Elenco di indicatori macroeconomici da monitorare
Borsa, tra stime e fiducia i market mover nella crisi
Il piano salva-banche Usa fa volare i listini. I mercati, invece, sono insensibili al taglio dei tassi o al prezzo del petrolio. Dall'M&A ai prezzi delle case; dalle strategie dei responsabili-acquisti in azienda all'umore dei consumatori, le variabili da tenere sott'occhio
Prezzi al consumo, strategie dei responsabili d'acquisti in azienda, import e export. Ancora: stima sul Pil, dato consuntivo sul Pil, revisione del dato consuntivo, revisione della revisione. Di più: cambio euro-dollaro, fiducia dei consumatori, interventi del segretario del Tesoro Usa Timoty Geithtner, bollettini Bce e Beje Book
La valanga di dati e informazioni quotidianamente riversati su Borse, e investitori, è impressionante.
Un'orgia di numeri e interventi istituzionali, spesso diffusi in maniera sbagliata anche dalla stampa, il cui reale significato in questo periodo è colto da pochi. Tanto che, quando ci si attende una reazione del mercato, magari questo se ne sta bellamente fermo. Per, poi, partire a razzo (all'ingiù o all'insù) quando meno te lo aspetti. Certo, non è stato il caso dell'annuncio del piano salva-banche di Geithner: Un simile regalo alla finanza disastrata di Wall Street, come lucidamente indicato da Luigi Zingales, non poteva che essere festeggiato con un balzo degli indici (+7,1% in una sola seduta). Ma quante volte, notizie, interventi di politica fiscale e economica, dati e stime sono stati sopravvalutati (o sottovalutati) rispetto al loro reale impatto. Il Sole24Ore.com ha chiesto ad esperti e investitori quali i market mover più rilevanti. Da tenere sotto osservazione.
A ciascun periodo il suo indicatore
«In primis - tiene a precisare Aurelio Maccario, capo economista per l'area euro di UniCredit -, ricordo che queste analisi sono molto complesse. Ancora di più in una recessione come l'attuale. Privilegiare un dato rispetto ad un altro può indurre in errore». Al di là di simili considerazioni, è sensato fare selezione? «Io credo di sì. Per esempio ci sono alcuni classici indicatori, come il prezzo del petrolio, che ora non sono così rilevanti». Oggi l'oro nero, nella versione Wti, viaggia sui 53 dollari al barile. Su questi livelli, lontani anni luce dai massimi del luglio scorso oltre i 147 dollari, «la variabile oil, seppure importante, non è fondamentale».
Al contrario, visto che la recessione è partita dalla bolla immobiliare, monitorare il mercato della casa è essenziale. «Guardare l'andamento dell'housing, soprattutto negli Stati Uniti - afferma Maccario- , dà il polso di cosa può accadere». «Sono d'accordo - fa da eco Davide Di Chio, gestore Usa di Bipiemme -
Basta ricordare che gli asset tossici sono spesso correlati con i beni immobili. Io analizzo con attenzione il Case-Shiller index che fotografa l'andamento dei prezzi delle case in America». Insomma, ogni periodo storico ha le sue caratteristiche macroeconomiche, più o meno precise. È in base a quelle che bisogna capire quale indicatore può avere maggiori effetti sui mercati finanziari.
Fotografia in tempo reale
«Le aziende non hanno visibilità su utili e ricavi». «I mercati non sono orientati sul lungo periodo, al massimo due-tre mesi». Quante volte, affermazioni come queste, sono rimbalzate nelle conferenze stampa, negli incontri tra analisti o nelle sale operative. Valutazioni che, rispetto ai market mover, si traducono nella strategia: concentrare l'attenzione su indicatori che fotografano la situazione nel brevissimo periodo; più cautela, invece, con quelli previsionali classici. «Anche perché - rileva Carlo Gentili, fondatore di Nextam Partner - molti dei modelli stocastici hanno mostrato la corda, come testimoniano le troppe revisioni delle revisioni». «Comuqnue, bisogna fare attenzione- aggiunge Di Chio -. Esistono indicatori "istantanei", per esempio le richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa, che influenzano, e molto, i mercati nell'immediato ma sono lag indicator». Vale a dire? «È un po' come fare un'istantanea che coglie solo la realtà in superfice: l'economia, nonostante una disoccupazione in aumento, potrebbe già essere in leggera ripresa». Proprio nel solco di indizi congiunturali legati allo short term «gli investitori Usa - sottolinea il gestore di Bipiemme - in questo momento guardano, per esempio, ai volumi delle merci trasportate su rotaia». Fin qui l'America, ma l'Europa? «Non c'è dubbio che i vari Pmi e Ifo sono da prendere in considerazione -risponde Maccario -. I sondaggi sui responsabili d'acquisto delle aziende sono i soli che riescono a dare, quasi in tempo reale, il termometro della situazione. Confrontando la serie storica dell'ultimo quarter del 2008 con quella dei primi tre mesi del 2009, si può intuire come si muove la produzione di ricchezza nell'economia». Anche se, vista la scarsa visibilità su business, simili indicatori non sono così efficaci se proiettati oltre il 2-3 mesi.
La fiducia ultima dea
E questo, ovviamente, vale anche per i Pmi degli Stati Uniti. Dove peraltro, oltre al Leading Indicator Index, non vanno dimenticati: il Michigan Consumer Confidence e le vendite al dettaglio. Il primo indica la fiducia dei consumatori nell'economia statunitense: si tratta di un sondaggio mensile, che coinvolge 5.000 famiglie negli Stati Uniti, ed è publicato approssimativamente il 15 di ogni mese. Il secondo, invece, calcola la differenza mensile delle vendite al dettaglio. Questo indicatore ha un immediato impatto sul personal spending e anticipa gli schemi relativi al largo consumo.
Il Pil non interessa più (per ora)
Pollice verso senza appello, invece, per l'infinita serie di stime sul Pil dell'ultimo anno. «I mercati - dice Gentili - già scontano lo scenario della recessione». «Per non dire, poi - afferma Di Chio -, dell'eccessiva ampiezza della forchetta delle previsioni: sul Pil reale 2009 negli Usa si va da un calo del 3,7% a una riduzione dell'1 per cento». E rispetto alle classiche mosse di politica monetaria? La risposta anche qui è quasi unanime: con il costo del denaro ormai a zero, il taglio dei tassi (possibile da parte della Bce) non ha appeal sui mercati. Maggiore interesse , semmai, suscitano le mosse per aumentare la liquidità del sistema: il quantitative easing della Banca centrale d'Inghilterra e l'acquisto di Treasury bond da parte della Fed..per intenderci.
Gli indicatori da tenere sott'occhio
Il consensus sugli utili
Banditi i rapporti come il price/earning («con i manager che non hanno visibilità sul business -dice Antonio Tognoli, head of equity research di Abax Bank - simili indicatori non hanno senso») , trovano un qualche sostegno invece le stime sui profitti. «Quelle sull'S&P500 sono dattorno ai 44 dollari per azione nel 2009 - spiega Gentili - È ben vero che guardare ad un periodo così lungo è un po' un azzardo. Tuttavia il calo, rispetto alle previsioni precedenti, è talmente elevato che una qualche logica possono averla.
Ovviamente, se non si concretizza lo scenario peggiore». Vale a dire? «Il sistema bancario deve reggere. Le ultime indicazioni sembrano dare qualche speranza in più ma l'ipotesi più nera non si può ancora escludere».
Fusioni e acquisizioni
Oltre alle stime e i profitti, un'altra "lanterna" utile a chi naviga i listini finanziari sono le operazioni di finanza straordinaria. «Nel settore del pharma - sottolinea Di Chio - ci sono state diverse acquisizioni. Pfizer, per esempio, ha comprato Wyeth per 68 miliardi di dollari. La valutazione di un big del settore, che evidentemente conosce il comparto, fissa un punto di riferimento utile per comprendere se un'azienda è realmente a sconto, oppure no».
Il volo del Drago e il Sol Levante
Non è solo questione di stime, profitti e M&A. Da questa recessione, è il leit motive di molti economisti, tutti usciremo profondamente cambiati. Probabile ma non certo.
Cio che è sicuro, invece, è che la Cina, oltre ai paesi del lontano oriente, avranno un'importanza economica maggiore all'attuale. Non è un caso se si parla di G2: un mondo bi-polare gestito da Stati Uniti e Beijing. Il motore del paese del Drago è fondamentale alla ripresa. Giocoforza i dati sull'export, sulla produzione, sui consumi di quell'area vanno messi sotto osservazione (vedere in tabella).
I segnali di protezionismo
Ugualmente importanti sono i cross delle varie monete. Su quest'ultimo fronte,
il cambio è un indiretto termometro della tendenza ad alzare barriere protezioniste. Quei "muri" contro il libero scambio che gli esperti (anche per gli effetti sulle Borse) vedono come fumo negli occhi. E che, però, i singoli rappresentanti politici non sono così restii ad erigere, dovendo fare (giustamente) i conti con i propri elettori e la difesa di posti di lavoro. «
Ma non ci sono solo le monete - dice Maccario - Interessante è monitorare il Baltic dry index. Cioè, l'indice che, giornalmente, aggiorna il valore del costo del trasporto di materiali secchi per nave». Più l'indice sale, più c'è domanda di trasporto e più la nave va. Più l'indice scende, minore è la domanda di affitto delle stive e il commercio via nave si ferma. Inutile dire che, in questi ultimi mesi, il Baltic Dry index è crollato. Ma si sa: per adesso la nave non va. Anzi...affonda.