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Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
06/12/2008 12:45
 
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Re: Re: Re: cassaintegrazione...
BigMad, 06/12/2008 10.51:




C'è anche il caso di ditte, come la mia, che hanno contratti di manutenzione con canone mensile, ma con pagamento delle fatture a 120 giorni (se va bene).
In particolare noi lavoriamo per Alitalia, che, vi assicuro, 120 giorni fa pagava ancora come un orologio. Da quando a Settembre si è insediato Fantozzi, Alitalia non paga più un canone, ma non solamente quelli da Settembre a oggi, pure quelli che erano maturati nei 4 mesi prima di settembre.
In definitiva la mia ditta non prende soldi da Alitalia per lavori regolarmente svolti da Aprile di quest'anno. A oggi sono 9 mesi insoluti, ma i cui corrispondenti stipendi ai nostri dipendenti sono stati erogati. Praticamente facciamo da Banca alla compagnia di bandiera, avendole prestato (e speriamo non regalato) 250000 euro!
Temo che questo possa sfociare in una bella crisetta aziendale...
Purtroppo l'avere i pagamenti differiti a 4 mesi, non ci ha certo aiutato da un lato a prevenire la fregatura in tempo e dall'altro nemmeno a prendere una posizione netta nei confronti di Alitala (in sostanza nonce ne siamo andati e siamo rimasti al nostro posto eroicamente gratis!), nella speranza di recuperare il più possibile!
Doppia sòla!




mo' capisco perche' sei "confuso"...

[SM=g7600]

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Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
06/12/2008 14:50
 
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Tg3 di 20 minuti fa: Fiat annuncia 60000 prossime richieste di cassa integrazione...
06/12/2008 22:40
 
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Re: Re: Re: cassaintegrazione...
BigMad, 06/12/2008 10.51:




C'è anche il caso di ditte, come la mia, che hanno contratti di manutenzione con canone mensile, ma con pagamento delle fatture a 120 giorni (se va bene).
In particolare noi lavoriamo per Alitalia, che, vi assicuro, 120 giorni fa pagava ancora come un orologio. Da quando a Settembre si è insediato Fantozzi, Alitalia non paga più un canone, ma non solamente quelli da Settembre a oggi, pure quelli che erano maturati nei 4 mesi prima di settembre.
In definitiva la mia ditta non prende soldi da Alitalia per lavori regolarmente svolti da Aprile di quest'anno. A oggi sono 9 mesi insoluti, ma i cui corrispondenti stipendi ai nostri dipendenti sono stati erogati. Praticamente facciamo da Banca alla compagnia di bandiera, avendole prestato (e speriamo non regalato) 250000 euro!
Temo che questo possa sfociare in una bella crisetta aziendale...
Purtroppo l'avere i pagamenti differiti a 4 mesi, non ci ha certo aiutato da un lato a prevenire la fregatura in tempo e dall'altro nemmeno a prendere una posizione netta nei confronti di Alitala (in sostanza nonce ne siamo andati e siamo rimasti al nostro posto eroicamente gratis!), nella speranza di recuperare il più possibile!
Doppia sòla!



Di storie simili a quelle della tua ditta risalenti anche a venti anni fà ne ho sentite a centinaia, per questo non ti dico la mia opinione e ti auguro in anticipo "Buone feste.........."!!!! [SM=g7752]






[Modificato da grella 06/12/2008 22:42]
--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
06/12/2008 23:14
 
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Re: Re: Re: Re: cassaintegrazione...
grella, 06/12/2008 22.40:



Di storie simili a quelle della tua ditta risalenti anche a venti anni fà ne ho sentite a centinaia, per questo non ti dico la mia opinione e ti auguro in anticipo "Buone feste.........."!!!! [SM=g7752]










Che ho scritto anche qui qualcosa che non va?
07/12/2008 01:43
 
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Re: Re: Re: Re: Re: cassaintegrazione...
BigMad, 06/12/2008 23.14:




Che ho scritto anche qui qualcosa che non va?



Pensavo fosse abbastanza chiara la mia frase: "Non voglio darti un'opinione personale in quanto potrebbe non piacerti e farti passare delle brutte feste natalizie.........."!!!
Così è più chiaro? non era certo un rimprovero, casomai un sincero e solidale augurio che le cose possano cambiare............ [SM=g7752] [SM=j7569]




--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
07/12/2008 16:59
 
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e intanto il panorama macro va sempre peggio...


un grazie all'ottimo Lou Cypher del FOL:

Fine dei segnali premonitori, ora LA SITUAZIONE STA PRECIPITANDO

[SM=g7601]

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08/12/2008 21:56
 
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Re:
dgambera, 01/12/2008 13.30:

I bancari a rischio

(Contratti non a tempo indeterminato; dati al 30 settembre 2008)

Forma contrattuale Dipendenti



immagino non ci sia modo di avere i dati dei consulenti a body rental?

perchè molti contratti con le società di consulenza non saranno confermati, quindi i consulenti se non hanno contratto a t.i. potrebbero essere lasciati a piedi quasi immediatamente....e cmq se gliene rientrano molti e non hanno posti dove piazzarli hanno la scelta tra cassintegrarli subito o chiudere baracca dopo un po'.
09/12/2008 13:04
 
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Sony annuncia 16mila licenziamenti

Sony ha annuciato che taglierà complessivamente 16.000 posti di lavoro, incluse ottomila posizioni contrattualizzate, nel comparto dell'elettronica e uscirà dai segmenti meno redditizi; il colosso nipponico ha manifestato l'intenzione di ridurre di circa il 10% il numero totale degli stabilimenti (che attualmente sono 57) entro il 31 marzo del 2010. Già entro la fine di questo anno fiscale, la Sony cesserà la produzione in due stabilmenti all'estero, tra cui il Sony Dax Technology Center in Francia (con una perdita di 300 posti di lavoro). Gli investimenti nel settore dell'elettronica, quello più colpito, saranno tagliati del 30%. Alla fine di ottobre il colosso nipponico ha più che dimezzato le sue previsioni annuali di profitto operativo, a fronte del crollo della domanda che potrebbe ulteriormente colpire le vendite dei suoi prodotti elettronici, inclusi i televisori Lcd Bravia. Il piano di ristrutturazione dovrebbe permettere a Sony di registrare risparmi per 100 mld di yen entro la fine di marzo 2010.
A fronte del rapido rallentamento della domanda nel mercato dei televisori, la Sony inoltre ritarderà il suo piano di investimento nell'impianto a Nitra in Slovacchia, che assembla televisori Lcd per il mercato europeo.
All'inizio dell'anno il colosso nipponico dell'elettronica aveva annunciato un investimento di circa un miliardo di dollari in uno stabilimento della Sharp, specializzato nella produzione di schermi Lcd e aveva fortemente scommesso nello sviluppo di nuove tecnologie, come i display oled.
09/12/2008 22:43
 
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Anche loro???
L'Inps avvia una cura dimagrante da 300 milioni

Risparmi record per l'Inps. Il segreto? razionalizzare le risorse grazie alla legge Brunetta, che prevede di ridimensionare le amministrazioni pubbliche sulla base di criteri di efficienza, razionalità ed economicità. L'annuncio è stato dato dal presidente dell'istituto, Antonio Mastrapasqua che ha presentato il piano di riorganizzazione.

«Dal primo gennaio riduciamo di 3.160 unità il personale, senza nessun licenziamento né mobilità: andremo semplicemente a non reintegrare il personale che gode del naturale turn over», ha spiegato aggiungendo che l'Inps ha fatto addirittura di più di quanto chiesto dal governo, facendo diminuire i dipendenti di oltre il 20 per cento. In particolare, ha chiarito il numero uno dell'ente previdenziale, l'organico è calato del 37,2 per cento per i dirigenti di prima fascia, 15 per cento per quelli di seconda fascia, 10 per cento nell'area professionisti e in quella dipendenti. insomma, dai 35.234 lavoratori del 2005 si passa a 32.074. Per le casse dell'Inps si tratta di una riduzione dei costi del dieci per cento sul bilancio complessivo degli organici che, insieme ai costi ridotti sull'area dirigenziale e quella di medici e professionisti (14,8 milioni), porta a un risparmio complessivo di 184,1 milioni.

Tra le novità segnalate da Mastrapasqua anche la riorganizzazione della gestione degli approvvigionamenti. Non più 150 centri, ha spiegato il commissario dell'Inps, ma un'unica centrale d'acquisto che porterà a risparmi tra il sette e il dieci per cento, ovvero almeno 130 milioni dal 2009. «Una piccola grande rivoluzione - ha commentato Mastrapasqua - laddove spesso nella pubblica amministrazione i centri di spesa sono frammentati e moltiplicati per territorio e competenza».

Cambi in vista anche per la vigilanza: i controlli si faranno d'ora in poi in aziende già considerate a rischio. Su 150mila imprese visitate al 30 settembre scorso l'83,1 per cento è risultato irregolare. sempre nei primi sei mesi dell'anno in corso è emerso che oltre 52mila rapporti di lavoro erano in nero. Per il 2008 si stimano dunque accertamenti contributivi per oltre un miliardo, il 22 per cento in più rispetto al 2007.

Se aumenta la produttività del personale (+4,6 per cento), cresce pure l'incasso da recupero crediti: per via amministrativa dai 2,213 miliardi dello scorso anno si passa ai 2,762 miliardi del 2008 e per incassi da concessionario si va da 1,998 miliardi a 2,038 miliardi. Mastrapasqua ha deciso di seguire la via Brunetta anche per la trasparenza: pur in un periodo di crisi «c'è una certezza dei conti nel Paese - ha concluso - abbiamo deciso di iniziare una doverosa comunicazione per dire quali sono i veri numeri dell'Inps».
09/12/2008 22:45
 
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Industria, la cassa integrazione sale di cinque volte a novembre

Aumenta il ricorso alla cassa integrazione ordinaria nell'industria. A novembre, comunica l'Inps, si registra un incremento del 253,36% per quanto riguarda le ore autorizzate, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Diminuisce, invece, quello degli interventi straordinari sempre per il settore industria, con un calo dell'11,47% rispetto a novembre 2007, mentre per l'edilizia l'andamento è in linea con l'anno scorso.

Nello specifico, l'incremento di ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale (interventi ordinari, riferiti alla gestione industria) riscontrato nel corso dell'anno 2008 «trova conferma - sottolinea l'Inps - nel mese di novembre, attestando il numero cumulato delle ore autorizzate (58,8 milioni in totale da gennaio a novembre) a +59,33% rispetto a quelle dell'anno precedente. L'incremento a livello mensile (novembre 2008 su novembre 2007) è del 253,36%».

Di segno opposto l'andamento della cassa integrazione straordinaria. «La gestione presenta nel mese di novembre una diminuzione di ore autorizzate del -11,47%, pari a quasi un milione e mezzo di ore in meno, rispetto allo stesso mese dello scorso anno». Però, «la variazione complessiva del periodo gennaio-novembre è pari a un incremento del 2,4% rispetto all'analogo periodo del 2007».

Il numero di ore autorizzate nella gestione edilizia (2,5 milioni di ore nel novembre 2008) «è in linea con quelle autorizzate nello stesso mese dello scorso anno. Diminuisce il ricorso alla cassa integrazione nell'industria edile, aumentano quelle dell'artigianato edile», conclude l'Inps.
09/12/2008 23:29
 
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Fonte: dazebao.org - 09/12/2008 - di Tommaso Vaccaro

Immobiliare Gabetti. Licenziamenti di massa o imprenditori di massa

L’immobiliare Gabetti manda a casa 500 dipendenti a partire dal 19 dicembre o in alternativa propone loro di rilevare in franchising le agenzie in cui hanno operato per anni. Un negozio può costare dai 60 ai 160mila euro. I lavoratori non ci stanno e continuano la propria battaglia. Ne parliamo con Tiziana Olivieri, dipendente Gabetti e rappresentante sindacale della Cgil-Filcams

Partiamo dall’inizio di questa vicenda. Circa tre mesi fa la Gabetti comunica al personale di volersi trasformare radicalmente. Come sono andate concretamente le cose?

E’ Il 30 settembre quando ci arriva per posta interna, una mail con cui viene annunciato a noi dipendenti una profonda ristrutturazione aziendale. Con questa mossa capiamo subito che si tratta, in realtà, di un progetto di smantellamento della Gabetti stessa, visto il numero di esuberi previsto. Oltre 500 persone, tra dipendenti e collaboratori con contratto atipico, a partire dal 19 dicembre saranno infatti messi alla porta, a causa, ci viene detto, della situazione di difficoltà del mercato dell’immobile. Una situazione che, secondo i vertici aziendali, non consente di mantenere i costi fino ad oggi sostenuti.

E invece?

In realtà, noi che conosciamo bene la Gabetti, sappiamo che la crisi in atto non favorisce certo la crescita dell’azienda, ma sappiamo anche com’è stato gestito negli ultimi quattro anni un marchio da sempre leader nel settore della vendita immobiliare. Da quando la proprietà è passata dalle mani della famiglia Gabetti a quella di un gruppo di azionisti che nulla sanno di questo mercato, la china verso il basso è stata inesorabilmente. In questo lasso di tempo, in cui il pacchetto azionario di maggioranza e passato al gruppo Generali, alla Marcegaglia, ad Ugo Giordano ed infine, ma solo in minoranza, alla famiglia che ha fondato l’azienda, si è prodotto un debito di circa 230 milioni di euro, che oggi viene fatto pagare ai lavoratori. In quattro anni si sono avvicendati un gran numero di manager alla guida del gruppo e mentre si progettava già questo licenziamento di massa, la Gabetti continuava ad assumere dirigenti (che non sono certo il motore produttivo in un’azienda che ha bisogno di semplici dipendenti) ed a sprecare le proprie risorse in maniera assolutamente sregolata.

Successivamente vi viene fatta una proposta. Un’offerta che vi vorrebbe, in sostanza, trasformare da dipendenti in imprenditori. In cosa consiste?

L’azienda ci propone di rilevare in franchising il negozio in cui abbiamo lavorato per anni. Lo fa avanzando una proposta che ha dell’assurdo: i nostri uffici ci vengono offerti ad una cifra che va’ dai 60 ai 160mila euro. Numeri assolutamente fuori mercato, sui quali la Gabetti, solo dopo lunghe trattative, propone uno sconto prima del 5 poi del 10%.

Con o senza lo sconto, le cifre restano comunque altissime. E voi che fate?

Pur di non abbandonare il proprio posto di lavoro, quasi tutti i dipendenti mandano una raccomandata al gruppo per ricevere ulteriori informazioni sulla proposta. Di questi solo un’esigua minoranza può permettersi di rilevare il negozio a quel prezzo che ci viene offerto. Il sospetto, abbastanza fondato, è che i vertici stiano facendo di tutto per mandarci via e offrire il franchising ad esterni. Sicuramente a condizioni più favorevoli. Anche il contratto di affiliazione e poi assolutamente inaccettabile. Innanzitutto si rende obbligatorio fare due assicurazioni al locale che si intende prendere in gestione. Due polizze da stipulare con compagnie designate dalla Gabetti stessa. Non si può inoltre cedere il contratto di franchising né cambiare ragione sociale e i prezzi degli “incarichi” (ossia l’immobile che il negozio ha il compito di vendere) vengono affidati ad un listino preparato dall’azienda. Infine, saremmo obbligati a comprare tutto il materiale necessario per il funzionamento dell’ufficio presso di loro. Insomma, ci viene offerta la gestione, ma senza alcun tipo di autonomia. In sostanza dovremmo fare lo stesso lavoro che facevamo prima, ma a spese nostre.

A questo punto che strade si aprono per voi?

L’azienda, sull’offerta del franchising si è detta irremovibile rispetto a quelle cifre proposte. Nell’ultimo incontro tenutosi il primo di dicembre tra i vertici della Gabetti ed i sindacati, il gruppo si è detto disponibile ad offrire un incentivo all’esodo, da sommare eventualmente ad una indennità di mobilità in deroga (messa in campo dal governo), che comunque noi riteniamo irrisoria. Si parla infatti del 20% dello stipendio che l’azienda offrirebbe soltanto per 12 mensilità. Si tenga presente che i dipendenti di questa storica azienda sono per lo più ultra quarantenni che lavorano per la Gabetti da diversi decenni. Marito e moglie che hanno lavorato fianco a fianco nello stesso negozio ed oggi, improvvisamente, si ritrovano in mezzo ad una strada e senza alcuna garanzia sul proprio futuro. E poi c’è quell’esercito di collaboratori che, pur con un contratto atipico, hanno svolto le stesse mansioni dei dipendenti a tempo indeterminato. Insomma, da Natale tutti a casa.
10/12/2008 11:59
 
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Rio Tinto taglia 14mila posti per ridurre il debito

Il colosso del settore minerario Rio Tinto annuncia il taglio di 14 mila posti e si appresta a vendere un certo numero di attività per ridurre l'indebitamento, che è salito a quasi 40 miliardi di dollari. Il progetto, oltre al taglio dei posti di lavoro e la vendita di asset significativi, include anche la riduzione degli investimenti 2009 a 4 miliardi di dollari dai 9 previsti. Il gruppo, quotato al London Stock Exchange, ha precisato che il dividendo relativo all'esercizio 2008 sarà mantenuto ai livelli di quello precedente. A fine ottobre il debito di Rio Tinto ammontava a 38,9 miliardi di dollari, in calo di 3,2 miliardi rispetto a giugno. L'amministratore delegato del gruppo, Tom Albanese, ha tuttavia escluso che sia necessario ricorrere a un aumento di capitale, sottolineando che il gruppo «minimizzerà i costi operativi e di capitale, portandoli a livelli appropriati, fino a quando non si vedranno segni credibili e significativi di recupero nei mercati in cui opera». Allo stesso tempo, Rio Tinto «mantiene le opzioni strategiche di crescita». Albanese si è detto quindi tranquillo sulla posizione finanziaria delle società e ha spiegato che alcuni progetti saranno ritardati, mentre altri saranno direttamente cancellati.

10/12/2008 15:29
 
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Re:
(ANSA) - ROMA, 10 DIC - Macquarie bank potrebbe decidere 600 nuovi licenziamenti a livello globale, dopo i 200 annunciati di recente. Lo scrive l'agenzia Bloomberg, citando una portavoce del sindacato australiano del settore finanziario.
Il gruppo bancario australiano specializzato nei mutui, fortemente colpito dalla crisi finanziaria, nella primavera scorsa ha smesso di erogare prestiti in Italia

altro che strage qui...


11/12/2008 20:12
 
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Chiude anche la Mivar, un'azienda mai gradita all'estabilishment oligarchico, perchè non hai mai usufruito di aiuti pubblici (da ottenere con le amicizie giuste e con i giusti contraccambi), non ha mai avuto bisogno di sindacati politicizzati all'interno (perchè il lavoro era rispettato), insomma non era fonte di scambi o interessi politico-economici-sindacali-elettorali. Insomma il vecchietto non portava voti... di più! Peggio! E' un ex combattente della RSI (che non rinnega) e che non ha mai amato la classe politicante italyota che lo ha contraccambiato ignorandolo, lui e la sua azienda.
Eppure è la più antica fabbrica italiana di televisori. Eppure è una azienda che ha sempre combattuto la concorrenza internazionale. Eppure ha venduto milioni di TV in oltre 60 anni. Eppure è radicata nel territorio. Eppure non ha mai delocalizzato. Eppure non ha mai chiesto un soldo.
Sì è parlato più della crisi della Videocon di Anagni - perchè vi è coinvolto un grande gruppo indiano che ha preso i soldi di Sviluppo Italia e del Ministero (gnam gnam) per rilanciare l'azienda, per poi scappare (ovviamente) - che della Mivar...

(da blogcrisis):
Il vecchietto è l'85enne Carlo Vichi, e la sua amatissima fabbrica la Mivar, che ha fondato nel lontano 1945 e non ha mai mollato. Credo che ciascuno di noi abbia avuto in casa un televisore Mivar: come seconda TV da cucina, come prima TV del "vado a vivere da solo", come piccolo 15 pollici per la casa al mare. Costavano poco, erano di qualità, e ne hanno venduti a milioni.
Non pensate che Carlo Vichi si sia fatto cogliere di sorpresa dagli schermi piatti: nel suo catalogo ce ne sono parecchi. Chi lo ha messo in ginocchio è la produzione asiatica, come dice lui l'Asia non vende i suoi prodotti in Europa: li spara.
Ora si parla seriamente di chiusura e di licenziamento per centinaia di lavoratori nel prossimo settembre, in quella che è una industria storica per il nostro Paese, che non ha mai delocalizzato, che ha prodotto qualità e che, dolore, è l'ultima grande azienda italiana nel campo dell'elettronica.
E ora vi do l'ultima notizia del post. Quello che avete letto finora avrebbe potuto scriverlo, e molto meglio, un grande quotidiano nazionale, visto che si tratta di un personaggio e di un'azienda celeberrimi. Invece, cercate "Mivar" con Google News: solo due articoli dalla cronaca locale. Non interessa nulla a nessuno.
Come dice Carlo Vichi, l'Italia è un Paese e un sistema morto, da anni.
12/12/2008 15:10
 
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Bank of America annuncia il taglio di 35mila posti di lavoro

Bank of America, il primo istituto statunitense in termini di depositi e di capitalizzazione, ha annunciato ieri di volere ridurre il proprio organico di 30-35 mila unità nel prossimo triennio a seguito dell'acquisto della banca d'affari Merrill Lynch. Nel complesso i dipendenti del gruppo, che ha base a Charlotte in North Carolina, sono 307mila, con i 60mila di Merrill. Il management ha ammesso che aspetterà l'inizio del 2009 per avere un'idea più precisa sul numero dei posti da tagliare.

Solo tre settimane fa un'altra grande banca americana, la ex numero uno Citigroup, ha annunciato tagli per 52mila posti nel 2009. Su scala mondiale, riporta Bloomberg, il settore finanziario ha già tagliato 202 mila posti nel corso del 2008. Negli Stati Uniti in novembre sono andati persi 533mila posti, il livello più altro da 34 anni, mentre in tutto l'anno la prima economia del mondo ha mandato a casa 1,9 milioni di lavoratori.

12/12/2008 15:27
 
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Re:
nazionalsindacalista, 11/12/2008 20.12:

Chiude anche la Mivar, un'azienda mai gradita all'estabilishment oligarchico, perchè non hai mai usufruito di aiuti pubblici (da ottenere con le amicizie giuste e con i giusti contraccambi), non ha mai avuto bisogno di sindacati politicizzati all'interno (perchè il lavoro era rispettato), insomma non era fonte di scambi o interessi politico-economici-sindacali-elettorali. Insomma il vecchietto non portava voti... di più! Peggio! E' un ex combattente della RSI (che non rinnega) e che non ha mai amato la classe politicante italyota che lo ha contraccambiato ignorandolo, lui e la sua azienda.
Eppure è la più antica fabbrica italiana di televisori. Eppure è una azienda che ha sempre combattuto la concorrenza internazionale. Eppure ha venduto milioni di TV in oltre 60 anni. Eppure è radicata nel territorio. Eppure non ha mai delocalizzato. Eppure non ha mai chiesto un soldo.



Noooooo, la mitica Mivar! Io ho sempre ammirato quei televisori, ho sempre pensato che fossero un esempio di design economico e funzionale, il crt classico aveva una dimensione invidiabile anche dai più moderni plasma o lcd. E poi era italiana! Mi dispiace...

12/12/2008 22:17
 
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damiX77, 12/12/2008 15.27:



Noooooo, la mitica Mivar! Io ho sempre ammirato quei televisori, ho sempre pensato che fossero un esempio di design economico e funzionale, il crt classico aveva una dimensione invidiabile anche dai più moderni plasma o lcd. E poi era italiana! Mi dispiace...




La cosa più vergognosa è che non se ne parla minimamente... Niente giornali, niente tv. Non hanno dato il minimo spazio alla Mivar. Che nel suo genere era un fiore all'occhiello dell'industria italiana. Hai visto quanto hanno parlato della Merloni, o perfino della Videocon?
Ma i motivi te li ho detti sopra. Innanzitutto il camerata Vichi non ha mai voluto avere nulla a che fare con politicanti e sindacalisti, fedele ai suoi principi di combattente della RSI e dunque... e poi non si è mai vantato della sua azienda quando avrebbe potuto farlo, si è limitato a lavorare insieme ai suoi operai (ad il "miracolo" Merloni è tristemente finito, e non aveva i 60 anni della Mivar).
MA SOPRATTUTTO, SE LO FACESSERO PARLARE, COME RARAMENTE E' SUCCESSO, IL SIG. VICHI DIREBBE QUELLO CHE C'E' DA DIRE E DUNQUE AI POLITICANTI CONVIENE CONTINUARE IL BOICOTTAGGIO...

14/12/2008 03:31
 
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Alitalia licenzia le mamme

Sono o meglio ero fino a ieri una dipendente Alitalia, qualifica assistente di volo. Dico ero in quanto attualmente sono in cassa integrazione. La cosa grave è che sono una mamma, monoreddito con un bimbo di appena 21 mesi ed un mutuo da pagare. Cosa darò da mangiare a mio figlio? Sono disperata! Se non erro qualcuno non aveva forse parlato di tutela per le mamme? Cazzate!
14/12/2008 18:00
 
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Re:
dgambera, 14/12/2008 3.31:

Alitalia licenzia le mamme

Sono o meglio ero fino a ieri una dipendente Alitalia, qualifica assistente di volo. Dico ero in quanto attualmente sono in cassa integrazione. La cosa grave è che sono una mamma, monoreddito con un bimbo di appena 21 mesi ed un mutuo da pagare. Cosa darò da mangiare a mio figlio? Sono disperata! Se non erro qualcuno non aveva forse parlato di tutela per le mamme? Cazzate!




Potremmo risponderle che ben le sta... così impara a prendere il mutuo!
Ah... forse non ti ho detto che mio cugino, comandante Alitalia e "sicuro" esubero (in quanto è comandante sull'MD80 che Alitalia dismette), prenderà "solo" 5200 euro di mobilità e non riuscirà a pagare il mutuo di 4000 euro al mese che poteva permettersi quando ne guadagnava 12000! Che mondo perfido eh?

Peraltro io sono d'accordo con quasi tutti i commenti a margine del post di quella Hostess: se io oggi lavorassi in Alitalia, farei domanda spontanea per accedere ai 7 anni di mobilità! Altro che lamentarsi.

Certo che a leggere questo topic viene una depressione...
14/12/2008 23:12
 
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Re: Re:
BigMad, 14/12/2008 18.00:




Potremmo risponderle che ben le sta... così impara a prendere il mutuo!
Ah... forse non ti ho detto che mio cugino, comandante Alitalia e "sicuro" esubero (in quanto è comandante sull'MD80 che Alitalia dismette), prenderà "solo" 5200 euro di mobilità e non riuscirà a pagare il mutuo di 4000 euro al mese che poteva permettersi quando ne guadagnava 12000! Che mondo perfido eh?

Peraltro io sono d'accordo con quasi tutti i commenti a margine del post di quella Hostess: se io oggi lavorassi in Alitalia, farei domanda spontanea per accedere ai 7 anni di mobilità! Altro che lamentarsi.

Certo che a leggere questo topic viene una depressione...




Due pesi due misure tu, eh?

Col mutuato sborone sembravi Robin Hood, con i dipendenti Alitalia sembri Zorro.

Mah.

Comunque, concordo con te, ben gli sta.
15/12/2008 00:21
 
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Re: Re: Re:
dgambera, 14/12/2008 23.12:




Due pesi due misure tu, eh?

Col mutuato sborone sembravi Robin Hood, con i dipendenti Alitalia sembri Zorro.

Mah.

Comunque, concordo con te, ben gli sta.




Noooo, era una battuta provocatoria [SM=g7560]
Povera Hostess, mi dispiace per la sua situazione (se è quella che dice) e per il mutuo, del quale non ha colpa.
D'altra parte se non prende il mutuo un dipendente Alitalia, che fino a ieri ha avuto il posto fisso per antonomasia, chi lo doveva prendere?
La storia di mio cugino l'ho messa per... farti rosicare! [SM=g7802]
Però secondo me lui è stato un po' cojons. Si è voluto comprare una casa faraonica perchè ha sempre avuto le manie di grandezza e mo'... se la dovrà vendere! Ma lui non morirà di fame, non preoccupiamoci.
Quello che è vero è che se io fossi stato in Alitalia, avrei fatto richiesta per andare in mobilità 7 anni!
15/12/2008 01:45
 
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Nei primi tre mesi 2009 calo delle assunzioni del 9 per cento

Sono le Previsioni sull'occupazione di Manpower. In controtendenza: opportunità di crescita nel finanziario e immobiliare

Nei primi tre mesi del 2009 assunzioni in calo del 9 per cento. È il dato che emerge dalle Previsioni sull'occupazione realizzate da Manpower, la società che opera nel settore della fornitura dei servizi per l'impiego, su un campione di oltre mille datori di lavoro italiani.

Il 3% degli imprenditori intervistati anticipa che assumerà nuove persone nel prossimo trimestre; il 14% si aspetta una contrazione del numero dei dipendenti e l'80% non anticipa alcun cambiamento.

Facendo un paragone con l'ultimo periodo, viene registrata una diminuzione di sette punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2008, e di 15 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso. Da un'attenta valutazione dei risultati dell'indagine emergono previsioni diverse a seconda delle singole aree geografiche: si riscontra una diminuzione delle previsioni di assunzione a Nord Ovest (-2%), nel Centro Italia (-8%), nel Sud e isole (-15%).

Alcuni settori sono in controtendenza e mostrano delle opportunità di crescita già a partire da gennaio. Secondo la previsione Manpower, ad esempio, i settori Finanziario, assicurativo, immobiliare e dei servizi alle aziende cresceranno di due punti percentuali. Al secondo posto della classifica delle "possibilità di assunzione" troviamo Ristoranti e alberghi (+1 per cento). In coda i settori Agricoltura, Caccia, Selvicoltura, pesca, ma anche Commercio all'ingrosso e al dettaglio, attività manifatturiere.
15/12/2008 10:21
 
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E' un bollettino di guerra
A Torino cassa integrazione record

Lunedì le fabbriche italiane della Fiat chiuderanno per quasi un mese. Da ieri, a Mirafiori le linee produttive sono ferme. E, per Torino, si profila uno scenario quasi dickensiano. Secondo le stime della Cisl, a dicembre le ore di cassa integrazione sfioreranno i due milioni.
Questo numero, che finora era stato pronunciato sottovoce dagli addetti ai lavori, è scandito da Nanni Tosco, segretario della Cisl di Torino: «Il fenomeno - osserva - riguarda l'intero tessuto produttivo, e non solo quello meccanico imperniato sulla Fiat. Perfino una azienda come la Lavazza, per la prima volta, ha fatto ricorso alla Cig». La sequenza dei numeri è eloquente: a settembre 662mila ore, a ottobre 907mila e a novembre 1,6 milioni. Nei primi dodici giorni di dicembre si sono contate 1,4 milioni di ore di cassa integrazione. «Da qui alla fine dell'anno - precisa Tosco - lambire i 2 milioni è tutt'altro che improbabile».
Le aziende associate all'Unione industriale di Torino che vi hanno fatto ricorso sono 200; 15mila i loro addetti finiti in cassa. Quelle dell'Api sono 299 (12.200 i cassintegrati). «Le imprese legate a Confindustria e Api - dice Tosco - sono il 70% del totale». Dunque, si può stimare che a Torino, in queste condizioni, ci siano oltre 700 società; almeno 40mila gli uomini e le donne a casa, a 700 euro al mese. La statistica fotografa bene il tipo di urto prodotto su scala locale dal contagio che, con la crisi dei subprime, si è trasmesso al manifatturiero di tutto il mondo. Ma questo aspetto si intreccia a Torino con una questione strategica di medio-lungo periodo, connaturata alla Fiat.
Quasi una ironia della sorte, per una città che ha provato a coltivare una vocazione al turismo e all'high-tech, cavalcando la retorica del cambiamento post-fordista e post-agnelliano. Dunque nella dimensione Fiat-centrica, involontariamente ritrovata, due faglie si sovrappongono: le scelte della Fiat e le condizioni generali del mercato dell'auto.
«Lo scenario internazionale - osserva Giuseppe Berta, ex responsabile dell'archivio storico della Fiat e docente di Storia contemporanea alla Bocconi - è così in movimento da far sì che, alla fine, ancora non si sappia nulla. Ci sono una serie di incognite che rendono impossibile capire quale futuro possa avere Torino». La prima è l'esito del conflitto politico che si è acceso negli Stati Uniti intorno al piano di intervento prospettato dal neopresidente Barack Obama. Interventi nel capitale.
La nomina di uno "zar" incaricato da Washington di verificare il buon utilizzo del denaro pubblico. La cifra complessiva stanziata a favore di General Motors, Chrysler e Ford, con sullo sfondo l'ipotesi di amministrazione controllata da Chapter 11. Tutte queste decisioni cambieranno le condizioni del mercato. «Il problema delle asimmetrie fra Stati Uniti e Europa - nota Berta - non potrà venire eluso». I vertici della Fiat sono stati molto chiari: non hanno mai chiesto sussidi pubblici nazionali. Diverso il discorso sugli interventi europei, soprattutto se finalizzati all'incremento della eco-compatibilità dell'auto. Un tema che alimenta il dibattito nelle stanze di compensazione del potere torinese, che in questo periodo si trova fra l'incudine dell'assenza di leve vere con cui affrontare le ricadute locali della recessione e il martello di una ricomposizione degli equilibri fra Comune e fondazioni ex bancarie, a fronte di risorse pubbliche che scarseggiano e dividendi ormai meno copiosi di un tempo. «Se gli Stati Uniti intervengono - dice Tom Dealessandri, vicesindaco a cui Sergio Chiamparino delega molti dossier su Fiat - l'Europa non può stare ferma. Niente interventi nel capitale. Ma sostegni all'innovazione, sì. E di profilo comunitario». Una posizione condivisa da Tosco, rappresentante di quella Cisl che, nemmeno in passato, poteva essere tacciata di "collateralismo" con la grande fabbrica: «Niente soldi diretti alla Fiat o ai componentisti, ma sì a un intervento congiunto di stampo europeo sulla rete dei distributori di carburanti alternativi e sugli sgravi agli acquirenti di auto verdi, così da spingere tutti i produttori, non solo il Lingotto, verso l'alimentazione ecologica».
Ci sono, poi, le scelte strategiche di Sergio Marchionne e di Luca Cordero di Montezemolo. «Una aggregazione con un altro produttore - dice Berta - non potrà non avere effetti su tutta la capacità produttiva». E, così, per la città sembra archiviato il breve periodo aureo del risanamento finanziario e del consolidamento organizzativo impostati dal manager italo-canadese. «Alla marea montante della Cig - afferma Tosco - , che già induce una forte depressione in tutta Torino, va aggiunta la fine di un piccolo sogno, perché a Mirafiori i nostri operai erano tornati a produrre con orgoglio ed entusiasmo».
15/12/2008 10:22
 
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Crisi, Electrolux taglierà 3mila posti di lavoro

Electrolux taglierà più di 3000 posti di lavoro nel 2009 a causa del «considerevole» calo della domanda in Europa e Nord America.
Il più grande produttore al mondo di elettrodomestici, che ha dichiarato per novembre un profitto operativo di 2,7 miliardi di corone svedesi, circa 340 milioni di dollari, ha inoltre avvertito che non riuscirà a centrare gli obiettivi di utili prefissati per il 2008. Il taglio dei posti, pari al 5% del personale, e altre misure per il contenimento delle spese, costeranno circa 1,2 miliardi di corone svedesi.


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Chi sò stì signori?

SCHEDA / Electrolux, i numeri del gigante in crisi

Electrolux è una multinazionale svedese con sede a Stoccolma ed è il più grande produttore al mondo di elettrodomestici per la casa e per un uso professionale. Nata nel 1910 nella capitale svedese come Elektromekaniska AB, una fabbrica che produceva aspirapolveri, si è poi unita alla Lux, specializzata in lampade al carosene, nel 1919.
La multinazionale ha assorbito molteplici aziende nel corso del tempo e oggi conta al suo interno marchi del livello di Rex, AEG-Electrolux, Zoppas e Zanussi. Con i suoi 22 impianti produttivi in Europa, è il primo produttore nel continente, e detiene con i suoi brand il 25% del mercato mondiale degli elettrodomestici. Nel 2006 la multinazionale registrava un fatturato pari a 104 miliardi di corone svedesi e un totale di 56.000 dipendenti, di cui 9.000 negli stabilimenti italiani
[Modificato da dgambera 15/12/2008 10:28]
15/12/2008 12:37
 
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Un bagno di sangue
Fiat, cassa integrazione per 50mila dipendenti

Da oggi «ferie forzate» per quasi 50mila addetti del Gruppo Fiat, che fino al 12 gennaio saranno in cassa integrazione. Una fermata, che coinvolge praticamente tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo torinese.
Il mercato italiano dell'auto che, a novembre, ha registrato una flessione del 29,46%, è investito dalla crisi che ha toccato a livello mondiale il settore. Domani a Torino è previsto l'incontro, programmato da tempo, tra azienda e sindacati per discutere dell'integrativo ma, come sottolinea Giorgio Airaudo della Fiom torinese, «sarà inevitabile parlare di quanto sta avvenendo. È un incontro che avviene a fabbriche chiuse e questo non è un segnale positivo».
Ma, secondo Airaudo, «il vero epicentro della crisi è l'indotto dell'auto, che a Torino per il 40-50% lavora per Fiat ma per il restante 50% per Peugeot, Renault, Bmw». E l'indotto è concentrato in gran parte nella provincia di Torino, per un totale di 75.000 addetti di aziende che, negli ultimi tre mesi, hanno registrato un calo del fatturato del 50%. «La chiusura di Mirafiori colpisce - ha detto ancora Airaudo - ma la vera situazione drammatica riguarda l'indotto».
15/12/2008 13:03
 
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UniCredit, la mappa degli esuberi

È frutto di un lungo percorso l'intesa del 3 dicembre tra UniCredit e sindacati sulla modulazione dell'impatto occupazione del piano industriale triennale 2008/10 del gruppo. Entro il 2010, tra piani di incentivazione all'esodo e adesioni volontarie al Fondo di solidarietà, il progetto prevede 5.900 dimissioni, che portano il totale dalla fusione con Capitalia a quota 7.200, oltre l'11% dei 64.384 dipendenti italiani a fine 2007.

Gli incontri tra management e rappresentanti dei lavoratori sono stati tanti e tanti saranno ancora, ma la linea ribadita dalla banca, anche in un incontro del 12 novembre, è sempre stata la stessa: la «piena condivisione della volontà di ragionare con il sindacato».

Alla base del percorso, iniziato con il protocollo sindacale del 3 agosto 2007 sull'integrazione con Capitalia, c'è il fatto che UniCredit rileva un «disallineamento delle allocazioni ideali delle risorse. In altre parole, i numeri sono giusti, il problema è che sono nei posti sbagliati». Il problema del "disallineamento" riguarda le cosiddette "piazze calde" (Milano, Roma, Palermo, Brescia e Reggio Emilia), quelle dove risiedono le strutture di governo delle principali società del gruppo, cioè le direzioni generali.

La posizione dei sindacati
L'11 luglio scorso, dopo la presentazione del piano triennale, i sindacati osservavano che «il piano prevede 9mila esuberi complessivi nell'Europa occidentale, di cui 5.900 rivenienti dall'operazione Capitalia nel triennio 2008/10. Poiché 1.300 dipendenti sono già usciti nel 2007, il totale degli esuberi in Italia ammonta quindi a 7.200. La riduzione occupazionale si realizzerebbe, secondo l'azienda, attraverso l'accoglimento di tutte le domande di esodo a suo tempo presentate dai colleghi». Pur esprimendo un giudizio positivo sulla solidità del gruppo e sugli investimenti, i sindacati chiedevano l'accoglimento delle 1.850 domande di accesso al Fondo di solidarietà (quello che finanzia lo scivolo volontario alla pensione per 60 mesi) in eccesso rispetto alle 3mila previste dall'accordo del 3 agosto 2007. I sindacati chiedevano poi una politica mirata e concordata di assunzioni e mobilità infragruppo, con quella territoriale limitata ai casi di richiesta volontaria, rimedi a carenze di organico e migrazioni informatiche e lo stop a ulteriori delocalizzazioni di attività di backoffice all'Est.

La posizione del management
Da qui partivano le trattative. Il management, il 12 novembre, sul "disallineamento" ribadiva «sia chiaro, non deriva affatto dallo scenario esterno», cioè dalla crisi, ma che «si sarebbe verificato anche con il sistema creditizio in ottima salute» e dunque «a maggior ragione, con lo scenario attuale, non è accettabile, giustificabile né sostenibile ogni minima inefficienza».
Con l'accordo raggiunto nella nottata del 3 dicembre, azienda e sindacati hanno convenuto sull'obiettivo di rafforzare il profilo commerciale dell'azienda e la vicinanza al cliente, con l'utilizzo dei dipendenti in eccesso nelle strutture centrali. Progetto da realizzare con la riconversione delle risorse delle ex Direzioni generali e di governo verso attività di rete e commerciali. Scartata la mobilità territoriale, l'azienda ha proposto la cosiddetta multipolarità, cioè il processo di "portare attività dove ci sono le persone". Nelle "piazze calde" verranno creati poli decentrati (a Roma per 270 dipendenti, a Palermo per altri 200). Il problema potrebbero essere le indisponibilità individuali e collettive alla riconversione: il management cerca strumenti collettivi per realizzarla, anche con la mobilità infragruppo. Infine, per rafforzare gli organici della rete commerciale dal 2009 saranno assunti 400 dipendenti e garantiti quelli a tempo determinato.

I contenuti dell'accordo
Per quanto riguarda invece le 5.900 uscite previste per il 2008/10, a metà settembre, di queste erano 940 le persone già uscite, mentre il totale per il 2008 ne prevedeva 2.400. Ne mancavano dunque 1.460 circa, a cui erano da aggiungere le 2mila previste per il 2009 e le 1.500 del 2010. L'intesa prevede invece che saranno accolte tutte le domande di prepensionamento e di accesso al Fondo di solidarietà, 1.300 nel 2009 e 2.400 nel 2010, alle date indicate dai lavoratori. I 200 in uscita volontaria in più sono bancari che hanno già maturato i requisiti pensionistici, che non vengono conteggiati nel calcolo degli esodi incentivati. C'è poi l'accesso al pensionamento diretto dal 2011 per 63 dipendenti "impigliati" nella riforma del Welfare che li rinviava a metà 2015.


«Riteniamo di aver siglato un accordo soddisfacente, articolato e complesso, che utilizza una vasta gamma di strumenti per gestire tutte le ricadute del piano triennale. Il potenziamento delle iniziative di multipolarità servirà a contenere gli esuberi sulle "piazze calde" ed evitare processi di mobilità territoriale forzosa», afferma Marco Salvi, segretario responsabile della Fisac/Cgil di UniCredit Banca.
Ora l'intesa non passerà per un referendum di ratifica dei dipendenti, ma verrà comunque discussa e valutata nei direttivi sindacali e nelle assemblee dei lavoratori.


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Dettaglio esuberi

Ripartizione fasce d'età
15/12/2008 13:05
 
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Il Fondo di solidarietà marcia verso quota 15mila

La crisi impatta anche sul Fondo di solidarietà dei dipendenti del credito, l'istituto che ha gestito le ricadute delle ristrutturazioni bancarie degli ultimi otto anni e mezzo. Le riorganizzazioni seguite alle grandi aggregazioni degli ultimi anni accrescono sempre più il numero dei lavoratori accompagnati alla pensione con "scivoli" che erogano assegni per durate fino a 60 mesi.

Nel bilancio 2007 del Fondo, varato dal Comitato di gestione che rappresenta Inps - l'ente che amministra il fondo -, Abi , ministero del Lavoro e sindacati le uscite per l'attività straordinaria erano previste a 370 milioni. Nella prima nota di variazione del bilancio di previsione 2008, varata il 16 aprile, le uscite per l'attività straordinaria sono state indicate a quota 270 milioni, in crescita di 13 milioni rispetto al preventivo. Le stime preliminari al 6 novembre per i conti 2009 sono invece di 394 milioni. Tra l'altro dal primo gennaio entreranno nel Fondo migliaia di lavoratori, come previsto dagli accordi sindacali sottoscritti negli ultimi mesi in Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e Ubi. Rispetto ai 9.500 dipendenti in trattamento della metà del 2007, il 2008 si chiuderà oltre le 10mila unità e nel 2009 si toccherà quota 15mila. L'accelerazione è forte: nei primi sette anni di attività il Fondo – in funzione dal primo luglio 2000 - ha seguito oltre 21mila esuberi.

Il Fondo deriva da un accordo sindacale recepito dal decreto 157/2000. Il 24 gennaio 2001 la sua applicazione è stata estesa anche agli esodi volontari. Nel contratto nazionale del 12 febbraio 2005 la sua scadenza, fissata al 2010, è stata prorogata al 2020, come recepito dal decreto 226/06. L'attività è divisa tra parte ordinaria, che finanzia programmi di formazione, e straordinaria, che eroga assegni di sostegno al reddito per lavoratori in esubero prossimi ai requisiti pensionistici, scelti in base agli accordi sindacali e che aderiscono volontariamente. L'attività ordinaria è finanziata con lo 0,5% delle retribuzioni (0,375% a carico della banca, 0,125% del lavoratore), quella straordinaria dalle banche con una somma pari all'1,5% delle retribuzioni. Ogni banca paga da sé i propri esuberi e nessun onere è a carico dello Stato.
15/12/2008 13:12
 
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Vorrei chiedere -sommessamente e senza per carità voler accendere alcun flame- che senso ha copiaincollare degli articoli con notizie che sono già alla portata di tutti.
Non sarebbe meglio dire in 3 righe che la Fiat, la Lavazza, l'Elettrolux, la Mivar e un sacco di altre aziende sono in crisi e poi scrivere pagine e pagine di OPINIONI personali, idee su come se ne esca, proposte, consigli, considerazioni, vicende personali... magari anche stupidate, ma frutto del proprio "ingegno"?
No, perchè i "miei" post lunghi non si possono leggere, ma degli articoli lunghissimi che dicono cose già dette nei TG, invece "qualificherebbero" il forum.
Evidentemente abbiamo dei forum una idea diversa...
15/12/2008 13:54
 
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Re:
BigMad, 15/12/2008 13.12:

Vorrei chiedere -sommessamente e senza per carità voler accendere alcun flame- che senso ha copiaincollare degli articoli con notizie che sono già alla portata di tutti.
Non sarebbe meglio dire in 3 righe che la Fiat, la Lavazza, l'Elettrolux, la Mivar e un sacco di altre aziende sono in crisi e poi scrivere pagine e pagine di OPINIONI personali, idee su come se ne esca, proposte, consigli, considerazioni, vicende personali... magari anche stupidate, ma frutto del proprio "ingegno"?
No, perchè i "miei" post lunghi non si possono leggere, ma degli articoli lunghissimi che dicono cose già dette nei TG, invece "qualificherebbero" il forum.
Evidentemente abbiamo dei forum una idea diversa...




Questo thread è stato aperto per raccogliere articoli ed eventuali riflessioni riguardanti il tema "Posti di lavoro persi".
Secondo noi questo avrà impatti sul mercato immobiliare.

Vedi, io guardo pochissima TV (in media 3-4 ore a settimana).
Non è detto che per tutti siano notizie ridondanti. Se per te è così, non leggere gli articoli.
Cominci a pretendere un pò troppo: ti sei spinto fino alla linea editoriale adesso.
15/12/2008 14:56
 
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Post: 268
Città: ROMA
Età: 50
Sesso: Maschile
Utente semplice
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Re: Re:
BigMad, 14/12/2008 18.00:




Potremmo risponderle che ben le sta... così impara a prendere il mutuo!
Ah... forse non ti ho detto che mio cugino, comandante Alitalia e "sicuro" esubero (in quanto è comandante sull'MD80 che Alitalia dismette), prenderà "solo" 5200 euro di mobilità e non riuscirà a pagare il mutuo di 4000 euro al mese che poteva permettersi quando ne guadagnava 12000! Che mondo perfido eh?

Peraltro io sono d'accordo con quasi tutti i commenti a margine del post di quella Hostess: se io oggi lavorassi in Alitalia, farei domanda spontanea per accedere ai 7 anni di mobilità! Altro che lamentarsi.

Certo che a leggere questo topic viene una depressione...




BigMad dirti che sei un idiota è farti un complimento!
E' quello che vogliono, farci fare la guerra tra poveri.
Ma tu che razza di uomo sei, come fai a dire una cosa del
genere a una mamma con un bambino piccolo e che è stata
messa in cassa integrazione. Vergognati!
Ecco perché siamo messi cosìin Italia, hanno creato un
popolo di cinici imbecilli!
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