Le Banche centrali intervengono per garantire la liquidità: in dicembre aste per 60 miliardi $
di Riccardo Sorrentino
13 dicembre 2007
Una decisione rivoluzionaria. Mai vista prima. La Federal Reserve, la Bce e la Banca nazionale svizzera hanno annunciato ieri, una serie di iniezioni coordinate di liquidità in dollari per andare incontro alle difficoltà che molte banche potrebbero incontrare, come di consueto, con la fine dell'anno e la chiusura dei bilanci. Le autorità monetarie di Gran Bretagna e Canada si affiancheranno con iniezioni in valuta locale.
È un'operazione di tipo nuovo, complessa e sperimentale. Mostra l'ampiezza del contagio della crisi dei subprime, che richiede interventi coordinati e globali, l'inefficacia delle misure finora adottate, e anche le debolezze del mercato monetario Usa, distorto da regole e privilegi. È stata annunciata inoltre il giorno dopo l'ultima riunione annuale delle Banche centrali coinvolte, quella della Fed, e quindi non segnala nulla dal punto di vista della politica monetaria: è semplice "manutenzione", sia pure straordinaria, del mercato monetario.
Negli Usa. La Fed lancerà negli Stati Uniti quattro aste: lunedì 17 e giovedì 20, da 20 miliardi di dollari ciascuna, e poi il 14 e 28 gennaio, con ammontare da definire.
Le operazioni cancellano momentaneamente una distorsione del mercato monetario americano (che favorì nel '91 clamorosi abusi da parte della Salomon Brothers). Negli Usa soltanto 21 privilegiatissime banche hanno accesso alle aste - anche quelle straordinarie dei mesi scorsi! - lanciate per iniettare o drenare liquidità al tasso dei Fed Funds, oggi al 4,25 per cento. Alle corrispondenti operazioni della Bce hanno accesso invece centinaia di istituti.
Le altre aziende di credito americane devono pagare di più. Le migliori possono chiedere fondi al tasso di sconto, oggi al 4,75%, anche se possono consegnare in cambio un range più ampio di titoli a reddito fisso: è la discount window, che non garantisce l'anonimato e lascia trapelare quindi eventuali situazioni di difficoltà. Per quelle ancora meno solide sono previsti strumenti diversi.
Le operazioni lanciate ieri - che sono sperimentali - gettano un ponte tra questi diversi mercati. Le banche che hanno accesso al tasso di sconto potranno partecipare a queste aste, consegnando titoli ammessi alla discount window. Il tasso sarà fissato dall'incrocio tra domanda e offerta, ma con un minimo pari all'overnight indexed swap che misura la media dei tassi ufficiali attesi dal mercato. Il costo del denaro potrà quindi essere più basso del tasso di sconto, e più vicino a quello sui Fed Funds.
Non è una novità da poco, anche perché la nuova procedura potrebbe diventare definitiva. «L'esperienza acquisita da questo programma temporaneo - ha spiegato la Fed - sarà utile per valutare la potenziale utilità di aumentare gli attuali strumenti di politica monetaria». In sostanza, si deciderà se realizzare con asta - anonima! - anche le operazioni sulla discount window. Non sarebbe la fine delle distorsioni, ma in ogni caso un passo avanti.
All'estero. L'operazione non si concluderà negli Stati Uniti. La Fed fornirà dollari alla Banca centrale europea (20 miliardi) e alla Banca nazionale svizzera (4 miliardi) attraverso reciproche linee di swap - scambi di valuta - che dureranno sei mesi e quindi hanno, spiega Marco Annunziata di Unicredit, un valore strutturale, non legato solo alle difficoltà di fine anno.
Le due autorità monetarie europee potranno così realizzare iniezioni di dollari, e non solo di euro e franchi, negli stessi giorni della Fed. Potranno così ridurre ulteriormente le tensioni presenti sui loro mercati interbancari - l'Euribor a tre mesi si avvicina ormai al 5% - scatenate anche da una forte, e non esaudita, domanda di liquidità in dollari. Non a caso la Bce accetterà, in cambio, tutti i titoli di Eurolandia da lei generalmente ammessi alle aste.
Saranno invece effettuate in valuta locale le iniziezioni della Banca d'Inghilterra e della Banca del Canada, ma con un range più ampio di titoli rispetto al normale. La Banca del Giappone e la Banca di Svezia non aderiranno invece al "concerto" perché considerano i loro mercati in ordine.
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Oltre che voler salvare il fine anno delle Banche secondo me non sanno neanche più come salvare il dollaro.
Scommettiamo prodotti di risparmio legati al dollaro?
Monitorare..........
Eppure la BCE regge il moccolone e anche Ubs .....che lo sguardo si sia voltato ad Oriente --tattica concertata?
Ubs e Citigroup hanno già aperto....il resto è futuro!!!