Scenari .... Immobiliari

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
timetoprickit
00lunedì 27 aprile 2009 23:08
Quali evoluzioni possibili per il mercato basandosi sulla congiuntura macroeconomica?
Tanto per addolcire il clima, ho una riflessione da proporre. Anche se concordo che le case siano sopravvalutate, penso che sia difficile al momento azzardare una previsione di un crollo (cioè un calo del 25-40 per cento in 1-3 anni), anche se non si può escludere. Ho in mente tre scenari.

Scenario 1 (il peggiore). La crisi economica si rivela meno acuta e duratura del previsto, c’è una ripresa moderata e le banche centrali riescono a evitare una fiammata inflazionistica, aumentando i tassi di interesse ma senza doverli portare troppo in alto. In questo caso temo che i prezzi degli immobili rimangano più o meno fermi sui livelli di oggi (il lavoro di riequilibrio lo fa lentamente l’inflazione) [SM=g9589]

Scenario 2 (medio). La crisi si prolunga (ulteriore aumento della disoccupazione e ristagno del PIL + eventualmente deflazione). In questo caso penso i prezzi potrebbero calare, ma farlo lentamente, per cui ribassi generalizzati del 30-40% si avrebbero nell’arco di 5-10 anni) [SM=g1749704]

Scenario 3 (il più favorevole). La crisi si prolunga, o addirittura peggiora, e le banche centrali “decidono” che per aggiustare le cose serva far aumentare di molto l’inflazione (quindi, stagflazione). I tassi a lungo termine (quindi anche il fisso sui mutui) salirebbero di molto (un po’ come fecero prima della crisi della lira), spiazzando molti potenziali acquirenti che non potrebbero accedere ai mutui necessari per comprare ai prezzi attuali perché il peso della rata sul reddito sarebbe troppo alto. [SM=g1747522]

Ovviamente questo scenario è il più favorevole per chi non risente della crisi e, avendo dei soldi da parte, non è costretto a chiedere un mutuo troppo elevato. Per altri, a partire da chi perde il lavoro, sarebbe una mazzata (che al di là degli interessi personali non auguraro a nessuno). [SM=g6052]
dgambera
00lunedì 27 aprile 2009 23:25
Re: Una riflessione
timetoprickit, 27/04/2009 23.08:

Tanto per addolcire il clima, ho una riflessione da proporre. Anche se concordo che le case siano sopravvalutate, penso che sia difficile al momento azzardare una previsione di un crollo (cioè un calo del 25-40 per cento in 1-3 anni), anche se non si può escludere. Ho in mente tre scenari.




Sarà difficile prevedere i numeri esatti, ma il calo ci sarà di sicuro.

timetoprickit, 27/04/2009 23.08:



Scenario 1 (il peggiore). La crisi economica si rivela meno acuta e duratura del previsto, c’è una ripresa moderata e le banche centrali riescono a evitare una fiammata inflazionistica, aumentando i tassi di interesse ma senza doverli portare troppo in alto. In questo caso temo che i prezzi degli immobili rimangano più o meno fermi sui livelli di oggi (il lavoro di riequilibrio lo fa lentamente l’inflazione) [SM=g9589]




Pensi sia plausibile? E' già un'ecatombe e non aggiungo altro.
Con tassi alti, inoltre, i mutui per immobili alle quotazioni attuali sarebbero inarrivabili ai più e quindi non farebbe altro che peggiorare le cose.

timetoprickit, 27/04/2009 23.08:



Scenario 2 (medio). La crisi si prolunga (ulteriore aumento della disoccupazione e ristagno del PIL + eventualmente deflazione). In questo caso penso i prezzi potrebbero calare, ma farlo lentamente, per cui ribassi generalizzati del 30-40% si avrebbero nell’arco di 5-10 anni) [SM=g1749704]




Potrebbero? E poi perchè lentamente? Cosa sosterrebbe le quotazioni per farle planare? Chi se le compra le case? I disoccupati?

timetoprickit, 27/04/2009 23.08:



Scenario 3 (il più favorevole). La crisi si prolunga, o addirittura peggiora, e le banche centrali “decidono” che per aggiustare le cose serva far aumentare di molto l’inflazione (quindi, stagflazione). I tassi a lungo termine (quindi anche il fisso sui mutui) salirebbero di molto (un po’ come fecero prima della crisi della lira), spiazzando molti potenziali acquirenti che non potrebbero accedere ai mutui necessari per comprare ai prezzi attuali perché il peso della rata sul reddito sarebbe troppo alto. [SM=g1747522]




Non sarebbe stagflazione, ma reflazione visto che si avrebbe recessione + iperinflazione.
Salendo i tassi sui mutui sarebbe peggio per il mercato immobiliare per i motivi già spiegati prima e che spieghi pure tu.

timetoprickit, 27/04/2009 23.08:



Ovviamente questo scenario è il più favorevole per chi non risente della crisi e, avendo dei soldi da parte, non è costretto a chiedere un mutuo troppo elevato. Per altri, a partire da chi perde il lavoro, sarebbe una mazzata (che al di là degli interessi personali non auguraro a nessuno). [SM=g6052]




Come vedi il fatto che le quotazioni hanno raggiunto certi livelli porta verso una sola direzione, senza via di scampo.
A meno che non pensi che a breve ci sia lavoro per tutti e a stipendi doppi o quasi.
laplace77
00lunedì 27 aprile 2009 23:30
Re: Re: Una riflessione
dgambera, 27/04/2009 23.25:




Come vedi il fatto che le quotazioni hanno raggiunto certi livelli porta verso una sola direzione, senza via di scampo.
A meno che non pensi che a breve ci sia lavoro per tutti e a stipendi doppi o quasi.




appunto, vedi img allegata, che vale piu' di molti discorsi:

timetoprickit
00martedì 28 aprile 2009 00:11
Non so quanto lo scenario 1 sia probabile, ma non è implausibile. A differenza di esperienze analoghe (es. il 29 o la crisi giapponese negli anni 90), i governi e le banche centrali si stanno muovendo nella direzione giusta (anche se tanti non la pensano così perché temono un eccesso di spesa pubblica e/o inflazione, che ci rimanda allo scenario 3)


Scenario 2. E’ chiaro che i disoccupati non potrebbero comprare, ma i tassi molto bassi per un periodo prolungato sosterrebbero la domanda di tutti gli altri (come d’altra parte è accaduto negli ultimi anni anche negli Stati Uniti, dove i prezzi hanno iniziato a scricchiolare dopo che la Fed ha alzato il costo del denaro). In Giappone la bolla immobiliare è scoppiata a partire dall’87-88; a Tokio i prezzi sono scesi

Scenario 3. Non avevo in mente un’inflazione come nella Repubblica di Weimar (diversemigliaiapercento) o in molti paesi sudamericani negli anni ottanta (100% o più), ma un’inflazione alta rispetto agli standard del dopoguerra nei paesi sviluppati (quindi 10-20 per cento). Ma basterebbe a mettere fuori mercato molti compratori.

Secondo me negli ultimi anni i prezzi sono saliti in tutto il mondo o quasi proprio perché, complice il calo dell’inflazione, le banche centrali hanno potuto guidare i tassi verso livelli molto bassi. Se prendi un mutuo di 150mila euro a 25 anni a un tasso fisso dell’8%, la rata mensile è di quasi 1200 euro; se il tasso scende al 4%, la rata si riduce a 800 euro. E’ chiaro che anche se il tasso reale (cioè corretto per l’inflazione fosse lo stesso nei due casi, perché l’inflazione nel secondo caso è la metà, si è naturalmente portati a prendere quel mutuo quando il tasso è più basso).

Il grafico di Laplace purtroppo non è confortante. A inizio anni 80 i prezzi scendono del 25 per cento, ma in 5 anni e in termini reali (buona parte del lavoro lo ha fatto l’inflazione). A inizio anni 90 una cosa simile, con un calo reale di solo il 12 per cento in 4 anni)



Scusate per i post chilometrici
timetoprickit
00martedì 28 aprile 2009 00:14
Aggiungo, come nota di speranza, che bisogna poi vedere come sono andate le cose nelle grandi città come Roma o Milano. Vale lo stesso discorso degli USA, dove i cali sono maggiori nelle città più glamour, dove i prezzi erano saliti di più durante la bolla
dgambera
00martedì 28 aprile 2009 00:44
Re:
timetoprickit, 28/04/2009 0.11:

Non so quanto lo scenario 1 sia probabile, ma non è implausibile. A differenza di esperienze analoghe (es. il 29 o la crisi giapponese negli anni 90), i governi e le banche centrali si stanno muovendo nella direzione giusta (anche se tanti non la pensano così perché temono un eccesso di spesa pubblica e/o inflazione, che ci rimanda allo scenario 3)




Io ho l'impressione che i governi e le banche centrali navigano a vista e ciò è dimostrato dalla continua revisione delle loro stesse stime al ribasso.

Confermo ciò che ho detto prima: è una strage per lavoratori e famiglie, altro che la possibilità che si esca tranquilli dalla crisi e in tempi rapidi.

timetoprickit, 28/04/2009 0.11:



Scenario 2. E’ chiaro che i disoccupati non potrebbero comprare, ma i tassi molto bassi per un periodo prolungato sosterrebbero la domanda di tutti gli altri (come d’altra parte è accaduto negli ultimi anni anche negli Stati Uniti, dove i prezzi hanno iniziato a scricchiolare dopo che la Fed ha alzato il costo del denaro). In Giappone la bolla immobiliare è scoppiata a partire dall’87-88; a Tokio i prezzi sono scesi




Che intendi con la frase evidenziata? A me non risulta che il mercato sia stato sostenuto in nessun modo in US. Ho visto solo un crollo verticale di transazioni e quotazioni.

A questi prezzi, in una situazione di crisi le banche non riprenderebbero ad erogare soldi alle famiglie per regalarli al proprietario di turno.

timetoprickit, 28/04/2009 0.11:



Scenario 3. Non avevo in mente un’inflazione come nella Repubblica di Weimar (diversemigliaiapercento) o in molti paesi sudamericani negli anni ottanta (100% o più), ma un’inflazione alta rispetto agli standard del dopoguerra nei paesi sviluppati (quindi 10-20 per cento). Ma basterebbe a mettere fuori mercato molti compratori.




Su questo sono d'accordo, come lo ero nel tuo post precedente. Tassi alti equivalgono alla morte definitiva del mercato immobiliare.

timetoprickit, 28/04/2009 0.11:



Secondo me negli ultimi anni i prezzi sono saliti in tutto il mondo o quasi proprio perché, complice il calo dell’inflazione, le banche centrali hanno potuto guidare i tassi verso livelli molto bassi. Se prendi un mutuo di 150mila euro a 25 anni a un tasso fisso dell’8%, la rata mensile è di quasi 1200 euro; se il tasso scende al 4%, la rata si riduce a 800 euro. E’ chiaro che anche se il tasso reale (cioè corretto per l’inflazione fosse lo stesso nei due casi, perché l’inflazione nel secondo caso è la metà, si è naturalmente portati a prendere quel mutuo quando il tasso è più basso).




Diciamo che c'è stata un'inflazione a 2 velocità:
- per l'accesso al credito è stata bassa;
- per l'accesso ai beni che compravi col credito è stata alta.

Questi 2 punti possono essere letti come "incastriamo per bene i bovini".

timetoprickit
00martedì 28 aprile 2009 01:05
L’economia (la macroeconomia in modo particolare) non sono scienze esatte, ma ti posso assicurare che il navigare a vista osservato in questi mesi (su cui concordo solo in parte) è molto più e molto meglio di quanto abbiano fatto ad es. in Giappone. Certo, non ci sono ricette valide sempre e ovunque…

MI sono però espresso male. Intendevo dire che negli USA i basi tassi hanno spinto in alto i prezzi, e questi hanno iniziato a scendere appena i tassi sono stati aumentati – poi il calo ha iniziato ad autoalimentarsi (prezzi più bassi, più pignoramenti, prezzi ancora più bassi, ecc. e la disoccupazione e il calo dell’offerta di credito che hanno dato il colpo di grazia)
Concordo con il discorso delle banche che non prestano tanto facilmente (non più come prima). Negli USA il problema è però ben più grave, perché prima i soldi li davano davvero a cani e porci, mentre qui in Italia le banche sono sempre state molto più “prudenti” con gli acquirenti.

Contesto la tua affermazione sull’inflazione. I dati dell’ISTAT, che non sono truccati, non hanno mai avallato il detto popolare 1000 lire = 1 euro. Alcuni studi hanno fatto vedere che c’è in quel detto una forte componente di “illusione monetaria”. Insomma, la gente non ha memoria dei prezzi delle cose che compra (e io sono tra questi) e il passaggio all’euro ha funzionato da catalizzatore. Ad es, i prezzi dei ristoranti sono aumentati molto più nei 2-3 anni prima dell’euro, e meno nei 2-3 anni successivi, ma anche qui si dice che l’euro abbia fatto raddoppiare. Poi ci saranno categorie di beni che lo hanno fatto davvero (e questo è accaduto molto più facilmente per quei beni di necessità che si comprano spesso e costano poco, sicuramente non per auto, elettronica, mobili, o cose simili). Il baso prezzo di quei beni e il fatto che fossero di necessità ha fatto si che chi li comprava prima ha dovuto/potuto continuare a comprarli dopo. Il fatto che siano acquisti frequenti fa si che si focalizzino proprio quegli aumenti, e non gli altri molto più contenuti.
laplace77
00martedì 28 aprile 2009 01:31
Re:
timetoprickit, 28/04/2009 0.11:


...

Il grafico di Laplace purtroppo non è confortante. A inizio anni 80 i prezzi scendono del 25 per cento, ma in 5 anni e in termini reali (buona parte del lavoro lo ha fatto l’inflazione). A inizio anni 90 una cosa simile, con un calo reale di solo il 12 per cento in 4 anni)

Scusate per i post chilometrici



non e' confortante perche' non l'hai capito...

1) intanto sono andamenti MEDI, in particolare la linea BLU, per te "non confortante". Lo sanno tutti che nelle grandi citta' ci sono stati incrementi e cali piu' accentuati che nelle province.

2) la linea che devi osservare e' quella ROSSA, non tanto quella blu.
La rossa e' infatti il rapporto tra la blu e la VERDE, ossia i consumi delle famiglie, indicativi della capacita' di spesa¸ che come va nei consumi puo' andare negli immobili


Poi prova a pensare che andamento ha avuto la linea VERDE dopo il 2005... e quello che sta avendo dall'inizio della crisi in poi...

La linea verde che cala significa "non ci sono soldi per i consumi" e parimenti "non ci sono soldi per gli immobili" e' la linea blu che cala...

...mentre la linea rossa, indicativa della "bolla", continuera' i suoi cicli, ovviamente al ribasso...


finora la verde e' sempre salita, apposta la blu "oscillava al rialzo", mentre la rossa "oscillava piatta"...

ma ora che la verde DEVE scendere per la globalizzazione (delocalizzazioni e perdita competitivita'), la blu "oscillera' al ribasso"


non riesco a spiegartelo piu' semplice di cosi', sorry

timetoprickit
00martedì 28 aprile 2009 02:44
Nel mio post successivo avevo riconosciuto le possibili differenze di oscillazione tra grandi città e altre zone, comunque hai fatto benissimo a precisarlo, perché è importante.

Gli altri sottointesi, ammetto che non li avevo colti, ma probabilmente perché sono tutti o quasi fuorvianti.

Il consumo non è una misura della capacità di spesa di un’economia, ma è la scelta di spesa. La capacità di spesa è data dal reddito (che poi è funzione della ricchezza accumulata, quella umana che genera i redditi da lavoro e quella fisica che genera i profitti e le rendite). Quindi innanzitutto il rapporto andrebbe fatto con il reddito. Chiaramente, nel lungo periodo reddito e consumi non possono divergere, quindi potrebbe accadere come dici tu che i consumi scendono; ma, appunto come dici tu (delocalizzazioni, perdita di competitività, e altro) scendono i consumi perché scende il reddito. E questo può accadere tramite una riduzione del livello del reddito o un aumento dell’inflazione.

Se il reddito (medio) scende (parlo in termini reali), possono accadere due cose. La prima è che scendano un po’ tutti (dipendenti pubblici e privati, autonomi, profitti, magari anche pensioni), e in questo caso sicuramente i prezzi di immobili scendono, ma a un ritmo non lontano a quello dei redditi, quindi crollo di tutti i redditi (es. -30% in due anni??) = crollo delle case; discesa lenta e inesorabile dei redditi (es. -30% in 10 anni, che è tantissimo = discesa lenta IN TERMINI REALI degli immobili). Non so se comunque queste situazioni siano favorevoli a chi oggi (me compreso) sta alla finestra sperando in tempi migliori. La seconda cosa che può succedere è che tanti redditi scendano mentre tanti altri aumentano (il tutto più o meno rapidamente), cioè aumenta la disuguaglianza. E molti studi (e anche il buon senso) sostengono l’ipotesi che l’aumento della disuguaglianza determini l’aumento dei prezzi di immobili (soprattutto dove l’offerta è relativamente rigida, come ad esempio nei centri delle grandi città e nelle zone costiere degli Stati Uniti). Anzi, per alcuni l’aumento della disuguaglianza negli USA spiega in buona parte il boom immobiliare e del credito degli ultimi 20 anni (a parte le degenerazioni della finanza degli ultimi 2-3 anni).


guido.zip
00martedì 28 aprile 2009 13:03
Re:
timetoprickit, 28/04/2009 0.14:

Aggiungo, come nota di speranza, che bisogna poi vedere come sono andate le cose nelle grandi città come Roma o Milano.



I dati di Milano lascerebbero ben sperare (e noi speriamo, visto che siamo nell'era dell'ottimismo):

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7944216



timetoprickit, 28/04/2009 1.05:


Contesto la tua affermazione sull’inflazione. I dati dell’ISTAT, che non sono truccati, non hanno mai avallato il detto popolare 1000 lire = 1 euro. Alcuni studi hanno fatto vedere che c’è in quel detto una forte componente di “illusione monetaria”. Insomma, la gente non ha memoria dei prezzi delle cose che compra (e io sono tra questi) e il passaggio all’euro ha funzionato da catalizzatore.



Sono contento di non essere l'unico a pensarla così.

.
laplace77
00martedì 28 aprile 2009 14:49
Re:
timetoprickit, 28/04/2009 2.44:

Nel mio post successivo avevo riconosciuto le possibili differenze di oscillazione tra grandi città e altre zone, comunque hai fatto benissimo a precisarlo, perché è importante.

Gli altri sottointesi, ammetto che non li avevo colti, ma probabilmente perché sono tutti o quasi fuorvianti.

Il consumo non è una misura della capacità di spesa di un’economia, ma è la scelta di spesa. La capacità di spesa è data dal reddito (che poi è funzione della ricchezza accumulata, quella umana che genera i redditi da lavoro e quella fisica che genera i profitti e le rendite). Quindi innanzitutto il rapporto andrebbe fatto con il reddito. Chiaramente, nel lungo periodo reddito e consumi non possono divergere, quindi potrebbe accadere come dici tu che i consumi scendono; ma, appunto come dici tu (delocalizzazioni, perdita di competitività, e altro) scendono i consumi perché scende il reddito. E questo può accadere tramite una riduzione del livello del reddito o un aumento dell’inflazione.

Se il reddito (medio) scende (parlo in termini reali), possono accadere due cose. La prima è che scendano un po’ tutti (dipendenti pubblici e privati, autonomi, profitti, magari anche pensioni), e in questo caso sicuramente i prezzi di immobili scendono, ma a un ritmo non lontano a quello dei redditi, quindi crollo di tutti i redditi (es. -30% in due anni??) = crollo delle case; discesa lenta e inesorabile dei redditi (es. -30% in 10 anni, che è tantissimo = discesa lenta IN TERMINI REALI degli immobili). Non so se comunque queste situazioni siano favorevoli a chi oggi (me compreso) sta alla finestra sperando in tempi migliori. La seconda cosa che può succedere è che tanti redditi scendano mentre tanti altri aumentano (il tutto più o meno rapidamente), cioè aumenta la disuguaglianza. E molti studi (e anche il buon senso) sostengono l’ipotesi che l’aumento della disuguaglianza determini l’aumento dei prezzi di immobili (soprattutto dove l’offerta è relativamente rigida, come ad esempio nei centri delle grandi città e nelle zone costiere degli Stati Uniti). Anzi, per alcuni l’aumento della disuguaglianza negli USA spiega in buona parte il boom immobiliare e del credito degli ultimi 20 anni (a parte le degenerazioni della finanza degli ultimi 2-3 anni).






infatti ora sta calando il reddito della "classe media", il che sta spingendo al ribasso i consumi:


14:36 - Commercio: Confcommercio, per i consumi ancora nessun risveglio

Nel I trimestre chiuse 10mila imprese, rischio occupazione

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 28 apr - "I dati sulle
vendite in valore del dettaglio confermano, come gia'
anticipato dall'Indicatore Consumi Confcommercio, il
permanere di una fase di accentuata debolezza della domanda
interna per consumi delle famiglie, in linea con un contesto
economico nazionale ed internazionale ancora critico". Cosi'
l'Ufficio Studi Confcommercio sui dati Istat. "La tendenza a
comprimere l'acquisto di beni da parte delle famiglie
interessa, ormai da alcuni mesi, le diverse tipologie di
consumo con punte particolarmente elevate per abbigliamento
e mobili che si traduce in una continua riduzione del numero
di imprese operanti nel settore. Nel primo trimestre del
2009, infatti - afferma una nota - il saldo tra iscrizioni e
cessazioni delle imprese del commercio al dettaglio e'
risultato negativo di oltre 10 mila unita', con effetti
preoccupanti anche sul versante occupazionale. E' dunque
auspicabile - conclude Confcommercio - che la ripresa del
clima di fiducia nel mese di aprile, registrata sia sul
versante delle famiglie che delle imprese, sia un sintomo
dell'attenuarsi della fase recessiva anche se segnali di
ripresa si potranno presumibilmente registrare solo verso la
fine dell'anno".



e ovviamente spinge al ribasso anche la capacita' di pagare rate elevate...


la cosa che volevo notassi e' come nei precedenti 2 cicli,
i consumi crescevano, a causa di una crescita dei redditi,
la quale consentiva un "oscillare al rialzo" dei prezzi delle case



ora che scendono i redditi e quindi
sia i consumi che le rate sostenibili,
i prezzi delle case "oscilleranno al ribasso":

al calo "da sbolla" si aggiunge il calo "da impoverimento"

[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]



aggiungi alle considerazioni reddituali le considerazioni occupazionali e siamo a caporetto...

[SM=g7600] [SM=g7600] [SM=g7600]



aggiungi alle considerazioni occupazionali
il trend demografico, finora retto dall'immigrazione
che con la perdita di posti di lavoro sara' duro mantenere,
e ti rendi conto che le prospettive a lungo termine
per il mattone in italia sono pessime, altro che rivalutazione...

[SM=g7574] [SM=g7574] [SM=g7574]



dgambera
00martedì 28 aprile 2009 14:55
Re: Re:
laplace77, 28/04/2009 14.49:




infatti ora sta calando il reddito della "classe media", il che sta spingendo al ribasso i consumi:


14:36 - Commercio: Confcommercio, per i consumi ancora nessun risveglio

Nel I trimestre chiuse 10mila imprese, rischio occupazione

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 28 apr - "I dati sulle
vendite in valore del dettaglio confermano, come gia'
anticipato dall'Indicatore Consumi Confcommercio, il
permanere di una fase di accentuata debolezza della domanda
interna per consumi delle famiglie, in linea con un contesto
economico nazionale ed internazionale ancora critico". Cosi'
l'Ufficio Studi Confcommercio sui dati Istat. "La tendenza a
comprimere l'acquisto di beni da parte delle famiglie
interessa, ormai da alcuni mesi, le diverse tipologie di
consumo con punte particolarmente elevate per abbigliamento
e mobili che si traduce in una continua riduzione del numero
di imprese operanti nel settore. Nel primo trimestre del
2009, infatti - afferma una nota - il saldo tra iscrizioni e
cessazioni delle imprese del commercio al dettaglio e'
risultato negativo di oltre 10 mila unita', con effetti
preoccupanti anche sul versante occupazionale. E' dunque
auspicabile - conclude Confcommercio - che la ripresa del
clima di fiducia nel mese di aprile, registrata sia sul
versante delle famiglie che delle imprese, sia un sintomo
dell'attenuarsi della fase recessiva anche se segnali di
ripresa si potranno presumibilmente registrare solo verso la
fine dell'anno".



e ovviamente spinge al ribasso anche la capacita' di pagare rate elevate...


la cosa che volevo notassi e' come nei precedenti 2 cicli,
i consumi crescevano, a causa di una crescita dei redditi,
la quale consentiva un "oscillare al rialzo" dei prezzi delle case



ora che scendono i redditi e quindi
sia i consumi che le rate sostenibili,
i prezzi delle case "oscilleranno al ribasso":

al calo "da sbolla" si aggiunge il calo "da impoverimento"

[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]



aggiungi alle considerazioni reddituali le considerazioni occupazionali e siamo a caporetto...

[SM=g7600] [SM=g7600] [SM=g7600]



aggiungi alle considerazioni occupazionali
il trend demografico, finora retto dall'immigrazione
che con la perdita di posti di lavoro sara' duro mantenere
,
e ti rendi conto che le prospettive a lungo termine
per il mattone in italia sono pessime, altro che rivalutazione...

[SM=g7574] [SM=g7574] [SM=g7574]






[SM=g7574]

ACQUISTI E AFFITTI, STRANIERI IN RITIRATA

laplace77
00martedì 28 aprile 2009 14:57
Re: Re: Re:
dgambera, 28/04/2009 14.55:





manco a farlo apposta, ma ti giuro non l'avevo visto...


...ripensavo sempre alle considerazioni dell'ottimo guido...

...quelle sulle correlazioni demografia-mattone,
non solo in termini di numero di abitanti,
ma anche di eta' della popolazione e scelte conseguenti...


chapeau a guido...
[SM=g1747536] [SM=g1747536] [SM=g1747536]

e un grazie anche a te per la "controprova"
[SM=g1750826] [SM=g1750826] [SM=g1750826]


dgambera
00martedì 28 aprile 2009 15:00
Re: Re: Re: Re:
laplace77, 28/04/2009 14.57:




manco a farlo apposta, ma ti giuro non l'avevo visto...


...ripensavo sempre alle considerazioni dell'ottimo guido...

...quelle sulle correlazioni demografia-mattone,
non solo in termini di numero di abitanti,
ma anche di eta' della popolazione e scelte conseguenti...


chapeau a guido...
[SM=g1747536] [SM=g1747536] [SM=g1747536]

e un grazie anche a te per la "controprova"
[SM=g1750826] [SM=g1750826] [SM=g1750826]






Siamo solo all'inizio di questi balletti.
timetoprickit
00martedì 28 aprile 2009 15:51
Re: Re:
Quello che sto cercando far passare è che non è detto che questi movimenti siano abbastanza bruschi da causare una forte correzione dei prezzi (diciamo 30-40%) in un paio di anni. Ovviamente non si può escludere

Io la vedo un po' più complessa. Innanzitutto consumi e abitazione non sono necessariamente come ad esempio caffè e zucchero, che per ogni caffè che bevi consumi una bustina di zucchero. Nel lungo periodo è chiaro che in media la gente non insiste a vivere in una casa di 300mq se poi non ha soldi per comprare il latte ai figli, e viceversa difficilmente si vedono persone che abitano in una stamberga e poi hanno uno yacht ormeggiato in Sardegna. Ma nel breve le preferenze possono spostarsi anche di molto. E la gente preferisce comprimere i consumi, almeno finchè può, piuttosto che dimezzare la metratura o spostarsi in una zona diversa e peggiore. Soprattutto in Italia. Ovviamente chi perde il lavoro magari deve vendere la casa al mare o anche quella dove abita. Ma se c'è una crisi così profonda, bisogna tenere conto anche di quelli che il lavoro no lo perdono e magari hanno la possibilità di risparmiare qualcosa di più, e potrebbero scegliere di mettere i soldi nel mattone, dato che con l'economia allo sfascio nessuno si fida più delle borse (e magari neppure dei titoli di stato).

Per me il risultato finale non è quindi così scontato.

Assolutamente d'accordo sul trend di lungo periodo e la demografia. Ma appunto si parla del lungo periodo

laplace77
00martedì 28 aprile 2009 16:35
Re: Re: Re:
timetoprickit, 28/04/2009 15.51:

Quello che sto cercando far passare è che non è detto che questi movimenti siano abbastanza bruschi da causare una forte correzione dei prezzi (diciamo 30-40%) in un paio di anni. Ovviamente non si può escludere

Io la vedo un po' più complessa. Innanzitutto consumi e abitazione non sono necessariamente come ad esempio caffè e zucchero, che per ogni caffè che bevi consumi una bustina di zucchero. Nel lungo periodo è chiaro che in media la gente non insiste a vivere in una casa di 300mq se poi non ha soldi per comprare il latte ai figli, e viceversa difficilmente si vedono persone che abitano in una stamberga e poi hanno uno yacht ormeggiato in Sardegna. Ma nel breve le preferenze possono spostarsi anche di molto. E la gente preferisce comprimere i consumi, almeno finchè può, piuttosto che dimezzare la metratura o spostarsi in una zona diversa e peggiore. Soprattutto in Italia. Ovviamente chi perde il lavoro magari deve vendere la casa al mare o anche quella dove abita. Ma se c'è una crisi così profonda, bisogna tenere conto anche di quelli che il lavoro no lo perdono e magari hanno la possibilità di risparmiare qualcosa di più, e potrebbero scegliere di mettere i soldi nel mattone, dato che con l'economia allo sfascio nessuno si fida più delle borse (e magari neppure dei titoli di stato).

Per me il risultato finale non è quindi così scontato.




nessuno qui da' qualsiasi risultato per scontato
o pretende di avere una verita' rivelata...

La chiave di tutte le scienze è senza dubbio il punto di domanda.
(Honorè de Balzac)



timetoprickit, 28/04/2009 15.51:


Assolutamente d'accordo sul trend di lungo periodo e la demografia. Ma appunto si parla del lungo periodo




questo toccherebbe spiegarlo a single o giovani coppie
che hanno preso un bilocale al prezzo di una villa,
con un mutuo a 30 anni e il lavoro non piu' "garantito"

hanno fatto questo spinti da tutta una propaganda
che diceva "comprate invece di stare in affitto"
perche' cosi' "tra 5-10 anni avrete un punto di partenza"
per comprare qualcosa di piu' grande quando arrivano i figli...

solo che tra 5-10 anni si ritrovano, se tutto va bene,
con una casa che vale si e no' il capitale residuo del mutuo...

...hanno pagato in interessi piu' di quanto avrebbero pagato un affitto...

e si ritrovano "AL punto di partenza",
non "CON un punto di partenza",
e forse anche piu' indietro...


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:57.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com