Ringraziando stelafe per questa segnalazione
Analisi del mercato immobiliare italiano, come è andato il 2011 e le prospettive per il 2012: i prezzi (Fonte: edilbox.it - Paolo D'Alessandris - 13/03/2012)
Come dicevamo nel precedente intervento, il prezzo delle abitazioni è ancora oggi un argomento controverso e sostanzialmente non del tutto trasparente. E’ del tutto evidente che la formazione del prezzo avviene nel libero mercato ma le carenze del mercato italiano sono tutte orientate alla mancanza di informazioni indipendenti riguardo al livello, alla dinamica e alla formazione del prezzo di una casa. In questa sede parleremo di livello e dinamica dei prezzi poiché la questione della formazione del prezzo prevede un più ampio spazio.
Le valutazioni sulla dinamica dei valori nel 2011 vede per tutti i Centri Studi il consuntivo al primo semestre e la previsione per la conclusione dell’anno o l’annualizzazione delle variazioni semestrali. Si è scelto di presentare l’ultima valutazione effettuata da ogni Centro. Rilevazioni, stime e previsioni per il 2010 indicano una ulteriore riduzione dei prezzi, in questo caso più ampia per Nomisma (-3,1% annualizzato) e Gabetti (tra 1,6% e -2,6%), meno intensa per CRESME (-0,8% in valori correnti e -3,6% in valori costanti), e Tecnocasa (-1%). Scenari Immobiliari comunica un “consolidamento” dei valori e UBH non indica una dinamica.
Proponiamo, per rendere più chiara la differenza tra i rilevatori non ufficiali, un confronto su quanto è stato pubblicato da parte dei Centri Studi; tra il 2006 e il 2009 si rilevano dinamiche abbastanza omogenee soprattutto grazie alle nette revisioni al ribasso operate da alcuni Centri Studi.
Come esempio più evidente si riepilogano le stime Nomisma per gli anni 2008 – 2010 come diffuse alla fine di ogni anno e come poi sono state riviste a posteriori:
2008 - dal +4,2% diffuso a fine 2008 si scende al -3,7% / -3,5%
2009 - dal -2,6% / -2,8% diffuso nel 2009 si scende al -4,1%
2010 - dal -0,9 diffuso a fine 2010 si scende al -1,6 / -1,8%
Per quanto concerne la rilevazione semestrale CRESME, effettuata su tutti i capoluoghi di provincia, è stata ulteriormente rafforzata attraverso il raddoppio della base analizzata che ora supera le 50 mila offerte di vendita. L’integrazione con simulazioni di acquisto è effettuata a campione per determinare l’effettivo prezzo richiesto e la possibilità di trattativa. Si tratta, pertanto, di immobili realmente in vendita a fine 2011 che hanno restituito un valore medio di compravendita, per l’intero territorio nazionale pari a 1.750 €/mq. I nuclei delle città metropolitane si collocano in media a 3.020 €/mq (le 14 città metropolitane), i comuni delle cinture urbane delle città metropolitane quotano 1.690 €/mq, solo poco di più rispetto ai capoluoghi di medie e piccole dimensioni (1.610 €/mq); infine i comuni “di provincia” quotano 1.370 €/mq.
I dati rappresentati in numero indice (con base 1992 = 100) evidenziano come il prezzo di ogni zona sia variato rispetto al massimo storico del mercato italiano che si colloca all’apice del precedente ciclo immobiliare. Dopo il forte calo dei prezzi del 2009 (-9,1% in termini correnti e -9,8% in valori reali) e la relativa minor discesa nel 2010 (-2,5% in termini correnti e -4,0% in valori reali) il prezzo medio nazionale tende a stabilizzarsi nell’anno in corso (-0,8% in termini correnti e -3,6% in valori reali) ma i temi più importanti, oggi, sono dati dalla pesante e crescente erosione dei valori reali portata dai tassi di inflazione, dalla precarietà della posizione italiana sullo scenario internazionale e dalla riduzione del reddito disponibile delle famiglie. Il primo tema legato alla perdita di valore della moneta si esplica in tassi che stanno subendo incrementi sensibili e sono previsti in ulteriore aumento (+2,8% il 2011 ma +3,4% il tendenziale a gennaio 2012). Il secondo tema è costituito dal deterioramento delle condizioni di credibilità internazionale del debito italiano e l’incognita sulla capacità di risposta del tessuto politico, economico e sociale alle sollecitazioni che arrivano dall’Europa e dai settori finanziari (e ultimamente anche politici) internazionali; il terzo tema è relativo alla riduzione dei redditi delle famiglie. In questi termini non del tutto improbabili, lo scenario peggiore sarebbe la saldatura tra i tre fattori di rischio che porterebbe alla creazione di una miscela estremamente pericolosa per il mercato immobiliare, tanto da bloccare il mercato stesso per anni in una condizione di deflazione dei prezzi e calo della domanda.
La disamina del 2011 mostra, dunque, che si tratta del primo anno dall’inizio della crisi in cui si inizia a vedere l’effetto di logoramento che può mettere in atto la perdita di valore della moneta; si tratta di quello che è già stato sperimentato sul mercato immobiliare italiano tra il 1995 e il 1998 quando, con valori nominali in lieve incremento, il valore reale delle abitazioni rimase inchiodato per quattro anni sui minimi del periodo. I capoluoghi di provincia (non città metropolitane) segnano una variazione superiore a quella nazionale (-5,4% in valori costanti e -2,6% a prezzi correnti) superiore anche a quello delle corone delle città metropolitane (-5,2% in valori costanti e -2,4% a prezzi correnti). Le città metropolitane, invece, pur ottenendo un comportamento migliore (-4,6% in valori costanti e -1,8% a prezzi correnti), vedono un netto peggioramento rispetto allo scorso anno in cui il -0,4% nominale poteva far pensare ad una imminente ripresa.
L’analisi di lungo periodo consente il raffronto con il valore massimo del precedente ciclo (1992) e con il minimo (1998) da cui è partito l’attuale ciclo immobiliare; l’incremento tra il 1992 e il 2011 è pari al +1,1% in valori costanti (+65,4% in termini correnti); le stesse variazioni rispetto al 1998, anno in cui i prezzi erano al minimo del ciclo in valori costanti, risultano +8,1% e +44,5%. Le variazioni in termini correnti ci permettono di apprezzare l’incremento complessivo di prezzo ma i valori calcolati su base costante esprimono la rivalutazione effettiva al netto dell’inflazione monetaria.
A livello medio nazionale il 1992 resiste in qualità di massimo storico dei prezzi delle abitazioni ma ha già perso parte del suo smalto poiché gli ambiti territoriali più rappresentativi sono già scesi al di sotto di tale valore. I comuni delle corone metropolitane erano scesi per primi al di sotto dello storico valore già nel 2009 ed attualmente si trovano al -13,4%; i capoluoghi metropolitani da quest’anno si collocano al 2,6% in meno rispetto al massimo del 1992; i comuni medio – piccoli sono ad un passo dal capitolare e mantengono un 2,4% di margine; sembrano aver fatto un vero e proprio salto di scala i capoluoghi di media dimensione che erano cresciuti in misura particolarmente ampia fino al 2007 e i comuni turistici.
Le prospettive 2012 – Se si evita il double dip avremo prezzi congelati e l’inflazione eroderà i valori
La stabilizzazione tentata dal mercato durante la prima parte del 2010 non ha trovato seguito e ci si trova nuovamente in fase recessiva. Probabilmente siamo vicini al raggiungimento dei minimi di mercato ma resta in gioco la possibilità di un “double dip” per il 2012; l’incertezza è ai massimi livelli. In termini di compravendite siamo al -33% tra il 2006 e il 2011 e rispetto ai prezzi siamo al -21,5% tra il 2007 e il 2011 in valori costanti e la discesa non è finita. Le prospettive non sono positive anche tenendo conto delle decrescenti possibilità reddituali di gran parte della domanda insoddisfatta.