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Come tutelare i propri risparmi da un eventuale fallimento della banca

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2015 09:34
02/01/2013 12:23
 
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FITD - Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi
Domande e risposte più frequenti (Fonte: fitd.it)

IL LIMITE DI COPERTURA E’ PER DEPOSITO O PER DEPOSITANTE?
R. Con decorrenza 7 maggio 2011 il limite di copertura per depositante è stato portato da 103.291,38 euro a 100.000 euro, per effetto del Decreto Legislativo 24 marzo 2011, n. 49 di recepimento della Direttiva 2009/14/CE nell'ordinamento italiano.

IL LIMITE DI COPERTURA SI APPLICA PER OGNI BANCA O PER TUTTO IL SISTEMA BANCARIO ?
R. Il limite di copertura di 100.000 euro è applicato a ogni banca aderente al FITD.
Es: se un depositante possiede due c/c in altrettante banche, il livello di copertura è pari a 100.000 euro su ciascuna banca.

SE HO UN CONTO COINTESTATO, QUAL È IL LIVELLO DI COPERTURA?
R. La tutela offerta dal FITD è per depositante, dunque nel caso di un conto cointestato la garanzia è di 100.000 euro per ciascun depositante, a condizione che i depositanti titolari del conto cointestato non possiedano altri conti correnti presso lo stesso istituto.
ES.1: il conto cointestato ammonta a 100.000, i cointestatari cono 2 --> a ciascun cointestatario spettano 50.000 euro;
ES.2: il conto cointestato ammonta a 300.000, i cointestatari sono 2 --> a ciascun cointestatario spettano 100.000 euro.

COSA SUCCEDE SE HO PIU’ CONTI NELLA STESSA BANCA?
R. La garanzia è per depositante e per banca, indipendentemente dal numero di conti aperti presso uno stesso istituto. Ai fini dell’applicazione del livello di copertura di 100.000 euro si procede a cumulare i depositi dei vari conti intestati alla stessa persona.
ES.1: il depositante X ha 3 conti presso la banca A, uno di 10.000 euro, uno di 100.000 euro e uno di 50.000 euro. Il saldo è 160.000, il depositante sarà rimborsato per 100.000.
Inoltre, se uno dei conti è cointestato, al cointestatario che ha anche altri conti presso la stessa banca si attribuisce la parte del conto cointestato a lui spettante.
ES.2: il depositante X ha 3 conti presso la banca A, uno di 10.000 euro, uno di 100.000 euro e uno cointestato con altri 2 depositanti di 60.000 euro (20.000 euro per ciascuno dei 3 cointestatari). Il saldo è 130.000 euro, il depositante X sarà rimborsato per 100.000 euro.

LA GARANZIA E’ SOLO PER LE PERSONE FISICHE O ANCHE PER LE PERSONE GIURIDICHE?
R. La garanzia si estende anche alle persone giuridiche (le società), con le esclusioni di cui all’art. 27, comma 2 dello Statuto.

COSA E’ GARANTITO?
R. Conti correnti, depositi (anche vincolati), assegni circolari, certificati di deposito nominativi.

LE OBBLIGAZIONI, LE AZIONI E I TITOLI DI STATO SONO TUTELATI DAL FITD?
R. Si tratta di investimenti e non di depositi e pertanto non sono tutelati dal FITD.

I PRONTI CONTRO TERMINE SONO TUTELATI DAL FITD?
R. No. Si tratta di investimenti e non di depositi e pertanto non sono tutelati dal FITD.

I CERTIFICATI DI DEPOSITO SONO TUTELATI?
R. Sono tutelati dal FITD i Certificati di Deposito nominativi.
Non sono tutelati i Certificati di deposito al portatore.

SONO GARANTITE SOLO ALCUNE BANCHE E ALTRE NO?
R. Tutte le banche italiane, come anche le filiali italiane di banche extracomunitarie, devono aderire obbligatoriamente al FITD e dunque i depositanti di queste banche hanno la medesima tutela. Inoltre, anche le filiali di banche comunitarie che aderiscono volontariamente al FITD godono della tutela fino a 100.000 euro.

SE HO UN CONTO IN UNA BANCA ON LINE SONO TUTELATO ALLO STESSO MODO?
R. Assolutamente si, se trattasi di prodotto offerto da una delle banche aderenti al FITD.

SE METTO I MIEI SOLDI IN UNA BANCA STRANIERA CHE OPERA IN ITALIA, CHE COPERTURA AVRO’?
R. Se la banca aderisce al FITD, le condizioni e la garanzia offerte saranno le medesime di quelle delle banche italiane. Se la banca non aderisce al FITD, la garanzia corrisponderà a quella offerta dallo Schema di Assicurazione dei Depositi del paese di origine della banca.

IN CASO DI LIQUIDAZIONE DELLA MIA BANCA, COSA DEVO FARE PER RIAVERE I MIEI SOLDI?
R. Non è necessaria alcuna specifica richiesta di rimborso da parte del depositante. Il FITD subentra nei diritti dei depositanti e si occupa di contattare e rimborsare direttamente ogni correntista.

IN QUANTO TEMPO RECUPERO I MIEI SOLDI?
R. In base a quanto disposto dal Decreto Legislativo 24 marzo 2011, n. 49 di recepimento della Direttiva 2009/14/CE nell'ordinamento italiano, il rimborso è effettuato entro venti giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta ai sensi dell'articolo 83, comma 1 del T.U. Bancario (D. Lgsl. 385/93). Il termine può essere prorogato dalla Banca d'Italia, in circostanze del tutto eccezionali, per un periodo complessivo non superiore a 10 giorni lavorativi.

RECUPERO IL 100% O UNA PARTE VA PERDUTA?
R. Si recupera il 100%, fino al massimo di 100.000 euro per depositante.

I DEPOSITI IN ORO SONO GARANTITI DAL FONDO INTERBANCARIO?
R. No. L’oro è un deposito fisico, non è denaro. Il Fondo Interbancario protegge solo i depositi in denaro. In ogni caso non è necessario proteggere i depositi in oro. Infatti se una banca fallisce, l’oro come tutto ciò che è stato fisicamente depositato (beni di valore - securities) va restituito al legittimo proprietario perché non fa parte dell’attivo di una banca fallita. In altre parole, questi beni non fanno parte del processo di liquidazione, perché vengono direttamente riconsegnati al proprietario.

Vedi anche: Fallimento banche postate le news
[Modificato da marco--- 02/01/2013 14:35]
02/01/2013 12:23
 
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Un interessante vecchio articolo, unico aspetto non aggiornato è la copertura per depositante che è stata portata da 103.291,38 a 100.000 euro, migliorando però sensibilmente la modalità di rimborso in termini temporali che prima, a parte i primi 20.000 euro entro i primi 3 mesi, per la restante parte della somma il rimborso poteva dilungarsi anche per anni, in ragione dei tempi dell'iter fallimentare. Adesso invece, come precisato nel precedente post, il rimborso avviene entro 20 giorni lavorativi dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta.
Non mi fido più dei consigli della mia banca (Fonte: lastampa.it - di Baroni, De Marchi, Maggi e Vigna - 12/10/2008)

[...] Le banche più piccole e le obbligazioni
Come giudica la posizione di banche più piccole? E che cosa valgono le loro obbligazioni? Avendo un deposito titoli suddiviso in più obbligazioni (apparentemente "tranquille") sarebbe meglio vendere incassando una perdita ed acquistare un Btp a sei mesi o rimanere sulle proprie posizioni? Non è chiaro cosa succederebbe al deposito titoli in caso di fallimento. C.P.

In linea di massima, le banche piccole sono oggi in uno stato di salute migliore delle grandi, perché meno esposte ai titoli "tossici". Le obbligazioni "tranquille" vanno esaminate caso per caso, soprattutto vedendone i regolamenti, l’eventuale strutturazione delle cedole e l’eventuale clausola di "subordinazione". In caso di fallimento il deposito titoli è sicuro: tutto è presso Monte Titoli e non fa parte del patrimonio della banca, quindi i titoli sarebbero restituiti al proprietario.

I Bot e il dissesto della banca
In caso di dissesto, i Bot acquistati dalla banca, ma depositati su un deposito amministrato intestato al cliente, possono essere ritirati da quest’ultimo senza problemi? I.O.

In caso di dissesto della banca i Bot, come gli altri titoli, costituendo patrimonio separato da quello delle banche, restano di proprietà dell’intestatario che può disporne liberamente. Anche nel caso in cui il dissesto portasse a una procedura concorsuale, l’intestatario del deposito può disporre dei titoli, pur se secondo le modalità e i tempi previsti dalla procedura di liquidazione. Tuttavia la possibilità di dissesto di una banca, già di per sè remota in relazione alle caratteristiche e ai controlli delle Autorità di Vigilanza del sistema bancario italiano, viene esclusa alla luce del provvedimento, assunto dal Governo lo scorso 8 ottobre, che ha approvato misure per la stabilità del sistema bancario e la tutela del risparmio.

Il conto corrente cointestato Un c/c/ bancario cointestato a marito e moglie, fruisce della garanzia di 103.000 euro oppure di 206.000 euro? LETTERA FIRMATA

In caso di cointestazione di un conto corrente bancario ciascuno dei cointestatari ha diritto alla garanzia, prevista dal Fondo interbancario per la tutela dei depositi, pari a 103.291,38 euro: si fruisce della garanzia per 206.582,76 euro [...]
[Modificato da marco--- 02/01/2013 13:39]
21/01/2013 16:27
 
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BOT e BTP non sono più garantiti dallo stato
BOT e BTP non sono più garantiti (Fonte: pasqualemarinelli.com - 21/01/2013)

Ebbene, eccovi un’interessante notizia. Da quest’anno, come stabilito nel trattato che istituisce il fondo salva stati (ESM), tutti i paesi europei sono obbligati ad applicare le Clausole di Azione Collettiva (CAC) sui propri titoli di debito pubblico di nuova emissione. Leggete qui il comunicato del ministero dell'economia e delle finanze.

Cosa sono le CAC? Esse sono postille (vere e proprie clausole vessatorie) previste sui nuovi titoli di stato di durata superiore a 12 mesi, emessi da ogni paese europeo aderente all’ESM (leggi qui il trattato), con la prima cedola scadente a partire dalla data del 1 gennaio 2013. Le CAC regolano la possibilità, per uno stato che versa in una condizione di crisi del debito sovrano, di ricontrattare interessi, scadenze e di proporre agli investitori lo scambio con obbligazioni di diversa tipologia. Gli accordi europei prevedono espressamente che l’emissione di titoli di debito pubblico con le CAC non deve superare il 45% del totale emesso in un anno (leggi qui le linee guida del dipartimento del tesoro, sulla gestione del debito pubblico del 2013).

In pratica, grazie al trattato che istituisce il fondo salva stati (a cui anche l’Italia ha aderito), BOT e BTP non saranno più garantiti dallo stato. Ogni paese europeo, infatti, potrà legittimamente rinegoziare la propria esposizione debitoria con gli investitori, facendo saltare all’aria gli accordi originari divenuti per esso insostenibili (un po’ come già accade in Italia con la previdenza sociale; passano gli anni e lo stato modifica continuamente le condizioni per andare in pensione, facendo subire un danno al contribuente il quale vede sempre di più allontanarsi il giorno in cui poter accedere alla pensione e sempre più diminuire la sua entità).

Il limite di emissione del 45% è sicuramente una tutela affinché la maggior parte dei titoli di debito pubblico di nuova emissione resti garantito così come lo sono sempre stati. Ma io non ci conterei troppo; quanto tempo passerà affinché tale limite venga modificato e aumentato, fino ad avvicinarsi al 100%? Che grado di affidabilità avrebbero questi titoli nei confronti degli investitori, di cui lo stato emittente può cambiare le condizioni iniziali di sottoscrizione, quando e come più conviene ad esso? Certo, il rendimento di questa nuova tipologia di titoli pubblici sarebbe più alto rispetto a quelli tradizionali, proprio perché in essi sarebbe insito il rischio di ricontrattazione in negativo da parte dello stato, in caso di default. Ma se ciò è espressamente previsto in queste CAC le quali, per legge, possono essere aggiunte ai titoli di debito pubblico di nuova emissione, allora questo trattato sfaterebbe il secolare mito, secondo il quale investire in titoli di stato sarebbe un investimento sicuro. In definitiva, dal 2013 il fallimento di uno stato è previsto per legge.

Noi, umili blogger studiosi dei fenomeni economici, sono anni che mettiamo in allerta le famiglie risparmiatrici circa il fatto che i titoli pubblici non sono sicuri come ci hanno sempre insegnato, che gli stati come l’Italia sono a rischio di fallimento. Ci è stato sempre replicato (soprattutto dagli economisti, quelli sapientoni) che un soggetto statale è un’entità troppo grande per fallire e non garantire il proprio debito. Ma allora, se così fosse, perché prendere l’iniziativa di adottare queste clausole che, di fatto, pongono gli stati in una posizione privilegiata rispetto all’investitore, in caso di rischio? A quale rischio lo stato si cautelerebbe, grazie all’adozione di queste clausole, se non a quello di finire con le gambe all’aria?

Visto che la legge è la legge, da oggi è certo, lo possiamo dire tutti (anche quegli economisti sapientoni) che i titoli di debito pubblico non sono titoli da investimento sicuro e che uno stato può fallire. Adesso lo dice anche la legge!
[Modificato da marco--- 21/01/2013 17:02]
28/03/2013 15:39
 
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Italia come Cipro? Così salvi i risparmi dall’«Euro-rapina» (Fonte: blog.ilgiornale.it - 28/03/2013)

E se toccasse proprio all’Italia fare la stessa fine di Cipro che cosa accadrebbe ai nostri risparmi depositati su un conto corrente? Potrebbero essere anche loro vittima del bail-in applicato all’isoletta del Mediterraneo? E, soprattutto, chi ha una giacenza superiore ai 100.000 euro rischia veramente di perdere almeno il 30% del proprio capitale. Il nostro blog vi ha già avvertito della possibilità che questo scenario si concretizzi.

Quando si tratta di scommettere è meglio affidarsi ai professionisti del settore. L’agenzia Betaland, informa Agipronews, gioca a 3,95 la probabilità che anche in Italia venga applicato un prelievo forzoso sui conti bancari entro luglio. L’ipotesi opposta – nessun prelievo coatto – resta più probabile ed è piazzata in tabellone a 1,18. Tenete conto che questo sabato si «banca» a 4 la vittoria del Catania in casa della Lazio o quella del Bologna a Udine. Un golletto fuoricasa di Gilardino o del «Papu» Gomez e si passa all’incasso.

Ecco perché Wall & Street hanno pensato bene di interpellare un esperto: Corrado Caironi, investment strategist di R&CA ed ex Chief Investment Officer in Italia di BlackRock e Merrill Lynch.

COME STA L’ITALIA

«Occorre innanzitutto precisare – spiega Caironi – che la situazione del sistema bancario italiano è diversa da quella cipriota perché le banche italiane non attraggono in proporzione la stessa percentuale di investitori esteri. Non siamo un paradiso fiscale. Inoltre le nostre banche, come dimostrato dal Fondo Monetario Internazionale sono in buona salute. Basti pensare che i nostri campioni nazionali Intesa e Unicredit sono già ampiamente al di sopra dei parametri minimi di patrimonializzazione di Basilea 3. È più probabile al momento che sia la Slovenia a seguire Cipro sulla stessa strada»

IL RISCHIO

«Parlando con alcuni investitori finanziari a Londra è emersa una certa preoccupazione per le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem secondo cui la soluzione cipriota potrebbe essere un “modello”. È chiaro che nessuno può sentirsi veramente al sicuro finché non ci sarà una vigilanza bancaria unica che eviti il ripetersi di situazioni simili in cui parte del sistema è fuori controllo».

SE HAI UN SOLO CONTO CORRENTE, TI POSSONO STANGARE

«Nelle nostre conference call è emersa immediatamente una soluzione pratica: distribuire i propri risparmi su più conti correnti non superando mai la giacenza di 100.000 euro. Il termine tecnico è spreading. Se un ipotetico risparmiatore ha 500.000 euro sul conto, gli converrà aprirne cinque o più presso diversi istituti non superando mai quella soglia. Se in Italia venisse applicata la stessa soluzione di Cipro, i depositi fino a 100.000 euro sarebbero salvi».

IL FONDO È UNA CASSAFORTE A PROVA DI BOMBA

«È chiaro che una buona soluzione è rappresentata dai fondi di investimento. Il patrimonio delle Sicav, infatti, è segregato, cioè il denaro che le viene affidato è conservato presso banche depositarie e non può essere oggetto di alcuna forma di ristrutturazione del debito pubblico da parte di uno Stato».

COSA SCEGLIERE

«Si può puntare su un fondo monetario (i fondi di liquidità che investono su titoli a breve termine; ndr) i cui obiettivi siano commisurati alle esigenze del cliente per tutelare il capitale. Oppure si può optare per un fondo obbligazionario globale, ossia che investa in obbligazioni sovrane e corporate in tutto il mondo, Paesi emergenti inclusi. In questo modo, si può guadagnare sia sulla rivalutazione dei titoli che su quella delle valute estere rispetto all’euro che negli ultimi tempi sta perdendo terreno rispetto alle altre divise».

NO AL «FAI DA TE»

«Comprendo benissimo che la prima reazione del risparmiatore sia quella di spostarsi verso il settore obbligazionario. Ma scegliere autonomamente un titolo di Stato o un’obbligazione societaria pensando di esporsi a un rischio inferiore perché gli obbligazionisti sono creditori privilegiati non vuol dire che il rischio in sé sia del tutto eliminato. Un titolo di Stato o un’obbligazione di un’entità privata possono sempre essere ristrutturati. Meglio quindi farsi guidare da un addetto ai lavori o dal gestore di un fondo».
[Modificato da marco--- 28/03/2013 15:41]
30/03/2013 10:01
 
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Come salvare i risparmi dai fallimenti bancari
29/03/2013 - Le sofferenze degli istituti di credito dell'eurozona consigliano una strategia di diversificazione dei propri investimenti

www.giornalettismo.com/archives/852845/come-salvare-i-risparmi-dai-fallimenti-...
05/04/2013 16:40
 
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Leggete per bene poi memorizzate, affermazione di Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit
Unicredit: “Accettabile confisca risparmi per salvare banche” (Fonte: cogitoergo.it - 05/04/2013)

Giusto che in futuro i correntisti non assicurati paghino per evitare il fallimento delle banche”. L’AD Ghizzoni lo ha dichiarato ieri, entrando nel merito del caso cipriota. Alert di Fitch: rischi sulla qualità del credito del sistema finanziario italiano.

NEW YORK (WSI) – I risparmi che non sono garantiti da alcuna tutela potrebbero essere usati in futuro per contribuire al salvataggio delle banche a rischio fallimento, a patto che diventi una soluzione unica in Europa. Lo ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit.

“Far partecipare i risparmi non assicurati al piano di salvataggio delle banche e’ accettabile”, posto che sia un opzione comune in Europa, ha dichiarato ieri a Vienna il manager del principale istituto italiano.

L’Unione Europea, ha spiegato il 57enne banchiere, dovra’ pero’ introdurre leggi identiche e condivise nei vari stati membri.

Intanto Fitch lancia un allarme sul settore del credito del nostro paese. Per l’agenzia di rating, infatti, l’aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un’economia debole, “continuerà per tutto il 2013″ per le banche italiane.

Fitch ha confermato l’outlook negativo per i gruppi nazionali, che “dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell’economia”. Secondo gli economisti, l’economia italiana “comincerà a riprendersi nella seconda parte dell’anno” ma ogni rinvio della ripresa indebolirà le prospettive della qualità degli asset e la redditività delle banche.

L’unica concessione è sui miglioramenti dal punto di vista della capitalizzazione; le stime di Fitch sul Paese sono di un’economia in contrazione dell’1,8% quest’anno, dopo il -2,2% del 2012.
11/10/2013 12:58
 
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Le banche italiane rischiano 125 miliardi di perdite
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[Modificato da pax2you 14/10/2013 15:29]
11/10/2013 13:00
 
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Depositi bancari, ma sono davvero garantiti? Ecco l'amara verità: il Fondo Interbancario è in grado di coprire solo lo 0,4% dei depositi
Depositi bancari, ma sono davvero garantiti? Ecco l’amara verità (Fonte: investireoggi.it - 10/10/2013)

Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi tutela i depositanti fino a 100mila euro. Questa la verità ufficiale ma c'è anche un'altra verità per la quale ci sarebbero accontonamenti per soli 1,9 miliardi su 476 miliardi di fondi rimborsabili. In caso di grossi crac quindi non ci sarebbero quattrini per pagare i depositi sotto i 100 mila euro.

In era di “bail-in”, rassicurazioni ci sono arrivate dall’Europa e dalle istituzioni italiane sul fatto che anche in caso di fallimento di una banca (non all’ordine del giorno per fortuna in Italia), i depositi bancari al di sotto dei 100 mila euro sono assicurati per legge. E l’Italia da molti anni vanta una garanzia attraverso il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). La stragrande maggioranza dei risparmiatori, quindi, sarebbe tutelata.

Ma sarà vero? Ebbene, a leggere la Relazione Annuale dell’FITD sull’anno 2012 ed effettuata monitorando 254 istituti, parrebbe proprio di no. La legge fissa l’obbligo per le banche italiane di assicurare i depositi fino a 100 mila euro, così come l’obbligo vige per le filiali delle banche italiane all’estero e per le succursali di banche straniere in Italia. Escluse solo le banche di credito cooperativo, che aderiscono al Fondo di Garanzia del Credito Cooperativo.

Sulla base dei dati della Relazione, ammonterebbero a 476 miliardi di euro i depositi tutelati. Di questi, 197 miliardi rientrerebbero nella posizione di “Rischio medio-alto” e oltre 50 miliardi sarebbero della fascia “Rischio alto”. Più della metà dei depositi rimborsabili si troverebbero, quindi, in istituti potenzialmente a rischio crac. Ma a fronte di cifre di tale entità, risultano accantonati dal Fondo appena 1,9 miliardi di euro, cioè lo 0,4% della cifra teoricamente da coprire.

Fallimento banche e garanzie: tra il dire e il fare

In pratica, perciò, sarebbe coperto solo il caso di fallimento di una banca di piccole dimensioni, ma se il crac riguardasse un istituto italiano di medio-grandi dimensioni, il Fondo non avrebbe più soldi per tutelare tutti coloro che ne avrebbero diritto per legge.

Intendiamoci, che la tutela fino a 100 mila euro fosse grosso modo teorica lo si è sempre saputo, ma che esistano coperture per soli 4 euro su 1.000 è qualcosa che non molti ci aspettavamo. Cosa significa questo? Ha ancora senso proseguire l’esperienza dell’FITD? In realtà, sì. Il Fondo serve per disinnescare la bomba di un “run” bancario, cioè di una corsa agli sportelli, dovuta al panico dei risparmiatori, nel caso di fallimento di una banca o anche solo di voci sulla illiquidità di un istituto. Avendo tutti la consapevolezza che esiste una tutela legale per i depositi fino a una certa cifra, il panico viene annullato o molto ridimensionato sin dall’inizio e questo consente al sistema creditizio di poggiare su basi più stabili.

Tuttavia, pur non volendo immaginare che il Fondo possa accantonare effettivamente il 100% dei crediti rimborsabili, anche perché risulterebbe inutilmente oneroso, lo 0,4% sembra un importo da presa in giro. Eppure, non sarebbe nemmeno semplice accrescerlo, perché ciò passerebbe per un aumento degli accantonamenti obbligatori delle banche in favore del Fondo, che in una fase di questo tipo implicherebbe un costo poco sostenibile, vista la scarsa liquidità nel comparto inter-bancario.

D’altro canto, le sofferenze bancarie sono esplose a 140 miliardi di euro, pari al 9% del pil e al 20% del capitale e delle riserve di tutto il sistema bancario italiano. Dovremmo solo far finta di non conoscere i dati. Evitiamo di pensarci, tranne di immaginare di tornare ad ammassare i nostri risparmi (per chi li ha!) sotto il materasso.
[Modificato da marco--- 30/12/2015 14:16]
30/12/2015 15:12
 
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Fondo Interbancario: le posizioni sotto i 100.000 sono al sicuro? (Fonte: alessandrospedicato.it)

Come abbiamo visto in un articolo precedente 9 persone su 10 non sanno che cosa sia il bail in e non hanno coscienza della svolta epocale che sta attraversando il settore bancario negli ultimi anni.

Se non sai cosa sia il bail-in e quali banche sono a rischio dal primo gennaio 2016 leggi questi articoli:
Bail-in o prelievo forzoso? Facciamo chiarezza
Bomba bail-in: le Banche a rischio dal 01/01/2016

Durante le mie consulenze ho notato che chi conosce la tematica bail in o chi l’ha appena scoperta e soprattutto chi non ha liquidità superiori ai 100.000 Euro su conti correnti o conti deposito rimane relativamente tranquillo riguardo alle proprie posizioni anche se sono detenute presso piccoli istituti.
Perlomeno fino a quando non inizio a far notare e vacillare le loro errate convinzioni.

Perchè queste persone inizialmente sono “tranquille”?

Il motivo è che praticamente tutti o quasi tutti sappiamo dell’ esistenza di un Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FIDT), quindi secondo la maggior parte di noi i nostri risparmi depositati nel conto corrente o nel conto deposito di una qualsiasi banca sono al sicuro se questi non superano i 100.000 Euro.
Pensiamo che se la banca dovesse fallire possiamo stare sereni perché tanto interverrebbe questo magico fondo di garanzia che ci rimborserebbe quanto secondo noi ci spetta.

Ve lo dico subito:
NON è proprio cosi!!!

Andiamo come al solito a capire il perché vi dico questo, e prima ancora andiamo a capire velocemente cosa è e come funziona il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
Iniziamo col dire che questo fondo allo stato attuale non è proprio un fondo ma è un consorzio obbligatorio (tranne che per i crediti cooperativi, che hanno un Fondo di Tutela specifico) di diritto privato nato nel 1987 nella forma di consorzio volontario con lo scopo di garantire i depositanti delle Banche consorziate.
Nello specifico l’ obiettivo della garanzia dei depositi dovrebbe essere quella di offrire tutela al cosiddetto risparmiatore inconsapevole, inteso come colui che non ha facile accesso alle informazioni necessarie per valutare lo stato di salute dei soggetti cui affida il proprio risparmio.

Come fanno gli istituti aderenti a tutelare i risparmiatori?

Le banche aderenti si impegnano a versare in caso di intervento del fondo, tra lo 0,4 e lo 0,8 per cento dei fondi rimborsabili di tutti gli Istituti aderenti al consorzio.

Il punto però, è capire se tutto questo è sufficiente a farci dormire sonni tranquilli!

Per farlo vi espongo qualche numero estrapolato dalla relazione annuale del 2014 (FIDT):
•215 sono le banche consorziate
•508 i miliardi “protetti” dal fondo

Dato che le banche consorziate si impegnano a versare in caso di intervento tra lo 0,4 e lo 0,8 % in caso di intervento facciamo un semplice calcolo:

508 miliardi per 0,8 % (ipotizziamo che le banche si spremano per bene) = 4.064.000.000.

appena 4 miliardi di Euro.


Detto questo, chi ha depositi sotto i 100.000 Euro sapendo che i miliardi in teoria rimborsabili sono 508 (miliardi!!!) può dormire tranquillo e sereno?
Lascio a voi la risposta e comunque direi proprio di no.

Oggi il Fondo è fondamentalmente un sistema “antipanico”.
Serve ed è necessario per fare stare le persone tranquille ed evitare la famosa “corsa allo sportello” facendo si che le persone continuino a mantere i loro risparmi in banca piuttosto che sotto al materasso.
E di conseguenza evitare l’ implosione del sistema bancario.
Sapendo questo è chiaro ed evidente che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi adempie alla sua funzione per il solo fatto di esistere, anche se la sua tenuta di fronte ad una grave crisi del sistema bancario italiano sarebbe tutta da dimostrare.
30/12/2015 17:36
 
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Re:
marco---, 12/30/2015 3:12 PM:

Fondo Interbancario: le posizioni sotto i 100.000 sono al sicuro? (Fonte: alessandrospedicato.it)

Come abbiamo visto in un articolo precedente 9 persone su 10 non sanno che cosa sia il bail in e non hanno coscienza della svolta epocale che sta attraversando il settore bancario negli ultimi anni.

Se non sai cosa sia il bail-in e quali banche sono a rischio dal primo gennaio 2016 leggi questi articoli:
Bail-in o prelievo forzoso? Facciamo chiarezza
Bomba bail-in: le Banche a rischio dal 01/01/2016

Durante le mie consulenze ho notato che chi conosce la tematica bail in o chi l’ha appena scoperta e soprattutto chi non ha liquidità superiori ai 100.000 Euro su conti correnti o conti deposito rimane relativamente tranquillo riguardo alle proprie posizioni anche se sono detenute presso piccoli istituti.
Perlomeno fino a quando non inizio a far notare e vacillare le loro errate convinzioni.

Perchè queste persone inizialmente sono “tranquille”?

Il motivo è che praticamente tutti o quasi tutti sappiamo dell’ esistenza di un Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FIDT), quindi secondo la maggior parte di noi i nostri risparmi depositati nel conto corrente o nel conto deposito di una qualsiasi banca sono al sicuro se questi non superano i 100.000 Euro.
Pensiamo che se la banca dovesse fallire possiamo stare sereni perché tanto interverrebbe questo magico fondo di garanzia che ci rimborserebbe quanto secondo noi ci spetta.

Ve lo dico subito:
NON è proprio cosi!!!

Andiamo come al solito a capire il perché vi dico questo, e prima ancora andiamo a capire velocemente cosa è e come funziona il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
Iniziamo col dire che questo fondo allo stato attuale non è proprio un fondo ma è un consorzio obbligatorio (tranne che per i crediti cooperativi, che hanno un Fondo di Tutela specifico) di diritto privato nato nel 1987 nella forma di consorzio volontario con lo scopo di garantire i depositanti delle Banche consorziate.
Nello specifico l’ obiettivo della garanzia dei depositi dovrebbe essere quella di offrire tutela al cosiddetto risparmiatore inconsapevole, inteso come colui che non ha facile accesso alle informazioni necessarie per valutare lo stato di salute dei soggetti cui affida il proprio risparmio.

Come fanno gli istituti aderenti a tutelare i risparmiatori?

Le banche aderenti si impegnano a versare in caso di intervento del fondo, tra lo 0,4 e lo 0,8 per cento dei fondi rimborsabili di tutti gli Istituti aderenti al consorzio.

Il punto però, è capire se tutto questo è sufficiente a farci dormire sonni tranquilli!

Per farlo vi espongo qualche numero estrapolato dalla relazione annuale del 2014 (FIDT):
•215 sono le banche consorziate
•508 i miliardi “protetti” dal fondo

Dato che le banche consorziate si impegnano a versare in caso di intervento tra lo 0,4 e lo 0,8 % in caso di intervento facciamo un semplice calcolo:

508 miliardi per 0,8 % (ipotizziamo che le banche si spremano per bene) = 4.064.000.000.

appena 4 miliardi di Euro.


Detto questo, chi ha depositi sotto i 100.000 Euro sapendo che i miliardi in teoria rimborsabili sono 508 (miliardi!!!) può dormire tranquillo e sereno?
Lascio a voi la risposta e comunque direi proprio di no.

Oggi il Fondo è fondamentalmente un sistema “antipanico”.
Serve ed è necessario per fare stare le persone tranquille ed evitare la famosa “corsa allo sportello” facendo si che le persone continuino a mantere i loro risparmi in banca piuttosto che sotto al materasso.
E di conseguenza evitare l’ implosione del sistema bancario.
Sapendo questo è chiaro ed evidente che il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi adempie alla sua funzione per il solo fatto di esistere, anche se la sua tenuta di fronte ad una grave crisi del sistema bancario italiano sarebbe tutta da dimostrare.



Nessun fondo di garanzia e' infinito.
Negli anni 90 l'FDIC(il fitd americano) ha esaurito il fondo e hanno pagato i contribuenti.

Economia internazionale, Volume 2
Di Paul R. Krugman,Maurice Obstfeld
pag 417



30/12/2015 23:43
 
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Re: Re:
pax2you, 30/12/2015 17:36:

Nessun fondo di garanzia e' infinito.
Negli anni 90 l'FDIC(il fitd americano) ha esaurito il fondo e hanno pagato i contribuenti.

Economia internazionale, Volume 2
Di Paul R. Krugman,Maurice Obstfeld
pag 417

Sì, ma già non è infinito perché garantisce solo 100.000 euro, in aggiunta in caso di fallimento si riuscirebbero a garantire i soli depositi di una banca di piccole dimensioni, a me pare una presa per i fondelli bella e buona.

Inoltre trovo inconcepibile che un soggetto che scegliesse di non investire e di tenere i soldi sul CC sia esposto al rischio di vedersi decurtati l'eccedenza di 100.000 euro.

Poi al solito diranno che la probabilità che si verifichi un fallimento è bassa, fatto sta che di solito è il rischio ad essere remunerato, dunque nessun problema se un investitore perde anche tutti i propri soldi perché ha investito in qualcosa.

Completamente demenziale perdere soldi per avere commesso l'"imprudenza" di tenerli su di un conto corrente. Dunque, assodato questo aspetto dovrebbero remunerare elargendo buoni interessi per il semplice fattore di rischio legato ad un conto corrente.

Si inventano una supercazzola di neologismo inglese (bail in) tutti i governi di qualunque colore lo fanno passare come provvedimento necessario rispetto al contesto economico, ed infine il parco buoi dopo avere muggito per un po' lo accetta.

Scusate ma me le sono proprio rotte, e non perché stia rischiando soldi, mi preme piuttosto di sapere quand'è che ci sveglieremo... [SM=g10303] forse, mai... [SM=g1750865]
[Modificato da marco--- 30/12/2015 23:52]
31/12/2015 08:57
 
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Re: Re: Re:
marco---, 12/30/2015 11:43 PM:

Sì, ma già non è infinito perché garantisce solo 100.000 euro, in aggiunta in caso di fallimento si riuscirebbero a garantire i soli depositi di una banca di piccole dimensioni, a me pare una presa per i fondelli bella e buona.

Inoltre trovo inconcepibile che un soggetto che scegliesse di non investire e di tenere i soldi sul CC sia esposto al rischio di vedersi decurtati l'eccedenza di 100.000 euro.

Poi al solito diranno che la probabilità che si verifichi un fallimento è bassa, fatto sta che di solito è il rischio ad essere remunerato, dunque nessun problema se un investitore perde anche tutti i propri soldi perché ha investito in qualcosa.

Completamente demenziale perdere soldi per avere commesso l'"imprudenza" di tenerli su di un conto corrente. Dunque, assodato questo aspetto dovrebbero remunerare elargendo buoni interessi per il semplice fattore di rischio legato ad un conto corrente.

Si inventano una supercazzola di neologismo inglese (bail in) tutti i governi di qualunque colore lo fanno passare come provvedimento necessario rispetto al contesto economico, ed infine il parco buoi dopo avere muggito per un po' lo accetta.

Scusate ma me le sono proprio rotte, e non perché stia rischiando soldi, mi preme piuttosto di sapere quand'è che ci sveglieremo... [SM=g10303] forse, mai... [SM=g1750865]



Questa procedura (bail-in) esclude anche la possibilita' di interventi statali nel ripianare i bilanci delle banche in dissesto.
In ambito europeo e' risaputo da almeno 3 anni tant'e' che la Germania, sapendo degli errori commessi dalle proprie banche nel periodo della bolla immobiliare e della turbofinanza, ha elargito centinaia di miliardi di euro statali alle proprie banche per ripianare i bilanci prima che entrasse in vigore questo provvedimento.

da noi mi sembra che qualcosa abbiano tentato...rivalutazione azioni Banca d'italia e Tremonti Bond ma mi sembra che non siano riusciti a cogliere l'occasione appieno tre anni fa. Preferivano tenerci buoni con annunci tranquilizzanti e adesso siamo alla resa dei conti.
Ovviamente non paga la classe dirigente criminale ma quella sana(Es: Soldini di Banca d'Etruria) e la popolazione.

Direi che gli ultimi 20 anni sono una collezione di occasioni mancate e di scarico delle conseguenze sulla popolazione sopratutto quella piu' bisognosa.

Questa e' la mia interpretazione della realta' ma sono certo che la nostra classe politica trovera' il modo di convincere una consistente fetta della popolazione a dare una interpretazione diversa in modo da neutralizzare il potere del voto che la gente ha.
Borsellino diceva che il cambiamento avviente in cabina elettorale con una penna...una grossa parte della classe dirigente non vuole il cambiamento e il lavro della politica e' quello di non permettere il cambiamento.
[Modificato da pax2you 31/12/2015 09:01]
31/12/2015 09:31
 
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Le tue riflessioni fondamentalmente sono condivisibili, aggiungo solo il mio punto di vista in estrema sintesi, e cioè che se l'attuale sistema monetario è arrivato a legalizzare furti, allora è il sistema ad essere sbagliato, non deve essere la realtà ad adeguarsi al sistema facendo compiere sacrifici alle persone, ma il sistema a cambiare, oppure a cedere il passo ad un nuovo modello.

Ho adoperato il termine "furto" nella consapevolezza del suo significato, perché qualunque siano le ragioni e qualsivoglia la complessità del sistema economico:

se il mio conto corrente si azzera, allora significa che la ricchezza, prodotta dal mio lavoro, è stata trasferita a qualcun altro.

La semplicità nel modo di ragionare, a volte, può essere illuminante per fare chiarezza all'interno di un contesto complesso.
[Modificato da marco--- 31/12/2015 09:34]
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