Credit crunch questo sconosciuto

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laplace77
00domenica 24 febbraio 2008 18:24
...fine dei soldi facili...

fonte: Left (Avvenimenti)

Indice big crash

Stretta creditizia senza precedenti, crollo delle autorizzazioni al rilascio delle carte di credito, esplosione delle insolvenze sui debiti.
Famiglie nei guai: chi non può pagare le rate abbandona la casa con il mutuo.
In forse la sopravvivenza del sistema bancario Usa.
Ecco come avanza la recessione americana


di Carlo Freboudze

Negli Usa è arrivata la recessione e la crisi creditizia si sta espandendo. Gli ultimi dati offrono un quadro aggiornato della situazione. L’occupazione si sta riducendo, il tasso è giunto al 5 per cento dopo un minimo al 4,4 per cento in marzo. Le indagini sul clima economico condotte tra le imprese indicano un rallentamento grave. Il dato che ha più sconvolto il mercato nelle ultime settimane è stato quello relativo all’indice ISM non manifatturiero, un sondaggio tra le imprese di servizi, che ha dato uno dei peggiori risultati degli ultimi anni. A colpire gli analisti la brusca inversione di tendenza: solo tre industrie su diciassette hanno riportato una crescita positiva. Questo indice ha storicamente mostrato una forte correlazione con l’andamento della crescita economica, e il suo recente deterioramento è un segnale negativo per la crescita del Pil nel 2008. Inoltre, l’indice della fiducia dei consumatori è in discesa, e l’importante e affidabile sondaggio parallelo tra i consumatori, condotto dall’università del Michigan, offre anch’esso previsioni molto negative per il 2008. Il problema delle condizioni del consumatore statunitense è in buona parte derivato dalla crisi del mercato immobiliare: una riduzione del valore della casa significa una riduzione del patrimonio personale, e questa minore capacità di spesa induce le iper-indebitate famiglie statunitensi a consumare di meno. Le condizioni del mercato immobiliare sono ancora in peggioramento, come indicato dai dati pubblicati in gennaio. I prezzi sono in caduta libera. Le nuove case costruite eccedono ancora la domanda, nonostante si siano ridotte di molto negli ultimi due anni. Le scorte di case invendute ammontano ormai all’equivalente di dieci mesi di vendite e fino a che questo numero non si ridurrà, l’eccesso di offerta continuerà a far scendere i prezzi. A complicare ulteriormente le cose si aggiungeranno, con tutta probabilità, due fattori: da un lato non più solo i mutui sub-prime di cattiva qualità ma anche i normali prime stanno raggiungendo alte percentuali di insolvenza; inoltre, secondo un ciclo ricorrente, con un ritardo di uno o due anni dalla crisi del mercato residenziale, anche il settore delle costruzioni commerciali è in grave deterioramento. Le conseguenze non saranno solo visibili sul mercato immobiliare, ma anche su quello finanziario, giacché le obbligazioni garantite da mutui “non-residenziali” rischiano una crisi simile a quella vista per i titoli legati all’edilizia residenziale nel 2007.

Se le aspettative sui mercati non sub-prime e non residenziale si rivelassero corrette, le perdite sui mercati sarebbero destinate ad aumentare drammaticamente. Circa quindici milioni di proprietari di casa (ovvero il trenta per cento di tutti i titolari di un mutuo) si troverebbero con un debito che eccede il valore della propria casa. Se mille miliardi di dollari è in mutui sub-prime, i mutui prime ammontano al doppio e una parte di questi probabilmente andrà insoluto. Negli Stati Uniti è più frequente che in Europa il fenomeno di debitori che abbandonano la casa con il mutuo. In alcuni Stati, come California e Texas, la legge impedisce a chi ha erogato il mutuo di sequestrare al debitore altro che la casa stessa. In un simile contesto, le preoccupazioni sull’inflazione appaiono risibili.

Fin qui si tratterebbe solo della cronaca di un forte rallentamento degli Stati Uniti, come è avvenuto ciclicamente negli ultimi decenni: 1973, 1980, 1990, 2001. A questo rallentamento ciclico invece si sta sommando una stretta creditizia che rischia di fare più danni, e di lungo periodo, che non il rallentamento in sé. In novembre compilammo una lista dei problemi finanziari che avrebbero potuto portare a un aggravamento della crisi nel 2008. Uno di essi, le monoline, ha adesso conquistato le prime pagine dei giornali e causato un grave scivolone delle borse mondiali in gennaio. Ma altri problemi potenziali covano: primo fra tutti la possibile esplosione del mercato dei Cds (Credit default swap, protezione contro il fallimento societario).

La Fed ha recentemente pubblicato un sondaggio sulle condizioni del credito. Il risultato è che in questi mesi le banche hanno continuato a stringere le condizioni alle quali sono disposte a concedere prestiti: una stretta senza precedenti, nella storia del sondaggio. L’80 per cento delle banche hanno reso più severi i requisiti per concedere un mutuo per edilizia commerciale. Lo stesso è avvenuto nei mutui residenziali non tradizionali nell’85 per cento delle banche. Un numero ancora maggiore che per i sub-prime dove pure l’incremento è stato del 71 per cento. Anche per i più classici mutui prime, le condizioni sono peggiorate nel 53 per cento dei casi. La stretta creditizia e i problemi degli statunitensi emergono anche dall’esame delle statistiche sulle carte di credito: da un lato crollano le autorizzazioni al rilascio di nuove carte, perché le banche usano criteri più stringenti, dall’altro crescono a vista d’occhio le insolvenze sui debiti. Ciò esprime meglio di mille commenti la situazione finanziaria delle famiglie.

Perché la crisi del credito è più rilevante del rallentamento in corso? Perchè impedisce una rapida ripresa dell’economia. L’incapacità degli intermediari finanziari di concedere nuovi prestiti, a causa delle condizioni dei loro bilanci, paralizza l’intera economia. Il credito è il carburante della crescita: la mancanza di credito impedisce la ripresa. Per le banche, che a fronte di un prestito concesso devono accantonare per esempio il 10 per cento come riserva, bruciare 500 miliardi di capitale equivale a ridurre di cinquemila miliardi la capacità del sistema bancario di emettere prestiti. Di questi 500 miliardi di perdite stimate, solo 100-150 sono state rivelate finora. Le altre emergeranno nel corso dell’anno. Non passa giorno senza che una banca, o una compagnia d’assicurazione, annunci di avere “svalutato” un portafoglio titoli. Declassamenti del rating, conseguenti perdite per i possessori dei titoli, società finanziarie e banche in difficoltà per le perdite sono e rimarranno all’ordine del giorno: le ovvie conseguenze della bolla speculativa. Ma la gravità della situazione è tale che oggi più che preoccuparsi per l’economia reale e di chi patisce le conseguenze di comportamenti “azzardati”, occorre preoccuparsi della sopravvivenza stessa di un sistema creditizio capace di sostenere l’economia nazionale e di permetterne lo sviluppo.

15 febbraio 2008
laplace77
00domenica 24 febbraio 2008 18:31
in due parole?
credit crunch in due parole?


diciamo che e' una restrizione dell'erogazione del credito, a privati o aziende, dovuto a una serie di fattori:

- con la crisi dei subprime, il giochetto delle cartolarizzazioni s'e' rotto, e di conseguenza sono finiti i "mutui facili", che per le banche erano solo un guadagno, visto che il rischio era scaricato su chi comprava CDO, MBA, ecc.;

- ora le banche devono tenersi sui libri i mutui, con le relative eventuali sofferenze: rischiando soldi loro, saranno meno propensi a "largheggiare";

- visto che sia la bolla immobiliare che i consumi USA si basavano soprattutto sui debiti facili, la contrazione del credito pone le condizioni per un calo delle quotazioni immobiliari e per l'economia in generale: questo in termini di "prospettive" induce le banche a ulteriore prudenza nell'erogazione di finanziamenti.


mi pare che il quadretto sia abbastanza completo, ma chiunque voglia aggiungere le sue considerazioni e' invitato a farlo (magari creando un thread apposito nella sezione macroeconomia)


buona bolla a tutti
aletiburtino
00martedì 26 febbraio 2008 11:59
Attenzione ..... attenzione...........
11:44:47 TASSI: RISCHIO ITALIA A MASSIMO DA 2001. SPREAD CON GERMANIA A 44 PUNTI

(ASCA) - Roma, 26 feb - Il differenziale dei tassi tra l'Italia e la Germania assume i contorni di una voragine. Un chiaro sintomo di una maggiore avversione al rischio degli investitori, soprattutto nei confronti dei titoli di stato emessi da paesi con minore rating. L'Italia, a seconda delle agenzie di rating viaggia, tra A+/AA-, mentre la Germania e' AAA. Questa mattina lo spread tra Btp decennale e il Bund decennale e' salito a 44 punti base, si tratta del massimo dal 2001. Nelle sale operative, si parla di vendite dall'Asia sui titoli di stato ''periferici'' dell'Eurozona (Italia e Grecia). Lo spread con la Germania ha cominciato ad allargarsi quando si sono manifestati i primi sintomi della crisi dei subprime. Prima di luglio, lo spread Btp-Bund era di solo 19 punti base. Nei fatti, gli investitori, a fronte di maggiore incertezza, sviluppano le strategie ''fly to quality''. Cioe', abbandonano i titoli di stato con rating minore (tipo Italia e Grecia) per puntare a quelli di paesi con merito di credito massimo (AAA), quali Germania, Francia e Spagna. Poi, tra i paesi con rating massimo, c'e' una spiccata preferenza per la Germania, che rappresenta anche la maggiore economia dell'Eurozona. Lo spread tra i titoli di stato spagnoli e quelli tedeschi e' passato da 5 punti base (prima delle crisi subprime) agli attuali 17 punti, quello tra titoli tedeschi e francesi da 4 a 14. Nei fatti, sulle emissioni di titoli di stato decennali, l'Italia e' costretta a pagare, al momento, almeno lo 0,44% in piu' della Germania e circa lo 0,30% in piu' di Spagna e Francia. L'Italia paga anche piu' del Portogallo, che ha medesimo rating AA-, ma una rapporto debito/pil molto migliore. Lo spread tra i titoli portoghesi e quelli tedeschi e' di circa 33 punti base, per cui l'Italia paga lo 0,07% in piu' di Lisbona. men/cam/rob
aletiburtino
00martedì 26 febbraio 2008 14:05
Martedì 26 Febbraio 2008, 13:56

Esperti,Italia a rischio recessione


(ANSA) - ROMA, 26 FEB - L'Italia potrebbe essere 'il primo e potenzialmente l'unico' Paese di Eurolandia a entrare in recessione quest'anno. E' la valutazione dell'economista di Morgan Stanley Vladimir Pillonca secondo cui per l'Italia 'la possibilita' di una recessione tecnica nella prima parte di quest'anno non puo' essere esclusa'. Le previsioni di crescita per il 2008 rimangono ferme all'1%, ma 'si continuano a vedere significativi rischi al ribasso', spiega in una nota.


laplace77
00venerdì 9 maggio 2008 12:15
crunch ?

notizia "smozzicata" (vedi i puntini e i refusi), nonche' un po' contraddittoria...



10:23 - Bce: in aprile standard piu' rigidi per i prestiti bancari

Piu' difficile prendere denaro per privati e imprese

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Francoforte, 09 mag -
Nell'Eurozona e' diventato piu' difficile per societa' e
privati prendere a prestito denaro sulla scia della crisi
Usa dei 'subprime'. Lo rende noto la Bce, secondo cui "i
risultati di un'indagine condotta in aprile indicano un
ulteriore irrigidimento degli standard di credito..., con
particolare incidenza per le piccole e medie imprese".
Segnato anche un ulteriore restringimento degli standard per
i prestiti destinati all'acquisto di immobili.



10:50 - Bce: in aprile standard piu' rigidi per i prestiti bancari -2-

Piu' espansivi i criteri in Germania e in Italia

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Francoforte, 09 mag -
Dall'indagine di aprile e' emerso che, a dispetto del trend
generale registrato nell'Eurozona, gli standard per
l'accesso al credito si sono allargati in Germania e in
Italia e questo, secondo la Bce, il che dovrebbe lascia
prevedere un miglioramento della situazione nel resto
dell'area.
La ricerca della Bce, effettuata quattro volte l'anno,
tradizionalmente all'inizio di ogni trimestre, ha incluso
per la prima volta i sistemi bancari di Cipro e Malta.

laplace77
00venerdì 9 maggio 2008 12:56
Re: crunch ?
laplace77, 09/05/2008 12.15:


notizia "smozzicata" (vedi i puntini e i refusi), nonche' un po' contraddittoria...

...




si mettessero daccordo...


12:46 - Mutui: Bankitalia, dopo due anni banche piu' severe su criteri offerta

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 09 mag - Dopo due anni
le banche diventano piu' severe nell'offerta dei mutui alle
famiglie italiane. E' il dato che emerge dall'indagine
trimestrale della Banca d'Italia presso le banche che ha
fotografato la situazione nel primo trimestre dell'anno.
Anche le famiglie hanno ridotto la richiesta di mutui nello
stesso periodo. Le banche hanno irrigidito i criteri nella
richiesta di garanzie in rapporto al valore del prestito
richiesto.

laplace77
00mercoledì 14 maggio 2008 00:17
il giocattolo s'e' rotto...
...e mica solo per i subprime, anzi...


fonte: UK Housing Bubble

aletiburtino
00mercoledì 14 maggio 2008 13:38
13:29:13 DERIVATI: ISAE, ALLARME ENTI LOCALI. POCO TRASPARENTI CREANO DEBITO

(ASCA) - Roma, 14 mag - E' allarme derivati per gli enti locali, che alla fine del 2007 ammontavano a 35 miliardi di euro e riguardavano 150 enti, con una spiccata presenza delle Regioni che coprivano circa il 38% dell'entita' del capitale interessato. Sono finanziamenti troppo 'frammentati'', ''poco trasparenti'', creano ''debito pubblico e non e' pienamente compresa nella portata e nel rischio'' questa loro carattaristica, e avvengono per lo piu' su mercati ''non regolamentati'', oltre a risultare da contrattazioni private tra le amministrazioni pubbliche e gli istituti finanziari. Lo afferma l'istituto di ricerca Isae, che ha presentato questa mattina il Rapporto sulla 'Finanza Pubblica e Istituzioni', tutto incentrato sui livelli di indebitamento rispetto al target di regioni e province. ''Gli enti locali - si legge nel Rapporto - hanno sottoscritto contratti che hanno permesso di ottenere liquidita' immediata, o di spostare in avanti scadenze debitorie, o comunque rimodulare i flussi finanziari debitori alleggerendo le uscita immediate, trascurando gli effetti a medio e lungo termine''. L'Isae parla di 'miopia' degli enti lcoali perche' si focalizzano sull'immediato, e difficilmente riescono a percepire ''le effettive conseguenze del contratto, per cui - continua il Rapporto - sono necessarie competenze elevatissime e specifiche che la Pubblica amministrazione spesso non ha''. Vi sono rischi - prosegue il Rapporto - di una gestione finanziaria che ecceda nella leva dei derivati e dei contratti finanziari complessi con le banche. Ne potrebbe scature - conclude - una via di creazione del debito pubblico''. Per l'Isae inoltre attraverso l'uso dei derivati si potrebbe consolidare il legame tra enti locali e banche destianto a durare nel tempo e ad incidere inevitabilemnte e indebitamente sulla sfera dell'autonomia politica''. ram/sam
grella
00martedì 3 giugno 2008 18:35
MERCATI: UNA BOMBA CHE DEVE ANCORA SCOPPIARE

Parla Guido Rossi, ex n.1 Consob. «Secondo Soros ci sono in giro $45 trilioni ($45 mila miliardi): una cifra enorme composta da Default Debt Swaps, pari a 5 volte i bond americani oggi in circolazione».


Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Ex presidente della Consob, padre della legislazione antitrust, ex presidente di Telecom che ha guidato in due diverse e delicate occasioni, Guido Rossi è qui al Festival dell´economia di Trento per discutere con Federico Rampini del suo ultimo libro "Il mercato d´azzardo". Un tema vasto, dunque. Ma anche un argomento che ha dei punti in comune con alcune delle osservazioni e delle proposte del governatore della Banca d´Italia.

Professor Rossi, secondo Mario Draghi il ciclone subprime «ha toccato le banche italiane meno che quelle di altri Paesi». Sempre per il governatore i nostri istituti «hanno retto bene in questi mesi l´urto della crisi: i loro attivi solo marginalmente toccati, i bilanci stabilmente fondati sulla raccolta dalla clientela». Lei che ne pensa?

«E´ probabile che la vicenda dei subprime sia ormai alle nostre spalle. Purtroppo, però, ci sono sul mercato altri strumenti finanziari, molto più pericolosi dei subprime. Penso ad alcuni derivati e ad alcuni "titoli atipici" che minacciano un po´ tutta la finanza mondiale. E in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo nessuno può sentirsi al sicuro, nemmeno le banche italiane».

A quali titoli atipici si riferisce?

«C´è un articolo molto interessante scritto recentemente da Soros sulla New York Review of Books che, con mio grande stupore, nessuno ha ripreso e commentato (nota di WSI: ecco il link). Ebbene, in questo articolo Soros ci dice che ci sono in giro 45 trilioni di dollari (45 mila miliardi di dollari, vedi nota a fondo pagina), una cifra enorme pari a 5 volte i bond americani oggi in circolazione composta da Default Debt Swaps».

Ci può spiegare che cosa sono e come funzionano questi Default Debt Swaps?

«Come dice il termine in inglese si tratta di una "scommessa" sulla possibilità che le grandi aziende non siano in grado di onorare i loro debiti. E che quindi siano costrette al fallimento. Ovviamente questo mercato è totalmente deregolamentato. Non può sfuggire a nessuno il potenziale distruttivo di questa "scommessa"».

Quindi nessuno è al riparo dalla bomba ad orologeria innescata dai Default Debt Swaps, nemmeno le banche italiane, che pure, ci dice Draghi, sono più solide delle altre?

«Le banche italiane non sono più chiuse dentro gli angusti confini nazionali. E questo è certamente un bene. Tuttavia la globalizzazione finanziaria comporta dei rischi, non possiamo dimenticarcene. Chi l´avrebbe mai detto che l´Ubs, la più grande banca svizzera, sarebbe stata colpita dalla crisi dei subprime? Eppure è accaduto».

Insomma, i Default Debt Swaps sono come una lotteria perversa?

«Mi creda, sono molto peggio di una lotteria».

www.wallstreetitalia.com


aletiburtino
00giovedì 5 giugno 2008 11:46
11:38:49 CONFCOMMERCIO: CONSUMI PIU' DELL'1% NEI PRIMI 4 MESI 2008

(ASCA) - Roma, 5 giu - Scendono i consumi delle famiglie italiane nei primi quattro mesi del 2008: tra gennaio e aprile, infatti, la contrazione della domanda di beni e servizi e' stata dell'1%, contro il +1% registrato nello stesso periodo del 2007. E' quanto emerge da una stima di Confcommercio, secondo cui tale decelerazione della domanda per i consumi da parte delle famiglie, continua a condizionare le dinamiche produttive interne. A marzo, osserva Confcommercio, l'Istat segnalava per la produzione industriale un'ulteriore riduzione in termini congiunturali (-0,2% per il complesso e -0,7% per i beni di consumo) e una flessione dello 0,8% per gli ordinativi. Particolarmente colpiti da questa ''crisi della domanda'' nei primi quattro mesi del 2008 sono il settore dei beni e servizi ricreativi (-4,6%), beni e servizi per la mobilita' (-6,6%), abbigliamento e calzature (-1,5%), beni e servizi per la casa (-0,7%), alimentari, bevande e tabacchi (-2,4%). Aumenta invece la domanda nel settore alberghiero e della ristorazione (+1,2%), beni e servizi per la comunicazione (+8,1%) e quelli per la cura della persona (+3,1%). luq/rf/rob
laplace77
00lunedì 30 giugno 2008 10:57
la situazione in UK

1) si danno meno soldi, specie in mutui

10:47 - Gb: ancora un record negativo per i nuovi mutui a maggio

Approvazioni scese a 42mila, minimo da 1999

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Londra, 30 giu - Ancora un
record negativo per le approvazioni di nuovi mutui in Gran
Bretagna. Secondo la Bank of England a maggio sono scese a
42mila, nuovo minimo dal 1999, quando ad aprile erano state
58mila. Il dato e' sia inferiore alle attese degli analisti,
che si aspettavano una flessione a 50mila richieste, che piu'
basso della media degli ultimi sei mesi pari a 70mila.


10:48 - Gb: ancora un record negativo per i nuovi mutui a maggio -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Londra, 30 giu - Le erogazioni
di mutui sono scese anche in valore, calando a 4,1 miliardi
di sterline, il minimo da marzo 2001. La stima degli
analisti, invece, era per una flessione a 5,9 miliardi dai
6,2 miliardi di aprile (rivisto da iniziale 6,4 miliardi).
Nel frattempo, il credito al consumo e' leggermente aumentato
a maggio a 1,4 miliardi di sterline da 1,1 miliardi di
aprile, risultando migliore delle attese che erano per un
calo a 1 miliardo.
Il totale del prestiti, infine, a maggio e' ammontato a 5,4
miliardi di sterline, in calo dai 7,3 miliardi di aprile e
nuovo minimo dal marzo 2001 e ben al di sotto della media
degli ultimi sei mesi pari a 8,3 miliardi.




2) si cercano soldi per ripagare i fallimenti

10:02 - Banche: Gb, piano rimborsi a correntisti di banche fallite (Times)

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Londra, 30 giu - Le banche
britanniche, gia' piuttosto a corto di liquidi, potrebbero
vedersi costrette a finanziare, in un ammontare pari ad
alcuni miliardi di sterline, un piano di copertura a favore
delle vittime dei recenti fallimenti bancari nel Paese. Le
proposte allo studio del Governo britannico, secondo quanto
anticipato dal quotidiano 'The Times', fanno parte di una
riforma del settore e saranno annunciate dal Cancelliere
dello Scacchiere Alistair Darling dopo aver gia' ricevuto il
via libera del Governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn
King.


...che mica si puo' perdere credibilita'...
...gia' la sterlina non sta nell'euro...



3) si fanno certe figure...

10:45 - G8: cancella target aumento a 25 mld dlr aiuti Africa entro 2010 (Ft)

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Londra, 30 giu - I Paesi del G8
si apprestano a cancellare la promessa di aumentare a 25
miliardi di dollari all'anno gli aiuti allo sviluppo per i
Paesi africani entro il 2010. Lo afferma il quotidiano
britannico 'Financial Times', citando una bozza di
comunicato che sara' diffuso dal G8 in occasione del vertice
annuale in programma dal 7 al 9 luglio in Giappone. Secondo
il comunicato, il G8 confermerebbe gli impegni assunti al
summit di Gleneagles, in Scozia, nel 2005, circa un aumento
degli aiuti senza pero' menzionare obiettivi e date
concreti.
grella
00martedì 15 luglio 2008 04:06
How Debt Bites Back



media3.washingtonpost.com
laplace77
00mercoledì 16 luglio 2008 00:01
l'interbancario...
vi ricordate quando quasi un anno fa dicemmo che il problema era nella fiducia reciproca delle banche?

lo scrissi sul FOL, quello da dove mi hanno poi bannato, intorno a ferragosto 2007...

...poi scoprimmo che l'euribor saliva piu' del tasso di sconto BCE...

...tipo a fine 2007, quando scrisse qualcosa del genere anche ilSole24Ore...



a ulteriore conferma, vi segnalo questo articolo di icebergfinanza


pare se ne sia accorto anche lui (con tutto il rispetto per il tizio, che di cose ottime ne ha scritte a iosa)...

...e pare che valga pure negli USA...



TED SPREAD, UN FARO NELLA NEBBIA!

Certamente molti di Voi ricorderanno uno dei miei recenti post, la " QUARTA_ONDA " targato 27 giugno 2008, tempi non sospetti, dove mettevo in guardia dalla possibilità di una quarta ondata proveniente dal settore finanziario, l'onda " TED SPREAD " un'onda della massima affidabilità, ben pochi la conoscono, alcuni la temono, solo Icebergfinanza l'ha segnalata e fatta conoscere in Italia!

TED spread is the difference in yields between inter-bank and U.S. Government loans.

Il TED SPREAD è dato dalla differenza tra il tasso di interesse a tre mesi dei titoli del tesoro americano TBILL US TREASURIES e il LIBOR a tre mesi, una misura in grado di segnalare il grado di liquidità del mercato, il tasso a cui le banche sono disposte a prestarsi denaro. Qui sotto avete una dimostrazione di come in passato questo indicatore abbia segnalato alcune delle più grandi crisi finanziarie.



grella
00giovedì 17 luglio 2008 03:06
Ho capito come se ne esce...................
Ecco come superare il crack globale.............. [SM=j7569] [SM=g7576]

it.youtube.com

Ragazzi, per i più ingenui, volevo anche dirvi che............non sò se faccio bene.............insomma.........la vostra liquidazione............no...lasciamo perdere........!!! [SM=g7667]



grella
00martedì 29 luglio 2008 03:41
E siamo a 400mld $...................

Fmi: mercati sempre fragili
Gia' 400 mld di svalutazioni, nuovi aumenti capitale banche
(ANSA) - NEW YORK, 28 LUG - 'I mercati finanziari globali continuano a restare fragili e gli indicatori di rischio sistemico rimangono elevati'. Lo dice il Fmi. 'Per molte categorie di prestiti la qualita' del credito ha iniziato a deteriorare con il calo dei prezzi degli immobili e il rallentamento della crescita. Anche se le banche sono riuscite a portare a termine gli aumenti di capitale, i loro bilanci subiscono nuove pressioni. Finora le banche mondiali hanno effettuato svalutazioni per 400 mld dlr'.

www.ansa.it
grella
00martedì 29 luglio 2008 03:49
MUTUI:GROSS, SVALUTAZIONI FINO A $1.000 MILIARDI

Il manager di Pimco, principale fondo obbligazionario del mondo, conferma che la crisi del credito immobiliare causera' circa un trilione di dollari di svalutazioni a carico delle banche.


La crisi innescata dal collasso del credito immobiliare Usa ad alto rischio dovrebbe portare a circa un trilione (mille miliardi) di dollari di svalutazioni a carico delle società finanziarie, con la conseguenza di irrigidire il credito bancario ed alimentare la cessione di asset.
La previsione è stata fatta oggi da Bill Gross, gestore di PIMCO, il colosso mondiale dei fondi, che ha esposto le sue posizioni al riguardo sul sito Web del gruppo. Gross ha affermato che un totale di cinque trilioni di prestiti immobiliari, cioé quasi la metà del totale, appartengono ad asset da considerare a rischio, come il subprime o come le emissioni cosiddette Alt-A. Oltre a questo - ha continuato - circa 25 milioni di abitazioni statunitensi rischiano di avere un valore negativo, il che significa ulteriori pignoramenti ed un più accentuato calo dei prezzi. Il valore negativo si determina quando le case valgono meno rispetto al prestito contratto.

Gross ha aggiunto che qualora effettivamente si arrivi ad un trilione di dollari di svalutazioni le società finanziarie saranno costrette, ove non riescano a raccogliere la liquidità necessaria, appunto a cedere asset in portafoglio. Oltre a questo, si determinerebbe una contrazione del credito con effetti sull' economia reale. Le previsioni di Gross implicano quindi che le svalutazioni finora effettuate corrispondono a meno della metà del totale richiesto al sistema.

Le stime del gestore di PIMCO coincidono in particolare con quelle dell' ex presidente della Banca Mondiale, James Wolfensohn e superano quelle del Fondo Monetario Internazionale che aveva stimato un massimo di 945 milioni di 'write-down'. Gross è un personaggio molto seguito dal mondo finanziario statunitense, in quanto fu fra l' altro uno dei pochissimi a suo tempo a prevedere il collasso legato all' esplosione della bolla immobiliare. Lo stesso Gross aveva in seguito confessato che la prospettiva di un imminente scoppio della crisi che è ufficialmente cominciata il 9 agosto dello scorso anno gli era improvvisamente diventata chiara mentre era impegnato in una seduta di Yoga.

www.wallstreetitalia.com
laplace77
00giovedì 11 settembre 2008 10:05
even more crunched

17:56 - ***Banche: allarme McCreevy, ricapitalizzazione sempre piu' difficile

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 10 set - Per le
banche "e' sempre piu' difficile la ricapitalizzazione".
L'allarme e' stato lanciato dal commissario Ue al mercato
interno Charlie McCreevy alla vigilia delle riunioni
informali di ministri e banchieri centrali europei a Nizza
questo fine settimana. "La situazione economica sfavorevole
si combina con la fragilita' dei mercati finanziari e la
turbolenza si sentira' anche nel 2009", ha indicato il
commissario.



18:04 - Banche: allarme McCreevy, ricapitalizzazione sempre piu' difficile -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 10 set - All'inizio
del secondo anno, la turbolenza finanziaria nutre l'umore
dei mercati e il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac da
parte delle autorita' americane viene considerato in Europa
necessario ma anche la preoccupante conferma, dice il
commissario al mercato interno, "della serieta' e della
profondita' della crisi". Ormai e' evidente che il settore
finanziario privato "mostra una assenza cronica di
disciplina e competenza" e pure "qualche debolezza nel
regime di supervisione finanziaria a livello globale".
Secondo la Commissione europea, oltre a confermare gli
impegni assunti dai regolatori e dall'industria finanziaria
in materia di trasparenza, di miglioramento dei metodi di
valutazione degli asset non liquidi, bisogna occuparsi
rapidamente delle riserve prudenziali bancarie "per far
fronte ai tempi bui".



mi sa che non vedremo piu' mutui facili per un bel po' di tempo...
grella
00sabato 17 gennaio 2009 03:26
Effetto credit crunch

dgambera
00mercoledì 28 gennaio 2009 00:22
Credito, il Tesoro conferma: «L'offerta è in contrazione»

Inizia a irrigidirsi l'offerta di credito delle banche italiane al sistema economico. Lo sostiene il ministero dell'Economia in una nota al termine del Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria. «La Banca d'Italia - afferma il Tesoro - ha illustrato l'andamento del credito alle imprese nel contesto di un quadro congiunturale in netto deterioramento, con effetti che iniziano a manifestarsi sulla qualità del credito».

La crescita dei prestiti bancari continua a decelerare per la contrazione della domanda di finanziamenti per i programmi di investimento, con segnali di inasprimento delle condizioni di offerta. «Le condizioni di erogazione del credito alle imprese e alle famiglie - sottolinea il ministero - riflettono il costo del funding delle banche. La situazione del mercato della liquidità - aggiunge il Tesoro - si presenta meno tesa rispetto allo scorso ottobre, in particolare sulle scadenze più brevi».

Il Comitato, conclude la nota, «ha convenuto sull'opportunità di monitorare costantemente l'evoluzione del mercato del credito valutando gli andamenti sia delle quantità erogate sia delle condizioni economiche praticate».
dgambera
00sabato 31 gennaio 2009 21:23
IL MUTUO CASA FRENA ANCHE A NORDEST

Mercato dei mutui sceso di oltre il 10% [SM=g9202]
dgambera
00lunedì 9 febbraio 2009 11:39
(segnalato da labottegadelfuturo)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Corsa-a-ostacoli-per-il-mutuo/2064853&ref=hpsp

Fine della manica larga: ora per chi vuole comprare indagini severe e lunghe attese. E il mercato si ferma

Dalla concorrenza sfrenata alla calma piatta. Il momentaccio dell'economia e la scarsa propensione a prestare quattrini da parte delle preoccupatissime banche ha inaridito il mercato dei mutui, che fino al 2007 scoppiava di salute. Eppure le banche ufficialmente sostengono di non aver affatto tirato i remi in barca. "Non tutte si comportano allo stesso modo, ma la stretta c'è; nessuna banca dirà che non sta concedendo alcun mutuo a lavoratori con contratto a tempo determinato: io le dico che in molti casi ciò è assolutamente vero. Nessuno, dall'interno, ammetterà che è cambiato l'atteggiamento verso il cliente straniero, il quale anche se ha un impiego fisso è analizzato al microscopio e spesso non viene finanziato. Ma le assicuro che le cose vanno proprio così": parole di Enrico Quadri, consigliere delegato di Tree Finance, la società che controlla le due reti di mediazione creditizia che lavorano in appoggio alle 1.600 agenzie immobiliari del gruppo Ubh (riunisce Gabetti Franchising, Professionecasa, Grimaldi Immobiliare). Quando un cliente è interessato a un immobile, sono i mediatori che vanno a cercargli il mutuo, scegliendolo tra quelli di istituti generalisti come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps o Banco Popolare, o specializzati come Barclays o Ing Direct. Altri elementi testimoniano i mutamenti del mercato. I tempi delle istruttorie propedeutiche all'erogazione del mutuo raddoppiano: chi ci metteva 20 giorni, a dare l'okay, oggi ne impiega 40. La competizione per catturare il cliente langue e crescono i ricarichi delle banche.

"E non c'è quasi più nessuno a finanziare l'intero valore della casa da acquistare, si arriva al massimo all'80 per cento", dice Emilio Valente, dell'ufficio studi di Tecnocasa, il gruppo con il maggior numero di agenzie in Italia (oltre 3 mila). La media si aggira addirittura intorno al 50-60 per cento: è arduo riuscire a farsi concedere un mutuo che copra più della metà del prezzo d'acquisto. Quando i mercati del mattone e dei mutui filavano come treni, era possibile farsi finanziare il 100 per cento della casa anche grazie all'attivismo di colossi come Aig, Cardif, Genworth, le cui polizze fideiussorie permettevano di assicurare il rischio di credito, coprendo l'intera somma necessaria. "La tempesta finanziarie mondiale ha travolto i giganti della mortgage insurance, facendo sparire di botto una bel sostegno al business mutuo", dice ancora Quadri.


Luciano Ambrosone, responsabile del settore finanziamenti ai privati di Intesa Sanpaolo, sul 'credit crunch' la pensa invece in modo diverso rispetto a quelli di Ubh e Tecnocasa. "Per noi il mutuo rimane uno strumento strategico e forse i mediatori percepiscono maggiori difficoltà perché, statisticamente, la qualità di quelli che chiedono un mutuo attraverso le reti di broker è peggiore di quella che cerca un mutuo direttamente allo sportello. In realtà, la gente compra meno case soprattutto perché ha meno disponibilità economiche o è più preoccupata per il futuro". Ambrosone ricorda anche come, negli Stati Uniti, sia stato proprio il collocamento a pioggia dei famigerati mutui subprime a scatenare la crisi: adesso tutti sono diventati più prudenti.

La frenata dei mutui va a braccetto con il forte rallentamento delle compravendite di immobili. L'anno scorso in Italia gli acquisti di case sono crollati del 15 per cento e sono stati erogati mutui per 57-58 miliardi di euro, cioè circa 5 miliardi in meno rispetto al 2007. Decelerazione che risulterebbe ancora più brusca se si contassero soltanto i mutui veramente nuovi e non rinegoziazioni e sostituzioni per cambiare il tipo di mutuo o la banca, segmento che nella seconda metà del 2008 ha rappresentato un terzo dell'intero giro d'affari del pianeta mutuo secondo l'Osservatorio di MutuiOnline.

La cavalcata dell'Euribor (il tasso a cui le banche si scambiano il denaro che è preso come riferimento per la stragrande maggioranza dei mutui) fino all'autunno scorso ha fatto schizzare all'insù il costo delle rate dei prestiti a tasso variabile e spinto tutti i nuovi clienti verso il tasso fisso. Negli ultimi mesi la situazione è radicalmente mutata, perché l'Euribor è in calo. Questo fenomeno ha avuto due effetti: ha gettato acqua sulle polemiche riguardo all'eccessivo costo dei mutui, ma ha anche reso inutile il provvedimento preso dal governo, che dal primo gennaio del 2009 costringe banche e finanziarie a offrire mutui legati al tasso ufficiale della Banca centrale europea. A parte il caso della Popolare di Milano, partita a novembre 2008 con il primo mutuo collegato al tasso Bce, sul mercato i nuovi prodotti si vedono poco. Anche perché, sostiene Ambrosone, "non è ben chiaro cosa vuol dire che i mutui Bce debbano essere 'in linea' con quelli legati all'Euribor, e cioé se debbano essere in linea al momento della richiesta, dell'erogazione o per tutta la durata del contratto. Attendiamo spiegazioni".

La picchiata dell'Euribor a un mese, assai utilizzato dalle banche per i mutui, che a ottobre era di un punto sopra il tasso Bce e adesso è 30 centesimi al di sotto, ha per ora sterilizzato la complicata querelle. "Comunque, è chiaro che la sola riduzione dei tassi non basta a ridare spinta a un mercato immobiliare che soffrirà anche nel 2009", sostiene Luca Dondi, specialista del centro studi Nomisma, che aggiunge: "Le banche non solo fanno fatica a concedere un mutuo per acquistare una casa, sono contrarie a finanziare lo sviluppo di nuove costruzioni". Ecco perché scarseggiano gli ottimisti, sul fronte del mattone.
dgambera
00venerdì 13 febbraio 2009 10:09
"unch, unch! Sento odor di credit crunch!"
Intesa SanPaolo, Passera: il 2009 anno difficile ma supereremo la crisi

La crisi finanziaria sta per giungere a compimento ma ora sta "prendendo velocità" la crisi dell'economia reale. I Governi si sono mossi senza coordinarsi tra di loro e l'unica certezza è che «non siamo riusciti a contenere la slavina». Intesa SanPaolo ha già sperimentato gli effetti della crisi «in modo brusco» con perdite sui crediti già nel quarto trimestre 2008 e il 2009 si preannuncia come «un anno difficilissimo, particolarmente pesante».

Corrado Passera, ceo della "prima banca italiana" parla con franchezza ai direttori delle quasi 500 filiali di Milano e provincia, riuniti giovedì in un centro convegni del capoluogo lombardo per ascoltare direttamente dai vertici l'analisi della situazione dell'economia, le prospettive dell'attività per l'anno in corso e le linee che guideranno il budget 2009. Ma la ragione principale di questa tappa del primo "giro d'Italia" tra le otto direzioni regionali è il lancio della ‘fase due' della Banca dei territori, dopo la sostituzione, «con una decisione forte», del direttore generale Pietro Modiano con Francesco Micheli negli ultimi giorni del 2008. Nelle scorse settimane è stata disposta la nuova organizzazione che vede un direttore regionale per ogni direzione, cui riferiscono i capi area che a loro volta hanno la responsabilità di un gruppo di filiali.
Quasi un'ora di intervento, preceduto da un breve saluto del presidente, Enrico Salza, il quale ha dato un'indicazione precisa: «Serve una visione dell'attività bancaria basata sull'economia reale per poter affrontare in modo efficace le ricadute di una crisi che non si preannuncia breve».

Crisi pesante ma superabile
Passera ha ricordato le ragioni che hanno portato alla crisi finanziaria globale ma ha sottolineato anche le differenze tra il sistema bancario anglosassone, travolto dall'uragano, e quello europeo che, grazie alle regole e soprattutto alla disciplina con cui queste regole sono state osservate, è stato finora risparmiato. Passera è moderatamente ottimista: «L'Italia potrebbe superare la crisi un po' meglio di altri. E' meno indebitato e le esasperazioni sono state meno accentuate che altrove. Le banche sono più solide e il Paese è più flessibile. Le attività produttive sono ancora diversificate». Quanto a Intesa SanPaolo, «può affrontare questa situazione con una notevole serenità di fondo. Trimestre dopo trimestre abbiamo messo da parte – ha ricordato Passera – risorse sufficienti che ci permettono di affrontare oggi una prolungata crisi di liquidità». Insomma, la banca - ha voluto dire Passera ai suoi - oggi ha le munizioni sufficienti per combattere e vincere questa battaglia: «Abbiamo le risorse che ci consentono di confermare la nostra voglia di svolgere un ruolo importante per il Paese, di fare qualcosa di più coraggioso quando ci sono da affrontare situazioni difficili per far uscire il nostro Paese dalle secche più velocemente possibile. Con le nostre dimensioni, affidamenti pari ad un terzo del Pil, possiamo fare la differenza. Siatene certi – ha detto rivolto ai direttori delle filiali milanesi – possiamo superare questo momento».

Tutto il possibile per sostenere la ripresa
Un messaggio forte, dunque, e un invito pressante: «Facciamo tutto quello che serve per agevolare la ripresa, non tiriamoci indietro. Gli impieghi crescono e vogliamo che continuino a crescere. Porteremo credito ma anche capitale, quando serve, come abbiamo fatto tante volte. Nei prossimi mesi avremo tonnellate di situazioni difficili da gestire. Dovremo farlo con tutta la nostra competenza. Mai dire un no che non sia giustificato».

Banca dei Territori e segmenti clienti e di prodotto
Passera ha quindi «assolutamente confermato» il modello della Banca dei territori: «E' cio' che ci fa speciali con le tre identità orizzontali: internazionale, nazionale e sul territorio». La cosiddetta ‘fase due' comporta lo sviluppo e la valorizzazione di questo modello, integrandolo con l'altra faccia di Intesa SanPaolo: l'articolazione per segmenti di clienti e di prodotto. Un'operazione da cui il ceo della banca spera di ottenere una forza di mercato superiore a quella dei concorrenti.

Budget 2009 e incentivi
Per l'anno in corso, consapevole delle difficoltà, Passera ha chiesto ai direttori di lavorare su una «componente poco seguita: il costo del credito. Su questo abbiamo oggettivamene un problema. Possiamo risparmiare centinaia di milioni che potranno compensare l'inevitabile calo delle commissioni».
Per il budget 2009, la strategia non cambia: risultati senza forzature è la linea. Declinata secondo quattro direttrici: crescita, attenzione ai costi, grande attenzione ai rischi e investimenti anche di lungo periodo.

Un mondo forsennatamente competitivo
«E' vero – riconosce il manager – nessuno può considerarsi immune rispetto a niente in un mondo forsennatamente competitivo. Solo una grandissima disciplina può permettere di crescere senza problemi». Tradotto in pratica: «Non c'è obiettivo di budget che possa giustificare un abbinamento sbagliato di un prodotto ad un cliente. Noi non vogliamo fare nulla che sia dannoso per i nostri clienti. Se in passato questo si è verificato sono sicuro che è stato in buona fede». Borbottii in sala, senza replica.

Un forum per mandare consigli e suggerimenti ai capi
Nel chiudere l'incontro, Passera ha annunciato l'apertura di un forum che consenta a tutti di inviare ai capi area osservazioni e suggerimenti. E chiede ai direttori un'ultima cosa: usate criteri meritocratici nel prendere le decisioni.
dgambera
00mercoledì 18 febbraio 2009 15:51
Marcegaglia: bloccare per un anno i Tfr nelle aziende

Le imprese non riescono facilmente a ottenere liquidità dalle banche. Così la presidente degli industriali Emma Marcegaglia, da Foggia, propone di bloccare per un anno in azienda i versamenti per i Tfr, i trattamenti di fine rapporto. «Si potrebbe - ha detto Marcegaglia - arrivare alla decisione che per un anno i flussi di Tfr non vadano all'Inps, ma vengano tenuti all'interno delle imprese». Oppure i flussi del Tfr potrebbero servire a «creare un fondo di garanzia che aiuti il sistema del credito alle piccole e medie imprese». È una delle proposte lanciate dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, per superare la crisi economica in Italia.


«Il tema del credito è fondamentale - ha aggiunto - servono decisioni concrete perché se non c'è credito si blocca il sistema delle imprese, ancor più nel Sud». Per il leader di Confindustria «è assolutamente necessario che, come sta accadendo in tutti i Paesi europei e anche negli Stati Uniti e in Cina, il Governo italiano sostenga l'economia. Comprendiamo - ha spiegato - il problema del debito pubblico, ma riteniamo che in un momento come questo serva un sostegno all'economia, senza il quale rischiamo veramente che molte imprese non riescano ad andare avanti».


Oltre a quella sul Tfr, Marcegaglia ha avanzato la proposta che la Cassa Depositi e Prestiti anticipi i crediti delle imprese con le pubbliche amministrazioni e che venga reso al più presto operativo il Fondo di garanzia di 450 milioni di euro previsto nel Decreto 185 per le Confidi.
dgambera
00lunedì 23 febbraio 2009 14:36
Credito, l'allarme di Trichet: «Il sistema è in pericolo»

Il flusso netto del credito nell'Eurozona «è rimasto di segno positivo per quasi tutto il periodo di turbolenze finanziarie, che ormai va avanti da un anno e mezzo», ma «nelle ultime settimane sono emersi i primi segnali di un calo dell'offerta di credito». Lo ha detto il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, in un discorso al Cesr (Comitato di coordinamento fra le autorità di vigilanza sui mercati finanziari della Ue) a Parigi. Il fenomeno, ha spiegato, «è dovuto in modo sostanziale a fattori legati alla domanda», ma anche a decisioni sul fronte dell'offerta. «Se un tale comportamento dovesse diffondersi al sistema bancario nel suo insieme - ha ammonito - metterebbe in pericolo la stessa ragione d'essere del sistema».

La spirale negativa tra finanza ed economia reale
«Non è una notizia», ha osservato Trichet, che il sistema finanziario dell'area euro, come quelli del resto del mondo, sia sottoposto a «gravi costrizioni». Quello che è diventato sempre più chiaro da metà settembre, quando le tensioni della finanza si sono intensificate, è che queste difficoltà dei mercati hanno contagiato anche l'economia reale. «Questo ha innescato un processo di spirale negativa tra la finanza e l'economia reale. Il sistema finanziario - ha detto il banchiere centrale - sta compromettendo la ripresa dell'economia reale e, allo stesso tempo, la recessione sta aggiungendo pressioni sul sistema finanziario».

«Una parte importante di questo calo è determinata dalla domanda: le imprese hanno rinviato gli investimenti» ha detto il presidente dell'Eurotower che ha ribadito quanto già sostenuto dall'Abi, la scorsa settimana. «Le imprese chiedono soldi soprattutto per ristrutturare il proprio debito e non per fare investimenti» ha scritto l'associazione bancaria nel suo bollettino mensile. Ma le difficoltà, ha detto Trichet, sono anche sul fronte dell'offerta. Stiamo assistendo, secondo il numero uno dell'Eurotower «a un inasprimento delle condizioni associato al fenomeno del deleveraging» (la riduzione del ricorso alla leva finanziaria). «Dobbiamo sorvegliare attentamente gli sviluppi su tutto questo - ha sottolineato - se questi atteggiamenti diventassero estesi nel sistema bancario, comprometterebbero la ragion d'essre del sistema come un insieme».

Vi sono però anche indicazioni posititive, secondo Trichet. In particolare dal settore delle obbligazioni societarie. A gennaio le emissioni di bond di imprese non finanziarie ha toccato un livello da record: «Questo canale resta aperto, e sta funzionando». E nel frattempo le Bce e i governi dell'area euro hanno messo in opera misure ingenti a sostegno del sistema finanziario. In particolare la Banca Centrale garantisce agli istituti i finanziamenti illiminati sui prestiti che vanno da una settimana di scadenza fino a sei mesi. Intanto i governi hanno approntato schemi di intervento e sostegno diretti. Ora banche e istituzioni finanziarie private «hanno un importante responsabilità da assolvere: continuare a prestare all'economia».
dgambera
00martedì 24 febbraio 2009 16:07
Corsa a ostacoli per il mutuo

Fine della manica larga: ora per chi vuole comprare indagini severe e lunghe attese. E il mercato si ferma Dalla concorrenza sfrenata alla calma piatta. Il momentaccio dell'economia e la scarsa propensione a prestare quattrini da parte delle preoccupatissime banche ha inaridito il mercato dei mutui, che fino al 2007 scoppiava di salute. Eppure le banche ufficialmente sostengono di non aver affatto tirato i remi in barca. "Non tutte si comportano allo stesso modo, ma la stretta c'è; nessuna banca dirà che non sta concedendo alcun mutuo a lavoratori con contratto a tempo determinato: io le dico che in molti casi ciò è assolutamente vero. Nessuno, dall'interno, ammetterà che è cambiato l'atteggiamento verso il cliente straniero, il quale anche se ha un impiego fisso è analizzato al microscopio e spesso non viene finanziato. Ma le assicuro che le cose vanno proprio così": parole di Enrico Quadri, consigliere delegato di Tree Finance, la società che controlla le due reti di mediazione creditizia che lavorano in appoggio alle 1.600 agenzie immobiliari del gruppo Ubh (riunisce Gabetti Franchising, Professionecasa, Grimaldi Immobiliare). Quando un cliente è interessato a un immobile, sono i mediatori che vanno a cercargli il mutuo, scegliendolo tra quelli di istituti generalisti come Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps o Banco Popolare, o specializzati come Barclays o Ing Direct. Altri elementi testimoniano i mutamenti del mercato. I tempi delle istruttorie propedeutiche all'erogazione del mutuo raddoppiano: chi ci metteva 20 giorni, a dare l'okay, oggi ne impiega 40. La competizione per catturare il cliente langue e crescono i ricarichi delle banche.

"E non c'è quasi più nessuno a finanziare l'intero valore della casa da acquistare, si arriva al massimo all'80 per cento"
, dice Emilio Valente, dell'ufficio studi di Tecnocasa, il gruppo con il maggior numero di agenzie in Italia (oltre 3 mila). La media si aggira addirittura intorno al 50-60 per cento: è arduo riuscire a farsi concedere un mutuo che copra più della metà del prezzo d'acquisto. Quando i mercati del mattone e dei mutui filavano come treni, era possibile farsi finanziare il 100 per cento della casa anche grazie all'attivismo di colossi come Aig, Cardif, Genworth, le cui polizze fideiussorie permettevano di assicurare il rischio di credito, coprendo l'intera somma necessaria. "La tempesta finanziarie mondiale ha travolto i giganti della mortgage insurance, facendo sparire di botto una bel sostegno al business mutuo", dice ancora Quadri.


Luciano Ambrosone, responsabile del settore finanziamenti ai privati di Intesa Sanpaolo, sul 'credit crunch' la pensa invece in modo diverso rispetto a quelli di Ubh e Tecnocasa. "Per noi il mutuo rimane uno strumento strategico e forse i mediatori percepiscono maggiori difficoltà perché, statisticamente, la qualità di quelli che chiedono un mutuo attraverso le reti di broker è peggiore di quella che cerca un mutuo direttamente allo sportello. In realtà, la gente compra meno case soprattutto perché ha meno disponibilità economiche o è più preoccupata per il futuro". Ambrosone ricorda anche come, negli Stati Uniti, sia stato proprio il collocamento a pioggia dei famigerati mutui subprime a scatenare la crisi: adesso tutti sono diventati più prudenti.

La frenata dei mutui va a braccetto con il forte rallentamento delle compravendite di immobili. L'anno scorso in Italia gli acquisti di case sono crollati del 15 per cento e sono stati erogati mutui per 57-58 miliardi di euro, cioè circa 5 miliardi in meno rispetto al 2007. Decelerazione che risulterebbe ancora più brusca se si contassero soltanto i mutui veramente nuovi e non rinegoziazioni e sostituzioni per cambiare il tipo di mutuo o la banca, segmento che nella seconda metà del 2008 ha rappresentato un terzo dell'intero giro d'affari del pianeta mutuo secondo l'Osservatorio di MutuiOnline.

La cavalcata dell'Euribor (il tasso a cui le banche si scambiano il denaro che è preso come riferimento per la stragrande maggioranza dei mutui) fino all'autunno scorso ha fatto schizzare all'insù il costo delle rate dei prestiti a tasso variabile e spinto tutti i nuovi clienti verso il tasso fisso. Negli ultimi mesi la situazione è radicalmente mutata, perché l'Euribor è in calo. Questo fenomeno ha avuto due effetti: ha gettato acqua sulle polemiche riguardo all'eccessivo costo dei mutui, ma ha anche reso inutile il provvedimento preso dal governo, che dal primo gennaio del 2009 costringe banche e finanziarie a offrire mutui legati al tasso ufficiale della Banca centrale europea. A parte il caso della Popolare di Milano, partita a novembre 2008 con il primo mutuo collegato al tasso Bce, sul mercato i nuovi prodotti si vedono poco. Anche perché, sostiene Ambrosone, "non è ben chiaro cosa vuol dire che i mutui Bce debbano essere 'in linea' con quelli legati all'Euribor, e cioé se debbano essere in linea al momento della richiesta, dell'erogazione o per tutta la durata del contratto. Attendiamo spiegazioni".

La picchiata dell'Euribor a un mese, assai utilizzato dalle banche per i mutui, che a ottobre era di un punto sopra il tasso Bce e adesso è 30 centesimi al di sotto, ha per ora sterilizzato la complicata querelle. "Comunque, è chiaro che la sola riduzione dei tassi non basta a ridare spinta a un mercato immobiliare che soffrirà anche nel 2009", sostiene Luca Dondi, specialista del centro studi Nomisma, che aggiunge: "Le banche non solo fanno fatica a concedere un mutuo per acquistare una casa, sono contrarie a finanziare lo sviluppo di nuove costruzioni". Ecco perché scarseggiano gli ottimisti, sul fronte del mattone
dgambera
00mercoledì 25 febbraio 2009 21:00


Il pensionato: «Quel mutuo a tasso variabile che strozza le mie finanze»

Andrea, pensionato 65enne, ha visto la rata mensile esplodere. Ha chiesto dei prestiti a delle finanziarie e «la situazione è peggiorata. Adesso ho deciso di vendere la casa per risolvere definitivamente la situazione».

Crescenzago, quartiere popolare alla periferia nord di Milano. Nella saletta della parrocchia di Gesù di Nazareth, il signor Andrea, pensionato, 65 anni, rigira il cappello tra le mani, con nervosismo. Ha accettato di raccontare la sua storia, le sue difficoltà. Prima di iniziare, però, chiede che il suo nome e cognome non siano pubblicati. A nulla serve la considerazione che è una situazione comune a tanti; che nulla c'è di male. Il senso d'imbarazzo, il timore di vedere diminuita la propria dignità sono più forti di tutto. Così l'accordo è di pubblicare solo un nome di fantsia, Andrea per l'appunto. «Sa – dice - ho iniziato a lavorare a 14 anni. E mai avrei pensato di trovarmi in una situazione del genere».

E sì, perché subito dopo il diploma di terza media Andrea va a fare l'apprendista come operaio litografo. «Ho passato la mia vita tra le stampe. Prima a Napoli, dove sono nato; poi a Milano. Mi sono trasferito dopo il militare. Qui, al Nord, sono diventato capo macchina alla Rizzoli. Più che un lavoro, una passione». Una vita che scorre via senza eccessivi affanni: anzi, Giorgio va in pensione piuttosto giovane. «Ma con 35 anni di lavoro», tiene a precisare lui. «Non avevo grossi problemi. Facevo anche volontariato all'istituto per anziani la Baggina. Pensi: io aiutavo gli altri. E adesso, invece...». Le cose, purtroppo per Andrea, sono cambiate.

Cos' è successo? «Già con il passaggio dalla Lira all'Euro -risponde Andrea - tutto è diventato più caro. Il pacchetto di sigarette, il caffè: non ci avevo mai fatto caso. Poi, ho cominciato a stare attento, a pensarci due volte prima di spendere. La mia pensione, 1.300 euro netti al mese, ha iniziato a non bastare più. Anche perché mia moglie non ha un suo reddito». Ma non è solo l'arrivo della moneta di Eurolandia. No, c'è anche la normalissima decisione di comprare casa. Un passo che non dovrebbe creare problemi. E invece... «Invece, abbiamo acquistato un appartamento circa sei anni fa, accendendo un mutuo da 89mila euro a tasso variabile». Una scelta che, allora, sembrava quella giusta. Ma che, poi, si è trasformata in una trappola. «L'anno scorso la rata è schizzata verso l'alto, ha raggiunto quasi i 700 euro al mese». Una tegola insostenibile cui si aggiungono le spese di amministrazione, le bollette. Un caro-vita che "strozza" Giorgio. Il quale, anche male consigliato, decide di chiedere dei prestiti a finanziarie: circa 30.000 euro, compresa la cessione del quinto della pensione. Tutto legale, per carità. Ma dopo l'iniziale apparente boccata d'ossigeno arriva, inesorabile, la batosta: gli interessi da pagare sui nuovi prestiti.

«Non ce la facevo più - dice Andrea - Eliminare le vacanze, fare attenzione agli acquisti non è bastato
. Alla fine mi sono messo a cercare un altro lavoro. Adesso faccio il custode. Mi pagano in nero: circa 500 euro al mese. Una faticaccia: quando inizio al mattino mi alzo alle 6.00». O addirittura prima: «Sì, perché per guadagnare ulteriori soldi vado a "fare" i sacchi per la parrocchia». Insomma, qualsiasi cosa pur di guadagnare. Pur di trovare, «sempre lavorando onestamente», un'entrata per le proprie tasche e poter pagare i conti mensili. Giorgio ha anche utilizzato la carta equa della Caritas. «È stato un bell' aiuto, mi hanno dato una mano. Putroppo dura solo tre mesi». Insomma, «peccato che non posso più utilizzarla. Ma dicono che c'è chi sta anche peggio di me». Adesso Andrea ha deciso di vendere la sua casa per risolvere definitivamente i suoi problemi. «Spero di riuscirci» dice, alzandosi dal tavolo della saletta della parrocchia Gesù di Nazareth. «Ma è difficile, sa c'è la crisi». E con un cenno della mano saluta e se ne va.
dgambera
00giovedì 5 marzo 2009 11:17
Tremonti: «La stretta al credito è il rischio dei rischi per l'Italia»

È giusto che le banche non si prendano troppi rischi. Ma se l'eccesso di prudenza si traduce in una stretta ai prestiti per le imprese, questo danneggia fortemente l'economia. Si potrebbe sintetizzare così il pensiero di Tremonti, che introducendo i lavori della giornata dedicata al credito al ministero dell'Economia, è tornato su un tema particolarmente caldo: la difficoltà nell'accesso al credito da parte di imprese e famiglie. Per Tremonti questo è il «rischio dei rischi che dobbiamo affrontare». La stretta sui finanziamenti «stritola prima le imprese, poi i lavoratori e alla fine le banche stesse. In economia - ha aggiunto il ministro - il credito è come l'aria: ti accorgi quanto è importante quando viene a mancare». E, sempre su questo tema, il titolare di Via XX settembre ha fatto un'altra considerazione: «Il credito non è una variabile indipendente dal Pil - ha argomentato - se questo scende, scende la domanda del credito. Ma non è naturale che, con una discesa del Pil, scenda l'offerta del credito». (dgambera: questo è un arcano da risolvere. L'offerta scende perchè cala la domanda. Stavolta però le banche non hanno aspettato, avevano troppa fretta di andare al sodo)

Tremonti bond troppo cari? Critica inaccettabile
Nel discorso del ministro c'è anche spazio per parlare dei bond, che hanno preso il suo nome, recentemente varati dall'esecutivo. «Dire che il tasso dell'8,5% per i bond è troppo alto è inaccettabile perchè non è un debito, un finanziamento. Ma uno strumento di patrimonializzazione delle imprese: è come se fosse un aumento di capitale che allarga il patrimonio delle banche» ha detto Tremonti difendendo lo strumento del Governo. Per il ministro, «non bisogna ragionare in termini di indebitamento: se la rendita è dell'8,5% e la leva è 1 a 15 - ha affermato rivolgendosi ai banchieri - in termini di costi dovreste prendere l'8,5% e dividerlo per 15». Per Tremonti «è in malafede chi dice che i bond sono inutili perchè il costo è troppo alto».

Da noi nessun fallimento bancario, ecco perché l'Italia farà meno deficit
Tremonti ha parlato anche di conti pubblici. «Altri Stati - ha detto - hanno fatto più deficit e debito per affrontare la crisi perchè hanno avuto più fallimenti bancari. Finora la Repubblica italiana non ha avuto la sfortuna di entrare nella stanza europea dei fallimenti».

Urgente sbloccare fondi dall'eccesso di burocrazia
«Il 2009 sarà un anno ancora più difficile del 2008» si legge in una nota del Tesoro in occasione della giornata dedicata al tema «Imprese, lavoro, banche». Nella nota si sottolinea come debbano «essere messi in campo strumenti nuovi e vanno verificati gli strumenti in essere non ancora sufficientemente valorizzati: ci sono circa 100 miliardi di euro bloccati sul territorio da un eccesso di burocrazià. Parte non marginale della strategia è sbloccarli».
dgambera
00venerdì 6 marzo 2009 23:26
Crisi vera o allarmismo? Così il mercato perde la bussola

A chi bisogna credere? I segnali che giungono al mercato sono contrastanti. In Italia, dai numerosi annunci sulla necessità di un rafforzamento patrimoniale delle banche, si è passati – data l'oggettiva difficoltà di ricorrere al mercato dei capitali – alla creazione dei "Tremonti bond", dei quali però attualmente si dice che, più che un mezzo di patrimonializzazione per le banche, si tratterà di un metodo per consentire alle banche stesse di erogare maggior credito alle imprese, dando luogo a una "leva" – multiplo fra patrimonio e credito concedibile - fino a 15 volte (cioè nell'ipotesi di erogazione di 10 miliardi di questi bond alle banche, a loro volta potrebbero essere concessi fino a 150 miliardi di nuovi fondi alle imprese).

Gli istituti di credito rispondono dicendo (fonte Abi) che a gennaio 2009 gli impieghi sono aumentati del 4% e in particolare quelli a imprese non finanziarie del 6%; e UniCredit ha affermato di aver erogato a oltre 22.000 Pmi, nel primo bimestre 2009, finanziamenti per 1,9 miliardi, rispondendo positivamente al 75% delle richieste di nuova liquidità.

Qual è la verità? Quella delle banche che sostengono di ricevere minor domanda di finanziamenti (-30% a gennaio 2009 rispetto a dicembre 2008, secondo UniCredit) a causa della scarsa propensione delle imprese a fare nuovi investimenti, o quella delle imprese che richiedono l'istituzione di un "mediatore del credito" e di "osservatori del credito" per sorvegliare l'effettiva concessione di denaro alle aziende richiedenti?

Come si concilia questo con le affermazioni, sempre di Unicredit, secondo cui il 24% delle imprese a cui – a gennaio 2009 – è stato dato credito sono in perdita e il 39% ha un ritorno sul capitale inferiore al 2%? Non sembra davvero un atteggiamento da "stretta creditizia", piuttosto il preludio a un futuro significativo incremento di incagli e sofferenze nei bilanci bancari: e c'è chi in questa situazione, come il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha proposto una moratoria dei parametri di Basilea 2 che regolano i requisiti di concessione di credito alle imprese.

Tuttavia non si può certamente passare da una situazione di stretta creditizia a una di credito facile. Perché in questo caso le banche, già colpite dalle perdite sugli strumenti finanziari che hanno penalizzato i risultati 2008, si troverebbero a essere "affondate" nel 2009 dall'esplosione delle sofferenze sugli impieghi concessi. [SM=g1749713] [SM=g1749713] [SM=g1749713] [SM=g1749713] Eppure la Cassa Depositi e Prestiti ha annunciato che sta studiando la costituzione di un plafond fino a 5 miliardi a favore delle banche, che potranno però ricorrervi a condizione di concedere risorse alle PMI. E il Governo ha dichiarato di puntare a una garanzia pubblica per le banche che concedono prestiti alle PMI. Ma allora la liquidità alle imprese manca perché non riescono a ottenerla o perché non ne fanno richiesta?

Altro mistero: qual è la verità sulla situazione dei Paesi dell'Europa dell'Est? Standard & Poor's ha recentemente affermato che l'Ucraina sta mostrando una bilancia dei pagamenti in crisi? Le banche italiane dopo avere effettuato massicce campagne di acquisti nella "nuova Europa" si affrettano a dichiarare lo scarso peso di quell'area nei loro bilanci (per Unicredit 75 miliardi sul totale degli impieghi, con un peso maggiore per la Polonia che è un Paese a relativamente scarso rischio; per Intesa Sanpaolo il peso dei Paesi dell'Est non è stato quantificato, ma è definito "limitato e diversificato"); tuttavia, sono già stati effettuati interventi di ricapitalizzazione nelle banche controllate nell'Est Europa "per mantenere un corretto rapporto tra capitale e impieghi".

Gli stessi Paesi dell'Est, dopo aver chiesto 180 miliardi di euro di aiuti alla UE (non concessi), ora spiegano che le autorità di supervisione del credito di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria sono allarmate dai «commenti fuorvianti dei media» in merito ai rischi del sistema finanziario della regione, accusandoli di poter danneggiare le economie locali. Anche a questi Paesi manca liquidità, o le ripetute indicazioni sulla loro critica situazione sono davvero solo speculazioni di mercato? Intanto entro il 2010 un altro Paese dell'Est, la Croazia, dovrebbe concludere l'iter per l'ingresso nella UE, con un forte supporto da parte del Governo italiano, anche perché le prime 2 banche croate sono partecipate da Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Anche sul versante industriale non mancano i dubbi sulla reale condizione delle aziende. Sono stati in primis concessi incentivi all'industria dell'auto, e per effetto della ripresa degli ordini (+4% a febbraio 2009 secondo fonti Anfia, che ha anche indicato un'impennata delle richieste di preventivi nell'ordine del 60% - 70%) è stata ridotta la Cig nello stabilimento Fiat di Mirafiori. La stessa Fiat però afferma di non esser certa di poter mantenere in attività lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, la cui sopravvivenza «dipenderebbe dalla futura evoluzione del mercato».

A livello di Europa occidentale le stime delle società di ricerca specializzate JD Power e Global Insight indicano per il settore auto un calo delle immatricolazioni complessivo pari al 15% nel 2009, nonostante gli incentivi introdotti in molti Paesi e specie in Germania, dove già a febbraio gli ordini ai concessionari sono balzati del 22% (dato migliore degli ultimi 10 anni), ma allo stesso tempo la Opel dichiara di non poter sopravvivere senza ulteriori aiuti statali per almeno 3-5 miliardi (che il Governo tedesco non sembra propenso a concedere), nonostante tagli all'organico che potrebbero giungere a 7.600 dipendenti su un totale di 26.000.

Per la settimana dal 9 al 13 marzo i dati macro più attesi in area UE saranno la produzione industriale di gennaio in Germania ed il PIL definitivo del quarto trimestre 2008 in Italia (entrambi attesi il 12/3) e le vendite al dettaglio di gennaio nell'Eurozona (13/3); negli USA si attendono particolarmente i dati settimanali sulle scorte di idrocarburi (11/3), le vendite al dettaglio di febbraio (12/3) e l'indicatore di fiducia dell'Università del Michigan (13/3). Inoltre il 10/3 Ben Bernanke terrà un discorso sulla regolamentazione bancaria.

Quanto ai risultati societari 2008 in Italia, il 9/3 si terranno le conference call di CIR, Datalogic e Italcementi (quest'ultima ha organizzato anche un incontro a Parigi con gli analisti), l'11 quelle di ERG, Terna, Finmeccanica (webcast di un incontro a Londra) e Amplifon (incontro con gli analisti) e il 12 quelle di Banca Generali e Autogrill (incontro con gli analisti).
dgambera
00domenica 8 marzo 2009 22:54
Mutui: la crisi spinge le banche a chiedere più garanzie

Il mutuo in tempi di crisi scopre il ruolo delle garanzie. Sempre più spesso i clienti si sentono chiedere dalle banche adempimenti ulteriori rispetto all'ipoteca: fideiussioni da parte di genitori e parenti, coperture assicurative a protezione del debito e altre garanzie reali. Sul Sole 24 Ore del lunedì in edicola domani 9 marzo servizi e approfondimenti su come si sta evolvendo il mercato dei mutui.
La maggiore cautela degli istituti di credito nella concessione dei finanziamenti per l'acquisto della casa si traduce anche in una maggiore rigidità sugli importi. La rata, infatti, difficilmente può superare il 30-35% del reddito mensile familiare. E poi l'ammontare del prestito, che raramente andrà oltre l'80% del valore dell'immobile (è il rapporto loan to value, che in molti casi si arresta al 60%). E c'è anche il fronte della valutazione degli edifici: abbandonata la stagione delle stime troppo generose, le banche sembrano aver decisamente imboccato la via delle perizie "reali" sul valore degli immobili. Una prudenza dettata anche dalle aspettative – non certo al rialzo – sul mercato immobiliare nei prossimi mesi.
Nel frattempo, mentre l'Euribor aggiorna i minimi storici, si registra un aumento delle richieste di mutui a tasso variabile. Guardando ai primi due mesi di quest'anno, il tasso fisso resta ampiamente in vantaggio, ma il variabile recupera consensi tra la clientela (a febbraio l'ha chiesto quasi il 40% dei mutuatari secondo MutuiOnline). Una scelta che potrebbe rivelarsi rischiosa – soprattutto se effettuata a cuor leggero - perché oggi il variabile costa anche 150 euro al mese in meno rispetto al variabile, ma un aumento del costo del denaro potrebbe far salire rapidamente il peso della rata.
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