Rischio poverta' per chi compra casa nel 2010

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(sylvestro)
00martedì 6 aprile 2010 17:50
Considerazioni di Banca Etica su rapporto Banca d'Italia/Caritas
E' uno spot pubblicitario pro Banca Etica ma contiene qualche spunto interessante ... [SM=g6942]


Rischio poverta'

Martedí 06.04.2010 13:11
di Mario Crosta, direttore generale Banca Etica - da socialnews.it

Da mesi si rincorrono dati e ricerche che cercano di fotografare gli effetti concreti della crisi economica innescata da una finanza in cui la speculazione ha preso il sopravvento. L’ultimo, in ordine di tempo, è lo studio di Banca d’Italia secondo cui le famiglie italiane avrebbero perso il 4% del loro potere d’acquisto. Il pensiero corre alle tante, tantissime persone che già prima della crisi facevano mille sforzi per condurre un’esistenza dignitosa e che ora rischiano di trovarsi scaraventate in un circuito di povertà da cui è difficile riemergere.
In questo contesto – accanto alla crescita della disoccupazione – si aggravano il disagio abitativo, la sproporzione tra i costi delle case ed i redditi delle famiglie. Si tratta di nodi cruciali, per il nostro Paese, e non solo. Quello dell’accesso alla casa è un problema complesso in cui entrano in gioco molti attori: da una parte, le istituzioni pubbliche che devono (o dovrebbero) attuare politiche per la casa volte a creare le condizioni per una migliore accessibilità; dall’altra, gli investitori privati che vedono nel mattone non un bene primario da garantire a tutti, ma un ennesimo terreno di speculazione. Non è un caso che la crisi finanziaria, scoppiata nel 2008, e di cui ancora subiamo e subiremo le conseguenze, sia stata innescata anche dalla famosa “bolla immobiliare”. Banca Etica si interroga da sempre su come rendere l’economia, ed in particolare l’attività finanziaria, più giusta, equa ed attenta ai bisogni di tutti, soprattutto dei più fragili. Per fare questo, lavoriamo fianco a fianco con le grandi reti di solidarietà della società civile italiana. Recentemente, abbiamo dato vita, insieme alla CARITAS, ad un Osservatorio sul costo del credito che ha realizzato – grazie alla collaborazione del Centro Culturale Francesco Luigi Ferrari – un’indagine su quanto i costi della casa incidano sui redditi delle famiglie. I dati emersi sono preoccupanti: un Italiano su quattro, tra quelli che acquisteranno una casa nel 2010, è a rischio povertà. Se si considerano le famiglie che intendono ricorrere al credito per abbandonare l’affitto, a favore di un appartamento di proprietà, la “soglia di povertà” cresce fino al 37%, una famiglia su tre.


Queste persone spenderanno ogni mese (per i prossimi diciotto anni) il 30% del proprio reddito per pagare la rata del mutuo; si troveranno in difficoltà a sostenere le spese ordinarie (alimenti, bollette, istruzione per figli, etc.); aumenterà il rischio in caso di eventi straordinari (la rottura di un elettrodomestico, la manutenzione dell’automobile, etc.); dovendo rispettare le scadenze delle rate del mutuo, potranno cadere nella trappola dell’usura. Le famiglie gravate da un mutuo che assorbe più del 30% del proprio reddito complessivo, nel 2010 potrebbero essere localizzate nelle seguenti regioni: Liguria (34,2% del totale delle famiglie che hanno acceso un mutuo), Trentino Alto Adige (33,6), Veneto (31,4), Toscana (30,7) e Puglia (30). Quelle meno a rischio sono: Sardegna (14,9), Basilicata e Calabria (14,1), Friuli Venezia Giulia (18,1), Piemonte e Valle d’Aosta (18,7).
Noi siamo convinti che possedere un’abitazione dignitosa sia un diritto da garantire con adeguate politiche sociali e fiscali ancor prima che con il credito, che non sempre è lo strumento idoneo a rispondere al bisogno abitativo. Le variabili che incidono sul diritto alla casa sono molte: il reddito delle famiglie, oggi messo in pericolo dal numero crescente di lavoratori precari, disoccupati, lavoratori in CIG; il valore degli immobili, che è stato ed è oggetto di speculazioni, con il rischio che si gonfino e sgonfino bolle che imprigionano le persone nella miseria; il costo del credito, che per alcune tipologie di nuclei non è sopportabile. Per questo, riteniamo sia importante un’azione di educazione al ricorso al credito che, sulla base di comportamenti consapevoli e responsabili, eviti il sovraindebitamento. Ma l’intervento pubblico dovrà essere ad ampio raggio.

Vanno definite:
nuove politiche abitative che favoriscano, ad esempio, il social housing e l’autocostruzione;
forme di sostegno al credito (quali potrebbero essere fondi di garanzia e contributi in conto interessi) che facilitino l’accesso ai mutui;
misure che mitighino il costo degli affitti delle abitazioni.
La nostra mission è tradurre le buone idee in pratica sostenibile. Oggi finanziamo diverse realtà impegnate in progetti volti a favorire l’accesso ad un’abitazione dignitosa per le persone più fragili. Tra le categorie più a rischio ci sono le famiglie di stranieri, che spesso – pur quando lavorano in regola – hanno redditi più bassi rispetto agli Italiani ed incontrano anche difficoltà di tipo culturale nel trovare un alloggio in affitto.

Tra le realtà che sosteniamo, solo per fare alcuni esempi, c’è l’associazione Caracoles di Napoli, che dal 2006 gestisce un’agenzia sociale di intermediazione mobiliare che sostiene le famiglie di immigrati nella ricerca della casa. Accanto al lavoro di consulenza ed intermediazione, Caracoles offre agli immigrati la possibilità di accedere a forme di credito o microcredito erogate da Banca Etica a condizioni agevolate. Nel Nord Est finanziamo l’associazione “Vicini di Casa Onlus” che, attraverso otto sportelli sparsi per tutto il Friuli Venezia Giulia, offre consulenze alle famiglie in difficoltà nella ricerca della casa, anche in questo caso con un occhio di riguardo per gli stranieri; ma si occupa anche di recuperare edifici in disuso per creare nuovi alloggi da immettere sul mercato a canoni calmierati.
Il problema abitativo non è il solo su cui interveniamo. Da anni siamo impegnati in pratiche di microcredito che – in rete con enti locali ed associazioni – ci permettono di erogare piccoli prestiti a persone che non sono in grado di offrire garanzie, e che con quelle piccole cifre ottengono una chance di riscatto per uscire dal disagio contingente e per avviare piccole attività in proprio.
Ogni giorno gli sportelli di Banca Etica sono un osservatorio sulla straordinaria innovatività delle iniziative che il privato sociale è in grado di mettere in campo per rispondere ai bisogni dei più fragili.
Ci auguriamo sinceramente che queste buone pratiche possano fornire sempre più l’ispirazione alle istituzioni pubbliche, ma anche ai privati, per costruire con le leggi, con le politiche sociali, ma anche con un’economia più attenta e responsabile, un mondo migliore, che non faccia pagare ai più fragili il prezzo degli eccessi di una minoranza di ingordi.
labottegadelfuturo
00martedì 6 aprile 2010 17:56
humm
Chi compra nel 2010 ci spende il 30%... e chi ha comprato nel 2009 ci mette il 40% mentre chi ha comprato nel 2008-2007-2006 c'ha messo il 50% dello stipendio.
Insomma...mi pare un modo edulcorato di dire che "...chi ha comprato in bolla l'ha preso in cu...el posto"
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