USA - contatori e liste di fallimenti di costruttori, banche, Hedge Fund etc.

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
laplace77
00lunedì 18 febbraio 2008 19:54

bell'articolo, si...

solo che il signor flores avrebbe dovuto sapere che

‘The Hedge Fund Implode-o-Meter’


e' derivazione di

‘The Mortgage Lender Implode-o-Meter’


da cui sono nati pure

‘The Bank Implode-o-Meter’


e

‘The Home Builder Implode-o-Meter’



...e poi saremmo noi, quelli che postano solo le notizie di comodo...

[SM=g7626] [SM=g7626] [SM=g7626]




fonte: la Repubblica


Hedge fund, la prossima bufera

flores d’arcais - New York

Si chiama ‘The Hedge Fund Implode Meter’, ed é un sito online che tiene costantemente aggiornata la situazione degli hedge fund: con una classifica di quelli falliti, di quelli più a rischio, delle prospettive future. Una sorta di barometro per aiutare gli investitori di ‘fondi a rischio’ a muoversi in questo particolare (e complicato) mondo finanziario nel pieno di una crisi che rischia di peggiorare nei prossimi mesi.

Dopo la crisi dei mutui ‘subprime’ che ha sconvolto i mercati con conseguenze tuttora pesantissime, molti analisti sono convinti che adesso toccherà agli ‘hedge fund’.

«Cercare di valutare il comportamento di un ‘hedge fund’ é come "tentare di inchiodare un blancmange (un pudding alle mandorle dolci, ndr) al muro», ha scritto recentemente l’Economist, perché quello dei "fondi a rischio" é un "mondo darwiniano". Al mondo ci sono circa diecimila hedge fund, i cui asset complessivi secondo l’Hedge Fund Research (Hfr) – raggiungono la cifra complessiva di 1.870 miliardi di dollari. Quando i mercati finanziari vennero scossi dall’ultima grande crisi (quella del 20002001) di hedge fund ce ne erano pochi, ed é per questo che oggi é difficile fare una previsione su come questi fondi reagiranno in una situazione di agitazione dei mercati. Molti sono destinati al fallimento, altri – concepiti proprio per ricavare benefici dalla crisi – potrebbero anche guadagnare un sacco di soldi.
Gli hedge funds, che in italiano vengono tradotti generalmente in ‘fondi speculativi’ o ‘fondi a rischio’ non sono una novità degli ultimi anni (negli Stati Uniti risalgono addirittura agli anni Cinquanta). Sono concepiti per un mercato di persone agiate, di aziende e di manager, visto che per la legge americana gli investitori devono avere un patrimonio di un milione di dollari (minimo) o entrate nette per oltre 200mila dollari. L’obiettivo é semplice, ed è quello di produrre rendimenti costanti nel tempo: con investimenti ad alto rischio e con possibilità di ritorni molto fruttuosi.

Il più famoso é stato il Quantum Fund, creato nel 1970 da George Soros e Jim Rodgers. Nei successivi dieci anni il fondo ebbe un rendimento del 3.365 per cento (42,5 per centro ogni anno per 10 anni), creando le basi della grande fortuna di Soros. Che divenne famoso, ancora più del suo fondo, nel ‘venerdì nero’ del 16 settembre 1992, quando vendette allo scoperto più di 10 miliardi di dollari in sterline, costringendo di fatto (almeno così si dice) la Banca d'Inghilterra ad uscire dallo Sme e a svalutare la sterlina. Soros guadagnò allora una cifra stimata in 1,1 miliardi di dollari e la fama di "uomo che ha sbancato la Bank of England".

Il Quantum é ovviamente un’eccezione nel panorama degli hedge fund, che peraltro fino all’inizio del nuovo secolo non hanno avuto una grande espansione. Il boom é infatti degli ultimi anni ed é proprio questo boom che allarma oggi il mondo della finanza. Gli hedge fund hanno infatti la necessità di offrire ai propri sottoscrittori una performance media molto elevata (in genere attorno al 20 per cento all'anno), cosa che richiede a sua volta il ricorso ad operazioni ad alto rischio. Fattore molto importante è che oggi si basano sugli gli hedge funds più che su altri strumenti d’investimento anche i grandi fondi di private equity, che controllano i due terzi delle operazioni realizzate sui listini azionari nordamericani. I tre fondi di private equity più importanti del mercato (Texas Pacific Group, Blackstone e Kkr) hanno insieme una capacità equivalente al 30 per cento del mercato mondiale delle operazioni a breve termine. Ecco perché c’è il timore che se dopo la crisi dei mutui ‘subprime’ toccherà adesso agli ‘hedge’ le conseguenze saranno difficilmente immaginabili.

L’allarme lo ha lanciato a Davos George Soros. Non era il primo, ma le sue parole, data la statura del personaggio, sono quelle che hanno avuto maggiore risonanza da parte dei media. Poi é stata la volta di Alan Greenspan – che ha da poco assunto il ruolo di ‘advisor’ per il guru degli hedge fund John Paulson – e che in un’intervista al ‘Wall Street Journal" ha detto molto chiaramente che siamo vicini alla recessione: «Le recessioni non sono improvvise e sono generalmente anticipate e segnalate da una discontinuità nel mercato e i dati delle ultime settimane possono essere letti in questo senso». Nella sua analisi "I dodici scalini verso il disastro finanziario", Nouriel Roubini presenta quello che definisce uno scenario da "incubo" o "catastrofico", scenario che ha adesso diverse probabilità di diventare realtà e di cui anche la Fed e i leader finanziari europei cominciano a prendere atto. Per Roubini la recessione del 2008 (il cui inizio viene datato al dicembre 2007) sarà peggiore di quelle del biennio 19901991 e del 2001. E un ruolo decisivo lo avrà quello che lui chiama il "shadow financial system", composto proprio da istituzioni non bancarie come gli hedge funds.

Gennaio é stato un mese nero per gli hedge. Quelli che si sono concentrati sul mercato azionario hanno perso una media del 4,1 per cento, la peggiore performance degli ultimi sette anni. ‘Goldman Sachs Investment Partners’, che aveva raccolto sette miliardi di dollari – un record per un nuovo fondo – ha perso il 6 per cento nel suo primo mese; L’ ‘Atticus Global Fund’ di Timothy Barakett, noto per aver ‘scommesso’ su una dozzina di compagnie quotate a Wall Street ha perso il 12 e mezzo per cento. «Naturalmente scommettere grandi cifre sul fatto che la Borsa vada in alto o in basso é oggi un po’ come giocare alla roulette», sostiene un analista di Wall Street. E del resto l’Hedge Fund Reserarch paragona quanto successo in gennaio alle perdite (allora furono del 4,3 per cento) del novembre 2000, quando il collasso della New Economy travolse il mercato finanziario.

L’ultimo colpito, venerdí scorso, é stato un ‘hedge fund’ di Citigroup. Il grande gruppo bancariofinanziario americano ha infatti congelato il fondo Cso Partners, come conseguenza della difficile situazione in cui si trova avendo scommesso – scommessa persa – sui prestiti alla clientela Corporate, cioè alle aziende. Congelamento che ha portato alle dimissioni di John Pickett responsabile del fondo. Cosa é successo? Come ha spiegato il ‘Wall Street Journal’ gli investitori avevano provato ad ottenere il rimborso di 150 dei 500 milioni di dollari di asset di Cso Partners. Che é lo stesso fondo che lo scorso anno aveva fatto registrare perdite tali da costringere Citigroup ad iniettare circa cento milioni di dollari di liquidità. Come in difficoltà é anche un altro di Citigroup, Falcon Plus Strategies. Si tratta di un ‘leverage fund’ operativo dal 30 settembre scorso che nei primi tre mesi di attività avrebbe perso circa il 52 per cento dopo aver puntato sulla fine del ciclo di investimenti legato alla performance delle obbligazioni. Una scommessa perdente.
Il futuro del mercato potrebbe dipendere dal vento che arriva da Asia e Medio Oriente. A scongiurare, o perlomeno a frenare, la crisi degli ‘hedge’, potrebbero infatti pensarci i ‘sovereign funds’, i fondi statali dei paesi del Golfo e asiatici, che sono dotati di un patrimonio superiore ai duemila miliardi di dollari e che viene alimentato continuamente dalla vendita di petrolio e gas. Nelle ultime settimane (stime Thomson Financial) i ‘sovereign funds’ di paesi come Singapore, Emirati Arabi e Arabia Saudita, hanno investito 74 miliardi di dollari in azioni di grandi imprese americane ed europee. Per fare un esempio i ‘sovereign funds’ di Singapore e Kuwait hanno stanziato oltre dodici miliardi di dollari per l’acquisto di quote proprio del Citigroup. Nel solo settore finanziario questi fondi hanno investito già oltre 30 miliardi di dollari in titoli Bear Stearns, Citi, Morgan Stanley e Ubs. Se il petrolio continuerà a viaggiare oltre gli ottanta dollari e dato che i due terzi delle riserve mondiali di greggio sono localizzate nei paesi di quell’area, i grandi gruppi americani ed europei dovranno continuare a fare i conti con loro.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:24.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com