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Stati sull’orlo della bancarotta.

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2010 15:45
04/05/2010 09:04
 
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Che cosa succede ai cittadini?

scheda di Repubblica-Espresso


Stati sull’orlo della bancarotta. Che cosa succede ai cittadini?

di Mauro Munafò

La recente crisi economica greca ha riportato l’attenzione sul pericolo che una nazione dichiari "fallimento". Ma spesso è difficile capire gli effetti concreti per i cittadini. Con l'aiuto di un esperto abbiamo cercato di capire cosa succede a risparmi e servizi pubblici

Quali sono gli effetti per le persone quando uno stato fallisce? La recente crisi economica greca ha riportato l’attenzione sul pericolo che una nazione dichiari “bancarotta”, ma è spesso difficile capire gli effetti reali per i cittadini di fronte a un evento del genere. Per rispondere alle domande più pratiche abbiamo consultato il professore Paolo Manasse, docente di Macroeconomia e di Politica Economica Internazionale all'Università di Bologna (qui la sua pagina personale e qui il suo blog) e grazie alle sue risposte abbiamo realizzato questa scheda riassuntiva.


Cosa significa fallimento per uno stato? E chi lo dichiara?

Il fallimento di uno stato indica che quel paese non è più in grado di far fronte ai debiti e agli interessi che maturano su questi. A dichiarare questa insolvenza può essere il governo o vari indicatori internazionali. Uno dei più riconosciuti è quello di Standard & Poor.


Cosa fa lo stato quando fallisce?

A differenza del fallimento di una banca o di un’azienda, non esiste un tribunale che può costringere uno stato a pagare i suoi debiti e le istituzioni internazionali non possono comunque violare la sovranità di un paese. E’ importante però capire che un “default” (termine con cui si indica un fallimento) non è mai totale, ma ci sono diversi livelli. Per semplificare, un paese punta sempre a “ristrutturare” un debito, ovvero cerca di raggiungere un accordo per cui invece di restituire la cifra pattuita, restituisce una cifra inferiore o spalmata su più anni.


Quali sono gli effetti sui dipendenti pubblici? E sulle tasse?

Se uno stato non ha più soldi con cui pagare i debiti, deve agire necessariamente sui suoi conti. Questo può avvenire in due modi: aumentare le entrate (alzando le tasse) o tagliare le spese. Nel secondo caso le voci più importanti sono tre: salari dei dipendenti pubblici, pensioni e sanità. E’ quindi inevitabile che il governo agirà con forza su queste tre voci. Tanto per riferirsi all’esempio greco, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati tagliati di oltre il 20% e l’Iva alzata di 2 punti (e forse salirà ancora).


E sui servizi pubblici?

Il discorso fatto per le persone vale anche per i servizi. Se lo stato deve tagliare le spese, agirà con riduzioni dei salari e degli organici dell’amministrazione, influendo negativamente su tutti i servizi erogati. Sanità e pensioni sono due delle voci più “costose” del bilancio statale ed è assai probabile che finiscano per essere ridimensionate.


Che succede a chi ha dei titoli di stato, bot ecc?

Innanzitutto la cedola, che permette di incassare ogni anno una certa quota di interessi, non viene corrisposta, del tutto o in parte. Al momento della scadenza del titolo inoltre non si potrà più tornare in possesso del proprio investimento. A questo punto però è probabile che lo stato agisca invitando a una ristrutturazione del titolo. In poche parole: ti ridò qualcosa domani perché oggi non mi è possibile. In ogni caso un evento del genere porta al crollo o all’azzeramento del valore del titolo, con possibilità pressoché nulle di rivenderlo.


C’è un pericolo per i conti correnti? Sono garantiti?

La situazione è piuttosto complessa. Se lo stato non può pagare le banche con cui ha contratto un debito (perché magari hanno comprato titoli di stato), queste inevitabilmente si trovano senza liquidità e rischiano di fallire a loro volta. A tutto questo si deve aggiungere il piano psicologico dei mercati: se c’è il sentore di un fallimento, parte l’assalto agli sportelli e non c’è istituto che possa resistere al prelievo contemporaneo di buona parte dei suoi clienti. La copertura di garanzia dei conti correnti, decisa dalla banche centrali, non è mai totale e in caso di una crisi delle proporzioni di un fallimento di uno stato, non è detto che si trovino davvero le risorse per sostenerle.


E per i mutui?

Anche qui dipende dalla banca. L'immobile resta di proprietà di chi ha acceso il mutuo, ma se l’istituto dichiara bancarotta, verrà nominato un liquidatore e le rate dovranno essere corrisposte ai creditori della banca insolvente. E’ anche vero che, come dimostrato dall’esempio americano, in caso di crisi generale il valore del mercato immobiliare potrebbe crollare tanto da rendere non conveniente continuare a pagare il mutuo con i prezzi fissati in periodo di stabilità. Se ad essere insolvente è invece chi ha acceso il mutuo, è l'istituto bancario che può vendere l'immobile per rifarsi dei crediti non riscossi.

(2 Maggio 2010)

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04/05/2010 09:53
 
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(sylvestro), 04/05/2010 9.53:

Bel contributo, semplice ed efficace.

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Tra le altre cose quando i grossi gruppi editoriali affrontano questi argomenti...inizio a preoccuparmi

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04/05/2010 10:02
 
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Re:
(sylvestro), 04/05/2010 9.53:

Bel contributo, semplice ed efficace.

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Tra le altre cose quando i grossi gruppi editoriali affrontano questi argomenti...inizio a preoccuparmi

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04/05/2010 10:35
 
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Re: Che cosa succede ai cittadini?
laplace77, 5/4/2010 9:04 AM:


scheda di Repubblica-Espresso


Stati sull’orlo della bancarotta. Che cosa succede ai cittadini?...


...Anche qui dipende dalla banca. L'immobile resta di proprietà di chi ha acceso il mutuo, ma se l’istituto dichiara bancarotta, verrà nominato un liquidatore e le rate dovranno essere corrisposte ai creditori della banca insolvente. E’ anche vero che, come dimostrato dall’esempio americano, in caso di crisi generale il valore del mercato immobiliare potrebbe crollare tanto da rendere non conveniente continuare a pagare il mutuo con i prezzi fissati in periodo di stabilità. Se ad essere insolvente è invece chi ha acceso il mutuo, è l'istituto bancario che può vendere l'immobile per rifarsi dei crediti non riscossi.

(2 Maggio 2010)


Grazie, ottimo contributo! [SM=g1750826]

Marco
[Modificato da marco--- 04/05/2010 10:47]
04/05/2010 11:01
 
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Re: Re:
labottegadelfuturo, 04/05/2010 10.02:




Tra le altre cose quando i grossi gruppi editoriali affrontano questi argomenti...inizio a preoccuparmi




[SM=g10303] Per ora mi sembra una ... rivelazione annacquata, in linea con le serpeggianti paure della gente comune di fronte a casi come quello greco ma ancora lontana da una informazione corretta, completa, competente e formativa.

Giullarismo, insomma, utile per stimolare approfondimento, di conforto a chi teme il peggio ma quasi sempre destinato ad alimentare lo sfogo qualunquista.
[Modificato da (sylvestro) 04/05/2010 11:05]
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04/05/2010 15:24
 
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Re: Re: Re:
(sylvestro), 04/05/2010 11.01:




[SM=g10303] Per ora mi sembra una ... rivelazione annacquata, in linea con le serpeggianti paure della gente comune di fronte a casi come quello greco ma ancora lontana da una informazione corretta, completa, competente e formativa.

Giullarismo, insomma, utile per stimolare approfondimento, di conforto a chi teme il peggio ma quasi sempre destinato ad alimentare lo sfogo qualunquista.



Mbeh, dai, anzi che ne parlano... quando su questo forum si parlava di fallimento delle banche e di effetto domino, 3 o 4 anni fa, sembravamo dei marziani e non c'erano molti articoli di stampa che suggerissero cosa fare. Le varie informazioni su quali banche erano da evitarsi o di sparpagliare su cc diversi un tetto di 20k, di non fidarsi della storia dei 103k garantiti a cc, venivano date pressochè esclusivamente da questo forum e dai media alternativi (cioè non quelli ufficiali). Pochi hanno avuto la coscienza razionale di quanto stava accadendo nell'ottobre 2008, e sicuramente tra loro c'erano i lettori di questo forum. Se oggi anche i media ufficiali cominciano un po' a mettere le mani avanti per me è una cosa positiva.



04/05/2010 15:42
 
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Re: Che cosa succede ai cittadini?
laplace77, 04/05/2010 9.04:



Cosa fa lo stato quando fallisce?

A differenza del fallimento di una banca o di un’azienda, non esiste un tribunale che può costringere uno stato a pagare i suoi debiti e le istituzioni internazionali non possono comunque violare la sovranità di un paese. E’ importante però capire che un “default” (termine con cui si indica un fallimento) non è mai totale, ma ci sono diversi livelli. Per semplificare, un paese punta sempre a “ristrutturare” un debito, ovvero cerca di raggiungere un accordo per cui invece di restituire la cifra pattuita, restituisce una cifra inferiore o spalmata su più anni.




Credo che un'idea ce la faremo presto... non penso che la Grecia riuscirà a sopravvivere più di qualche anno. Oggi le svalutazioni non sono più possibili, quindi il risultato è questo.
Chi ha le obbligazioni dello stato può vedersi imposte alcune alternative o un mix delle stesse: aumento della durata prevista, riduzione del tasso di remunerazione, rimborso non alla pari ma a un 100% - x%.
A quel punto i prezzi delle obbligazioni crollano scontando il tutto e il rischio di non rimborso neppure ai nuovi patti imposti.
Ma un consolidamento è preferibile a un default totale, perchè oltre ad essere più facile, perchè pilotato (mentre nel default totale tutto è fuori controllo) permette in genere alle banche di stare in piedi. Un default totale porterebbe al fallimento di molte banche che posseggono tds, mentre un consolidamento permetterebbe in genere loro di restare in piedi (avrebbero cmq un minimo di liquidità).
Una differenza pratica potrebbe essere questa:

default totale:

possessori di tds se la prendono in quel posto totalmente
banche esposte a crisi sistemica, se la prendono in quel posto anche i risparmiatori che non hanno investito in tds

default pilotato:
i possessori di tds se la prendono in quel posto proporzionalmente alla tipologia e al mix di modalità di consolidamento
banche:
situazione a) reggono alla botta e mantengono un po' di liquidità, il panico è evitato: chi non ha investito in tds si salva, i debitori divengono esposti a tassi proibitivi
situazione b) le banche reggono ma scoppia il panico, il governo impone un tetto al prelievo della liquidità giornaliero: chi non ha investito in tds sia salva teoricamente, in pratica non ha accesso ai suoi risparmi.
In entrambi i casi deflazione a manetta e impennata dei beni di prima necessità, frequente ricorso al baratto per i beni essenziali, con maggiore o minor misura a secondo della situazione generale.

L'Argentina è stato un esempio di default totale, la Grecia secondo me sarà un esempio di default pilotato, l'italia del 1992 è stato un esempio di semifallimento risolto con la svalutazione...



04/05/2010 15:45
 
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Re: Re: Re: Re:
nazionalsindacalista, 04/05/2010 15.24:



Mbeh, dai, anzi che ne parlano... quando su questo forum si parlava di fallimento delle banche e di effetto domino, 3 o 4 anni fa, sembravamo dei marziani e non c'erano molti articoli di stampa che suggerissero cosa fare. Le varie informazioni su quali banche erano da evitarsi o di sparpagliare su cc diversi un tetto di 20k, di non fidarsi della storia dei 103k garantiti a cc, venivano date pressochè esclusivamente da questo forum e dai media alternativi (cioè non quelli ufficiali). Pochi hanno avuto la coscienza razionale di quanto stava accadendo nell'ottobre 2008, e sicuramente tra loro c'erano i lettori di questo forum. Se oggi anche i media ufficiali cominciano un po' a mettere le mani avanti per me è una cosa positiva.






Assolutamente daccordo [SM=g1750483]

Mi auguro che la parte buona dell'informazione alternativa del web continui a contaminare le fonti ufficiali tradizionali che per restare al passo non potranno continuare a far finta di nulla, alla lunga la gente capisce quali fonti sono aderenti alla realta' contemporanea e quali no.

Sempre che non blindino i nuovi canali, come ogni tanto minacciano ...
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