembra essere tornata al di là del muro, come prima del 2005, vampirizzata dalla concorrenza dei Verdi.

Forse è per salvare le sorti della sua creatura, che priva del capo storico sta tornando nel recinto della DDR, che Lafontaine è clamorosamente tornato in campo. Un post pubblicato pochi giorni fa, in cui Lafontaine sosteneva che fosse giunta l’ora di staccare la spina all’Euro, ha nuovamente acceso i riflettori sull’anziano leader.

Queste le parole dell’ex ministro delle finanze che hanno messo scompiglio nel partito dell’estrema sinistra tedesca

“La moneta comune sarebbe potuta durare nel tempo e gli stati coinvolti avessero seguito una politica salariale comune. Io ho creduto che questo coordinamento fra i Paesi fosse possibile, e per tale ragione negli anni ’90 ho sostenuto l’introduzione dell’euro. I governi europei, però, non hanno corrisposto alle sue attese: nessuno sforzo per armonizzare gli stipendi e per ridurre le diseguaglianze fra le regioni dell’euro-zona. Ciò che è accaduto è stata invece una concorrenza al ribasso delle retribuzioni: in Germania la moderazione salariale ha favorito l’export e la conquista dei mercati dei Paesi dell’Europa meridionale, contribuendo ad aumentare dannose asimmetrie nell’economia continentale.
Nella situazione attuale, il deficit di competitività di stati come Grecia, Portogallo o Spagna può dunque essere recuperato solo in un modo: attraverso una svalutazione reale dei guadagni di operai e impiegati di quei Paesi. In altri termini: con un impoverimento di massa. A meno che, ciascuno stato non abbia nuovamente una propria valuta e si possa tornare alle svalutazioni monetarie. Al posto dell’euro, vi sarebbe un sistema monetario europeo come quello che esisteva fino al 31 dicembre 1998, quando nacque l’Unione economia e monetaria“

Parole dure quelle di Lafontaine che aprono un dibattito interno al partito. Sebbene “Die Linke” sia nettamente la formazione più euroscettica attualmente presente nel Bundestag, la posizione ufficiale del partito è comunque favorevole al mantenimento dell’Euro, almeno per ora. Fatto sta che ora anche in Germania, il paese che la vulgata dipinge spesso come quello che ha guadagnato di più dall’Euro, i sostenitori dell’Euro-soviet si ritrovano accerchiati a destra da “Alternative fur Deutschland” e a sinistra dal ritrovato Lafontaine.




Attenzione che Lafontaine da buon sinistrato e' sempre stato a libro paga dell'eurocrazia, era proprio lui poco piu' di 10 anni fa' a ragliare a squarciagola per il "superamento degli stati nazionali", senza farsi mancare nulla del repertorio dell'euro taliban.

Ha portato il suo partito ad essere zerbino dell'euro delirio e oggi se ne esce con una spettacolare inversione ad U sul tema !??! [SM=g7628]

Secondo me' lo fa' solo su chiamata della commissione per togliere voti ad “Alternative fur Deutschland”, quelli si' che fanno paura.

Cosi' i sinistronzoli voteranno di nuovo il buon Lafontaine che sapra' benissimo cosa fare del loro voto, quello che ha fatto sinora.


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21/05/2013 11:14
 
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Ecco l’Europa che cresce (senza Euro) e quella che va a ramengo (Fonte: rischiocalcolato.it - di L'indipendenza - 18/05/2013)

Guardate queste cartina, parla meglio di qualsiasi commento sulla situazione economica dell’Europa. La maggior parte dei Paesi della zona Euro sono in recessione (colorazione rossa) oppure registrano una crescita del Pil tra lo 0 e l’1%. Due soli Paesi che hanno la moneta unica registra una crescita superiore al 2% e sono la Slovacchia e l’Estonia. Tutti gli altri in verde (crescita appunto superiore al 2%) o sono fuori dalla Ue o ne fanno parte ma non hanno ancora adottato la moneta unica, tipo la Polonia che non entrerà prima del 2015 o la Lituania che ha già detto che l’ingresso nel 2014 è irrealistico.

21/05/2013 16:53
 
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UHAHAHAHAA [SM=g7560]

bellissima la cartina degli euro falliti, bel colore il rosso.

una cosa carina, che dimostra come anche nel mitico vahalla del nord europa ci siano un bel pò di tafazzi


La Finlandia divenne membro dell'Unione Europea nel 1995 ed è l'unico Paese scandinavo ad aver adottato l'euro come moneta



rosso in finlandia ! [SM=g7802]

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21/05/2013 16:55
 
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Sono ancora vivo ........

.......a presto!!

--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
31/05/2013 11:28
 
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4 Premi Nobel (Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph Stigliz, Amartya Sen): "l’Euro e’ una patacca"
(Fonte: rischiocalcolato.it - di GPG Imperatrice - 03/06/2013)

Quattro Premi Nobel per l’economia, di diverse ideologie, ci dicono tutti la stessa cosa: l’Euro e’ una patacca.
Partiamo da Paul Krugman che ci spiega perche’: "L’euro è campato in aria"

...penso che l’euro fosse un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica. Ma una volta abbandonate le valute nazionali avete perso moltissimo in flessibilità. Non è facile rimediare alla perdita di margini di manovra. In caso di crisi circoscritta esistono due rimedi: la mobilità della manodopera per compensare la perdita di attività e soprattutto l’integrazione fiscale per ripianare la perdita di entrate. Da questa prospettiva, l’Europa era molto meno adatta alla moneta unica rispetto agli Stati Uniti. Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla immobiliare e uno stesso crollo. Ma la popolazione della Florida ha potuto cercare lavoro in altri stati meno colpiti dalla crisi. Ovunque l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in Europa non è così.

...l’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea. ... Ricordiamoci però una cosa: l’Europa non è in declino. È un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.

Passiamo a Milton Friedman, che gia’ nel 1998 spiegava che la Moneta Unica e’ un Soviet e Bruxelles e Francoforte prenderanno il posto del Mercato

Niente di sbagliato, in generale, a volere un’unione monetaria. Ma in Europa c’e’ gia’ ed e’ quella esistente di fatto tra Germania, Austria e Paesi del Benelux. Niente vieta che, se ci tiene, l’Italia aderisca a quella. Il resto e’ una costruzione non democratica".

Piu’ che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza piu’ seria, pero’, e’ che l’euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre piu’ accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guidera’ in futuro vanno in questa direzione dirigista.....

...Ma non vedo la flessibilita’ dell’economia e dei salari e l’omogeneita’ necessaria tra i diversi Paesi perche’ sia un successo. Se l’Europa sara’ fortunata e per un lungo periodo non subira’ shock esterni, se sara’ fortunata e i cittadini si adatteranno alla nuova realta’, se sara’ fortunata e l’economia diventera’ flessibile e deregolata, allora tra 15 o 20 anni raccoglieremo i frutti dati dalla bendizione di un fatto positivo. Altrimenti sara’ una fonte di guai".

Cosa prevede succedera’? Una riduzione della liberta’ di mercato. A Francoforte siedera’ un gruppo di banchieri centrali che decidera’ i tassi d’interesse centralmente. Finora, le economie, come quella italiana, avevano una serie di liberta’, fino a quella di lasciar muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno piu’ quell’opzione. L’unica opzione che resta e’ quella di fare pressione sulla Ue a Bruxelles perche’ fornisca assistenza di bilancio e sulla Banca centrale europea a Francoforte perche’ faccia una politica monetaria favorevole. Aumenta cioe’ il peso dei governi e delle burocrazie e diminuisce quello del mercato. Sarebbe meglio fare come alla fine del secolo scorso, quando, col Gold Standard, l’Europa aveva gia’ una moneta unica, l’oro: col vantaggio che non aveva bisogno di una banca centrale.

...Quello che c’e’ da dire sul mercato unico, piuttosto, e’ che e’ reso piu’ complicato proprio dall’Unione monetaria che rende piu’ difficili le reazioni delle economie, toglie loro strumenti e le rende piu’ dipendenti dalle burocrazie".

Passiamo a Joseph Stiglitz, che ci spiega che l’Euro, o cambia oppure è meglio lasciarlo morire

Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso. Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso.

Mentre i leader europei si nascondono al mondo, la realtà è che gran parte dell’Unione europea è in depressione. La perdita di produzione in Italia dall’inizio della crisi è pari a quella registrata negli anni ’30. ...

...La realtà tuttavia è che la cura non sta funzionando e non c’è alcuna speranza che funzioni; o meglio che funzioni senza comportare danni peggiori di quelli causati dalla malattia..... L’Europa ha bisogno di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali. ....E’ poi necessaria un’unione bancaria, ma deve essere una vera unione con un unico sistema di assicurazione dei depositi, delle procedure risolutive ed un sistema di supervisione comune. Inoltre, sarebbero necessari gli Eurobond o uno strumento simile.

I leader europei riconoscono che senza la crescita il peso del debito continuerà a crescere e che le sole politiche di austerità sono una strategia anti-crescita. Ciò nonostante, sono passati diversi anni e non è stata ancora presentata alcuna proposta di una strategia per la crescita sebbene le sue componenti siano già ben note, ovvero delle politiche in grado di gestire gli squilibri interni dell’Europa e l’enorme surplus esterno tedesco che è ormai pari a quello della Cina (e più alto del doppio rispetto al PIL). In termini concreti, ciò implica un aumento degli stipendi in Germania e politiche industriali in grado di promuovere le esportazioni e la produttività nelle economie periferiche dell’Europa.

Quello che non può funzionare, almeno per gran parte dei paesi dell’eurozona, è una politica di svalutazione interna (ovvero una riduzione degli stipendi e dei prezzi) in quanto una simile politica aumenterebbe il peso del debito sui nuclei familiari, le aziende ed il governo (che detiene un debito prevalentemente denominato in euro).

I leader europei continuano a promettere di fare tutto il necessario per salvare l’euro. La promessa del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, di fare "tutto il necessario" ha garantito un periodo di tregua temporaneo. Ma la Germania si è opposta a qualsiasi politica in grado di fornire una soluzione a lungo termine tanto da far pensare che sia sì disposta a fare tutto tranne quello che è necessario.

E’ vero, l’Europa ha bisogno di riforme strutturali come insiste chi sostiene le politiche di austerità. Ma sono le riforme strutturali delle disposizioni istituzionali dell’eurozona e non le riforme all’interno dei singoli paesi che avranno l’impatto maggiore. Se l’Europa non si decide a voler fare queste riforme, dovrà probabilmente lasciar morire l’euro per salvarsi.

L’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno strumento per arrivare ad un fine non un fine in sé stesso. L’elettorato europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato.

Ed infine passiamo ad Amartya Sen, con la recentissima intervista "Che orribile idea l’euro"

«...Mi preoccupa molto di più quello che succede in Europa, l’effetto della moneta unica. Era nata con lo scopo di unire il continente, ha finito per dividerlo».

«L’euro è stato un’idea orribile.
Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme. Hanno un effetto-rottura invece che di legame. Le tensioni che si sono create sono l’ultima cosa di cui ha bisogno l’Europa. ....».

«Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell’economia, cioè più disoccupazione, la rottura dei sindacati, il taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo».

«È successo che a quell’errore è stata data la risposta più facile e più sbagliata, si sono fatte politiche di austerità. L’Europa ha bisogno di riforme: pensioni, tempo di lavoro, eccetera. E quelle vanno fatte, soprattutto in Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Ma non hanno niente a che fare con l’austerità. È come se avessi bisogno di aspirina ma il medico decide di darmela solo abbinata a una dose di veleno: o quella o niente. No, le riforme si fanno meglio senza austerità, le due cose vanno separate».

«La Germania ha sicuramente beneficiato della moneta unica. Oggi abbiamo un euro-marco sottovalutato e una euro-dracma sopravvalutata, se così si può dire. Ma non credo che ci sia uno spirito del male tedesco. Non ci sono malvagi in questa cosa terribile che sta succedendo. È che hanno sbagliato anche i tedeschi. E si è finiti con la Germania denigrata...».

CONCLUSIONI

Che’ l’EURO fosse un esperimento destinato al fallimento, c’era chi ce lo diceva gia’ nel 1971: L’Economista Kaldor nel 1971 spiegava con precisione millimetrica il perche’ l’Euro avrebbe fatto collassare il sistema

I nostri lettori sanno gia’ le ragioni della crisi: Esclusiva – L’Intervista in forma integrale all’economista Alberto Bagnai – Euro e Crisi

Abbiamo visto che ogni studio ci dice che un ritorno a Valuta Nazionale e’ conveniente per l’Italia ( Esclusiva Analisi: simulazione di cosa accadrebbe con e senza EURO ), ed un pessimo affare per la Germania ( Studio "Bertelsmann Stiftung": in caso di rottura dell’EURO grossi guai per la Germania ).

Abbiamo analizzato il perche’ della Crisi ( Capire la Crisi dell’Europa in 80 slides ), spiegato perche’ all’italia conviene uscire ( EURO: Analisi di dettaglio del perche’ all’Italia conviene uscire ), analizzato la svalutazione del 1992 ( Analisi della Svalutazione del 1992-1995 ) e spiegato perche’ necessario farne un’altra in termini difensivi (La necessità di una bella svalutazione difensiva ).

Abbiamo demolito una per una le argomentazioni dei fautori dell’EURO ( Fact Checking alle argomentazioni pro-euro: smontiamole una ad una ).

Infine abbiamo spiegato cio’ che i Nobel hanno ribadito, cioe’ che l’Euro e’ il vero nemico dell’Europa ( Meglio l’Europa o l’Euro ? ), e spiegato perche’ alla fine il Leviatano Sovietico-Burocratico crollera’ (Ecco perche’ la DISGREGAZIONE dell’EURO e’ lo scenario piu’ probabile).
[Modificato da marco--- 03/06/2013 21:48]
30/08/2013 14:49
 
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Claudio Borghi - L'ultima parola (Published on Jun 22, 2013)

[Modificato da marco--- 30/08/2013 14:50]
20/10/2013 11:22
 
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Da "Rischio Calcolato forum" riporto il commento dell'utente zummze sulla "questione euro", i miei personali complimenti a questa tanto lucida quanto realistica analisi dell'attuale situazione economica.
zummze - 20/10/2013 10:49

Cari Alcantara e Sylvestro
Ho letto la discussione di questo tread-
Ho letto anche il libro di Bagnai DUE VOLTE : Voi che lo irridete tanto, avete fatto altrettanto? Attendo risposta specifica.
Sto leggendo il libro di Luciano Barra Caracciolo (tanto affascinante quanto difficile per chi non è giurista).
Ma voi che siete contro l'uscita dall'euro, cosa proponente per uscire da questo sfracello?
1) Attendere e sperare, ovvero altri 7 anni di recessione al 2%??
2) Diventare tutti tedeschi domani mattina?? Postate almeno la ricetta della pozione magica, e possibilmente fate indire un referendum sul se vogliamo berla, perchè sapete, non vedo da nessuna parte la fila di popoli che vogliono diventare una fotocopia dei germanici (e ve lo dice uno che ha vissuto anni in UK)
3) Fare tutte le RIIIFFFOORMEEE che non abbiamo mai fatto? Anche questa, a parte forse ulteriore deflazione salariale e lo smantellamento degli ultimi diritti (che ahimè i giovani, nella loro ignoranza, sono stati educati a chiamare privilegi solo perchè a loro sono stati tolti quando erano nella culla..) la vedo da pozione magica come la proposta di cui al punto 2.

Chi dice che la valuta unica ci ha rovinato NON DICE che se usciamo e riprendiamo possesso della Banca d'Italia diventiamo magicamente il paese del bengodi. NON DICE CHE BASTA STAMPARE BANCONOTE A MANETTA.
DICE SOLAMENTE che smetteremmo di dissanguarci per stare dietro ad una valuta estremamente sopravvalutata per la nostra economia
, dice che svalutando "fregheremmo" di un 20% i detentori esteri del nostro debito (e cari miei, se rubare è reato, riuscire a fregare uno strozzino non lo è mai stato
, se sapete cosa è successo dal divorzio della Banca d'Italia dal Tesoro in poi). Dice che poi tutta la meccanica del debito pubblico tornerebbe su binari più sostenibili (proprio perchè condizionata da un paese Sovrano).

Avere una valuta propria VALUTATA (lo dice la parola stessa madonna mia!!) per quello che è il valore reale dell'economia in cui circola è l'unico vero strumento di politica monetaria e di correzione delle asimmetrie fra economie diverse che sia mai esistito. Se questo non fosse vero, allora perchè non fare adottare l'euro anche al Nord Africa, cosi' con un po' di sacrifici e riforme fra vent'anni saranno come la Germania pure loro?? E se la valuta fosse solo un neutro "strumento di pagamento" allora perchè UK si tiene strettissima la sua sterlina, Svizzera il suo franco, USA il suo dollaro (debolissimo tra l'altro, guarda caso...)?.
Gli italiani hanno mille difetti (che, per inciso, avevano tali e quali anche prima dell'euro ma che, pur essendo di certo un freno a migliori risultati, non sono mai stati causa di nessuno sfracello, quindi io non mi bevo nè mai mi berrò spiegazioni moralistiche a questioni economiche), ma vorrei far notare che non siamo proprio gli ultimi della fila e che se sbattessimo il pugno sul tavolo non faremmo che i nostri interessi.
Come dice benissimo la Le Pen, se vogliamo uscire dall'Euro o denunciare qualcosa degli assurdi trattati Europei che fanno, ci mandano i carrarmati??!?! Fanno schizzare gli interessi al 99% e lo spread a 1500??? Mettono le dogane??? Ma non vedete che cosi affonderebbero immediatamente insieme a noi??
Cari Voi, non so che mestiere facciate, ma il sottoscritto lavora in un'azienda metalmeccanica ITALIANA e fornisce alla Germania IL CIQUANTA PER CENTO EUROPEO del materiale necessario per fare guarnizioni auto. Ma lo sapete che se per qualche motivo politico / finanziario la mia azienda ITALIANA dovesse smettere di fornire il mercato tedesco, l'industria dell'auto in Germania (fra le più importanti del Paese) e tutto il suo indotto si blocca nel giro di 15 giorni??? E non dite che comprerebbero da altri: noi siamo diventati i maggiori fornitori europeri in 15 anni, e per questo altri hanno smantellato o fortemente ristrutturato, quindi nessuno a breve sarebbe in grado di sostituirci appieno. E mi immagino solo quanti altri casi similari ci sono. Quindi nessuna paura, non possono nè vorranno farci troppa bua :-)
Quello che è prioritario, e non so se lo capite, è fermare al più presto la de-industrializzazione del nostro Paese: essa è mille volte più perniciosa di cento terremoti, perchè le case e i ponti distrutti basta riscostruirli e dopo tre anni sono di nuovo lì più belli di prima, ma una industria che chiude CHIUDE PER SEMPRE. E l'Euro, troppo sopravvalutato per la nostra economia, sta UCCIDENDO le nostre aziende. PER SEMPRE.
20/10/2013 13:49
 
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Proviamo a ragionare sull'uscita dall'Euro
Ho notato che quando provi a mettere sul piatto questo argomento ci sono commenti di segno opposto:

- Tabu: non si può neanche mettere in discussione, questa ipotesi, sarebbe il fallimento di tutto, il disastro il ritorno alla vita nelle caverne...

- Eresia: non sai quello che dici, e giù una sfilza di motivazioni tecnico-economiche a dimostrare in modo incontrovertibile che una tale ipotesi andrebbe contro tutte le logiche di sopravvivenza dei conti pubblici e dell'economia del paese

- Soluzione positiva: alcuni contrarian vedono in questa strada la soluzione dei nostri problemi.

Una cosa certa è che nel mondo può succedere di tutto, quindi potrebbe anche saltare per aria l'Euro ed a quel punto il ritorno alle monete nazionali sarebbe automatico.

È anche certo che dall'avvento dell'Euro le cose vanno molto peggio per tutti, ci siamo impoveriti tutti, c'è stato una forte concentrazione della ricchezza a scapito della classe media e le prospettive a medio termine sono negative.

Altro fatto è che tutte le nazioni Europee che non hanno aderito all'Euro stanno mediamente meglio.

Siccome sono portato a pensare che quando l'establishment che controlla la politica e la comunicazione (e questa è una certezza) fa di tutto per soffocare nella culla ogni movimento d'opinione che prova ad esplorare questa ipotesi, c'è una convenienza precisa a suo vantaggio e quindi a mio svantaggio, mi piacerebbe capire se veramente se una eventuale uscita dall'Euro sarebbe così catastrofica e non ci potessero essere invece dei vantaggi a lungo termina per la gente comune, per chi produce ed oggi sostiene un sistema che evidentemente non funziona.

E se poi dovesse accadere che l'Euro si smonta da solo, sarebbe meglio essere preparati ed aver messo in sicurezza per tempo i risparmi e l'attività, nei limiti del possibile, per evitare di trovarsi con il cerino in mano perché in quel momento potete star certi che tutti i predicatori dell'establishment avrano già manovrato per mettere le mani su tutto il pappabile.

Infatti in questi anni la propaganda politica ci ha propinato un sacco di balle colossali, come magistralmente raccontato nel servizio di Report.

goo.gl/j3txPG

E infatti c'è chi gufa sull'Italia, come si evince da questo articolo catastrofico ma argomentato della London School of economics sul futuro dell'Italia: goo.gl/P15hEA

In questo scenario, quando sento questi stessi personaggi, politici, economisti, inorridirsi di fronte allo scenario dei ritorno ad un assetto di stato sovrano anche nell'emissione della moneta, mi sorge il dubbio che per me ci sia la fregaura.

[Modificato da fede49 20/10/2013 14:26]
21/10/2013 04:11
 
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Re: Proviamo a ragionare sull'uscita dall'Euro
fede49, 10/20/2013 1:49 PM:

Ho notato che quando provi a mettere sul piatto questo argomento ci sono commenti di segno opposto:

- Tabu: non si può neanche mettere in discussione, questa ipotesi, sarebbe il fallimento di tutto, il disastro il ritorno alla vita nelle caverne...

- Eresia: non sai quello che dici, e giù una sfilza di motivazioni tecnico-economiche a dimostrare in modo incontrovertibile che una tale ipotesi andrebbe contro tutte le logiche di sopravvivenza dei conti pubblici e dell'economia del paese

- Soluzione positiva: alcuni contrarian vedono in questa strada la soluzione dei nostri problemi.

Una cosa certa è che nel mondo può succedere di tutto, quindi potrebbe anche saltare per aria l'Euro ed a quel punto il ritorno alle monete nazionali sarebbe automatico.

È anche certo che dall'avvento dell'Euro le cose vanno molto peggio per tutti, ci siamo impoveriti tutti, c'è stato una forte concentrazione della ricchezza a scapito della classe media e le prospettive a medio termine sono negative.

Altro fatto è che tutte le nazioni Europee che non hanno aderito all'Euro stanno mediamente meglio.

Siccome sono portato a pensare che quando l'establishment che controlla la politica e la comunicazione (e questa è una certezza) fa di tutto per soffocare nella culla ogni movimento d'opinione che prova ad esplorare questa ipotesi, c'è una convenienza precisa a suo vantaggio e quindi a mio svantaggio, mi piacerebbe capire se veramente se una eventuale uscita dall'Euro sarebbe così catastrofica e non ci potessero essere invece dei vantaggi a lungo termina per la gente comune, per chi produce ed oggi sostiene un sistema che evidentemente non funziona.

E se poi dovesse accadere che l'Euro si smonta da solo, sarebbe meglio essere preparati ed aver messo in sicurezza per tempo i risparmi e l'attività, nei limiti del possibile, per evitare di trovarsi con il cerino in mano perché in quel momento potete star certi che tutti i predicatori dell'establishment avrano già manovrato per mettere le mani su tutto il pappabile.

Infatti in questi anni la propaganda politica ci ha propinato un sacco di balle colossali, come magistralmente raccontato nel servizio di Report.

goo.gl/j3txPG

E infatti c'è chi gufa sull'Italia, come si evince da questo articolo catastrofico ma argomentato della London School of economics sul futuro dell'Italia: goo.gl/P15hEA

In questo scenario, quando sento questi stessi personaggi, politici, economisti, inorridirsi di fronte allo scenario dei ritorno ad un assetto di stato sovrano anche nell'emissione della moneta, mi sorge il dubbio che per me ci sia la fregaura.




Non dimentichiamo che secondo gli ultimi sondaggi quasi il 40% degli italiani e' entusiasta per l'euro !
In un simile disastro c'e' ancora tutta queste gente che se si beve le balle europee a tracanna.

Fede,
ma per curiosita' ...

ma che vogliono fare i M5s per l'uscita o meno dall'euro ?
perche' sembra che sinora i m5s hanno avuto altro da fare in parlamento, come le pregne battaglie per gli scontrini e i diritti gay o le votazioni deliranti come togliere il reato di clandestinita' con tanto di magrebino m5s messo in parlamento a fare di contorno...

Per questioni come l'euro e l'ue i "pappamentari" m5s non si sono profusi nelle loro tradizionali lotte come arrampicati sui tetti del parlamento o slinguarsi e/o spogliarsi in pubblico ( wow ! che battaglie politiche ! ).

Nessuno ha capito cosa propongono i signori stellati, se non che hanno le idee molto confuse.

Al contrario di lepen in francia mi sembra che nel m5s regni la confusione piu' totale.






[Modificato da ziomaoziomao 21/10/2013 04:18]

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Re: Re: Proviamo a ragionare sull'uscita dall'Euro
ziomaoziomao, 21/10/2013 04:11:



Non dimentichiamo che secondo gli ultimi sondaggi quasi il 40% degli italiani e' entusiasta per l'euro !
In un simile disastro c'e' ancora tutta queste gente che se si beve le balle europee a tracanna.

Fede,
ma per curiosita' ...

ma che vogliono fare i M5s per l'uscita o meno dall'euro ?
perche' sembra che sinora i m5s hanno avuto altro da fare in parlamento, come le pregne battaglie per gli scontrini e i diritti gay o le votazioni deliranti come togliere il reato di clandestinita' con tanto di magrebino m5s messo in parlamento a fare di contorno...

Per questioni come l'euro e l'ue i "pappamentari" m5s non si sono profusi nelle loro tradizionali lotte come arrampicati sui tetti del parlamento o slinguarsi e/o spogliarsi in pubblico ( wow ! che battaglie politiche ! ).

Nessuno ha capito cosa propongono i signori stellati, se non che hanno le idee molto confuse.

Al contrario di lepen in francia mi sembra che nel m5s regni la confusione piu' totale.









Io non me la sento di giudicare i Grillni,
è gente comune, catapultata in una specie di girone dantesco dell'ignominia, corruzione, faccendierismo, che Roma ai tempi di Nerone in confronto era la Svizzera. Vorrei vedere altri al loro posto cosa avrebbero potuto combinare. Qui siamo tutti bravi a criticare...
Grillo invece è tutt'altro che pirla, non fosse per altro perché si documenta ed anticipa sempre con un paio d'anni i grandi botti che di fatto poi toccano le nostre tasche, dal caso Parmalat, Telecom, Alitalia, ecc. Tutti gli altri commentatori sono bravi a criticare a posteriori. A propositi vatti a rileggere il suo ultimo post sul prelievo forzoso del 10% a sua detta in cottura, e toccati le p..e che non succeda davvero.
Sul Grillo politico non ho un'opinione precisa, ben venga comunque un disturbatore del potere bieco certamente rappresentato da tutti quelli che hanno governato e governano l'Italia.
Su Lepen mi astengo.

[Modificato da fede49 21/10/2013 11:27]
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Re: Re: Re: Proviamo a ragionare sull'uscita dall'Euro
fede49, 10/21/2013 11:24 AM:



Io non me la sento di giudicare i Grillni,
è gente comune, catapultata in una specie di girone dantesco dell'ignominia, corruzione, faccendierismo, che Roma ai tempi di Nerone in confronto era la Svizzera. Vorrei vedere altri al loro posto cosa avrebbero potuto combinare. Qui siamo tutti bravi a criticare...
Grillo invece è tutt'altro che pirla, non fosse per altro perché si documenta ed anticipa sempre con un paio d'anni i grandi botti che di fatto poi toccano le nostre tasche, dal caso Parmalat, Telecom, Alitalia, ecc. Tutti gli altri commentatori sono bravi a criticare a posteriori. A propositi vatti a rileggere il suo ultimo post sul prelievo forzoso del 10% a sua detta in cottura, e toccati le p..e che non succeda davvero.
Sul Grillo politico non ho un'opinione precisa, ben venga comunque un disturbatore del potere bieco certamente rappresentato da tutti quelli che hanno governato e governano l'Italia.
Su Lepen mi astengo.




Ciao Fede,

Il problema e' che grillo non disturba un bel tubo al potere "bieco", al massimo fa' ridere e lo fa' molto bene.

a forza di starnazzare senza nessuna idea politica si vedono i risultati, purtroppo i bei sentimenti senza ne' capo ne' coda dei grillini li pagheranno con il sangue un'intera generazione di italiani.

l'ennesima occasione persa, mai fiducia fu' piu' mal riposta.



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Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell’EURO? SI 48%, NO 45%
Ringraziando ancora una volta zummze del forum RC per questa segnalazione.

Sondaggio esclusivo Scenarieconomici.it: Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell’EURO? SI 48%, NO 45% (Fonte: rischiocalcolato.it - 27/10/2013)

[Modificato da marco--- 27/10/2013 20:16]
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Rapporto Mediobanca (Telegraph): “all’Italia conviene uscire dall’Euro”


scenarieconomici.it
Articolo interessantissimo:

Conclusioni:

L’Italia non è un caso disperato. La sua posizione patrimoniale netta sull’estero è – 30% del PIL, rispetto al – 92% per la Spagna , e – 100% per il Portogallo. Ha un debito ipotecario molto basso. La ricchezza mediana degli italiani è di € 173.500, che li rende quattro volte più ricchi dei tedeschi, a 51.400 €.

L’Italia è il più virtuoso dei grandi Stati UEM, con un avanzo primario di 2.5% del PIL. Questo naturalmente significa che può lasciare l’euro quando vuole, senza incorrere in una crisi di finanziamento, ed è abbastanza grande da superare lo shock.

Alla fine, tutto si riduce agli umori del paese. C’è stato un tempo in cui in Italia la causa dell’Europa era indiscussa, ma la lunga crisi ha avuto un prezzo. Un sondaggio Ipsos questa settimana ha rilevato che un record del 74% di italiani sono insoddisfatti dell’euro. Ormai si tratta di un matrimonio senza amore. Un altro battibecco con Berlino, e diventerà un aspro conflitto.

[Modificato da pax2you 05/11/2013 14:25]
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