Passata la Crisi (si ma quando) ci saranno altri problemi

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labottegadelfuturo
00giovedì 7 ottobre 2010 20:07
Sommovimenti sociali ? Prima o poi...

un mio commento è...

TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC...
(sylvestro)
00giovedì 7 ottobre 2010 20:10
[SM=g7840] [SM=g1746735]
labottegadelfuturo
00giovedì 7 ottobre 2010 20:13
Re:
(sylvestro), 07/10/2010 20.10:

[SM=g7840] [SM=g1746735]




Ma...un opera di guerriglia...ci lavoro e vi faccio sapere ;)
grella
00giovedì 7 ottobre 2010 20:14
tanto n'do annate?.......... [SM=g9202] [SM=g9202] [SM=g9202]
hhihihih ...non vedo l'ora........ [SM=g1752723] [SM=g1752723] [SM=g1752723]

(sylvestro)
00giovedì 7 ottobre 2010 20:15
Re: Re:
labottegadelfuturo, 07/10/2010 20.13:




Ma...un opera di guerriglia...ci lavoro e vi faccio sapere ;)




Se c'e' da costruire le barricate [SM=g6942] [SM=g1750163] ...

non con i miei mobili [SM=g7802] (pliiiis [SM=g6949] )


[SM=g7576]
labottegadelfuturo
00giovedì 7 ottobre 2010 20:19
Re: Re: Re:
(sylvestro), 07/10/2010 20.15:




Se c'e' da costruire le barricate [SM=g6942] [SM=g1750163] ...

non con i miei mobili [SM=g7802] (pliiiis [SM=g6949] )


[SM=g7576]




chi lo sa...cercando in giro il codice di questo coso si può trovare ;)
(sylvestro)
00giovedì 7 ottobre 2010 20:20

labottegadelfuturo
00giovedì 7 ottobre 2010 20:26
Re:
(sylvestro), 07/10/2010 20.20:






Preferisco


(sylvestro)
00giovedì 7 ottobre 2010 20:30
Re: Re:
labottegadelfuturo, 07/10/2010 20.26:


...
Preferisco
...




E sia [SM=g6942] , saro' il Sancho [SM=g7591] , indicami la strada [SM=g1750163] e ti seguiro' [SM=j7569]


dgambera
00domenica 10 ottobre 2010 02:55
Il ceto medio sul filo dei risparmi

di Valerio Castronovo 09 ottobre 2010


Da un lato, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti afferma che l'Italia non corre rischi, in quanto, se il nostro debito pubblico è elevato, non lo è invece quello privato, e ciò soprattutto grazie a un ceto medio che, come confermano i dati Istat diffusi ieri, tende ancora a risparmiare. Dall'altro, non c'è partito, e adesso pure un costituendo Polo di centro che non declami di rappresentare in termini più consistenti o più genuini, le istanze di quello che in passato era il maggior serbatoio di voti della Democrazia cristiana.

Ma, stando a quanto sostiene da qualche anno Giuseppe De Rita (che pur aveva inventato il concetto di "cetomedizzazione" per indicare il processo avvenuto dal secondo dopoguerra nell'ambito della società italiana), il ceto medio sarebbe divenuto ormai, ai giorni nostri, una sorta di ectoplasma, dato che avrebbe finito col perdere lungo la strada gran parte delle sue risorse e della sua vitalità d'un tempo.
Anche a non essere così pessimisti, non c'è dubbio tuttavia che oggi esso sia esposto al pericolo di una progressiva consunzione

Innanzitutto, s'è arrestato alla fine degli anni Ottanta quel processo di mobilità sociale verso l'alto che in precedenza s'era tradotto man mano nell'ingresso nelle file della piccola-media borghesia di tanta gente proveniente dalle classi popolari, contadini, operai, artigiani, trasformatisi in coltivatori diretti, impiegati e piccoli imprenditori. Sono infatti andate rinsecchendosi certe opportunità, a portata di mano o comunque relativamente diffuse in passato, sia di un sostanziale miglioramento del tenore di vita che di avanzamento nella scala sociale. E se è vero che frattanto è emersa alla ribalta, da una miriade di minuscole aziende, una folta schiera di protagonisti e comprimari del cosiddetto "quarto capitalismo", è anche un fatto che essi, per le loro nuove prerogative economiche e avendo raggiunto una posizione sociale più elevata, non hanno più nulla a che vedere col ceto medio propriamente detto, tanto più in quanto nel frattempo s'è andato impoverendo.

Ma quali sono state le cause del processo di retrocessione verso il basso della piccola-media borghesia, dello scadimento o dell'erosione sia delle sue condizioni economiche che delle sue prospettive per il futuro? In primo luogo, i radicali mutamenti di scenario determinati dalla rivoluzione tecnologica, contrariamente alla convinzione dapprima prevalente, che ne sarebbero rimasti al riparo, anche i "colletti bianchi" hanno finito per essere vulnerabili allo stesso modo delle "tute blu", in quanto non più sicuri del loro posto di lavoro, e chiamati di conseguenza ad aggiornare le loro cognizioni per mantenersi al passo con le innovazioni. In secondo luogo, le vie d'accesso all'impiego pubblico si sono ristrette in seguito al ridimensionamento delle spese statali e di quelle degli enti locali.

Per di più, in seguito alla conversione della lira all'euro si è verificato dal 2002 a oggi un rincaro dei prezzi pari mediamente, secondo le stime più attendibili, al 20 per cento; e questa stangata ha assottigliato, naturalmente, il potere d'acquisto anche del ceto medio. E, dato che solo un provento intorno ai tremila euro al mese viene ritenuto dagli analisti un reddito rassicurante, risulta perciò evidente come la maggior parte della piccola borghesia, quella costituita soprattutto da famiglie monoreddito e da anziani pensionati, si trovi ben al di sotto di tale soglia e faccia perciò molta fatica per tirare avanti.

È bensì vero che da noi il ceto medio ha continuato a essere per lo più un popolo parsimonioso di formiche, di risparmiatori: tant'è che questa sua propensione spiega non solo come l'Italia abbia tenuto anche in tempi di prolungata recessione, ma anche come, avendo modo di contare sull'aiuto dei propri famigliari, molti giovani abbiano potuto e possano tuttora rimanere inoccupati o arrangiarsi con attività precarie.

Ma ci si chiede fin quando questo sarà possibile: se si considerano le persistenti difficoltà della nostra economia a riprendere la strada dello sviluppo e per giunta le vistose carenze del nostro sistema scolastico nel fornire un'istruzione in sintonia sia con le nuove esigenze emerse nel mercato del lavoro sia con i parametri della qualità e del merito. D'altra parte, risultiamo penultimi in Europa per investimenti nel campo dell'educazione, per non parlare di quelli ancor più esigui destinati alla ricerca, ciò che sta provocando una "fuga dei cervelli" dall'Italia.

Numerosi sono dunque i motivi per ritenere che una parte consistente del ceto medio si sia ridotta a un aggregato sempre più opaco e avvilito, dal futuro incerto; e che un'altra parte stia già scivolando verso la linea d'ombra della "povertà relativa". Forse la società italiana non è ancora giunta al livello di polarizzazione di quella americana, in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i meno abbienti navigano in acque sempre più basse. Ma la nostra "middle class" corre il pericolo di subire la stessa sorte, qualora il governo e le forze politiche non elaborino riforme e misure concrete per un regime fiscale più equo, un Welfare più efficiente, adeguati incentivi alle famiglie più numerose e nuovi ammortizzatori sociali, oltre che una strategia che assicuri il rilancio del sistema economico.

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