La trappola della "BCE"

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00martedì 11 settembre 2007 10:04
Fonte: comedonchisciotte.org - 10-09-2007

La trappola della "BCE"

Di Lino Rossi

Dal capitolo V de “i creatori di moneta” di G.M. Coogan a proposito della nascita della Federal Reserve.

Nel 1913 il banchiere della piccola comunità americana venne invitato a New York a una riunione molto importante. I banchieri di piccole comunità vi convennero da ogni parte degli Stati Uniti. Ognuno si impegnò alla segretezza, poiché ciò di cui si sarebbe discusso in quell’incontro sarebbe stato di natura strettamente confidenziale e "comprensibile solo ai banchieri". Il presidente della riunione si alzò in piedi con fare molto cortese per rivolgersi ai convenuti:

"Egregi Signori,
ho il grande onore di esporvi oggi fatti e particolari che riguardano la realizzazione di una delle più grandi fortune che siano mai capitate al ‘nostro’ paese. Voi comprenderete che ‘noi’ non abbiamo mai avuto un sistema bancario completamente unificato. Vi sono state singole unità che hanno raggiunto una forza notevole e col crescere della loro forza hanno reso sempre più ‘servigi’ al loro paese. Ma vi sono state unità minori che non hanno superato le dimensioni locali. Esse hanno proseguito per la loro strada e pur provvedendo alle necessità delle loro comunità o distretti, tuttavia non sono mai state parte vitale di un sistema bancario veramente internazionale.

Sappiamo tutti che l'autentico progresso si fonda sulla ‘collaborazione internazionale’. L'Inghilterra ci ha fatto il grande onore di favorire lo sviluppo economico del nostro paese ed essa ci chiede ora di istituire un sistema bancario in maggior sintonia col suo, il sistema che in Francia è dominato dalla Banca di Francia, di proprietà privata, e in Germania dalla Reichsbank, anch'essa di proprietà privata. Questi grandi sistemi bancari ben si accordano con l'imponente sistema bancario, di proprietà privata, dell'Inghilterra. L'America deve conformarsi alle avvedute realizzazioni dell'Europa in campo bancario.

Il nostro grande paese dovrebbe avere un sistema che renda la nostra valuta molto ‘elastica’. Si propone dunque di costituire dodici grandi banche centrali in dodici dei principali distretti degli Stati Uniti. Ognuna di queste dodici banche sarà, naturalmente, ‘indipendente’, ma le undici più piccole dovranno collaborare con la grande Banca Centrale di New York.

Il nostro paese ha raggiunto la fase in cui, per progredire, dobbiamo attrezzarci per finanziare il commercio estero. ‘Noi’ guardiamo con invidia all'Inghilterra che invia le proprie merci sui sette mari. ‘Noi americani’, se vogliamo raggiungere una statura internazionale, dobbiamo essere pronti a emulare umilmente l'Inghilterra. Con le ‘nostre’ attuali disposizioni bancarie, è molto difficile finanziare il commercio e i prestiti esteri. Alcune grandi banche hanno effettuato finanziamenti di questo tipo, ma esse vorrebbero offrire simili opportunità a tutte le banche del paese.

Supponiamo che uno dei nostri vicini del Sudamerica desideri acquistare rotaie d'acciaio. Le sue ferrovie sono arretrate e debbono essere sviluppate. Quel paese potrebbe ordinare acciaio dagli Stati Uniti solo se la nostra struttura bancaria fosse attrezzata per gestire il finanziamento. Se vogliamo che i paesi sudamericani comprino rotaie d'acciaio o macchinari dal ‘nostro’ paese, dobbiamo attrezzarci per finanziare prestiti a lungo termine (promesse di pagamento) a quei paesi. Comprenderete naturalmente che il Sudamerica non sarà disposto a ordinare rotaie d'acciaio dal nostro paese se troverà prezzi più alti che in Inghilterra, ma il sistema bancario da noi suggerito consentirebbe di mantenere i costi di produzione delle rotaie d'acciaio e di altri macchinari allo stesso livello di quelli inglesi.

Tutti noi comprendiamo che se si vuole sviluppare il commercio con l'estero, il potere d'acquisto interno dovrà essere sempre limitato perché se il potere d'acquisto interno consentisse di assorbire i prodotti manufatti, il pubblico potrebbe ritenere che non vi sia nessuna necessità di ricercare i mercati d'esportazione. Alcuni dei nostri industriali più perspicaci diranno: `Perché mai dovremmo ricercare i mercati esteri? Il nostro paese è praticamente autosufficiente; esso è in grado di assorbire la produzione delle nostre fabbriche. Perché, dunque, non dovremmo essere tanto avveduti da lasciare che il nostro popolo acquisti, usi e sfrutti i nostri stessi prodotti? Che interesse potremmo avere nell'esportare i nostri prodotti in paesi stranieri e ricevere in cambio promesse di pagamenti future? Non sarebbe molto meglio prestare semplicemente le nostre promesse di pagamento al popolo del nostro paese, affinché i nostri prodotti vengano usati nel nostro paese?'

Tuttavia, egregi Signori, se agiremo con scaltrezza riusciremo a evitare che i nostri imprenditori afferrino il punto. Se, quando desidereremo concedere prestiti internazionali, faremo in modo di richiamare una quantità sufficiente delle nostre promesse di pagamento per far crollare il potere d'acquisto interno, i nostri produttori saranno ben felici di ricercare i mercati esteri, poiché riterranno che non vi sia alcuna possibilità di vendere l'intero volume della loro produzione in questo paese. Quando si troveranno di fronte a una capacità produttiva più grande di quella che il potere d'acquisto interno è in grado di assorbire, si adegueranno ben presto al piano da noi architettato. Ricercheranno con ansia i mercati esteri.

Comprenderete, tuttavia, che affinché essi possano accedere ai mercati esteri, i livelli dei nostri salari dovranno essere adeguati ai livelli dei prezzi di ogni altro paese industriale; ciò significa che il nostro potere d' acquisto interno dovrà essere compresso, altrimenti i livelli dei nostri salari saranno più alti di quelli degli altri paesi industriali che scarseggiano di risorse naturali e possiedono macchinari meno moderni.

Ci rendiamo tutti conto che l'America possiede enormi risorse naturali e che il nostro problema, se noi banchieri vogliamo mantenere il controllo della situazione e invogliare gli imprenditori a ricercare i mercati esteri, sarà di controllare il livello dei salari e di mantenerli bassi al punto che il potere d'acquisto interno non sia mai sufficiente ad assorbire la produzione delle nostre fabbriche. Noi possiamo tenere sotto controllo il potere d'acquisto interno semplicemente contraendo ed espandendo la struttura monetaria interna (i prestiti) a nostra discrezione. La sovrapproduzione destinata all'esportazione che determinerà i livelli interni dei prezzi, sino a quando Liverpool manterrà il controllo dei mercati mondiali, ci fornirà il pieno controllo dei livelli interni dei prezzi e dei salari e allineerà completamente alle nostre idee tutti gli imprenditori.

Il sistema bancario che vi è stato proposto sarà noto come il ‘sistema della Riserva Federale’. Esso ci metterà in grado di provocare oscillazioni molto più ampie nella struttura dei prezzi. Di conseguenza vi saranno per noi cicli congiunturali assai migliori e più proficui. Le ‘riserve’ minime richieste saranno di entità molto minore rispetto a quelle imposte dalle attuali leggi in materia bancaria e voi potrete perciò emettere un numero molto maggiore di promesse di pagamento. Quando verrà il momento di richiamare queste promesse di pagamento e di ridurre il potere d'acquisto del pubblico, potrete raccogliere profitti molto maggiori, in termini di beni reali, mediante l'espropriazione di beni. Inoltre, sarà molto più facile applicare alle vostre promesse di pagamento tassi d'interesse più alti poiché potremo innalzare i tassi contemporaneamente in tutto il paese. Ciò impedirà le proteste degli imprenditori, poiché essi noteranno che gli stessi banchieri degli altri distretti imporranno analoghi aumenti dei tassi. L'uniformità dei tassi, quando questi sono alti, è davvero essenziale per mantenere l'armonia.

Naturalmente, questo sistema sarà ‘Federale’ solo di fatto. I banchieri privati ne saranno i proprietari. All'inizio prometteremo di ripartire col Governo gli ingenti utili ricavati dalla delega in materia monetaria concessaci dallo stesso Governo; ma in séguito, quando i profitti saranno pronti per essere ripartiti, ricorrendo a espedienti poco ortodossi sapremo evitare di concedere al Governo una parte troppo cospicua del ricavato della nostra gestione.

Col sistema che vi viene proposto voi banchieri delle piccole città dovrete possedere solo il 13% di ‘riserva’ contro i depositi a vista (promesse di pagamento) e il 3% contro i depositi a termine. Capirete che questo vi darà margini d'azione più ampi. In realtà potrete espandere più di 7 volte tanto ogni dollaro di moneta reale depositato come deposito a vista e 33 volte tanto ogni dollaro depositato come deposito a termine. Ciò fornirà enormi possibilità per determinare ampi cicli congiunturali.

Manterrete in deposito le vostre riserve presso la Banca Centrale del vostro distretto. Questa banca dovrà conservare un 35% di riserva aurea contro i vostri depositi (riserve). Ciò significherà che, essendo necessaria solo una riserva aurea del 35% contro i depositi (le vostre riserve presso la Banca Centrale), un dollaro in oro nei caveaux della Banca Centrale della Riserva Federale sosterrà un massimo di 30 dollari delle vostre promesse di pagamento private, spacciate al popolo come moneta".

Il banchiere della grande città spiegò con maggiori dettagli come una banca di una piccola comunità avrebbe potuto moltiplicare i suoi prestiti (promesse di pagamento) illustrando il fenomeno in termini matematici:

$ 100.000 Depositi a vista

13% Riserva necessaria

________

$ 13.000 Riserva necessaria

$ 50.000 Depositi a termine

3% Riserva necessaria

________

$ 1.500 Riserva necessaria

$ 13.000 + $ 1.500 = $ 14.500

"Il banchiere della piccola comunità dovrà far registrare sui libri contabili di una delle dodici Banche Centrali un deposito di 14.500 dollari. Contro questo deposito (riserva) la Banca Centrale dovrà avere una riserva aurea del 35%; il 35% di 14.500 equivale a 5.075 dollari. Quindi, 5.075 dollari in oro sosterranno depositi (prestiti) per 150.000 dollari nella banca della piccola comunità. In altre parole, un dollaro in oro sosterrà 30 dollari in promesse di pagamento della banca della piccola comunità, poiché 150.000 dollari equivalgono approssimativamente a 5.075 dollari moltiplicati per trenta.

Questo sistema della Riserva Federale ci permetterà di usare i titoli di Stato (promesse di pagamento dei contribuenti date a banchieri privati in cambio di promesse di pagamento non garantite di questi banchieri) come parte delle nostre riserve in modo molto più efficace che in precedenza. Potremmo condurre le cosiddette ‘operazioni sul mercato aperto’. Ciò significa semplicemente espandere o contrarre il volume delle riserve delle banche delle piccole comunità registrate sui libri contabili della Banca Centrale depositando o prelevando da queste banche i titoli di Stato.

A esempio, se desiderasse aumentare le proprie promesse di pagamento, la banca di una piccola comunità potrebbe accrescere le proprie riserve registrate sulle scritture contabili della Banca Centrale vendendo semplicemente a quest’ultima uno dei suoi titoli di Stato. Un titolo da 1.000 dollari venduto dal banchiere di una piccola comunità alla Banca Centrale creerà un deposito di 1.000 dollari sulle scritture contabili di tale Banca. Quel deposito di 1.000 dollari registrato sui libri contabili della Banca Centrale sarà una riserva sufficiente a sostenere 7.000 dollari in depositi a vista o 33.000 dollari in depositi a termine. Sarà una faccenda molto semplice espandere e contrarre il volume della moneta tramite 1' acquisto e la vendita di titoli di Stato alle banche delle piccole comunità da parte della Banca Centrale. Visualizzate i guadagni che questo grande sistema di origine europea vi permetterà di ottenere!

Un'altra grande arma nelle nostre mani sarà il tasso di risconto. Comprenderete che se uno di voi, banchieri di piccole comunità, volesse vendere alla Banca Centrale una delle sue promesse di pagamento, assicurata dall'obbligazione di un imprenditore locale, egli potrebbe farlo. La Banca Centrale, in realtà, prenderà semplicemente quel pezzo di carta (la promessa di pagamento che un imprenditore ha cambiato in precedenza con una promessa di pagamento del banchiere) e ve ne anticiperà gli utili; il ‘contante’ verrà naturalmente depositato sul vostro conto delle riserve registrato sulle scritture contabili della Banca Centrale. In realtà, la Banca Centrale non farà altro che accreditarvi la somma a cui dà diritto quel pezzo di carta, meno l'interesse non guadagnato. Il tasso applicato per il periodo non ancora maturato sarà noto come tasso di risconto. Questo tasso di risconto avrà un effetto tremendo poiché, in realtà, determinerà il tasso di interesse corrente su tutti i prestiti commerciali e statali.

Con un suo brusco innalzamento, poniamo dal 3% al 6% o anche dall'8% al 9% se volessimo provocare una vera crisi, potremmo causare improvvise alterazioni nel volume delle riserve. A esempio, se il tasso d' interesse nominale dei titoli di Stato del vostro portafoglio fosse del 3% e noi innalzassimo il tasso di risconto all'8%, non sarebbe più possibile al Governo finanziare con un tasso inferiore al 6%. Se il tasso dei nuovi titoli di Stato fosse del 6% nessuno sarebbe disposto ad acquistare i titoli con un tasso del 3%, se non a prezzo ridotto. Di conseguenza, il costo dei titoli al 3% diminuirebbe automaticamente. A esempio, nuovi titoli a scadenza decennale con un tasso del 6% farebbero scendere da 100 a circa 80 il valore dei titoli a scadenza decennale con un tasso del 3%. Se i titoli del portafoglio di una piccola banca scendessero a 80, le sue ‘riserve’ sarebbero indebolite ed essa sarebbe costretta a vendere parte dei titoli o a richiamare parte dei prestiti agli imprenditori, per aumentare così le proprie riserve presso la Banca Centrale. Come potete facilmente notare, il tasso di risconto è un'arma potente. Gli imprenditori non avranno mai l'intelligenza necessaria a comprendere che, innalzando arbitrariamente il tasso di risconto, saremo in grado di controllare il valore dei titoli di Stato. Il valore dei titoli di Stato determinerà, a sua volta, l'entità delle riserve bancarie e queste, a loro volta, determineranno il volume di promesse di pagamento (moneta emessa da privati) che tutte le banche delle piccole comunità potranno avere in circolazione.

II volume delle promesse di pagamento dei banchieri in circolazione più la moneta corrente effettiva determina il volume dell'effettivo potere d'acquisto (moneta) della Nazione. Una drastica riduzione di tale potere provoca un crollo nella struttura dei prezzi. Ciò pone gli imprenditori in una situazione critica. Per raccogliere denaro liquido essi saranno costretti a vendere in perdita le loro scorte; se questa situazione si protrarrà abbastanza a lungo, saranno costretti a rinunciare alle loro proprietà che verranno espropriate.

Come potete comprendere, il sistema della Riserva Federale ci fornirà davvero un'arma formidabile per provocare crisi economiche e ci permetterà di impadronirci di industrie e aziende agricole ogni qualvolta lo desidereremo. In tal modo potremo alfine avere il controllo di tutta la ricchezza del paese e tenere al loro posto tanto gli imprenditori quanto gli agricoltori e i lavoratori. Naturalmente al pubblico diremo che lo scopo del nuovo sistema è di agire come un ‘elemento di stabilità’, disse ridendo il banchiere internazionalista.

Un banchiere di una piccola comunità si fece abbastanza ardito da pone alcune domande:

"Non sarà pericoloso affidare nelle mani di un gruppetto di uomini un potere così assoluto sulla vita di ogni cittadino degli Stati Uniti? Non potrebbero costoro essere tentati di usarlo per proprio profitto egoistico? Noi, singoli banchieri delle piccole comunità, siamo migliaia e siamo conosciuti personalmente dai nostri clienti; non ritengo che avremo il coraggio o la spregiudicatezza di arrivare al punto di provocare il crollo economico delle nostre comunità come potrebbero fare i Banchieri Centrali. Costoro, in fin dei conti, non devono mai affrontare i clienti e non hanno esperienza diretta della sofferenza provocata dal crollo della struttura monetaria. Se ne stanno seduti in una città remota e rimangono assolutamente inaccessibili agli imprenditori locali. Mi rendo conto che senza un grande sistema bancario centrale guadagneremmo molto meno, ma io mi accontenterei di continuare a mantenere il controllo delle attività economiche all'interno della mia comunità".

Il banchiere che presiedeva l'incontro ed era pratico dei costumi europei sorrise amabilmente al banchiere della piccola comunità e gli disse con cortesia:

"Lei si deve rendere conto che, in ultima analisi, questi grandi Banchieri Centrali avranno sempre come loro preoccupazione principale il benessere del paese. Il denaro non è il loro obiettivo: a loro interessa soltanto controllare la struttura dei prezzi in misura tale da tenere a bada gli imprenditori avidi. Come lei sa, gli imprenditori sono gente avida e se non vengono tenuti a bada da banchieri altruisti la loro ambizione e il loro desiderio di aver successo nel mondo avranno sempre il sopravvento sulla loro assennatezza. I Banchieri Centrali saranno le ancelle dell'industria.

Gli imprenditori fantasticano, progettano grandi iniziative economiche e arrivano al punto, talvolta, di voler rendere i lavoratori concretamente partecipi di ciò che hanno realizzato. Se li si lasciasse fare, diventerebbero generosi e aumenterebbero i salari dei loro dipendenti. Alcuni di loro cedono persino parte della proprietà delle loro aziende ai lavoratori. Questa prassi, naturalmente, non sarà di alcuna utilità se vogliamo realizzare una grande cooperazione internazionale, perché alti salari e la partecipazione dei lavoratori alla proprietà delle imprese producono sempre un forte potere d'acquisto interno e non si possono conciliare un forte potere d'acquisto interno e una vera cooperazione nel supremo interesse dell'umanità.

Inoltre, lavoratori ben pagati e ben nutriti non potranno mai essere sottomessi al dominio dei banchieri altruisti. I banchieri americani non possono permettersi di avere lavoratori più liberi e indipendenti di quelli dell'Inghilterra, della Francia o della Germania dove per generazioni li abbiamo tenuti al loro posto. Se lasciassimo che questo accadesse, l'America tenderebbe ben presto a porsi alla testa degli altri paesi. Ciò non sarebbe bene, perché la guida naturale dell'umanità è l'Inghilterra. Il nostro paese soffrirebbe ben presto di un grave problema di immigrazione; difatti, uomini e donne che fossero consapevoli di come l'America potrebbe premiare i loro sforzi, cercherebbero di trasferirsi quivi e di risiedervi.

Signori! Non occorre che mi dilunghi oltre. Vi ho già parlato dei grandi benefici che noi come individui e il nostro paese nel suo complesso ricaveremo dalla nostra reciproca collaborazione all'interno del sistema della Riserva Federale. Sono certo che tutti voi tornerete alle vostre case e comincerete a parlare ai vostri clienti del magnifico sistema che stiamo per instaurare in America. Dite loro che esso è impostato sul modello della Banca d'Inghilterra, della Banca di Francia e della Reichsbank e che con esso, oltre a usufruire dei grandi mercati esteri, si potranno controllare meglio la durata e l'intensità delle depressioni economiche.

Accertatevi che tutti i quotidiani pubblichino articoli molto favorevoli al sistema della Riserva Federale che vi è stato proposto e, non appena sarà possibile, fate in modo che tutti i manuali in uso nelle vostre comunità tessino le lodi del sistema della Riserva Federale. Dobbiamo insegnare alla giovane America un ‘moderno’ sistema bancario".

Il sistema fù così efficiente che dal 1920 al 1933, negli Stati Uniti, fallirono quasi 15.000 banche, soprattutto quelle delle piccole comunità.

Quello tedesco funzionò ancora meglio, come vediamo dal capitolo IX della stessa opera.

La Guerra Mondiale terminò nel 1918. Il 31 marzo del 1919 (alla vigilia della conferenza di "pace" e della firma del trattato di Versailles), i livelli dei prezzi in Germania erano solo del 117% più alti di quanto lo fossero prima che la Guerra Mondiale iniziasse. Questo aumento dei prezzi fu inferiore a quello verificatosi negli Stati Uniti. Il debito pubblico della Germania, dall'inizio della guerra sino al 31 marzo 1919, era aumentato di 130 miliardi di marchi. In termini di dollari ciò equivale, grosso modo, a 30 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti avevano aumentato il loro debito pubblico per una cifra simile a questa.

La struttura finanziaria tedesca non era assolutamente in grado di operare la distruzione della moneta, se ciò non fosse stato pianificato intenzionalmente dai prestatori internazionali di denaro.

In applicazione del trattato di Versailles, fu tolto alla Germania praticamente tutto il suo oro, assieme al 75% dei suoi giacimenti e delle sue miniere di ferro. Le furono tolte tutte le colonie e circa il 25% delle restanti proprietà reali. I termini di quel trattato erano diabolici. Essi avevano lo scopo di distruggere proprio il popolo tedesco. Dal momento della firma del trattato nel giugno del 1919 sino all'inizio del 1922, i poteri monetari internazionali che controllavano la Reichsbank e il Governo tedesco manovrarono per assumere il controllo delle effettive proprietà reali in Germania. Giunsero al punto di far cambiare radicalmente le leggi bancarie tedesche, in modo da poter prendere a prestito quantità illimitate di denaro dalla Reichsbank e di acquistare proprietà reali, ben sapendo che i prestiti avrebbero potuto essere rimborsati più tardi con valuta senza valore.

Per avere una qualche idea del volume di valuta che venne immessa in circolazione in Germania, basta considerare ciò che accadde ai livelli dei prezzi. Si ricordi che durante la guerra i livelli dei prezzi non erano aumentati in Germania tanto quanto negli Stati Uniti. Nel 1920 il livello dei prezzi in Germania superò del 1.500% il livello prebellico; nel 1921 quest’aumento raggiunse il 3.500%, nel 1922 il 147.000% e il 23 ottobre di quell’anno, quando la valuta aveva perso ogni valore, superò percentualmente di 709 miliardi di volte il livello prebellico. In altre parole, gli internazionalisti rapaci avevano stampato marchi privati e li avevano immessi forzosamente nel flusso monetario con lo scopo dichiarato di distruggere il sistema monetario della Germania. Ciò significò la distruzione di tutte le polizze di assicurazione e di tutte le ipoteche possedute dal vero popolo tedesco.

I banchieri internazionali si erano preparati. Avevano assunto il controllo delle proprietà reali e poterono in séguito rimborsare i prestiti - molti dei quali erano stati manipolati tramite la Reichsbank, di proprietà privata - con moneta senza valore.

L'inflazione in Germania era definita con un termine erroneo. Non era un'inflazione tedesca. Era un'inflazione provocata dall'emissione di moneta privata, perpetrata da intriganti internazionali.

L'inflazione non era provocata da moneta emessa dal Governo. Era un'inflazione causata da banconote della Reichsbank, di proprietà privata. I rappresentanti della Reichsbank - un'istituzione privata - furono responsabili dell'emissione di moneta in quantità sufficiente a distruggere l’intera struttura bancaria e a rendere priva di valore tutta la moneta della Germania.

Chiunque sia interessato a fare indagini sulla distruzione della valuta "tedesca" o sulla rivalutazione francese e italiana degli anni venti dovrebbe leggere l’"Indagine sul cambio e la valuta straniera svolta dalla Commissione d'Indagine sull'Oro e l'Argento del Senato degli Stati Uniti", in conformità alla risoluzione n. 469 del 67° Congresso. Questo documento è attualmente fuori catalogo, ma lo si può ottenere da alcune biblioteche.

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Gli spaventosi fenomeni inflattivi che ci vengono portati ad esempio dagli economisti (con la e minuscola) per contrastare le “monete di Stato” sono stati SEMPRE provocati dai banchieri internazionalisti. Ogni qualvolta la valuta di un paese è stata distrutta, anche il governo di quel paese è stato distrutto, cadendo totalmente nelle mani dei banchieri internazionali.

A fronte di un PIL globale dell’ordine di 40.000 miliardi di $ sono disponibili monete creditizie almeno di un ordine di grandezza superiore. È normale tutto ciò? A cosa serve tutta questa liquidità se non a tenere in pugno tutte le economie.

Con siffatto squilibrio tutte le economie sottoposte al “libero mercato” senza specifici accorgimenti sono perennemente sotto lo schiaffo del soros di turno; le contromisure finora consistono nel conferirgli lauree honoris causa presso gli atenei più blasonati.

L’opinione della Coogan, come quella di I. Fisher, è sufficientemente chiara: non è ammissibile che il banchiere abbia la facoltà di moltiplicare il denaro; và restituito allo Stato il potere sovrano ed integrale di creare moneta, di accrescere o diminuire la quantità in circolazione mediante i pagamenti e l’esercizio del potere impositivo, ristabilendo un rapporto scientificamente corretto tra beni e servizi effettivamente prodotti e disponibili per il consumo e moneta circolante. Ciò si può effettuare sia con la logica non indebitante dei “biglietti di Stato”, sia con la logica attuale della moneta in cambio di titoli del debito pubblico. Se non ci fossero le banche centrali autorizzate a chiedere condoni non cambierebbe nulla. Ma visto quanto sopra riportato non si può non dar ragione a Ron Paul quando sostiene di eliminare le banche centrali.

Andiamo agli antipodi: Murray N. Rothbard (1926-1995), della scuola austraica e quindi iper-ultra-liberista.

Nel suo libro “What Has Government Done to Our Money?” (www.mises.org/resources/7184a3af-b7ff-4465-aab5-68a3c773b48b) esprime molto chiaramente le sue idee, che non condivido ma che rispetto; ecco una carrellata:

1. la moneta, fra le altre proprietà, è un bene; come tutti i beni deve essere sottoposta alla legge della domanda e dell’offerta; essa non è quindi un “diritto della società”;
2. la moneta per essere efficace ed efficiente deve essere sottratta a qualsiasi influenza governativa;
3. deve essere il “libero mercato” che determina le caratteristiche più idonee di un determinato bene per assumere le funzioni monetarie;
4. il bene più idoneo è l’oro;
5. l’aumento dei beni e dei servizi, a parità della quantità d’oro disponibile, determinerà la diminuzione dei prezzi dei beni e dei servizi medesimi; questo non è un fatto negativo; la costanza dei prezzi non è un valore;
6. l’aumento della quantità di moneta, diversamente dagli altri beni, non porta alcun beneficio sociale;
7. l’incetta di oro non è un problema così grave come normalmente si intende;
8. l’inflazione può essere definita come ogni incremento dell’offerta di moneta del sistema economico che non consiste nell’aumento dello stock di metallo monetario;
9. le banche a riserva frazionaria sono istituzioni intrinsecamente inflazionistiche; l’emissione di moneta creata dal nulla mediante la “riserva frazionaria” è una frode.

Com’è questa storia? Dove ci si gira si trovano Economisti che demonizzano il moltiplicatore monetario attribuito al sistema bancario.

Gli interessi (signoraggio) connessi, non si capisce dove vadano a finire.

L’avvento della moneta unica europea e della BCE si è concretizzato nell’elevazione INCREDIBILE di tale moltiplicatore.

Per la nascita della FED parlavano di riserva del 3% (moltiplicatore 33), ora siamo sotto il 2% (moltiplicatore 50). Chi ne ha beneficiato? Chi ne beneficia? Chi ne beneficerà nel prossimo futuro ed in quello remoto? Quali saranno le conseguenze di questa scelta? Chi l’ha effettuata? I parlamentari che hanno votato la SCIAGURATA legge bancaria ciampi erano consapevoli delle ricadute? E quelli che hanno approvato Maastricht e la costituzione (bancaria) europea? Possiamo revocarle unilateralmente?

La risoluzione del problema è politica. Non mi pare che Sarkozy sia indisponibile a ragionarci sopra. Chi ci mandiamo a parlare? padoa schioppa? ciampi? savona? prodi? amato? visco? Insomma, i protagonisti di questo entusiasmante stato di cose?

Mandereste riina a parlare di lotta alla criminalità in giro per l’Europa?
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