Edilizia a picco, 600 alloggi invenduti in città (Fonte: il Piccolo Gorizia - di Tiziana Carpinelli - 20/02/2010)
Mercato in picchiata per il settore delle costruzioni private. Chi sperava nella ripresina, dopo un 2009 da dimenticare, resterà deluso: almeno fino al prossimo dicembre non si prevede l’apertura di alcun cantiere in città. Gru ferme e muratori a casa: i progetti annunciati restano nel cassetto, congelati. «È la crisi più nera degli ultimi quarant’anni», dicono gli addetti ai lavori. E i numeri non sconfessano le parole: oltre 600 alloggi rimasti invenduti nel mandamento monfalconese, una cinquantina di ditte edili sparite nell’arco di dodici mesi in provincia, manovalanza ridotta ai minimi termini, con il 40% di operai licenziati in quattro anni, e svalutazione degli appartamenti per i prezzi calati del 10% nel biennio. La recessione ha trascinato sul baratro le aziende, anche quelle con le spalle più larghe. LA CRISI Per un anno gli imprenditori si sono aggrappati alla speranza non tanto di una ripresa, quanto almeno di una ripresina, e invece niente. Dopo un ciclo espansivo di crescita maturato nei primi anni ’90, allorché il territorio conobbe il boom della piccole imprese, il settore delle costruzioni è ora investito in pieno dalla crisi economica. «La forte contrazione coinvolge tutte i settori produttivi del comparto, dall’edilizia residenziale pubblica a quella privata, dai muratori agli addetti alle pitturazioni», spiega Alcide Bidut, presidente della Commissione provinciale artigianato della Camera di Commercio di Gorizia. Gli effetti recessivi si sono dilatati nella società civile, soprattutto sotto il profilo occupazionale: «Nella nostra Provincia – prosegue – il numero delle ditte artigiane iscritte alla Ccia è sceso, tra il 2008 e il 2009, da 1306 a 1258 unità. E laddove le realtà produttive sono sopravvissute si è assistito a un assottigliamento dell’organico del 40%, con il complessivo licenziamento di circa 400 lavoratori dipendenti». In aumento, invece, il numero di ditte autonome provenienti dall’Est, con titolari perlopiù provenienti da Bosnia e Croazia. COMPRAVENDITE «C’è movimento, nel settore delle compravendite, solo per immobili in pronta consegna e a costo accessibile - afferma Susanna Marusig, titolare di ”Progetto immobiliare” e associata Fiaip -: non a caso i prezzi, per colpa della crisi, sono calati del 10% rispetto a due anni fa. Oggi, per un appartamento nuovo di 65 mq, con due camere, soggiorno, angolo cottura, bagno, terrazzo e posto macchina si spende poco più di 115mila euro». «Ci sono sul mercato molti alloggi invenduti di complessi già realizzati - continua - e le imprese costruttrici preferiscono per questo tener le bocce ferme, in attesa di un cambiamento. Per il 2010 escludo nuove aperture di cantieri. Mi risultano ancora diversi appartamenti in vendita nella zona dell’ex ospedale, in via Crociera, nel complesso Iridia, all’ex Meteor di Ronchi e all’ex Detroit». CREDITO Ma a cosa si deve la stasi nelle compravendite? «Principalmente alla disponibilità creditizia - replica Marusig -: fino a un paio di anni fa le banche accordavano mutui al 100% del valore immobiliare della casa, oggi all’80%. Siamo tornati indietro di vent’anni. Se infatti, prima, a una famiglia bastava avere i soldi per il rogito, ora l’acquisto di un alloggio è impossibile se non si dispone di una quota del capitale in contanti. Per contro, il calo dei prezzi ha reso, per le persone che ne hanno facoltà, il mattone un investimento e dunque si assiste a un fenomeno da tempo scomparso: il pagamento della casa in contanti, tramite assegni circolari, per l’intero ammontare del prezzo. Si tratta di persone che hanno avuto un’eredità o che hanno deciso di far fruttare in questo modo i risparmi di una vita o la propria liquidazione». OCCUPAZIONE «La situazione dell’edilizia è ferma da almeno due anni - commenta Mario Medessi, presidente del Collegio periti industriali di Gorizia - e la recente legge regionale 19, entrata in vigore lo scorso 23 dicembre, non ha agevoltato, anzi ha bloccato le attività dal punto di vista modulistico e burocratico. In 40 anni di carriera, non ho mai visto una crisi così nera: sì, ci sono sempre stati alti e bassi, ma qua ormai si vedono solo i bassi. L’occupazione è azzerata: tutti gli studi stanno disimpegnando le strutture. Si confidava, non dico nella ripresa, ma almeno nella ripresina: così non è stato. Sicuramente più di una realtà è a rischio, anche perchè il mercato è immobile: sono oltre 600 gli alloggi invenduti nel mandamento monfalconese e con le fabbriche alle prese con la cassa integrazione sarà difficile che la tendenza venga invertita».