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Demografia e mercato

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2015 15:53
03/08/2007 12:59
 
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Dalle previsioni demografiche nazionali dell'ISTAT ho fatto questo grafico:



FONTE:
demo.istat.it/altridati/previsioni_naz/

Considerato che il bilancio compratori-venditori é positivo fino a 45 anni e negativo dopo, é facile prevedere quale sarà l'orientamento del mercato immobiliare italiano nei prossimi decenni (e anche la tendenza nei prossimi anni).



FONTE: link

[Modificato da marco--- 09/01/2015 19:22]
03/08/2007 16:56
 
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Proiezione demografica ISTAT (inclusiva di immigrazione): rapporto 30enni/80enni in Italia dal 2005 al 2050
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Il rapporto 30enni / 80enni mi sembra significativo, in quanto le famiglie si formano in genere intorno ai 30 anni, e le case in eredità si lasciano mediamente sugli 80. E quindi può essere, tra gli altri indicatori, un buon indicatore del rapporto domanda/offerta.

Da notare che questi dati includono l'immigrazione. Infatti, per esempio, i grafici mostrati nel mio post precedente riportano 600k 20enni nel 2005 che diventano 700k 40enni nel 2025 (la differenza di 100k sono gli immigrati, che sarebbero quindi un buon 15% dei 40enni del 2025)

Direi che dei "risvegli demografici" o dei "flussi migratori" di cui si favoleggia, e che dovrebbero rivitalizzare il mercato immobiliare, non ce n'é neanche l'ombra. O meglio, il flusso migratorio in Italia c'é, però per un'analisi corretta va considerato anche il flusso migratorio di chi lascia questo mondo.

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[Modificato da guido.zip 03/08/2007 17:06]
03/08/2007 17:09
 
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File EXCEL con i dati
04/09/2007 12:26
 
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Demografia 1980-2050
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Ho aggiornato il grafico andando indietro fino al 1980, considerando le fasce di età 30-40 anni (nuovi acquirenti) e 70-80 anni (nuove case libere) (FILE EXCEL IN ALLEGATO, IN FONDO AL POST).

C'é un picco nel 1985 dovuto alla bassa natalità durante la guerra 1915-18, e un picco poco dopo il 2000 dovuto al baby boom degli anni 1960-70.



La demografia evolve molto lentamente, nei decenni. Spero invece che per un riallineamento dei prezzi a valori umani ci sia da aspettare solo qualche anno (temo che qualche mese non basti).

Nell'immediato le considerazioni demografiche sono interessanti da un altro punto di vista.

Chi oggi si indebita per 30 anni, ha valutato quanto potrà valere la casa quando finalmente diventerà di proprietà?

Uno dei motivi che spinge molti a buttarsi a capofitto nell'acquisto é la convinzione che tra alti e bassi il valore delle case aumenta sempre, e quindi che la casa può essere usata come una specie di salvadanaio per la vecchiaia.

A onor del vero negli ultimi decenni é stato effettivamente così, vedi il mio grafico su dati bankitalia.



Non é casuale che oggi molti trentenni, poco convinti dell'opportunità di acquistare, siano spinti a farlo dai genitori che vogliono "vederli sistemati".
Temo però che la prima parte del nostro secolo sarà abbastanza differente dalla seconda parte del secolo scorso, e l'esperienza dei nostri "vecchi" possa essere in questo caso fuorviante.

Non che sia una cattiva cosa la casa di proprietà, ma in questa fase storica concentrare tutti i risparmi futuri nella casa non mi pare un'idea brillantissima.

Comprare casa va benissimo, ma svenarsi per farlo no.

Svenarsi poteva andare bene 30 anni fa (col senno di poi), ma adesso starei molto più attento a diversificare gli investimenti.

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PS. Al discorso demografico aggiungerei anche quello delle nuove tecnologie: in futuro sarà sempre meno necessario vivere ammassati nelle città, e il prezzo di abitazioni comprate oggi a carissimo prezzo potrebbe risentirne molto.

ALLEGATO
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[Modificato da guido.zip 04/09/2007 12:27]
30/12/2007 16:12
 
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Rapporto di CGIL sulle dinamiche del mercato immibiliare

copio e incollo dall'altro forum:


Ho trovato un bel rapporto sulle dinamiche del mercato immobiliare.

link al rapporto CGIL

Si riferisce alla sola Lombardia ed è della fine del 2004, ma mi sembra lucido ed obiettivo.
Penso valga la pena di leggerlo, anche se per i lettori del forum, sarà solo una conferma di quanto gia noto.


Riporto brevemente i punti salienti del rapporto:

Importanti motivazioni alla base della crescita dei prezzi e della domanda.

1. Negli anni 90 arriva a "maturazione" la gran parte dei figli del baby boom.
Questa generazione di 30-40enni, è pronta a creare nuove famiglie con la conseguente richesta di case. Però nei primi anni '90, i tassi ancora alti e la scarsa consistenza del numero di nuove abitazioni, comprime la domanda che aspetta così l'occasione per essere soddisfatta.

2. L'arrivo dei tassi più bassi di sempre (dal 3,5% nel 98 al 2% nel 2002), libera con forza questa domanda contribuendo all'aumento dei prezzi ed al rilancio delle costruzioni.

Il rapporto manca di considerare altri aspetti quali il riciclaggio di capitali, la paura di investire nelle borse, l'effetto euro etc, ma sicuramente le nuove famiglie in cerca di una casa sono la spina dorsale del mercato. Tanto che ragionevolmente, indica nell'assottigliarsi del numero di queste famiglie una delle cause del ridimensionamento del mercato.

Buone motivazioni per una frenata del mercato

1. L'onda lunga dei nati durante il baby boom ha il suo picco nel 2002, com 1,7 milioni di persone in questa fascia di età. Da allora in poi va decrescendo rapidamente, saranno 1,5 milioni nel 2008, 1,4 nel 2010 e cosi via sempre a calare. I calo dipende ovviamente dal fatto che l'indice di natalità delle donne italiane è sprofondato in questi anni. Il picco di nati si è avuto nel 1964 (con 1.050.000 nascite), a fine anni '60 il valore era già in calo del 15%, a fine degli anni '70 era in calo del 38%. In seguito è continuare ancora a calare fino ad oltre il 50% rispetto al picco.

Dunque viene a mancare uno dei principale motori che alimentavano la richiesta di case da acquistare.

Aggiungo io che grazie ai tassi bassissimi ed ai risparmi dei genitori, molti giovani sotto i 30 anni si sono lanciati ad acquistare un immobile e dunque la richiesta di una casa è stata anticipata e "risolta". Questo va ad assottiglaire ancora di più la domanda generata da famiglie italiane nei prossimi anni.

Dunque il calo di richiesta si avrà non solo per il defluire dell'onda lunga dei baby boomers, ma anche per l'anticipazione all'acquisto che si è avuto grazie ai tassi incredibilmente bassi. Infatti ancora nel 1997 avevamo mutui al tasso del 14,5% a fronte di un inflazione al 5%.
Inoltre alcune tabelle demografiche, prevedono che nel 2050 gli italiani passeranno da 56 milioni a 42 milioni, più gli eventuali immigrati. Se hanno ragione, nel lungo termine non si va certo verso un rilancio delle costruzioni..

Quanto agli immigrati che pure hanno avuto parte importante nel mercato di questi ultimi anni, io vedo tre ragioni per un calo della loro domanda:

1.1 I tassi più alti impediranno a molti di loro che non dispongo di aiuti dei genitori o altri capitali accumulati, di acquistare casa nei prossimi anni.
1.2. In molti casi,non hanno alcuna intenzione di rimanere in Italia definitivamente e per di più mandano molti soldi nel paese di origine.
1.3 Se l'economia italiana rallenta, risulterà meno attrativa e si ridurrà anche il flusso di immigrati


2. Sempre riferendosi al 2004 e non considerando l'alto numero di scambi che si è continuato ad avere in seguito, il rapporto evidenzia che oltre alle nuove costruzioni immesse nel mercato, circa il 30% dello stock abitativo già costruito nella regione, è passatodi mano. Dunque molta domanda di "miglioramento delle condizioni abitative" è gia stata soddisfatta dal 1997 al 2003. [A me risulta un valore attorno al 20%, che sarebbe gia molto, comunque forse mi sbaglio io]

Il rapporto termina poi con una valutazione del costo dell'immobile pesato in base allo stipendio percepito, mostrando come il costo di una casa pesi sulla capacità di spesa per un livello mai raggiunto in passato.

Credo che pur senza citare molte altre ragioni che hanno sostenuto la dinamica dei prezzi e che adesso sono svanite o fortemente ridimensionate, il rapporto dia sufficenti indicazioni per prevedere da qui a molti anni una LUNGA FASE RECESSIVA del mercato immobiliare, sia in termini di compravendite che di prezzi.
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23/01/2008 17:30
 
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Pubblicato il 23 giugno 2004 su La Voce di Romagna in prima pagina

www.simonemariotti.com/News-file-article-sid-149.html

di Simone Mariotti

Un futuro pieno di case vuote

Anno 2024
La Voce di Romagna titola a nove colonne: "Continuano a farsi sentire in Italia gli effetti della vecchia legge che impedisce la procreazione assistita, approvata venti anni fa. La popolazione si è ridotta vistosamente a causa del forte calo delle nascite, già allora insufficiente ed ulteriormente colpito dal famigerato provvedimento".
Anno 2052
La Voce di Romagna pubblica i risultati dell'ultimo censimento della popolazione "Gli italiani sono 42 milioni, meno di quanto lo erano 100 anni fa".
Ritorno al presente
Non mi sono divertito a predire il futuro. Ho solo immaginato quello che potrebbe essere il titolo del nostro giornale se fossero confermati tutti i dati demografici sull'andamento della popolazione mondiale. Stando ai più recenti rapporti ONU sulla demografia (2000 e 2003), all'Italia e al Giappone spetta il triste primato di nazioni più vecchie e destinate allo spopolamento. Comprendendo anche un flusso migratorio, previsto in circa 650.000 unità all'anno sino al 2020, la popolazione italiana è destinata a calare sino a 42 milioni nel 2050, con un'età media di 53 anni.
Perché ho iniziato questo articolo parlando dell'evoluzione della popolazione italiana? Quelle di oggi sono solo delle riflessioni frutto di un semplice conto matematico. Un conto probabilmente impreciso e sicuramente soggetto alle imprevedibili evoluzioni future, ma che, allo stato attuale, porta a conclusioni molto particolari.
Una delle motivazioni più diffuse tra quelle che spingono all'investimento immobiliare, è l'idea di aver scelto qualcosa di veramente efficiente per la difesa futura del potere d'acquisto di una certa somma di denaro. Somma che andrà poi trasferita ai figli. Nei lustri passati, pur con diversi distinguo (le galline dalle uova d'oro non esistono), il ragionamento si fondava sulla concreta realtà di un paese in forte sviluppo che, dopo essere uscito dall'arretratezza del dopoguerra, necessitava di forme "solide" di accumulo della ricchezza che si andava creando (per il grande pubblico, benestanti compresi, mancava allora totalmente un sistema finanziario come quello di oggi), e in cui una delle esigenze prime era diventata l'occupazione del territorio e la disponibilità di alloggi per il crescente boom demografico.
Ora però questo processo potrebbe essere arrivato ad un punto di stallo e, insieme con la popolazione, iniziare ad arretrare.
Vediamo perché.
In Italia ci sono attualmente circa 13 milioni di edifici, di cui oltre 11 milioni sono destinati ad uso residenziale. Tra questi ovviamente si comprendono sia le ville monofamiliari che i mega-palazzoni con 30 appartamenti. Non sono in grado di fare un calcolo esatto, ma dando uno sguardo in giro, forse, se ipotizziamo una media di 4 appartamenti ad edificio non si sbaglia poi di molto. Il che vuol dire che già oggi sarebbero disponibili 44 milioni di appartamenti. Più di uno per ogni abitante del 2050. Dando per scontato che tra 45 anni non si saranno disintegrati del tutto i legami sociali, ci saranno molte persone che vivranno perlomeno con un'altra persona (compagno/a, figlio/a, genitore, amico, connazionale immigrato) ed aggiungendo al conto tutta la valanga di edifici che sono in costruzione oggi o che lo saranno nei prossimi 10/15 anni, durante i quali l'effetto spopolamento si farà sentire meno (diciamo altri 500.000 di edifici, con altri 2 milioni di appartamenti), si arriva in una situazione in cui ben prima del 2050 ci sarà un forte eccesso di offerta di abitazioni rispetto al numero degli abitanti. Cioè ci avvicineremo sempre di più ad una situazione in cui il numero di case, ed ho considerato sono quelle ad uso abitazione, sarà largamente superiore alle necessità delle future poche famiglie (in Spagna, per esempio, già oggi ci sono circa 3 milioni di appartamenti sfitti, vuoti, che potrebbero contenere da soli un quarto dell'intera popolazione).
La conseguenza prima sarà una forte riduzione del prezzo al mq. Un simile effetto demografico è stato studiato anche per l'area di Tokyo che già oggi è in eccesso di offerta per quel che riguarda gli uffici. Si stima che dal 2015 in poi si farà sentire l'effetto del Baby Boom degli anni 50 che forzerà alla pensione milioni di giapponesi facendone ulteriormente crollare la già insufficiente domanda.
Ancora. Nel conteggio sulla potenzialità di questa domanda vanno inseriti gli immigrati, che formeranno una comunità sempre più numerosa, ma a basso reddito. Non è infatti pensabile che l'immigrazione sia costituita da ricchi. Da quando storicamente esiste il fenomeno, chi emigra in un altro Paese lo fa per andare alla ricerca di una fortuna persa nella terra natia, dalla quale è sempre doloroso separarsi.
Terzo elemento da considerare è quello di un paese, l'Italia, attualmente molto affollato dal cemento, in cui molte aree tenderanno a perdere di valore sotto la pressione delle costruzioni future. Se osserviamo l'evoluzione della nostra città, nel corso del secolo scorso sono state bonificate ed urbanizzate molte zone senza che ciò costituisse un pericolo per quanto era stato costruito in precedenza, anzi. Lo sviluppo è poi proseguito fino ad arrivare ad un punto di saturazione e di non sostenibilità ambientale, superato da anni. L'arrivo di altri edifici (che vuol dire nuove persone, con le loro ovvie esigenze fisiologiche ed umane) presserà sempre più su varie realtà già oggi in difficoltà. Da questo punto di vista è interessante anche la polemica sulla sede della centrale di teleriscaldamento del Peep di Viserba. Si dice che la centrale provocherà un impatto ambientale inferiore a quello dei 700 appartamenti (+700 auto +700 gabinetti che inizieranno a "spurgare") e che quindi non vi è motivo di spostarla dalla zona, ma i residenti protestano. Chi abbia ragione non lo so. Di certo è che l'impatto ambientale ed economico di 700 appartamenti sorti di botto è pesantissimo. Immagino che in futuro non si farà tanto "a gara" per acquistare gli appartamenti della vecchia Viserba, adiacenti al PEEP. Ed altre nubi minacciano quella zona. Ugualmente, ben diverso per la riqualificazione dell'area sarebbe un'estensione del parco Marecchia, al posto della più probabile lottizzazione commerciale in vista per l'ex sede dei vigili del fuoco.
In sostanza presto dovremo fare i conti sul fatto che quello che era il più naturale sbocco per la ricchezza accumulata da un paese in forte crescita demografica ed economica, e cioè gli immobili, potrebbe subire una sorte simile a quella di molti beni preziosissimi agli inizi dello sviluppo, quando il paese era ancora in povertà (burro, carne, acqua minerale, spezie, ma anche auto e TV), offerti poi in massa, e quindi scesi a prezzi molto più accessibili, nei decenni successivi.
L'altra faccia della medaglia sarà forse un beneficio per i futuri pensionati. Se quelli di oggi sono strozzati da affitti esosi, gli anziani di domani potranno magari veder compensato il grave danno di una magrissima pensione statale, con un minor peso nelle spese abitative. Ma di questo aspetto parleremo in un'altra occasione.
Nel frattempo si registra anche l'intervento di Robert Shiller, il professore americano che con il suo libro "Esuberanza Irrazionale" mise tutti in guardia sullo scoppio della bolla tecnologica del 2000 e che oggi ritiene che l'unica bolla, destinata a sgonfiarsi lentamente nel tempo, sia nel settore immobiliare. Chissà, forse ha fatto anche lui due conti sull'andamento demografico nei grandi paesi ricchi.

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20/05/2008 16:20
 
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RAPPORTO CRESME
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Interessante rapporto del CRESME su demografia e mercato immobiliare (vedi in particolare pagine 50-54: LO SCENARIO DELLA DOMANDA). Segnalato da fabio_g

www.awn.it/AWN/Engine/RAServePG.php/P/72461AWN0800/M/3001...









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[Modificato da guido.zip 20/05/2008 16:30]
14/10/2008 12:24
 
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CONTRORDINE!
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Italia, la rivoluzione demografica
60 milioni e 300 mila abitanti, tre milioni in più del 1998 Sbagliate le previsioni Onu. Il ruolo dell'immigrazione
Gian Antonio Stella
14 ottobre 2008


www.corriere.it/cronache/08_ottobre_14/stella_rivoluzione_demografica_3d7734c4-99b1-11dd-a6f3-00144f02aa...

Pare che ci siamo giocati l'effetto demografia sui prezzi degli immobili (considerate che, anche se è vero che i nuovi immigrati non compreranno case, le comprerà chi gliele darà in affitto), ma almeno siamo (quasi) sicuri che avremo le nostre pensioni.

Tutto sommato meglio così, l'dea di vivere in un paese di vecchi babbioni squattrinati era piuttosto deprimente.

Questo ovviamente (per quanto riguarda i prezzi immobiliari) incide solo sugli scenari a lungo termine. A breve termine non cambia nulla, un sano ritono ai fondamentali nel giro di qualche anno non ce lo toglie nessuno.

"Il tema del saggio in uscita nelle librerie di Francesco Billari e Gianpiero Dalla Zuanna è questo: la realtà va guardata così com'è. E descritta senza sconti. Senza rimpianti. Senza invettive ideologiche. Senza schemini. Nel tentativo di capire davvero cosa sta succedendo. Per fare i conti sul serio (compresi i rischi che si corrono e le cose che si devono fare) con il panorama demografico che via via si è delineato anche a dispetto delle previsioni degli stessi demografi."

"Certi numeri non lasciano scampo: col nostro tasso di natalità del 1995 (1,19 figli a donna) una popolazione si dimezza in 38 anni. E questo, senza i nuovi arrivi, sarebbe stato probabilmente il destino di noi italiani."

"Ma certo, lo sanno anche loro che spesso le proiezioni sono scritte sulla sabbia e i numeri in questo campo vanno presi con le pinze, come dimostrano i calcoli sulla evoluzione della popolazione italiana fatti dalla stessa la Divisione per la Popolazione dell'Onu. Per non dire dell'Istat, che nel 1988, anche a causa della diffusa riluttanza a mettere nel conto anche gli stranieri non solo clandestini ma perfino regolari, «previde per l'inizio del 2008 appena 57 milioni e 400 mila residenti in Italia, ben due milioni e 700 mila in meno di quelli effettivi, che oggi possiamo contare con certezza»."

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[Modificato da guido.zip 14/10/2008 12:57]
02/12/2008 12:20
 
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piramide delle età 2008


E' l'alba di una nuova era, dove l'offerta supera la domanda
15/06/2009 19:19
 
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13 milioni di appartamenti

(segnalato da stelafe)


Secondo gli ultimi dati Istat in dodici anni sono stati costruiti tre miliardi di metri cubi di edifici. E alcune Regioni approvano leggi ad hoc che recepiscono il provvedimento di Berlusconi di Paolo Berdini



. Il 26 maggio l’Istat ha infatti reso pubblico l’Annuario in cui si legge che nei dodici anni compresi tra il 1995 (anno in cui finisce il crollo delle costruzioni causato dall’esplodere di Tangentopoli) e il 2006, sono stati costruiti più di tre miliardi di metri cubi di costruzioni. Circa il 60% (1 miliardo e 87lmila metri cubi) per attività commerciali e produttive; il resto (i miliardo e 268mi1a metri cubi) per residenze. Si tratta di 13 milioni di appartamenti: un diluvio di cemento, anche in considerazione del fatto che la popolazione italiana è pressoché stabile ed è aumentato soltanto di poco il numero delle famiglie.


www.selpress.com/rassegne/borsaimmobiliare/15062009/6AB3...




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08/10/2009 22:13
 
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immigrazione di ritorno

fonte: corriere

Dalla Spagna a Dubai, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti

C'è la crisi, i lavoratori stranieri se ne tornano a casa

Sono polacchi, brasiliani, iracheni, lituani: il viaggio della speranza adesso va a ritroso. Il fenomeno non ha confini

I senegalesi lasciano la Spagna della disoccupazione al 20%
I senegalesi lasciano la Spagna della disoccupazione al 20%
Hamza Thiab, 27 anni, ingegnere iracheno, ha lasciato la macchina all’aeroporto di Dubai ed è tornato a Bagdad. Come un turista che molla le chiavi all’autonoleggio e si fionda al check-in con le valigie. Sembra facile. Il fatto è che quella 4x4 giapponese lui non l’aveva affittata. Era proprio sua. Quasi: la stava pagando a rate. Piccola consolazione, non essere l’unico. Certi giorni nel parcheggio dell’aeroporto di Dubai si contano tremila macchine abbandonate. Stranieri come Hamza: perso il lavoro, perso il permesso di soggiorno negli Emirati, in tasca un biglietto di solo ritorno. Certo, tra i cento milioni di “lavoratori migranti” in giro per il mondo secondo le statistiche di Ibrahim Awad, direttore dell’International Migration Programme, c’è chi sta peggio di Hamza l’ingegnere. O di quei 1.100 operai mongoli che, questa primavera, dalla Repubblica Ceca sono rientrati nelle native steppe usufruendo di un contributo del governo di Praga: 500 euro purché compriate un biglietto one-way per Ulan Bator.

La marea del controesodo si disperde in mille incroci. E quasi tutti si pagano il viaggio. È la crisi: ecco le birmane costrette a rientrare sotto la dittatura dalle industrie tessili thailandesi, i filippini che hanno perso il posto nelle fabbriche coreane, i contadini cinesi ricacciati nelle campagne dai cantieri chiusi sulla costa, i nepalesi dei ristoranti di Kuala Lumpur in Malesia deportati in patria, gli uzbeki che riprendono l’autobus giallo con l’usignolo disegnato sopra e lasciano Mosca stanchi di aspettare quattro mesi di arretrati dal costruttore fallito. C’è pure chi vorrebbe ma non può: Bouba Gul, 27 anni, senegalese, è inchiodato in un campo di Huelva, sud della Spagna, con altri duemila (in quattro a turnarsi un materasso): «Sono stanco, vorrei soltanto tornare casa». Una parola: non ci sono barconi di disperati che sfidano il mare in senso contrario. Bouba aspetterà dicembre, quando comincia la raccolta delle olive. Lui e gli altri illegali dovranno lottare più del solito: con la disoccupazione al 20 per cento, gli spagnoli sono tornati a competere per lavori che in tempo di boom economico prima schifavano. Sogni ridotti: fare lo stagionale sulle colline infuocate dell’Andalusia.

Questa guerra tra poveri in Gran Bretagna non c’è ancora, anzi: pare che tra le serre della Cornovaglia e i campi di patate del Lincolnshire la paura sia la mancanza di manodopera per il raccolto. Il governo stima che da qui al 2013 un milione di immigrati dall’Est Europa riattraverseranno la Manica con un volo low-cost direzione casa. Sergejs e Lana, migranti separati, sono tornati in Lituania con il figlio Vladimir di 19 anni. Sergejs ha lavorato tre mesi alle poste di Londra guadagnando più di quanto prende adesso in un anno alla pompa di benzina di Rezekne. La moglie, maestra d’asilo, è stata in Italia: operaia in una ditta di giardinaggio, poi cameriera per un riccone russo. «Crisi mondiale più nostalgia di casa, mix esplosivo» dice lei. Altro Paese, altro mix: rimane la nostalgia, ma al posto della recessione vale la tenuta economica nei Paesi d’origine. Dopo 14 mesi in una banca di Glasgow, la polacca Ania Rosiak ha comprato il biglietto per Varsavia. «Mi sono innamorata della mia città natale» dice alla Bbc.

Sentimenti e moneta: la Polonia è tra i pochi Paesi in Europa a prevedere una (sia pur lieve) crescita (più 1 per cento) mentre gli altri crollano. Nel 2004 la disoccupazione era al 20 per cento, oggi al 7. Adesso i francesi la smetteranno di preoccuparsi per l’invasione degli idraulici polacchi. La nemesi. Così i tecnici che dalla Polonia erano emigrati in Irlanda per lavorare alla Dell si trovano in una strano circolo virtuoso: la Dell ha chiuso la fabbrica di Limerick e l’ha spostata guardacaso proprio in Polonia, a Lodz, dove è tempo di boom. Nessuno sa dire quanti migranti siano tornati in patria a causa della recessione. Non ci sono statistiche. Molti analisti ritengono che la maggioranza cerchi di resistere nei Paesi di adozione. Certo diminuiscono le rimesse, i soldi spediti a casa (da 328 miliardi nel 2008 ai 304 del 2009 secondo la Banca Mondiale). Ma i segnali del controesodo, più o meno forzato, sono innegabili. E persino la Tigre Irlanda, per la prima volta in 15 anni, torna a essere un Paese di emigranti. Certo non come ai tempi delle grandi carestie, ma intanto nell’ultimo anno quelli che sono partiti (65 mila) superano i nuovi arrivi (57 mila). Stessa situazione lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. In generale tra resto del mondo e Sudamerica. Molti brasiliani trapiantati in Giappone vanno a lavorare a San Paolo e a Rio. Per i paisanos che si erano integrati tra i gringos tornare è un po’ morire. Carlos Sanchez, 36 anni, 12 vissuti nei dintorni di Washington, dopo aver perso il posto in una ditta di marmi è rientrato al paesello in Guatemala. Che shock. La moglie Marvin non si trova più con i gonnoni Maya, il piccolo Marvin sogna il baseball. «Non so più chi sono, mi mancano i mall, i parchi, il traffico ordinato» dice Carlos. Per ora insegna inglese e dattilografia ai compaesani. S’è costruito la casa vera, di cemento. Lati positivi del controesodo per una famiglia di illegali: uscire (in aereo) è stato più facile che entrare (dentro un camion cisterna). Con chi si “auto-deporta” i poliziotti dell’Immigrazione non fanno storie.

Michele Farina
08 ottobre 2009
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15/08/2010 12:37
 
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Popolazione_Italiana

............

--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
07/09/2010 13:29
 
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Ringraziando ccc56 per la segnalazione di questo articolo

Gli italiani? “Entro fine secolo saranno 10 milioni” (Fonte: city.corriere.it - 07/09/2010)

“Italia, riposa in pace”: così titola un editoriale del Wall Street Journal. Che cita i dati di un importante istituto demografico per dire che l’Italia “sta letteralmente morendo”

“Italia, riposa in pace”. È il titolo di un editoriale che appare oggi sul Wall Street Journal, secondo cui “se la demografia è un destino, l’Italia sta letteralmente morendo” e la sua bassa natalità “minaccia di avere conseguenze sociali ed economiche catastrofiche”. Il commento, a firma del giornalista italiano Giulio Meotti - che scrive anche per Il Foglio - parte dalle stime dell’istituto tedesco di ricerca demografica Max Planck, secondo il cui direttore James Vaupel se il trend attuale continuerà la popolazione italiana precipiterà a 10 milioni entro fine secolo.

Un quinto degli italiani è in pensione
Già ora - si legge nell’articolo - il 22% della popolazione è in pensione, uno dei tassi più alti del mondo, con il 15% del Pil italiano che va a finanziare la previdenza. L’Italia - prosegue l’editoriale - non è sola a commettere il “suicidio demografico”, ma la peculiarità della Penisola è che il trend è considerato “irreversibile”: le stime dicono - si legge nell’editoriale - che la popolazione sotto i 20 anni non tornerà mai a superare quella sopra i 60.

I Paesi “cattolici” sono i meno prolifici
Una situazione paradossale è che i tassi più bassi di fertilità - si legge nell’editoriale - sono concentrati nei Paesi più religiosi d’Europa, fra cui la cattolica Italia. I tassi di natalità più alti si concentrano invece nel laico e secolare Nord d’Europa, specie in Scandinavia. E a poco sembrano essere servite le scelte del welfare: con cinque mesi di piena retribuzione e sei mesi di stipendio ridotto, “la maternità in Italia “è ben pagata” al confronto con gli Usa o Israele, i due Paesi industrializzati con i tassi di fertilità più alti”.
24/02/2011 14:24
 
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02/05/2012 08:59
 
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Ringraziando supervice per questa elaborazione.


Nelle ordinate il numero dei residenti, nelle ascisse l'età al 31.12.2010.


Nelle ordinate la somma dei residenti in fascia 20-40, nelle ascisse l'anno per il conteggio di quella fascia.


Nelle ordinate la somma dei residenti in fascia 25-35, nelle ascisse l'anno per il conteggio di quella fascia.


Nelle ordinate l'indice della domanda (è pari al valore del prodotto tra il numero dei componenti delle varie fasce d'età che sono pari all'80% della domanda di immobili - quindi più che preponderante - con le quote di compravendita relative alle suddette fasce), nelle ascisse i vari anni da qui al 2030.
03/05/2012 18:53
 
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Noi Italia - 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo

Da oggi "Noi Italia. 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo" - il sistema informativo ormai giunto alla sua quarta edizione - è disponibile sul web per la prima volta anche in lingua inglese all'indirizzo noi-italia2012en.istat.it/.

Il prodotto si propone di fornire agli utenti stranieri un quadro d'insieme per una maggiore comprensione dei diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali del nostro Paese, della sua collocazione nel contesto europeo e delle differenze regionali che lo caratterizzano.

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13/09/2013 10:31
 
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Immobiliare italiano rischia di collassare (Fonte: wallstreetitalia.com - 13/09/2013)

26/05/2015 15:53
 
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