Nuova Discussione
Rispondi
 
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Dead men working

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2015 08:57
26/01/2009 13:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Ing, rosso 2008 da un miliardo. Il ceo Tilmant si dimette

Ing, la prima banca olandese, nota in Italia per il conto Arancio, stima di chiudere il 2008 con una perdita netta di circa 1 miliardo di euro e annuncia «severi passi per ridurre rischi e costi» che prevedono, per il 2009, il taglio di 7000 posti di lavoro. La riduzione di organico rappresenta il 35% dei risparmi di costi operativi stimati per il 2009 per un totale di 1 miliardo. Il chief executive officer, Michel Tilmant, si è dimesso dopo avere incassato il secondo trimestre in rosso consecutivo (questa volta da oltre tre miliardi) e sarà sostituito dal presidente del consiglio di sorveglianza Jan Hommen.
[Modificato da dgambera 26/01/2009 13:58]
26/01/2009 14:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Starbucks, rischio-tagli per oltre mille lavoratori

La catena di caffetterie Starbucks potrebbe ridurre drasticamente i livelli di occupazione con un taglio di oltre 1000 posti di lavoro tra impiegati e dirigenti del gruppo. Lo scrive il Seattle Times citando una mail interna circolata nel gruppo. Nella mail si precisa che i tagli potrebbero diventare operativi subito, «dalla prossima settimana o dai primi di febbraio».

I tagli, in verità, non sarebbero una novità. Già lo scorso anno, secondo il giornale, la società con sede a Seattle aveva già tagliato oltre 2000 posti di lavoro. Per la maggiore catena mondiale di caffetterie il calo dei consumi si è abbattuto pesantemente sui progetti di crescita e sui risultati finanziari: il colosso americano ha infatti abbandonato recentemente l'obiettivo di lungo termine di avere 40mila negozi, dopo il calo del 96 per cento dell'utile riportato per il quarto trimestre.

Nelle scorse settimane l'amministratore delegato Howard Schultz aveva dichiarato che le vendite presso i negozi aperti da almeno 13 mesi erano calate dell'8% negli Usa, più di quanto previsto dalla stessa Starbucks. L'utile netto per il quarto trimestre è sceso a 5,4 milioni di dollari, contro i 158,5 milioni dello stesso periodo dell'anno prima, ha reso noto la società, che conta attualmente circa 16mila negozi
26/01/2009 14:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
C'è chi è in controtendenza: che strano sempre le solite nazioni. Anche se qualche sacrificio lo fanno ugualmente
Bmw: «Non licenzieremo nessuno nel 2009»

Una notizia controcorrente dal disastrato mondo dell'automotive. La Bmw assicura che non ci sarà nessun licenziamento nel 2009, malgrado il crollo delle vendite e la pesante recessione che non risparmia neppure la Germania. A dichiararlo è Harald Krueger, membro del cda della casa automobilistica tedesca, in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. «Se la crisi durerà più di quanto è previsto non occuperemo i posti vacanti», ha aggiunto Krueger. La Bmw ha annunciato pochi giorni fa che 26.000 lavoratori in Germania avranno una riduzione delle ore di lavoro per fronteggiare un calo della produzione. Krueger anche su questo ha detto di essere fiducioso che i dipendenti potranno tornare al lavoro a tempo pieno entro aprile.
26/01/2009 14:02
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 1.588
Sesso: Femminile
Utente semplice
Villa Singola
News hunter con gli attributi
OFFLINE
2009, odissea per l'occupazione in Sicilia a rischio 30 mila posti


Uno dei settori più a rischio è quello dell´edilizia. Secondo la Fillea Cgil nel 2008 si sono persi in Sicilia 14 mila posti di lavoro, e altrettanti si rischia di perderne nell´anno in corso: «I segnali che stiamo registrando sono allarmanti, perché si è fermato il mercato delle costruzioni private - dice Salvo Giglio, segretario regionale della Fillea

palermo.repubblica.it/dettaglio/Crisi-economica-%C3%A8-allarme-Trentamila-posti-a-rischio/1580500?r...
26/01/2009 15:27
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Caterpillar licenzia un quinto della propria forza lavoro

Il quarto trimestre 2008 si è chiuso comunque in utile anche se in calo rispetto allo stesso periodo 2007. Anche Sprint Nextel e Home Depot hannunciano pesanti tagli all'occupazione

Caterpillar, colosso mondiale nelle macchine movimentazione terra, ha annunciato che taglierà 20mila posti di lavoro, dopo aver archiviato il secondo trimestre consecutivo con profitti in calo. Il gruppo statunitense ha chiuso il quarto trimestre con un utile netto a 661 milioni di dollari (1,08 dollari per azione) dai 975 milioni (1,50 dollari per azione) dello stesso periodo dell'anno prima. Il risultato - scrive l'agenzia Bloomberg - è inferiore a 1,30 dollari per azione stimato dagli analisti.
Di più: la società americana prevede, per il 2009, un calo del giro d'affari del 20 per cento.

Dall'industria pesante alla telefonia la musica non cambia, purtroppo. Sprint Nextel ha annunciato il licenziamento di 8mila dipendenti che rappresentano il 13% della propria forza lavoro.

E anche nella finanza continua l'emoraggia di posti di lavoro: Home Depot ha annunciato che lascerà a casa circa 7.000 dipendenti.
26/01/2009 15:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Philips taglia 6mila posti e rinuncia al piano di buy-back

Nel 2008 perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di 4,16 miliardi del 2007. Ricavi in calo dell'1,5 per cento

Il gruppo Philips taglierà nel 2009 6mila posti nel mondo. Lo ha annunciato il numero uno Gerard Kleisterlee, nel corso della presentazione dei risultati. La ristrutturazione, ha aggiunto un portavoce, permetterà di risparmiare circa 400 milioni l'anno, a partire dal secondo semestre del 2009, e tutte le divisioni del gruppo verranno coinvolte. Nel 2008 Philips ha registrato una perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di 4,16 miliardi del 2007. I ricavi annui sono stati pari a 26,39 miliardi di euro, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente. È stato anche annunciato lo stop del piano di buy-back azionario e proposto un dividendo annuale di 0,70 euro per il 2008, invariato rispetto all'anno precedente.
26/01/2009 16:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Gran Bretagna, allo studio la settimana lavorativa di 3 giorni

La Gran Bretagna fa i conti con la recessione e il governo cerca di correre ai ripari. Torna così ad affacciarsi la prospettiva della settimana lavorativa di tre giorni. Secondo
l'edizione odierna dell'«Independent», che cita fonti governative, Londra starebbe considerando la possibilità ridurre l'orario di lavoro per salvare le imprese.

Sono già decine di migliaia le aziende che hanno manifestato l'intenzione di ridurre la settimana lavorativa. E molte, soprattutto nel comparto automobilistico, sono pronte a introdurre la settimana di tre giorni. Il governo sarebbe così orientato a introdurre degli incentivi per i lavoratori anche se fonti ministeriali negano che ci sia un piano «imminente» in questo senso.
L'obiettivo è comunque quello di evitare il boom della disoccupazione che già tra settembre e dicembre è balzata ai massimi dal 1997, al 6,1%. Proprio nei giorni scorsi la mitica casa automobilistica Bentley, che annovera la Regina Elisabetta tra i più prestigiosi clienti e le cui vetture si vendono a listino attorno alle 250 mila sterline (264 mila euro), ha annunciato la sospensione della produzione per sette settimane a causa della caduta della domanda. La settimana corta era già stata introdotta nel Regno Unito negli anni '70. Nel '73 lo sciopero dei minatori delle miniere di carbone aveva costretto il governo a imporre una settimana di tre giorni di emergenza.
L'orario ridotto era rimasto in vigore per tre-quattro mesi.
26/01/2009 19:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Crisi auto, Marchionne: «In Italia 60mila posti a rischio»

«Il rischio che 60.000 lavoratori del comparto auto, in Italia, restino a casa, se non ci sarà un intervento del governo, è reale». Lo ha detto all'Ansa l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, a proposito dei timori espressi dai sindacati sull'occupazione del settore. Marchionne ha parlato entrando all'Unione Industriale dove si tiene la riunione del consiglio direttivo sulla crisi economica.
«Dal Governo - ha continuato l'a.d. della Fiat -ci aspettiamo un intervento per tutto il settore dell'auto, che sta vendendo il 60% in meno dell'anno scorso». «Non si tratta di aiutare la Fiat, ma di fare ripartire un intero comparto produttivo e tutta l'economia», ha aggiunto Marchionne. Quanto alle affermazioni del ministro Roberto Calderoli sull'intervento del governo, Marchionne si è limitato a dire: «Sono d'accordo, il sostegno deve essere dato a tutto il settore».
27/01/2009 10:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
General Motors taglierà 2mila posti di lavoro

General Motors ha annunciato che taglierà 2.000 posti di lavoro in due impianti statunitensi come conseguenza del taglio della produzione, deciso per fronteggiare un crollo della domanda. I tagli previsti rientrano nel piano di salvataggio che il colosso di Detroit dovrà presentare a febbraio alla Casa Bianca per ottenere un pacchetto di aiuti.
27/01/2009 13:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
27/01/2009 14:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
www.finanzaonline.com/notizie/news.php?id=%7BD5827698-F0D0-4B15-9D00-85563C7DBB52%7D&folsession=6ce1f5397b8c6c6232cc9843...

Texas Instruments: netto calo dell'utile trimestrale, taglia 3400 posti di lavoro

Finanzaonline.com - 27.1.09/13:16

Fari puntati oggi a Wall Street su Texas Instruments. Il colosso dei chip americani ha registrato nel quarto trimestre un calo degli utili a 107 milioni di dollari, 8 centesimi ad azione, dato che si raffronta ai 756 mln di dollari, 54 cents ad azione, registrato nel corrispondente periodo dell'anno passato. I ricavi sono calati a 2,49 da 2,56 miliardi di dollari. Gli analisti si attendevano in media utili per azione prossimi ai 12 centesimi su ricavi per circa 2,37 miliardi di dollari. Texas Instruments ha annunciato un taglio ai dipendenti che interesserà il 12% della propria forza lavoro, circa 3.400 dipendenti. La società stima poste negative per circa 300 milioni di dollari per tale riduzione di personale, mentre i benefici sono stimati in 700 milioni annui a partire dal terzo trimestre 2009.
[Modificato da dgambera 27/01/2009 14:08]
27/01/2009 15:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 1.588
Sesso: Femminile
Utente semplice
Villa Singola
News hunter con gli attributi
OFFLINE
La crisi licenzia 1500 manager.
E altri 2000 stanno per saltare

Sono 2000 i dirigenti lombardi che nel 2008 hanno perso il lavoro, mentre per il 2009 si prevede che resteranno disoccupati in 2500. Nella sola provincia di Milano ne sono stati lasciati a casa 1.500 e altri 2.000 saranno licenziati nel 2009.


www.cronacaqui.it/news-la-crisi-licenzia-1500-manager---e-altri-2000-stanno-per-saltare_17...


Articoli correlati
• Le famiglie in fila per un tozzo
di pane: «Non ci sono soldi»
• L’assalto al Monte dei Pegni:
120 richieste al giorno
• Crollo delle assunzioni, stangata degli interinali
28/01/2009 11:23
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
St, aumentano le perdite nel 2008. In arrivo 4500 tagli

Stmicroelectronics, colosso franco-europeo di componenti elettronici, nel corso della presentazione dei risultati dell'esercizio 2008, ha annunciato «la riduzione netta di circa 4.500 posti di lavoro nel mondo nel 2009».
Una conseguenza della crisi che ha spinto la società a decidere per un piano di ristrutturazione che punta a ridimensionare le attività manifatturiere, a ridurre i costi e a snellire le spese. Ed è sempre la crisi ad essersi abbattuta con evidenza sul quarto trimestre registrando una marcata debolezza della maggior parte delle aree geografiche e dei segmenti di mercato, «in particolare - spiegano a St - di quelli dell'auto, delle tlc e del computer».

Perdite in aumento nell'esercizio 2008

Il margine lordo nell'intero 2008 è cresciuto al 37,1% dal 35,4% del 2007, pur considerando un effetto cambio negativo di 100 punti base. La perdita operativa è stata di 198 milioni (545 milioni nel 2007). La cassa e le disponibilità liquide di St a dicembre erano di 2,15 mld e l'indebitamento di 2,7 miliardi.
Nell'ultimo trimestre dell'anno scorso il margine lordo è stato del 36,1%, che diventa 37,5% esclusi gli oneri di rivalutazione delle scorte (36,9% nel IV trim 2007). St non ha beneficiato appieno del contributo positivo del cambio e del miglioramento del mix di prodotti perchè è stato controbilanciato dall'impatto «di vendite sostanzialmente più basse» e dalla capacità inutilizzata. Quest'ultima, secondo la società, sul margine lordo di ottobre-dicembre ha gravato per oltre 200 punti base.
I ricavi del quarto trimestre, ha detto il presidente e a.d. Carlo Bozotti, «si sono collocati a metà della forchetta di previsione da noi rivista, riflettendo l'accelerazione dei differimenti e cancellazioni di ordinativi nonchè la riduzione della domanda che abbiamo registrato via via durante il trimestre».
28/01/2009 13:40
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Sap, taglia 3.000 posti mentre cresce il fatturato e gli utili registrano un lieve calo

La tedesca Sap ha archiviato il 2008 con una contrazione del 2 per cento sugli utili netti, a 1,89 miliardi di euro, ma una crescita del 13 per cento sul fatturato, a 11,6 miliardi. Un anno "a due facce", in cui l'avvio positivo è stato seguito da un secondo semestre estremamente difficile, e ora il primo produttore di software per la gestione d'azienda non si sbilancia a fare previsioni per il 2009.
Sap Vara tagli all'organico, sopprimendo 3.000 posti di lavoro tra i suoi circa 52.000 addetti in 50 paesi del mondo.
Ristrutturazione dalla quale conta di ottenere risparmi per 300-350 milioni di euro a partire dal 2010. Sempre nel 2008 l'utile operativo è cresciuto del 4 per cento a 2,8 miliardi.
28/01/2009 14:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Edilizia, 250mila posti a rischio. Marcegaglia: «Il Governo investa di più in infrastrutture»

Sono 250mila i posti di lavoro a rischio nei prossimi sei mesi nel settore delle costruzioni, compreso l'indotto. È la stima di Confindustria e delle associazioni collegate che raggruppano le imprese attive nel comparto delle opere infrastrutturali (Ance, Agi, Oice e Federprogetti). Una cifra - diffusa in una conferenza stampa per presentare un «Piano straordinario di rilancio infrastrutturale» - che rappresenta quasi la metà dei 600mila posti di lavoro che, secondo le previsioni del centro studi degli industriali (Csc), potrebbero essere persi tra la fine del 2008 e la metà di quest'anno.

Per attenuare la portata di questa possibile perdita di lavoro - affermano le organizzazioni del settore - è necessario un forte intervento pubblico. In particolare, il «pacchetto ideale» di risorse che dovrebbero essere investite subito per opere immediatamente cantierabili è di 7-8 miliardi (pari allo 0,5% del Pil), di cui circa il 65% sono piccole opere e il 35% grandi. Con un miliardo investito nelle infrastrutture, secondo i calcoli del sistema Confindustria, si producono 23mila nuovi occupati tra cantieri e indotto.

E proprio sul tema infrastrutture è intervenuto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Le risorse previste dal Governo nel 2009 per le infrastrutture, secondo il numero uno di Viale dell'Astronomia, non sono sufficienti. «Il decreto anti-crisi è apprezzabile - ha spiegato Emma Marcegaglia - ma occorre fare di più per rendere l'iter più veloce e cantierizzare più rapidamente una serie di opere. C'è un problema di risorse - ha rilevato il presidente di Confindustria - gli investimenti nelle infrastrutture sono importanti sia in sè, visto il ritardo dell'Italia rispetto al resto d'Europa, sia perchè sono una spinta alla domanda e una risposta anticiclica. Bisogna puntare sulle opere immediatamente cantierabili così l'impatto sull'economia è immediato. Noi - ha concluso Marcegaglia - diamo importanza strategica agli investimenti nelle infrastrutture, sia per affrontare l'emergenza sia per assicurare al Paese uno sviluppo infrastrutturale e una crescita stabile».

28/01/2009 14:20
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Lavoro, allarme Onu sul 2009: 50 milioni di posti a rischio

Dai 18 ai 30 milioni di disoccupati in più, nella migliore delle ipotesi. E, se la situazione deteriorasse ulterirmente, fino a 50 milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere il posto a causa della crisi. È la previsione dell'Ilo, l'organizzazione internazionale del lavoro, nel Rapporto «Global employment trends». Il numero di persone che rischia di finire in povertà, in questo scenario, potrebbe salire a 200 milioni. di cui gran parte nei paesi più sviluppati.

Lo studio sottolinea anche che il numero dei lavoratori poveri, cioè quelle persone che, pur lavorando, non sono in grado di provvedere alle proprie famiglie potrebbe arrivare a 1,4 miliardi di persone (il 45% di tutti i lavoratori dal 40,6% registrato nel 2007). Sarebbero inoltre in crescita anche gli impieghi precari. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro nel 2009 i lavori «vulnerabili» potrebbero riguardare il 53% della popolazione occupata crescendo in modo significativo rispetto al 50,6% del 2007.

La disoccupazione quindi potrebbe crescere dal 5,7% al 6,1% secondo lo scenario più favorevole (18 milioni in più portando il totale dei senza lavoro a 198 milioni) ma anche toccare quota 7,1% secondo lo scenario più pessimista con una crescita dei disoccupati globali di 50 milioni di unità. Inoltre 200 milioni di lavoratori, molti dei quali nelle economie in via di sviluppo, potrebbero essere trascinati nella povertà.

«Il messaggio dell'Ilo - ha detto il direttore generale dell'Organizzazione, Juan Somavia - è realistico, non allarmistico. Siamo di fronte a una crisi globale del lavoro. Molti governi sono consapevoli e stanno intervenendo ma sono necessarie azioni internazionali più decise e coordinate per evitare una recessione globale». L'Ilo segnala anche che nel 2008 l'aumento più consistente di disoccupazione rispetto al 2007 è stato registrato nei paesi sviluppati e l'Unione europea (dal 5,7% al 6,4%) con un numero di senza lavoro cresciuto di 3,5 milioni di unità (toccando quota 32,3 milioni di disoccupati). I tassi più alti di disoccupazione sono sempre in Nord Africa (10,3%) e Medio Oriente (9,4%) mentre i più bassi sono sempre in estremo Oriente (3,8%).
28/01/2009 14:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
In controtendenza
Gb, BSkyB assume 1000 persone

LONDRA - Balzo del 9% in Borsa per BSkyB stamattina a Londra: la pay-tv britannica sfida la crisi, annunciando un aumento imprevisto degli utili e degli abbonati e l'assunzione di circa mille persone per gestire il boom della richiesta.

Il segreto del successo di BSkyB sembra essere l'alta definizione: il gruppo ha detto che c'e' stata una rapida accelerazione nelle vendite del registratore video digitale Sky+ e dei prodotti ad alta definizione. Per sfruttare l'interesse dei consumatori, BSKyB ha deciso di ridurre il prezzo del box Sky+ ad alta definizione da 150 a 49 sterline, definendo la decisione "un investimento per il futuro". L'aumento delle richieste creera' circa mille posti di lavoro in tutta la Gran Bretagna.

"In un contesto economico molto difficile abbiamo presentato dei risultati davvero grandi, - ha dichiarato il chief executive Jeremy Darroch. – Il buon controllo dei costi ci ha permesso di trasformare la nostra performance operativa in solidi risultati finanziari." L'utile operativo del secondo semestre 2008 e' aumentato del 26% a 388 milioni di sterline, mentre il fatturato e' aumentato del 6% a 2,6 miliardi di sterline. Il dividendo agli azionisti e' aumentato del 5% a 7,5p per azione. BSkyB e' anche riuscita ad aggiungere 171mila nuovi abbonati alla lista, portando il totale a 9,24 milioni, ben oltre le previsioni degli analisti di 134mila nuovi clienti, mentre la percentuale di clienti che decidono di interrompere l'abbonamento e' scesa dal 10,9% al 9,9 per cento.
Secondo gli analisti BSkyB sara' una delle poche "success story" della recessione, dato che a causa della crisi economica molte piu' persone invece di uscire preferiscono restare a casa e optano per l'"home entertainment". "Sky ha dimostrato ancora una volta la sua capacita' di resistenza e continuiamo a ritenere che possa fare meglio dei suoi concorrenti," ha detto Daniel Kerven, analista di Ubs.
"La situazione economica e' la piu' grave da anni e come tutte le societa' affrontiamo un periodo di incertezza, - ha detto Darroch. – Nessun business e' immune alla recessione ma noi ci troviamo in una posizione favorevole grazie alla qualita' e al livello di servizio per i nostri abbonati. Inoltre ci siamo mossi presto per tagliare i costi e manteniamo una buona flessibilita'." Il gruppo intende continuare a potenziare anche la banda larga e la telefonia e aumenare la percentuale di abbonati, attualmente al 13%, che compra il "pacchetto triplo" di televisione, banda larga e telefonia da BSkyB.
Darroch non ha voluto dare informazioni sulle trattative in corso per acquistare la divisione britannica di Tiscali, limitandosi a un "no comment".
28/01/2009 14:26
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Con la crisi i manager diventano consulenti

Il licenziamento può anche diventare un'occasione per reinventarsi il lavoro. In particolare per i manager, infatti, la crisi ha solo accentuato un fenomeno che è in atto da alcuni anni e che vede sempre più spesso il dirigente uscire dall'azienda e indossare l'abito professionale del consulente. «Una scelta che per volontà o necessità porta gli ex dirigenti a riciclarsi nella figura del cosiddetto "manager atipico" o "colletto solo", spiega Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager.

Nel 2008, secondo le stime di Manageritalia, su dieci mila dirigenti licenziati o spinti ad andarsene, 3.500 si sono dati alla consulenza: due mila lo fanno a livello continuativo e 1.500 solo ogni tanto. «Se l'economia non tira, le imprese iniziano a tagliare i costi a partire dai dirigenti – commenta Claudio Pasini, presidente di Manageritalia – professionisti che a 50 anni, una volta perso il ruolo manageriale, non trovano aziende disposte a riassumerli a causa di uno stereotipo tutto italiano per cui: il meglio l'hai già dato». E così l'ex manager o cerca di ricollocarsi in un'azienda, anche a costo di una dequalificazione delle proprie mansioni: «Sono 3.300 i manager che nel 2008 hanno ritrovato un incarico dipendente inferiore al precedente», commenta Pasini.

Come? Dopo un breve check up nel quale mette sul tavolo le proprie competenze, il "colletto solo" apre la propria agenda e inizia a sfruttare tutte quelle conoscenza acquisite in anni di esperienza manageriale. Il network è fondamentale per stilare una lista di possibili clienti a cui offrire i propri servizi consulenziali. Quali? «Usi il bagaglio culturale di competenze acquisito negli anni di dirigenza», spiega il presiedente di Manageritalia, «Se sei stato direttore finanziario farai il consulente finanziario».

Chi ha una forte specializzazione rimane nella stessa area di influenza, chi invece ha capacità manageriali che vanno dalla gestione delle risorse umane all'organizzazione, può cambiare settore. «Se un manager è specialista nell'Information technology venderà il suo know-how e non si trasformerà certo in consulente Hr – commenta Pasini – insomma fai di necessità virtù».

Le competenze acquisite in azienda come manager diventano quindi la moneta di scambio offerta alle piccole imprese, che sono sempre più alla ricerca di innovazione e professionalità. Secondo un'indagine fatta nel 2008 da Federmanager e Federprofessional dal titolo "Attese e problematiche dei manager atipici", si registra infatti che proprio «le skill acquisite in azienda» siano tra i fattori determinanti per il successo nel lavoro autonomo (44% degli intervistati), al secondo posto c'è la «rete di relazioni costruita nel tempo» (40%).

Fondamentale diventa quindi l'aggiornamento delle proprie competenze: «Se in azienda il sapere individuale si rinnova anche solo per osmosi, il libero professionista, lavorando da solo, deve cercare un interscambio culturale per non mettere a rischio il proprio tesoretto», chiarisce Ambrogioni. Ecco allora corsi, master e seminari per rinnovarsi continuamente. Se infatti per il 64,1% degli intervistati l'area di competenza spesso è la stessa, il 14,6% ha invece dovuto parzialmente modificare il proprio campo di azione, mentre il 15,5% del campione ha cambiato completamente le materie oggetto del nuovo lavoro rispetto a quello svolto in precedenza.

Molto dipende dalle possibilità che offre il mercato. Come spiega Marco Cecchini, direttore di Aldai (Associazione lombarda dirigenti aziende industriali). «L'ex manager – dice – prima trova la consulenza, poi in base alle prestazioni richieste, cerca di colmare il gap attraverso corsi di formazione ad hoc». Il più delle volte infatti il manager rimane nella propria ala professionale, «ma questo è un limite – commenta Ambrogioni – perché quando un'azienda prende un manager tende a specializzarlo in un solo settore, ma quando la piccola impresa prende un consulente cerca di far giocare alla stessa figura più ruoli».

Ecco allora la necessità di essere flessibili, ritenuta dal 63,1% degli intervistati da Federmanager, «una capacità di adeguarsi alle richieste del cliente e del mercato». Per questo davanti a una sempre più massiccia trasformazione di "colletti bianchi" in "colletti soli", le associazioni di manager e consulenti mettono a disposizione una serie di aiuti per affrontare meglio questo passaggio. «Spesso capita che molti manager vivano con ansia questo cambiamento, ma poi hanno successo e la consulenza diventa per loro la prima scelta», conclude Ambrogioni.
28/01/2009 15:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
28/01/2009 20:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Boeing in rosso: 10mila tagli

Ondata di licenziamenti in vista per Boeing, il colosso aerospaziale americano che proprio in mattinata ha annunciato di aver chiuso il quarto trimestre del 2008 in perdita. L'azienda ha reso noto anche un piano per licenziare 10.000 dipendenti, pari al 6% circa della sua forza lavoro. Il colosso aeronautico statunitense ha registrato una perdita netta di 56 milioni di dollari, pari a 0,08 dollari per azione. A pesare sono stati lo sciopero dei lavoratori meccanici, il cui impatto sul risultato è stato stimato in 1,09 dollari per azioni, un accantonamento in relazione al programma 747 (0,61 dollari per azione) e una riserva per contenziosi legali (0,09 dollari per azione). I proventi nel trimestre sono scesi del 27% a 12,7 miliardi, soprattutto a causa dello sciopero che ha ridotto le consegne di aerei commerciali nella misura di 70 unità, e ha generato un mancato fatturato di 4,3 miliardi. Per l'intero anno 2008, l'utile netto è diminuito del 34% ed è stato pari a 2,7miliardi, mentre l'utile per azione è stato pari a 3,71 dollari. Il fatturato è diminuito dell'8% arrivando a 60,9 miliardi.

Ad impattare sui risultati per l'anno intero, oltre allo sciopero, all'accantonamento e alla riserva, c'è stato l'aumento dei costi per il programma AEW&C già annunciato nel secondo trimestre. «Il progresso raggiunto in molte aree della compagnia nel 2008 è stato parzialmente vanificato dall'impatto dello sciopero e dall'andamento di alcuni programmi di sviluppo», ha detto Jim McNerney, presidente e ceo di Boeing. «Il nostro impegno primario ora e il miglioramento dell'esecuzione dei processi, dove necessario, mantenendo una performance forte in tutti i programmi di sviluppo, nonché il mantenimento della forza finanziaria per consentire la crescita anche davanti alle sfide economiche congiunturali».

Il flusso di cassa in uscita nel quarto trimestre è stato pari a 1,6 miliardi, in conseguenza dello sciopero.

Il flusso di cassa in uscita per l'anno intero ha raggiunto i 0,4 miliardi di dollari. Il carnet ordini a fine anno ha raggiunto il livello record di 352 miliardi, in aumento dell'8% nel 2008, trainato dagli ordini per aerei civili e dalla vincita di contratti da parte di IDS - Boeing Integrated Defense Systems. A fine anno la liquidità, contanti e titoli, è ammontata a 3,6 miliardi, in diminuzione, a causa dello sciopero, di acquisizioni già annunciate e della restituzione programmata di debiti. Buona parte degli investimenti in titoli sono stati trasformati in contanti durante il trimestre.
Boeing Commercial Airplanes (Bca) ha registrato proventi per 4,6 miliardi nel quarto trimestre, in diminuzione del 48% rispetto allo stesso periodo nel 2007, a causa della riduzione delle consegne in presenza dello sciopero. La perdita operativa è ammontata a 968 milioni rispetto ad un utile operativo di 973 milioni nello stesso periodo nel 2007. Lo sciopero ha ridotto l'utile per il trimestre di circa 1,2 miliardi, dopo il recupero di alcuni ritardi del terzo trimestre dovuti alla tardiva consegna di galley (cambuse) per alcuni aerei, mentre è stato fatto un accantonamento di 685 milioni di dollari per il programma 747. Per l'anno intero i proventi di BCA sono diminuiti del15%, pari a 28,3 miliardi, a causa di una riduzione nelle consegne di 105 unità dovuta allo sciopero. L'utile operativo è diminuito del 67% ed è stato di $1,2 miliardi con un margine pari al 4,2%. Lo sciopero ha ridotto l'utile per l'anno intero di circa 1,8 miliardi. Bca ha registrato 44 ordini (lordi) nel trimestre e 669 durante l'anno.

Il carnet ordini a fine anno ha raggiunto il livello record di 279 miliardi, in aumento del 9% rispetto ad un anno prima e per un valore otto volte il fatturato annuo della divisione.

Boeing Integrated Defense Systems (Ids) ha realizzato un fatturato di 8,0 miliardi nel quarto trimestre con un margine operativo dell' 11,0%, riflettendo la performance forte dei programmi. Per l'anno intero, il fatturato di IDS è rimasto stabile a 32,0 miliardi con margini operativi del 10,1%. Per il 2009, le previsioni di Boeing poggiano sull'assunto che sia BCA che Ids continuino a crescere mentre alcuni costi diminuiranno grazie alla ristrutturazione di alcuni settori e all'aumento di produttività. Si suppone, inoltre, un livello stabile di consegne di aerei civili nei prossimi anni, pur tenendo presente i rischi operativi del mercato. In questo contesto, l'utile per azione 2009 è previsto in crescita tra 5,05-5,35 dollari. Il fatturato è stimato a 68-69 miliardi di dollari.
Bca prevede di consegnare fra 480 e 485 aerei quest'anno, e opererà a piena capacità. Il fatturato della divisione dovrebbe crescere a 34-35 miliardi con margini di circa il 10%. Ids prevede un fatturato nel 2009 fra 33 e 34 miliardi, con margini operativi di circa il 10%.
28/01/2009 20:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Crisi auto, Marcegaglia: «A rischio 300mila posti»

La crisi nel settore auto e indotto rischia di mettere in pericolo fino a 300 mila posti di lavoro sul totale di una filiera di un milione di addetti. È quanto ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, al tavolo con il Governo sulla crisi auto, secondo quanto riferisce l'agenzia Ansa. La previsione di Marcegaglia si riferisce all'eventualità di un calo degli ordinativi del 60% nel primo trimestre dell'anno: secondo la presidente di Confindustria, infatti, nei primi tre mesi dell'anno potrebbe verificarsi un calo degli ordinativi che porterebbe, secondo le previsioni più pessimistiche, ad una contrazione dell'occupazione quantificabile in 60 mila posti di lavoro alla Fiat e in 300 mila nell'intero settore auto, compreso l'indotto. L'associazione degli industriali italiani ha proposto al Governo di aprire due diversi tavoli, uno sul sostegno al settore e l'altro sugli ecoincentivi.
29/01/2009 10:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Irlanda: 30mila licenziamenti nelle costruzioni

Ulster Bank a Dublino (foto). Trentamila licenziamenti nei prossimi tre anni. Banche ed operatori finanziari irlandesi suonano il campanello d'allarme. Il settore dell'edilizia rallenta. Si prevedono licenziamenti a raffica. Meglio correre ai ripari. Il monito parte da Pat McArdle responsabile economico di Ulster Bank. Il dito e' puntato verso il boom del mercato edilizio che non regge piu' il ritmo di crescita vertiginoso degli ultimi tre anni. Nello stesso tempo i responsabili economici gettano acqua sul fuoco. L'impiego negli altri settori dovrebbe rimanere stabile. Anzi forse crescere. Questo taglio di posti di lavoro portera' la Repubblica al 5% della disoccupazione.
Secondo Ulster Bank questa situazione non arrestera' la crescita economica globale del paese. Servizi, turismo e commercio continuano per la loro strada. Con effetto trainante. Anche l'Ufficio Centrale di Statistica conferma la caduta del mondo delle costruzioni. Il rallentamento delle vendite degli immobili dovuto ad un calo della domanda lascera' a casa diversi operatori del settore. Attualmente ci sono circa 282mila impiegati di cui 38mila non irlandesi. Chi perdera' lavoro, secondo Pat McArdle, trovera' nuovi impieghi nel settore commerciale e in Irlanda del Nord per la costruzione di infrastrutture e immobili delle Olimpiadi del 2012. Quest'anno in Irlanda, fatta eccezione per il mondo delle costruzioni, saranno creati 50.000 nuovi posti di lavoro.
[Modificato da dgambera 29/01/2009 10:34]
29/01/2009 11:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Germania, la disoccupazione sale al 7,8%

In Germania il tasso di disoccupazione si attesta al 7,8% destagionalizzato a gennaio, in aumento dal 7,7% di dicembre. Lo ha comunicato l'agenzia federale per l'impiego. Il tasso grezzo è 8,3% dal 7,4% di dicembre. In aumento il numero di disoccupati cresciuti di 56mila unità a gennaio contro attese di +34mila. Complessivamente i senza lavoro - secondo la rilevazione non destagionalizzata, sono 3,489 milioni (3.102 a dicembre)
29/01/2009 11:30
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
India, la crisi ha già fatto perdere un milione di posti di lavoro

NEW DELHI – La crisi economica mondiale sarebbe già costata alle sole imprese esportatrici indiane tra 700mila e 1 milione di posti di lavoro. La stima fatta dal segretario al Commercio G.K. Pillai, supera di più di 10 volte quella formulata lo scorso dicembre e conferma con quale forza la recessione di Europa, Stati Uniti e Giappone stia colpendo anche le economie emergenti dell'Asia. «Le perdite di posti di lavoro – spiega Pillai – sono massicce e i settori più colpiti sono quelli a maggiore intensità di manodopera: la lavorazione delle pietre preziose, la gioielleria, l'abbigliamento, il tessile e l'artigianato. È improbabile che assisteremo a una ripresa prima di giugno».

Lo scorso dicembre le esportazioni indiane si sono contratte per il terzo mese consecutivo facendo segnare un calo dell'1,6% a 11,2 miliardi di dollari. A novembre, rispetto allo stesso mese del 2007, il calo era stato del 9,9% (11,5 miliardi) e a ottobre del 21,1% (12,8 miliardi). Il bilancio dei primi tre trimestri dell'anno fiscale (che in India inizia ad aprile e finisce a marzo) è comunque positivo con un incremento del 15% anno su anno a 130 miliardi. L'obiettivo più volte enunciato dal ministro per il Commercio Kamal Nath di 200 miliardi di dollari di esportazioni entro la fine dell'anno fiscale è però ormai irraggiungibile. Secondo il neo presidente della Federation of Indian Exporters Organizations A. Sakhtivel il risultato potrebbe essere compreso, nella migliore delle ipotesi, tra 175 e 180 miliardi.

Nonostante il progressivo ridursi dell'entità delle contrazioni registrate negli ultimi tre mesi del 2008 (-21,1% a ottobre; -9,9% a novembre; -1,6% a dicembre) sono in pochi a prevedere che il primo dato del 2009 sarà positivo. Il portafoglio ordini di molte aziende nei settori più colpiti dalla crisi non si spinge molto più in là di gennaio e le stime di crescita della terza economia asiatica da alcune settimane non fanno che venire ritoccate al ribasso. Lunedì scorso, 24 ore prima di prima di rendere nota la revisione trimestrale della propria politica monetaria, la Reserve Bank of India ha annunciato che le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo per l'anno fiscale in corso sono state riviste al ribasso al 7,1% contro il 7,7% stimato pochi mesi fa. Sarebbe il risultato peggiore dal 2003. Per l'anno solare 2009 il Fondo monetario internazionale ha detto ieri di prevedere, a livello mondiale, un incremento del Pil dello 0,5% contro una stima precedente del 2,2% e per l'India una crescita del 5,1%, contro il 6,3% stimato.

I riflessi della crisi nelle economie più sviluppate non ha colpito solo l'India che attualmente esporta il 50% delle proprie merci in Asia e il 37% tra Europa e Stati Uniti. A dicembre l'export cinese è calato del 2,8% e nello stesso mese anche Singapore ha registrato il rallentamento più brusco dal 2002. Lo scorso dicembre il governo indiano ha annunciato, nel primo dei suoi due pacchetti di sostegno all'economia, una serie di misure per complessivi 317 milioni di euro mirate espressamente alle imprese esportatrici come l'estensione da 6 a 9 mesi dei crediti agevolati pre-spedizioni. Ulteriori interventi di stimolo sono però considerati improbabili per via del forte deficit fiscale accumulato nel corso dell'ultimo anno.
29/01/2009 12:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
H&M batte la crisi e assume 6.000 persone

Il Low cost di qualità batte la crisi. Il gigante svedese della moda «cheap» Hennets & Mauritz, più conosciuto come H&M, ha terminato l'esercizio 2008 (chiuso il 30 novembre) con un utile in rialzo del 12,5% a 15,29 miliardi di corone svedesi (1,44 miliardi di euro). In crescita anche il giro d'affari a 88,53 miliardi di corone svedesi (8,3 miliardi di euro) con un progresso del 13%. Bene anche l'ultimo trimestre settembre-novembre che ha registrato ricavi in aumento del 15,3% e utili in crescita del 9,4%. L'utile netto per l'intero anno si è attestato a 15,294 miliardi di corone (1,45 miliardi di euro) in crescita del 12,55% rispetto a un anno prima. Sulla base di queste performance, il Consiglio di amministrazione proporrà agli azionisti un dividendo da 15,50 corone per ogni azione (1,47 euro). In aumento del 10,7 per cento rispetto al livello dello scorso anno.

Per il 2009 «le prospettive restano positive», sottolinea la società che prevede di assumere 6-7mila persone. Per il mese che si sta chiudendo H&M precisa di attendersi un aumento dell'8% sul fatturato, mentre a partire da febbraio, iniziando dai paesi scandinavi, lancerà la sua nuova linea di corredi tessili per la casa, H&M Home. Sulla base degli ultimi dati disponibili, a livello globale la società conta 53.430 addetti, contro i 47.029 di un anno prima, di cui 4.924 in Svezia. Secondo gli analisti, l'exploit della catena di abbigliamento si spiega con il fatto che, a causa della crisi, anche le persone che prima facevano shopping in negozi costosi hanno dovuto ripiegare su marchi più economici, anche se sempre di qualità.
29/01/2009 15:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Le ceneri di Limerick

I giovani fanno la valigia. Franck McCourt: la miseria che ho raccontato io è un’altra cosa

Redditi record, Eden delle multinazionali. Questa era la città-simbolo del miracolo Irlanda. Ora è tutto finito

Pat Curtis potrebbe parlare per ore. Ha ventitre anni, fa l’operaio, porta la polo slacciata, un giubbino leggero, lo sguardo serio di chi prima di diventare maggiorenne era già in catena di montaggio. Fa freddo nel cortile della sua fabbrica, e la tettoia di plexiglas sotto la quale ci ripariamo non basta a tenere a bada la pioggia. Noi dai brividi abbiamo smesso di fare domande. Pat potrebbe parlare per ore: «Noi irlandesi accettiamo tutto, e anche se ci licenziano non muoviamo un dito. Sa perché? Perché siamo contenti solo quando andiamo a fondo». Il fondo per noi è questa pioggia di ghiaccio, per Pat invece è il maggiore esportatore del paese, la seconda azienda d’Irlanda, che trasferisce all’estero dieci linee produttive mandando a casa 1.900 operai. Si tratta della texana Dell computer, che sbarca sull’isola nel 1990 e l’8 gennaio 2009 si accorge che a Lodz, in Polonia, un operaio lo paghi tre euro all’ora. Molto meno dei 12 euro che pretendono a Limerick, in Irlanda: «Adesso tocca a quelli di Dell, ma a luglio vado a casa anch’io che da sei anni lavoro per un’azienda dell’indotto» dice Pat Curtis. «Per me non mi preoccupo: sono giovane, mi rimetterò a studiare. Ma ora so che lavorare con lealtà non porta a nulla: ci dicevano di non creare problemi perché se no se ne andavano. E se ne vanno comunque».

Dal miracolo al panico.
Per anni l’Irlanda è stata la prima della classe, la tigre celtica che a forza di fondi europei e sgravi fiscali passava dal tirare a campare all’euforia del mercato: nel 1988 l’Economist la definiva «la più povera tra i ricchi», nel 2006 le statistiche della Ue le assegnavano un reddito pro capite secondo solo a quello del Lussemburgo. Anni di duro lavoro e consumo improvviso: «C’era molta frenesia» ci dice Niamh Hourigan, giovane ma già quotata sociologa dell’Università di Cork. «Che mimetizzava la paura che tutto potesse finire all’improvviso. Mio marito è svizzero, e mi dice che a Ginevra non ha mai visto l’assalto ai centri commerciali del nostro sabato pomeriggio». È stato un boom lungo, sorprendente, straordinario. Ma bisogna parlarne al passato: nel 2007 i primi scricchiolii, a marzo 2008 un Saint Patrick’s day da brivido con la Borsa che brucia 3,5 miliardi di euro, lo scorso 15 gennaio la nazionalizzazione della terza banca del paese che in dodici mesi era passata da 17 a 0,22 euro ad azione: «Pensare che solo un anno e mezzo fa i partiti di governo hanno vinto le elezioni in nome della stabilità e la competenza economica» si indigna Karan O’Loughlin, dirigente di Siptu, il maggiore sindacato irlandese. Si è sgonfiata la bolla finanziaria, è saltato il bluff immobiliare, per quest’anno si prevede un crollo dei prezzi delle case vicino all’80 per cento. A chiudere il quadro mancavano solo i frutti velenosi della globalizzazione, con le multinazionali che guardano altrove per tagliare i costi e salvare la competitività. Ovunque, ma via dall’Occidente, dall’Irlanda, da Limerick

Piove ancora, fa sempre più freddo e all’ufficio di collocamento ci mostrano le ultime statistiche sulla disoccupazione in città: in un anno i senza lavoro sono aumentati del 65 per cento. Con un viatico del genere, quando torniamo per strada e ricominciamo a gocciolare, ci vuole niente a farci sentire nei panni umidi di Frank McCourt. Sì, perché per il resto del mondo Limerick è soprattutto la protagonista delle Ceneri di Angela, il romanzo che ha incantato dieci milioni di lettori raccontando di una città tormentata da «grandi quinte di pioggia» e di «un’infanzia infelice irlandese e cattolica» di settant’anni fa. McCourt oggi vive a New York, e a Io donna dice che la Limerick che vediamo noi è una ricca città del XXI secolo «mentre quella in cui sono cresciuto io era misera e vittoriana. La differenza è che oggi la gente ha le scarpe ai piedi, capisce?». E che i palazzi sono di vetro e acciaio, i mulini hanno fatto spazio agli alberghi, il centro pedonale è riservato allo shopping: «E soprattutto che non ci sono più tutti quei preti e quelle suore che terrorizzavano la nostra esistenza». Per McCourt oltre alla povertà il boom della “tigre celtica” ha cacciato una pletora di fantasmi: «Il cattolicesimo irlandese non è come quello italiano. Voi non vi prendete mai troppo sul serio, mentre per noi l’inferno era ovunque. Non ho nostalgia per quei tempi, e penso che il progresso economico almeno a questo è servito: gli irlandesi non hanno più paura». Il Pil potrà anche diminuire del 4,5 per cento (previsioni per il 2009), il disavanzo pubblico crescere fino al 9,5, ma Angela non abbasserà più la testa: «Anche se i nostri giovani dovessero emigrare, se ne andrebbero nel mondo forti della loro istruzione, e privi di quel senso di colpa con cui la Chiesa ha tenuto in pugno la mia generazione». Un messaggio limpido, quasi una pacca di incoraggiamento. Eppure Limerick non ama le sue ceneri, e solo a sentire nominare Frank McCourt i più arricciano il naso e si affannano a spiegare che la città di cui parla lui probabilmente non è mai esistita. C’è addirittura chi ha spulciato il best seller arrivando a contare 117 imprecisioni di nomi, luoghi, opere e omissioni: «La verità è che McCourt ha riaperto una ferita dolorosa» ci spiega la sociologa Hourigan. «Chi è sopravvissuto a quella miseria non ama che gliela si ricordi a tanti anni di distanza».

In tempo di crisi le ferite bruciano più del solito.
Una è McCourt, lo scrittore che ha regalato alla città una fama sgradita. Un’altra è Moyross, il quartiere che in tutta l’Irlanda vuole dire violenza, droga, emarginazione. Qui anche negli anni migliori la disoccupazione sfiorava il 30 per cento, e anche adesso che i licenziamenti sono più degli investimenti le cose seguono un corso a se stante: «I reati a Moyross stanno diminuendo drasticamente» ci dice Allen Meagher, che nell’area ha lanciato il progetto di editoria sociale Changing Ireland. «Mentre a non cambiare sono il pregiudizio e l’esclusione sociale». Per farci capire di cosa parla, Allen ci carica sulla sua Volkswagen: si fa presto a notare che il quartiere è circondato da mura, in certi tratti da una doppia fila di mura su cui spicca l’avvertenza a tenersi alla larga dal filo spinato. Siamo nella Belfast dei troubles, nella Beirut della guerra civile? Semplicemente nella Limerick appena fuori dal boom, appena dentro la crisi. Oltre il muro ci sono le residenze del Parco Tecnologico, gioiello del sistema universitario cittadino; al di qua duemila persone divise tra chi nell’esclusione ci sguazza e chi non sa più a che santo votarsi. Il governo di Dublino aveva appena lanciato un ambizioso Regeneration project. La preoccupazione è che la crisi si porti via anche i fondi per sanare l’ultimo quartiere in cui McCourt potrebbe ambientare il sequel del suo disperato romanzo.

Ma ce la farà l’Irlanda? E ce la farà Limerick? In città sono in molti ad avere già un nipote in Australia, un figlio in Canada, uno zio nella Russia di Putin. Dopo anni di immigrazione polacca, l’ironia vuole che comincino a farsi vedere anche aziende di Varsavia a caccia di disoccupati irlandesi. Ma nessuno getta la spugna: al freddo di gennaio, in O’ Connell street c’è chi aspetta l’autobus con il piumino d’oca, chi spinge carrelli in maniche di camicia. Michael O’ Donnell, che da dieci anni accompagna i turisti sulle orme dei personaggi di Frank McCourt, dice che gli hanno chiesto se non stiano tornando i tempi delle ceneri di Angela. Lui ammette che non lo sa. Ma di una cosa è sicuro: «Noi irlandesi siamo gente tosta. Ne abbiamo viste di peggiori
29/01/2009 18:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Braggio (AstraZeneca): «Tagli necessari contro la crisi»

Per l'amministratore delegato della filiale italiana i tagli al personale sono «dolorosi ma obbligati». Il gruppo ha chiuso il 2008 con ricavi in crescita del 3% e l'Eps in rialzo dell'8 per cento. Nel 2009 ci sarà «stagnazione delle vendite».

«Dolorosi ma necessari», così Nicola Braggio, neo amministratore delegato e presidente di AstraZeneca Italia, commenta i recenti licenziamenti annunciati dalla società farmaceutica. Anche nel Belpaese. Circa 15.000 tagli (in Italia saranno 257) che, a fronte di un 2008 archiviato con una crescita dei ricavi mondiali del 3% (a tassi di cambio costanti) e di un incremento dell'Eps dell'8% a 5,10 dollari, possono sembrare non giustificati. Certo, si dirà: nell'ultimo trimestre i profitti sono calati dell'1,4 per cento. Certo, nella Penisola, sull'intero 2008, le vendite sono scese del 5% rispetto al 2007. Certo, per il 2009 la società prevede a livello globale una stagnazione delle vendite. Ma c'è chi insinua che le multinazionali, non solo il colosso inglese dei pharma, sfruttino un po' la sitazione per fare ciò che in condizioni normali non sarebbe così facile realizzare. «Non è assolutamente così -ribatte Braggio - Il modello competitivo in cui ci muoviamo è completamente mutato. E in poco tempo. Da un lato, la recessione in atto pone dei seri problemi per il futuro. Basta pensare, per esempio, alla pressione sul fronte dei prezzi dei farmaci nei vari paesi. Soprattutto, in Italia. Dall'altro, il venire in scadenza i brevetti di diverse molecole riduce, e di molto, la visibilità sui ricavi».

E quindi?
Quindi è stato necessario, e lo dico con molto rammarico, dover mettere mano con velocità ad una riorganizzazione della nostra struttura. Che, giocoforza, deve diventare più snella e flessibile. Abbiamo raggiunto un accordo con il sindacato per la mobilità di 257 persone. La maggior parte di queste fa parte della rete di ventita, il restante è nel settore amministrativo.

Avete in mente altri tagli?
Allo stato attuale no. Posso dire che, se i tempi previsti per l'arrivo delle nuove molecole saranno rispettati e il trend attuale non peggiorerà ulteriormente, non ci saranno altri interventi di questo tipo.

Diversi soggetti industriali chiedono, in questo periodo, l'intervento dello Stato per rimanere a galla. Farete anche voi lo stesso?
Il settore farmaceutico non ha bisogno di interventi diretti da parte dello Stato. Ciò detto, mi auspico che continui il dialogo con il Governo così com è stato avviato negli ultimi tempi.

Un dialogo che dovrebbe concretizzarsi in che modo: pensate, per esempio, ad agevolazioni per la ricerca?Certamente. E' auspicabile la de-fiscalizzazione degli investimenti in ricerca. In Italia, nel 2008, abbiamo impegnato 18 milioni su questo fronte. Sono 58 i progetti attivi in collaborazione con le principali Università e Centri di Ricerca. E per il 2009 confermiamo questo livello di investimenti.

Oltre a un trattamento fiscale agevolato per la ricerca, cosa chiedete?
Vorremmo che si realizzasse un'accelerazione dei tempi, a livello di amministrazione centrale, sull'approvazione dei farmaci innovativi. E, a livello locale, evitare il duplicarsi di valutazioni inutili. Insomma, meno burocrazia e più efficienza sui controlli

Al di là dei rapporti gon il Governo e l'amministrazione statale, come sta andando il 2009 per AstraZeneca Italia?
Inutile negare che sarà un anno difficile. Ma è ancora troppo presto per potere fare delle previsioni. Comunque, anche grazie alla ristrutturazione avviata con velocità, saremo in grado di focalizzarci sulle nostre aree più importanti: dalle medicine per il cardiovascolare a quelle nell'area oncologica fino ai farmaci antipsicotici.
[Modificato da dgambera 29/01/2009 18:20]
29/01/2009 19:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
E la crisi penalizza anche il caffè: Starbucks taglia 7000 posti e 300 locali
A luglio era stata già annunciata la chiusura di 600 caffetterie

E alla metropolitana di londra via a una riduzione di ben 1000 dipendenti

NEW YORK (USA) - La crisi economica continua a colpire le aziende di tutto il mondo. E a farne le spese non sono solo i colossi dell'elettronica come Sony e Toshiba o della fotografia come Kodak (che ha da poco annunciato il taglio di 4500 posti di lavoro) ma anche abitudini consolidate come la classica tazzina (o bicchiere) di caffè. Così alla lunga lista delle imprese che licenziano dipendenti non è un caso se troviamo anche Starbucks, una delle catene di caffetterie più famose al mondo, che, già colpita in estate dalla crisi, si vede costretta a chiudere ulteriori 300 punti vendita, tagliando circa 7.000 posti di lavoro.

NEGOZI DA CHIUDERE - Inoltre l’amministratore delegato della società Howard Schultz ha chiesto al consiglio di amministrazione di tagliare il suo stesso salario a 10.000 dollari all’anno, dagli 1,2 milioni di dollari dell’anno precedente. Il consiglio di amministrazione ha dato il via libera e, una volta dedotti i costi relativi all’assicurazione sanitaria, il numero uno della società riceverà meno di 4 dollari al mese. Starbucks pensa di chiudere 200 caffetterie negli Stati Uniti e cento all’estero entro la fine dell’anno fiscale, che termina a settembre. Lo scorso luglio era già stata annunciata la chiusura di 600 caffetterie.

METROPOLITANA DI LONDRA - Ma la crisi inizia adesso a farsi sentire anche sulle aziende a partecipazione pubblica. E' il caso della metropolitana di Londra, la più estesa del mondo, che taglierà 1.000 posti di lavoro nel 2009, nei settori finanza e amministrazione: lo ha annunciato la stessa London Underground, precisando che i tagli non riguarderanno però guidatori o personale delle stazioni. L'azienda spiega che cercherà di tagliare i posti per lo più non rimpiazzando lavoratori che vanno in pensione o non rinnovando contratti temporanei. I sindacati hanno criticato l'annuncio affermando che si tratta di un «forte colpo» destinato ad avere conseguenze sul servizio della metropolitana.
30/01/2009 12:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Hitachi taglia 7.000 POSTI, verso un rosso di 5,8 miliardi

Hitachi annuncia un maxi-taglio fino a 7.000 dipendenti a livello globale nelle divisioni elettronica e automotive, e stima per fine esercizio, al 31 marzo, una perdita netta di 700 miliardi di yen (5,8 miliardi di euro). La conglomerata nipponica, spiega in una nota, vara un piano anticrisi per ridurre le spese di 200 miliardi di yen di costi fissi, oltre al riordino del personale per l'anno fiscale 2009. Nello specifico, saranno tagliati o trasferiti circa 4.000 lavoratori nelle attività nella componentistica automotive, a causa del crollo delle vendite d'auto. Provvedimento analogo per altri 3.000 dipendenti per quanto riguarda le attività di schermi piatti tv e altri prodotti legati all'elettronica.
30/01/2009 12:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Dexia, nel 2008 perdite per 3 miliardi. Tagliati 900 posti di lavoro

Il gruppo franco-belga Dexia ha annunciato che la soppressione di 900 posti di lavoro per il 2009 e perdite nette di tre miliardi di euro per il 2008. Il gruppo bancario colpito dalla crisi dei subprime è stato oggetto di un salvataggio in settembre da parte dei governi del Belgio, della Francia e del Lussemburgo. Dexia ha comunicato che taglierà le sue attività soprattutto in Australia, Messico, India, Scandinavia e nei paesi dell'Est Europa. Ridurrà significativamente i suoi affari anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Saranno eliminati anche i dividendi e i bonus per i dirigenti sull'esercizio passato.
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:10. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com
View My Stats