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Scoppia la bolla immobiliare a Londra, l'effetto si sentirà a Roma

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2016 22:02
03/09/2016 22:02
 
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Alla faccia di quel tizio che vende non sogni e non solide realtà
Da www.huffingtonpost.it/gianni-del-vecchio/bolla-immobiliare-londra_b_10863...

"La bolla immobiliare inglese sta scoppiando. A Londra i primi effetti si stanno già facendo sentire ed è molto probabile che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi il prezzo degli immobili, commerciali e residenziali, subirà un tracollo, che può essere anche nell'ordine del 20 per cento, stando alle stime prudenziali di diversi analisti. Un problema solo inglese? Non proprio, perché con la grande interconnessione finanziaria che c'è fra le banche britanniche e quelle del resto del mondo il virus è destinato a propagarsi anche nel Vecchio Continente. E di conseguenza anche in Italia, dove già adesso le banche sono in grande sofferenza, strette fra il bisogno di nuovi capitali e l'esigenza di liberarsi del fardello dei crediti di difficile recupero. Insomma, potenzialmente ci sono tutti gli ingredienti per un'estate caldissima per gli istituti di credito italiani. Motivo per cui la trattativa fra Bruxelles e Roma per sbloccare un intervento statale a tutela delle nostre banche diventa sempre più urgente.

Ma cosa sta succedendo a Londra? E quali sono i primi segnali dello scoppio della bolla? Ad oggi sei importanti fondi immobiliari che operano in Inghilterra hanno annunciato il blocco dei rimborsi agli investitori che hanno chiesto il riscatto delle proprie quote. Fra questi sei ci sono i quattro pilastri del mercato immobiliare: M&G, Henderson, Standard Life e Aviva. Come funzionano e cosa fanno questi fondi? Essenzialmente raccolgono sul mercato - tramite strumenti finanziari elaborati, sia di capitale che di debito - fondi per comprare i grossi centri commerciali e i palazzi pieni di uffici di cui è stracolma la City.

Gestendo queste enormi proprietà, remunerano gli investitori, poggiando la propria solidità sul valore degli immobili stessi. Ora, dopo la Brexit, tanti investitori, sia istituzionali che singoli risparmiatori, stanno chiedendo di rientrare sulla base della comprensibile paura che tutta una serie di aziende e società con base a Londra possano abbandonare gli uffici. I fondi però non si trovano nella situazione di poter affrontare queste richieste: in altre parole hanno problemi di liquidità. E lo avranno per parecchi mesi se non anni, visto che per soddisfare queste richieste devono mettere sul mercato gli immobili di proprietà. Ovviamente la messa sul mercato di un grosso stock di case e uffici farà scendere, e di molto, i prezzi, facendo così scoppiare la bolla, cresciuta negli ultimi anni a dismisura grazie agli investimenti immobiliari a Londra fatti da russi, arabi e magnati asiatici.

Il grande rischio però non sta tanto nello scoppio della bolla in sé, ma nel modo in cui si può propagare al settore finanziario e di conseguenza sui mutui e i prestiti concessi a famiglie e imprese, inglesi e non. Intanto bisogna considerare che ben 4 dei fondi immobiliari in difficoltà fanno capo a compagnie assicurative di prim'ordine nel regno Unito: Prudential, Aviva, Standard Life e Canada life. Gli amministratori delegati iniziano ad avere paura di una fuga degli investitori, tanto che già si stanno attrezzando per tenerseli stretti. Un solo esempio: Mark Wilson, Ceo di Aviva, ha promesso ai propri azionisti di portare l'utile per azione al 50 per cento. Ma non è solo il settore assicurativo ad essere sotto pressione.

Stando alle opinioni raccolte fra gli operatori di mercato che lavorano sulla piazza londinese, c'è inevitabilmente una correlazione fra i fondi immobiliari e le banche. Istituti come Barclays, Deutsche Bank e la stessa Unicredit hanno un'esposizione nei confronti dei property funds. Quindi una forte svalutazione di quest'ultimi può portare a una contestuale perdita di valore per gli attivi delle banche. Senza considerare che se cade il mercato immobiliare, cade anche il valore delle garanzie che le famiglie di solito danno per l'accensione di mutui. In altri termini, si può instaurare un circolo vizioso micidiale sia per le banche che per i clienti. Il più classici degli effetti domino, un po' sullo stile di quello che è successo con la crisi dei mutui subprime del terribile biennio 2007-2008.

Quanto lo scoppio della bolla immobiliare inglese sia pericoloso per l'Europa, e in ultima analisi per l'Italia, è la domanda che si stanno facendo in queste ore nelle sedi operative delle banche d'affari londinesi. Molto dipenderà da quanto sarà grande il crollo dei prezzi delle case e da quanto saranno nei fatti esposte le banche europee. Da una parte, c'è l'ottimismo dovuto al fatto che rispetto alla crisi americana di nove anni fa ci sono in giro pochissimi strumenti tossici come le famose Cdo e Abs, che fecero da propagatori esponenziali dello scoppio della bolla. Dall'altra parte però c'è il fatto che un'eventuale ulteriore perdita di valore degli attivi delle banche europee si andrebbe pericolosamente ad aggiungere alle difficoltà che già adesso mettono sotto pressione i bilanci degli istituti, come la questione derivati per Deutsche Bank o la questione crediti inesigibili per Mps. Insomma, sembra abbastanza inevitabile che un'onda si abbatterà presto sulle banche europee, e italiane. Se sarà un flutto sopportabile o uno tsunami, è tutto da vedere."
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