In edilizia i rischi delle forniture pagate con permuta

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fabio_c
00lunedì 27 ottobre 2008 15:06
Da "Il Sole 24 Ore" del 27/10/2008
www.legislazionetecnica.it/show_doc.asp?nomedoc=%5Crassegna%5C27100...

"In edilizia i rischi delle forniture pagate con permuta"
di Anna Zavaritt
Da "Il Sole 24 Ore" del 27/10/2008

Immobili e crisi. I costruttori moltiplicano i "baratti"

L'azienda che riceve le unità abitative ha forti aggravi e problemi contabili

SEGNALE DI DIFFICOLTÀ
Le imprese coinvolte considerano l'aumento di questa prassi una spia di scarsa liquidità del settore

LA CATEGORIA
L'Ance lancia l'allarme sul rischio invenduto e chiede modifiche alla normativa fiscale per alleggerire le posizioni

Unità immobiliari contro infissi, pavimenti, impianti idraulici e così via. È la pratica - diffusa, ma ora più accentuata - della cessione di appartamenti e negozi da parte dei costruttori come saldo delle pendenze. «Normalmente è il segnale di crisi del mercato: scarsa liquidità delle imprese e stagnazione del settore immobiliare». Lo dicono, ma non vogliono essere citati e non ne parlano volentieri una serie di fornitori delle imprese edili.
Un fenomeno trasversale, questo. Che tocca un po' tutte le aziende che intervengono a vario titolo nel ciclo di fabbricazione e finltura di immobili ma che è difficile sia da quantificare sia da descrivere perché spesso la permuta avviene un po' "obtorto collo", dato che non si può definire vantaggiosa e pone non pochi problemi a livello contabile e fiscale.
In particolar modo, complice la normativa sull'imposta sul valore aggiunto, quando il trasferimento riguarda gli appartamenti.
Perciò, a fronte di una parte degli operatori che tendono a minimizzare - precisando che «riguarda comunque una parte marginale dei volumi del fatturato» o che «non è stato registrato un significativo aumento di queste transazioni» - altri sottolineano il fenomeno e chiedono invece che venga riconosciuto dal legislatore modificando le norme vigenti in senso più favorevole.
D'accordo anche l'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) che rivendicano di essere loro stessi vittime di questa situazione: il vice presidente con deleghe per i problemi tributari, Gianfranco Pavan, spiega che «l'attuale regime fiscale introdotto dalla Visco-Bersani nel 2006 incide particolarmente nei periodi di crisi economica, quando il rischio dell'invenduto rende l'Iva un elemento di costo».
Come dire, oltre il danno la beffa: non solo è più difficile vendere le unità immobiliari costruite - l'osservatorio dell'Ance prevede mancate vendite per il prossimo anno -, ma l'imprenditore si vede anche preso nella rete fiscale. «Visto il periodo straordinario - sottolinea Pavan - chiediamo di modificare la normativa».
Il problema è che, in questa fase di illiquidità che interessa il comparto, anche le imprese fornitrici subiscono ritardi nei pagamenti e per chiudere le operazioni hanno poche via di uscita. Quindi devono accettare il "baratto", con la conseguenza che si vedono accollare il costo Iva dell'operazione; senza contare poi che, indirettamente, questa pratica contribuisce a rendere il mercato immobiliare ancora meno liquido e rischia di "falsarne" le valutazioni.
È chiaro infatti che se era difficile per il costruttore vendere l'unità abitativa, sarà ancora più difficile riuscirci per il fornitore, gravato da quel 10% di Iva che si applica dal momento dell'entrata in possesso del bene. Quindi, per compensare i costi, dovrà aumentare del 10% il prezzo di vendita.
Ma non è tutto: come si vede nell'esempio riprodotto nella grafica qui a destra, nel costo dell'intera operazione per l'acquirente finale - ammesso che lo si trovi - va considerata anche l'incidenza delle imposte di registro, ipotecarie e catastali sulle transazioni immobiliari.
Ovvero un altro 10% sul valore già «maggiorato» del bene (si vedano i dettagli nell'articolo a fianco).

(segue schema)
guido.zip
00lunedì 27 ottobre 2008 16:09
Re: Da "Il Sole 24 Ore" del 27/10/2008
fabio_c, 27/10/2008 15.06:


È chiaro infatti che se era difficile per il costruttore vendere l'unità abitativa, sarà ancora più difficile riuscirci per il fornitore, gravato da quel 10% di Iva che si applica dal momento dell'entrata in possesso del bene. Quindi, per compensare i costi, dovrà aumentare del 10% il prezzo di vendita.
Ma non è tutto:
come si vede nell'esempio riprodotto nella grafica qui a destra, nel costo dell'intera operazione per l'acquirente finale - ammesso che lo si trovi - va considerata anche l'incidenza delle imposte di registro, ipotecarie e catastali sulle transazioni immobiliari.
Ovvero un altro 10% sul valore già «maggiorato» del bene



+20% ???? HAHAHAHHAHAHAHHA !!!!!!

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