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Per chi vuole conoscere meglio Milano

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 16:17
21/08/2010 07:31
 
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mi piacerebbe essere aiutato anche da qualche milanese.
mi sembra un ottimo argomento quello di Roma e vorrei, se possibile, ampliarlo anche a Milano.
A Milano è stata fatta una mappa dei quartieri a rischio e se ne contano ben 14: Spaventa, Stadera, Lorenteggio, Forze- Armate, Siqua2, Milite Ignoto, Baracca, Niguarda, Quarto Oggiaro, Fulvio Testi, Ponte Lambro, Mazzini, Zama, Salomone. In alcuni non entra nemmeno la polizia. “In queste case” dice Vincenzo Guerrieri, ex presidente dell’Aler, la società che gestisce le case popolari, “ la delinquenza fa la legge”. A Rozzano, comune della provincia di Milano, dopo una strage compiuta da un giovane in un quartiere popolare, è emerso che su 37 mila abitanti ben 15 mila sono i denunciati. La Lombardia, scrive Pisanu, è terza nella graduatoria delle Regioni per il pizzo.
A Milano il quartiere che mi sembra abbia sofferto molto dei cali e' quello di Baggio e zone limitrofe. cali anche del 25% e faticano ancora a vendere. altra zona............... giu', e' Bisceglie sempre nell'aerea Baggio con MM Inganni.
tutto questo nel sud ovest milanese.
in zona ovest mi sembra che i prezzi siano scesi sensibilmente nella zona Accursio- varesina- gallarate- certosa.
si compra a 2.500 mq. e nella zona ospedale Sacco anche a meno.
giusto evidenziare che si parla di periferia inoltrata ma ben servita.
Milano est
Rogoredo vecchia sconsigliata.
Ormai è abitata per oltre la metà, forse di più da immigrati, non si contano le case occupate abusivamente e il degrado è tremendo. Per il resto ci sono solo vecchietti. Sino a 10, 15 anni fa era quasi un paesino, oggi è un vero ghetto.
A fianco c'è Rogoredo 2000, palazzoni anonimi di cooperative, costruiti però abbastanza bene, abitati da persone assolutamente normali e da tante coppie giovani.
Poi c'è S.Giulia ed a fianco costruiranno nel giro dei prossimi 2-3 anni due altri complessi, uno di edilizia convenzionata, che perà sarà di palazzine molto a ridosso l'una delle altre e alcune con vista sulla Paullese e altre sulla ferrovia. Mentre le Generali costruiranno un altro complesso tra queste ultime e S.Giulia di edilizia libera che dai rendering non sembra male.
lo stile sarà molto simile a quello di S.Giulia, ci sarà assoluta uniformità architettonica.
I prezzi andranno tra i 2000-2500 della convenzionata sino a 4500-5000 della libera delle Generali.
A S.Giulia oggi la libera è venduta a cifre che variano da 3800 a 4500 a secondo dei piani e dei palazzi.
RITORNIAMO AD OVEST DI MILANO ZONA MACIACHINI- IMBONATI
a Maciachini , nel primo tratto ( Via Imbonati , dove stanno aprendo il prolungamento della MM3 ) ho visto un degrado assurdo. Ci sono solo negozi stranieri , extracomunitari bivaccanti e una sensazione di essere proprio straniero tu , che stai solo passeggiando per Milano . Fino alla ferrovia il quartiere è così .
Via Imbonati avrà anche i suoi problemi, come molte altre (quasi tutte) zone di Milano.Mi sembra che ci sia tanto sensazionalismo e poco rispetto per chi vive in quella zona, quasi vittime di un destino crudele e triste.
quel gruppo di palazzoni stile Lego che stanno ultimando all'inizio di via Imbonati, davanti ai Testimoni di Geova sono terribili! O perlomeno, non c'entrano niente con il resto.
???????????????????
L'impressione generale è che vogliono far degradare le case di via Imbonati per far nascere un allarme sociale tale da far sgombrare la zona, abbattere le case e costruire.
I pochi metri dell'inizio di via Imbonati sono esattamente come vengono descritti nulla di più. Quel tratto, e solo quel tratto della via, forse sembra un po\' Kabul , soprattutto la sera. Devo essere sincero : ogni qualvolta che ci passo non mi sento a mio agio fino e quando arrivo al nuovo Maciachini Center mi sento meglio perché da lì in poi tutto torna alla normalità, o quasi. Come è possibile lasciare questo degrado senza fare niente ? Non è incoraggiante leggere che ci sono situazioni anche peggiori.
Il punto è che queste situazioni di degrado non ci devono essere in nessuna zona di Milano ! O vogliamo accettare tante situazioni come Rosarno ? Una città governata dal centro destra da lustri come può far finta di niente ? Dove sono finiti i poliziotti di quartiere ? In questi mesi non ho mai visto i presidi di polizia o dell\'esercito. E la polizia locale dov\'è? L\'ASL dov\'è ? si Attendono con ansia la fine dei lavori della metropolitana 3 perché penso che qualcosa cambierà un po' in tutta la zona. Oltre a una riqualificazione della restante via Imbonati, della via Pellegrino Rossi e di via Astesani e della zona Affori ci sarà anche un più veloce deflusso della popolazione che prende i mezzi pubblici evitando il cambio a p.za Maciachini e la inevitabile concentrazione di molta gente in pochi metri quadrati in qualsiasi ora della giornata.
Infine volevo porvi all\'attenzione lo scarso senso civico della popolazione milanese e in particolare sempre della zona Imbonati-Affori : sporcizia un po' ovunque , oggetti abbandonati qua e là (televisori, materassi, reti , mobili, sacchetti della pattumiera sopra e sotto i cestini ... ) . Mi hanno riferito che sono anni che non vengono più fatte campagne di sensibilizzazione per la raccolta dei rifiuti come se la popolazione milanese fosse statica e non abbiamo subito nuove immigrazioni
appello di un abitante della zona
Buonasera,
innanzi tutto mi presento sono un Ragazzo di 25 anni che è nato e ancora è residente nella suddetta zona il mio nome è Simone Angelone.
Sorpreso e soddisfatto del Vs articolo, mi piacerebbe che venisse focalizzata l'attenzione su questa zona ormai in degrado e pericolosa per noi ultimi italiani rimasti e per tutti coloro che vivono qui civilmente.
Io sottoscritto sono stato parte di molte vicende capitate nella zona per difendere i nostri diritti ma nonostante l'intervento delle forze dell'ordine a volte e lettere scritte a vari enti dello Stato le cose non sono mai cambiate. Ho raccolto firme, allegate poi a fax e lettere ma nulla. Ora sono qui a scrivervi chiedendovi un aiuto per far sì che le cose cambino con i nostri racconti, noi che ogni giorno viviamo qui e non ci arrendiamo per il nostro diritto alla quiete e alla sicurezza.
Rimango in Attesa di una VS gentile risposta.
Grazie
Cordiali Saluti
Simone
Inviato da: Simone il Martedì, 19 Gennaio 2010

[Modificato da ccc56 25/08/2010 10:49]
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23/08/2010 15:24
 
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VIA IMBONATI
l giro del mondo in fazzoletto. Una briciola di strada lunga 250 metri che in 25 numeri civici raccoglie Perù, Sri Lanka, Egitto e Cina. Italiani e stranieri vivono e lavorano gomito a gomito. Alcuni, dicono, sopravvivono appena. Succede in via Imbonati, periferia nord di Milano. Zona 9. Da una parte l’anticamera di Affori, Comasina e Bruzzano.

Dall’altra uno dei primi "affacci" sulla nuova fermata della metropolitana: piazzale Maciachini. Il prolungamento, da Zara, della linea gialla. In pochi anni questa via ha cambiato colore: mulatti e neri si sono affiancati agli italiani. Che si sono stretti. Alcuni si sono del tutto spostati. "Perché convivere con usi e costumi diversi alla fine è difficile", ammettono i residenti italiani. "Ma anche possibile", aggiungono.

Qui, per una volta, l’emigrazione si è trasformata in vera integrazione. Con una particolarità: l’isola straniera è lunga solo un paio d’isolati. Su 58 negozi che conta via Imbonati, 18 sono stranieri. Quindici si concentrano nei primi 25 civici. Quasi tutti aperti da due anni. La prima ad arrivare, tre anni fa, è stata la macelleria El Mulk Lillah, che vende il “vero” kebab arabo a 2,50 euro. Prima era un negozio di carni gestito da italiani. L’attuale proprietario, egiziano, abita al numero 15. Luciano Cassani, che fa il barbiere dal 1936 al civico 12, parla di "esodo italiano". "I vecchi negozi nostrani - racconta - nel giro di un paio d’anni hanno chiuso e sono stati sostituiti da esercizi commerciali gestiti da stranieri".

Nel 2003 hanno abbassato definitivamente le saracinesche tre negozi storici: la salumeria Beretta del n. 10, sostituita dalla rosticceria cinese, il negozio di abbigliamento del n. 12, sostituito dal phone center "Eloise telefoni", gestito da sudamericani, e il gelataio dello stesso civico. Identico esodo si è ripetuto per gli appartamenti. "L’anno scorso ho venduto la casa dove vivevo al n. 9 per trasferirmi in monte San Genesio", racconta Anna Pastorelli, 45 anni, portinaia al civico 20 di via Imbonati. E come lei si sono comportati molti proprietari della zona. Perché? "Semplice - spiega Anna - nel condominio abitano per lo più arabi e peruviani che tirano fino a notte tarda: Mia figlia, 15 anni, quando tornava la sera a casa aveva paura".

"Il problema è che i peruviani sono abituati a bere molto, in compagnia e spesso per tutta la notte. Gli arabi sono meno rumorosi, ma anche loro, nonostante siano musulmani, fanno le ore piccole bevendo", aggiunge Luciano. Vuol dire che di notte c’è chiasso e la mattina dopo sporcizia per la strada. "La gente della zona è diffidente. E’ un atteggiamento sbagliato. Gli stranieri hanno bisogno di tempo per assorbire e rispettare le nostre abitudini", sottolinea Aldo Rossetti, consigliere dei Verdi della zona 9.

Fatto sta che gli abitanti sono stanchi. E reclamano più attenzione. Da parte delle forze dell’ordine, perché vigilino, soprattutto di notte. Da parte delle istituzioni, perché riqualifichino la zona. E anche dell’Amsa, la società di pulizie milanese, che non rimuove il tappeto di lattine e bottiglie che si forma nel corso della sera. "Ho inviato innumerevoli fax a tutti", sbotta Anna Chiarini, 54 anni, custode in monte San Genesio e portavoce delle "stanchezze" degli abitanti.

Fabrizio Hennig (Fi), presidente del Consiglio di zona stempera i toni. "I progetti di riqualificazione ci sono già», annuncia. In particolare. L’ex industria farmaceutica Carlo Erba, chiusa nel ’95, e che occupa un intero isolato, oggi "territorio di frontiera", verrà sostituita da uffici che opereranno nel settore del terziario. " Su tutto un consiglio. Viene da Rossetti: "Serve solo un po’ di tolleranza".

[Modificato da ccc56 23/08/2010 15:27]
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ZONA CORVETTO- UN' ALTRA ZONA "CALDA" DI MILANO
Milano, 13 agosto 2010 - Sono circa 400 le persone controllate nelle ultime settimane in zona Corvetto dai carabinieri della Compagnia Porta Monforte, del Nucleo Radio Mobile e dei Nas. Nel corso dei controlli, 13 persone sono state arrestate, 11 egiziani, 1 cinese e 1 palestinese, percheè colpite da ordine di espulsione.
10 agosto 2010
Controllati anche circa 150 mezzi e 3 le violazioni al codice della strade accertate. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, una sanzione di 3mila euro è stata elevata per carenze igienico-sanitarie nei confronti della pizzeria “Denus’ in viale Martini. Per violazioni alla normativa sul lavoro è stato denunciato, invece, il titolare turco del Doner kebab Cuoco, in piazzale Cuoco, che dovrà pagare anche una sanzione di 13500 euro. Al lavoro nel negozio, personale non in regola con il permesso di soggiorno.
L’intenzione di estendere i divieti per la sicurezza era già stata manifestata dal sindaco Moratti, che ha spiegato di aver pensato alle ordinanze dopo aver visitato personalmente i quartieri di notte, camuffata per non essere riconosciuta: «Sono andata con mio figlio e con la scorta — ha sottolineato Letizia Moratti— Tutti quanti travestiti». Un provvedimento analogo, e certo non è un caso, è già allo studio anche per la zona Imbonati. Ma il passo immediato riguarda il quartiere Corvetto, in particolare il piazzale, via Ravenna, viale Martini, piazzale Gabrio Rosa, viale Omero, via Barabino, via dei Cinquecento, via Pomposa, via dei Panigarola, via Mompiani, via Polesine, piazzale Ferrara, via Comacchio, via Mincio, via Bessarione, via Romilli, via Salò, via Riva di Trento (nel tratto tra Bessarione e Romilli), piazza Bonomelli, piazzale Angilberto, via Osimo, corso Lodi (nel tratto compreso tra via Brenta e piazzale Corvetto), via Marocchetti. [SM=g1765139] [SM=g1765139] [SM=g1765139] [SM=g1765139]
Le ordinanze — sottolinea il vicesindaco, Riccardo De Corato — sono un’ulteriore iniezione di sicurezza per il quartiere Corvetto
A due passi dal Centro, Piazza Bonomelli credo sia la più squallida di Milano. Nessun Vigile, nessun poliziotto, nessun controllo, pulizia zero, fiori non ne parliamo, luci nemmeno, l'abbandono totale. Quando per prendere un semplice gelato o un caffè sei costretto a usare l'auto per allontanarti il più possibile verso il Centro dove i Bar sono regolarmente chiusi. A proposito: è possibile che qualsiasi esercizio gestito da extra-comunitari possa fare gli orari più disparati, mentre i nostri se non rispettano gli orari vengono multati?
[Modificato da ccc56 23/08/2010 16:01]
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23/08/2010 15:48
 
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zona corvetto- oggi
Circondano e picchiano un vigile
In venti per liberare un arrestato
In azione la banda del Corvetto, una delle zone del «coprifuoco». Nel 2006 la rivolta contro i controlli

Milano - L'agente finisce all'ospedale. I ragazzi urlavano: «Così capisci chi comanda»

Circondano e picchiano un vigile
In venti per liberare un arrestato

In azione la banda del Corvetto, una delle zone del «coprifuoco». Nel 2006 la rivolta contro i controlli

Piazzale Corvetto, a Milano

MILANO - Il ragazzo maghrebino sbava sangue sul marciapiede, sotto la luce giallastra di un lampione. I due che gli stanno addosso continuano a pestare. I vigili notano la scena da lontano, a un centinaio di metri di distanza: due sagome nere che picchiano alla testa; quello a terra abbandonato come un sacco. Gli agenti si avvicinano. Scatta la fuga. Così un vigile si ritrova a inseguire uno dei balordi, gira l'angolo della piazza, corre a perdifiato, gli mette le mani addosso, lo atterra, sta tirando fuori le manette e, solo in quel momento, si accorge che la strada deserta fino a pochi secondi prima ora è piena di gente. Una ventina di persone. Scese dalle case. Sgusciate fuori dai giardini scuri. Urlano: «Che cazzo fai sbirro, lo devi mollare». Minacciano: «Te la facciamo pagare, così capisci chi comanda». Gli adulti assistono minacciosi. Le ragazze strepitano. I ragazzotti afferrano il vigile e lo sbattono contro una macchina. Lui si ritrova solo, incassa qualche calcio. Deve allontanarsi. L'arrestato è stato «liberato» dalla banda del Corvetto, estrema periferia Sudest di Milano, il quartiere dove il Comune sta sperimentando l'ordinanza «coprifuoco» per bar, kebab e locali notturni. Erano passate da poco le dieci sabato sera.

Sulle loro strade i ragazzi del Corvetto sono abituati a comandare. Non sono una cosca, ma un gruppo unito di balordi che cerca di mettere le mani su tutti traffici sporchi del quartiere. Sono le braccia e la manovalanza dei pregiudicati della zona, quelli che lavorano con la malavita più pesante. Si atteggiano da ras. Picchiano al primo sguardo. Provano a dettar legge. Sia sugli spacciatori marocchi, come li chiamano, se sgarrano o sconfinano (pare che la rissa fosse legata al piccolo smercio di droga); sia sullo Stato che cerca di far rispettare le regole.

C'è un precedente clamoroso. Era il 2 maggio 2006: i ragazzi del Corvetto si rivoltarono in pieno giorno contro i vigili che controllavano macchine e motorini in piazzale Gabriele Rosa, il centro del quartiere. Sputi, insulti, bottigliate. Feroci e forsennati, assaltarono il comando della polizia locale. Fu un pomeriggio di guerriglia. E c'è un filo che, a quattro anni di distanza, lo collega con l'aggressione al vigile dell'altra sera. Per l'assalto del 2006 furono identificati 14 ragazzi. Arrivò la richiesta d'arresto, ma il giudice la respinse perché tutti gli accusati avrebbero comunque beneficiato dell'indulto. Ecco, tra quei 14 ragazzi c'era proprio quello che l'altra sera picchiava in piazzale Gabriele Rosa e che poi, fermato, è sfuggito all'arresto grazie all'arrivo degli altri della banda, in via dei Panigarola. All'epoca era minorenne. «L'episodio dimostra la criticità di certe aree - spiega il vice sindaco, Riccardo De Corato - sulle quali il Comune ha imposto le ordinanze per gli orari di apertura e chiusura dei locali». Almeno tre degli aggressori dell'altra sera sono stati identificati. Facce note. Nomi che ricorrono negli archivi giudiziari. «Il Corvetto - aggiunge De Corato - è stato oggetto di ispezioni costanti da parte della polizia locale già prima dell'entrata in vigore dei nuovi provvedimenti. Nei tre mesi precedenti, i vigili hanno controllato 429 persone e 243 macchine e motorini, denunciando 11 persone per vari reati».

I vigili di pattuglia sabato sera erano in sei, controllavano auto e motorini nelle strade deserte della periferia di Milano in agosto. Si sono accorti della rissa, poi si sono dispersi cercando di inseguire le persone che scappavano. L'agente circondato e picchiato è uscito da una visita in ospedale nel tardo pomeriggio di ieri. Ha contusioni e distorsioni. Racconta: «L'ho raggiunto e sono riuscito ad atterrarlo, a quel punto mi hanno circondato, cercavo di portarlo via, ma è riuscito a divincolarsi di nuovo con l'aiuto degli altri». Scappato dentro un portone, l'uomo è uscito poco dopo e ha sferrato un pugno violentissimo a uno straniero che passava per caso, un colpo a freddo, all'apparenza immotivato (gli ha spaccato il setto nasale). Sono sequenze di violenza quotidiana. Contro chiunque alzi la voce. Negli anni scorsi molti dei «ragazzi del Corvetto» sono stati arrestati per pestaggi contro chiunque si lamentasse. Per i motivi più banali: uno schiamazzo, un motorino che correva su un marciapiede, un minimo incidente stradale. Aggressioni feroci e intimidazioni. Estemporanee, non sempre collegate. Ma con un unico scopo. Far capire quello che urlavano contro il vigile l'altra sera: «Qua comandiamo noi».

Gianni Santucci
23 agosto 2010

milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_agosto_23/circondano-e-picchiano-un-vigile-in-20-per-liberare-un-arrestato-gianni-santucci-17036227377...
[Modificato da ccc56 23/08/2010 15:50]
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racket case e droga al corvetto
Racket al Corvetto, ora comandano i marocchini
Auto di lusso con targhe spagnole e olandesi per i "cavalli" della coca
di Sandro De Riccardis
Chi sono questi africani, senza lavoro e senza reddito, che girano nel quartiere su Porsche Cayenne e Bmw, coi rotoli di banconote da 500 euro in tasca, eleganti come modelli nei loro gessati Dolce&Gabbana? Che ci fanno nelle strade del Corvetto queste auto con targhe straniere, spagnole e olandesi, che si muovono tra corso Lodi e il mercato comunale di piazzale Ferrara? E che ci fa una decina di disperati delle case popolari con centinaia di auto di proprietà?

Cercando una risposta a queste domande, la polizia ha capito che al Corvetto qualcosa stava cambiando. Che le vecchie bande milanesi non c’erano più e a comandare ora sono i marocchini. Che decidono chi deve entrare negli appartamenti Aler, quando si liberano dopo la morte di un anziano, in uno dei quartieri più vecchi di Milano. Che hanno il monopolio dello spaccio e ne controllano tutta la filiera, dall’importazione alla vendita all’ingrosso e al dettaglio.

I marocchini hanno fatto di questo pezzo di periferia il più grande mercato all’ingrosso della droga nella parte sud della città. Importano cocaina, eroina e hashish usando decine di corrieri, marocchini e italiani. E a loro, senza reddito e futuro, le famiglie nordafricane hanno intestato decine e decine di automobili con targhe sempre più spesso spagnole e olandesi, che circolano nel quartiere ma che viaggiano lungo le tratte della droga per il trasporto dei panetti.
Da Milano a Barcellona, da Milano all’Aja. Andata e ritorno senza rischi per i boss, senza scelta per i “cavalli” che si fanno pagare il viaggio.

Una sola famiglia, tenuta sotto controllo per mesi dalla polizia che ne ha arrestato anche alcuni membri, controlla da sola una batteria di undici auto. Ma sono tanti i prestanome finiti nella rete dei poliziotti. Una donna, italiana, risulta proprietaria di circa cento vetture. Un tossicodipendente del quartiere ne ha intestate altre sessanta. Due cinquantenni italiani, residenti in via Panigarola e via dei Cinquecento, altre cento ciascuno. I prestanome prendono 50 euro ad automobile, i tossici si accontentano anche di meno, di una dose regalata dai clan nordafricani.


I marocchini hanno messo così in moto un monopolio ricchissimo che attira acquirenti da Como, Pavia, Varese, Reggio Emilia, Bologna, spesso intercettati dalla polizia. Consumatori finali ma anche spacciatori che comprano grosse quantità al Corvetto e spacciano nelle loro città. I capi dell’organizzazione, un vertice con meno di dieci africani, tutti regolari, con documenti italiani, sposati a italiane del quartiere, vivono nelle case popolari ma hanno investito in ville fuori città e controllano il business senza sporcarsi le mani. Hanno attività lecite — bar, pizzerie, phone center — dove investono i proventi del traffico e accolgono i grossisti. Fanno gli accordi qui, ma forniscono le partite di roba attraverso i corrieri nei campi di San Donato, a Mediglia, San Giuliano. Nelle campagne di Chiaravalle, fino a Sordio.

I marocchini non hanno rivali al Corvetto. Quando le storiche famiglie del quartiere, ormai confinati come in una riserva indiana, tra i viali di piazzale Gabriele Rosa, hanno tentato di reagire hanno avuto solo perdite con ventenni accoltellati e agguati nel loro stesso fortino. Così che oggi continuano indisturbati ad alimentare la loro forza economica fondata sul traffico di droga e, comprando bar e locali, estendono il controllo sul resto del territorio.
(23 agosto 2010)
[Modificato da ccc56 23/08/2010 16:11]
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un'altra via padova a milano?????
Ordinanze al Corvetto, prime 5 multe

E siamo a quota ciqnue. Eccole le prime multe ai negozianti del Corvetto, il quartiere dove è scattato il coprifuoco e sono attive le ordinanze pro sicurezza del Comune. Le violazioni, per un totale di 1.700 euro, riguardano tutte l’inosservanza dell’orario di chiusura. In particolare sono stati multati: un bar in via Romilli aperto dopo le 24; un centro massaggi in corso Lodi, aperto dopo le 20; due phone center, in via Mincio e in piazza Angilberto, con serrande aperte dopo le 22. Inoltre un kebab in corso Lodi, multato per inosservanza dell’orario di chiusura entro le 22 come da ordinanza, è stato sanzionato per circa 10mila euro. «Aveva aperto senza aver presentato la dichiarazione di inizio attività - spiega il vicesindaco Riccardo De Corato - non esponeva il prezzo della merce in vendita e non aveva la registrazione all’Asl per i locali adibiti alla preparazione di alimenti e bevande».
«Il fatto che i gestori multati subito dopo l’entrata in vigore dell’ordinanza siano tutti stranieri – commenta il vice sindaco –, così come era successo per via Padova, dimostra che la presenza massiccia di extracomunitari in un quartiere può determinare alcuni problemi di rispetto delle regole. Phone center, centri massaggi e kebab, sono esercizi che continueremo a monitorare con attenzione per garantire il rispetto delle ordinanze, delle leggi e delle regole basilari di sicurezza ed evitare che si trasformino in luoghi per gestire attività parallele illegali».
A giudicare positivamente l’entrata in vigore delle ordinanze al Corvetto è anche Davide Boni, presidente del Consiglio regionale lombardo: «Le prime multe - commenta - effettuate dagli agenti della polizia municipale evidenziano come le lamentele dei residenti erano, a tutti gli effetti, più che fondate. È giusto regolarizzare in maniera corretta le varie attività commerciali, senza che i negozi etnici svolgano il proprio lavoro incuranti delle norme presenti in questo Paese, così come è necessario controllare in maniera sistematica le procedure di allocazione degli alloggi, senza che gli edifici siano occupati da cittadini irregolari».
www.ilgiornale.it/milano/ordinanze_corvetto_prime_5_multe/03-08-2010/articolo-id=465133-page=0-co...
[Modificato da ccc56 23/08/2010 16:13]
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Quotazioni immobiliari: a Milano
Quotazioni immobiliari: a Milano i prezzi salgono del 3,9% nel secondo trimestre. Differenze tra quartieri. In provincia alcuni comuni in ripresa.
Le quotazioni immobiliari di Milano nei primi mesi dell’anno erano rimaste contenute, nel secondo trimestre la Città registra invece un deciso incremento dei prezzi degli immobili del 3,9% portando il prezzo medio pari a 3.964 euro/m2.
Le quotazioni risultano in ripresa, ma solo nelle aree del centro e nelle zone in cui il rapporto qualità-prezzo è bilanciato. Le altre aree soffrono e in alcuni casi si è registrata addirittura una caduta dei prezzi. Il rapporto di idealista sulle quotazioni di Milano rileva i prezzi al mq.

Le zone che segnano il crollo:
- le aree periferiche di Vigentino-Chiaravalle (-5,7%; 3.398 euro/m²)
- il quartiere più economico, Vialba Gallaratese (-5,6%; 2.436 euro/m²).
- tra le aree di pregio, l’unica a registrare un ribasso considerevole è Porta Vittoria (-2,6%; 4.559 euro/m²).
In questo caso si ipotizza che i prezzi siano già arrivati al limite massimo dopo essere cresciuti del 7,7% nel corso del 2009.

Cali più ridotti:
- cali più contenuti si registrano a Baggio (-1,3%; 2.685 eruo/m2)
- Corvetto-Rogoredo (-1,3%; 2.969 euro/m²)
INCREDIBILE QUASI 3.000 EURO AL MQ IN UNA ZONA PERIFERICA COSI' DEGRADATA.

- Greco-Turro (-1%; 3.063 euro/m²)
- Navigli-Bocconi (-1%; 4.887 euro/m2)
- Invariata la situazione di Famagosta-Barona (-0,3%; 3.120 euro/m²).

Le zone del “rimbalzo”:
- l’incremento maggiore si rileva nella zona garibaldi-porta venezia (2,5%; 5.463 euro/m²)
- il quartiere più caro rimane comunque il centro storico con i suoi 8.579 euro/m².
- variazioni positive per certosa (2,4%; 2,.847 euro/m²)
- fiera-de angeli (2%; 4.875 euro/m²)
- comasina-bicocca (1,8%; 2.835/m²)
- lorenteggio-bande nere,(1,5%; 3.417 euro/m²)

Incrementi inferiori:
- per la zona di Chiesa Rossa-Gratosoglio (0,8%; 3.053 euro/m²)
- Città Studi-Lambrate (0,6%; 3.724 euro/m²)
- il quartiere Forlanini (0,6%; 3.484 euro/m²).


luglio 13th, 2010
www.casaxp.it/blog/2010/07/13/quotazioni-immobiliari-a-milano-i-prezzi-salgono-del-39-nel-secondo-trimestre-differenze-tra-quartieri-in-provincia-alcuni-comuni-in-...
[Modificato da ccc56 23/08/2010 16:19]
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31 luglio 2010

Martedì, 13 luglio 08:58 / pubblicato per Ritratto di teamteam@idealista
anche se gli analisti sono abbastanza concordi nell'individuare le debolezze ancora esistenti per il settore immobiliare, milano è un caso a parte
a milano i prezzi salgono del 3,9% nel secondo trimestre (tabella) prezzi su, ma soltanto nelle zone centrali o nelle aree i cui prezzi sono ritenuti congrui per il livello abitativo del quartiere.
la crescita maggiore si registra nella zona lagosta - stazione garibaldi, interessata dalle nuove trasformazioni urbanistiche di porta nuova (+9% in sei mesi, 4.225 euro al metro quadro) e in centro (+3,1%, 8.600 euro al metro quadro), specialmente in brera (+4,1%, 8.950 euro al metro quadro)
a milano, dove il prezzo medio del mattone è arrivato a sfiorare i 4 mila euro al metro quadro, il mercato è sempre più polarizzato. [SM=g1749711] [SM=g1749711] [SM=g1749711] [SM=g1749711]
continuano a lievitare le quotazioni delle zone centrali guidate da garibaldi-porta venezia , seconda nella graduatoria dei quartieri più cari solo al centro storico con i suoi 8.579 euro/m²
altre aree dal rapporto qualità-prezzo meno bilanciato continuano a soffrire il calo delle quotazioni che in qualche caso hanno accentuato la loro caduta
registrano un crollo le zone periferiche di vigentino-chiaravalle (-5,7%; 3.398 euro/m²) e vialba gallaratese (-5,6%; 2.436 euro/m²), il quartiere più economico della città

tra le aree di pregio, a registrare un ribasso sensibile è porta vittoria (-2,6%; 4.559 euro/m²). è ipotizzabile che i prezzi del quartiere abbiano già toccato il loro limite massimo
dopo essere cresciuti del 7,7% nel corso del 2009

cali più contenuti si registrano a baggio (-1,3%; 2.685 eruo/m2) e corvetto-rogoredo (-1,3%; 2.969 euro/m²). segnali di stanchezza per il secondo semestre consecutivo in greco-turro (-1%; 3.063 euro/m²) e navigli-bocconi (-1%; 4.887 euro/m2). pressoché invariata la situazione di famagosta-barona (-0,3%; 3.120 euro/m²)

il rimbalzo dei prezzi è guidato da garibaldi-porta venezia (2,5%; 5.463 euro/m²) seconda nella graduatoria dei quartieri più cari solo al centro storico con i suoi 8.579 euro/m²

variazioni positive per certosa (2,4%; 2,.847 euro/m²), fiera-de angeli (2%; 4.875 euro/m²), comasina-bicocca (1,8%; 2.835/m²) e lorenteggio-bande nere,(1,5%; 3.417 euro/m²)

incrementi deboli, sotto la soglia del tasso di inflazione, per chiesa rossa-gratosoglio (0,8%; 3.053 euro/m²), città studi-lambrate (0,6%; 3.724 euro/m²) e il limitrofo quartiere forlanini (0,6%; 3.484 euro/m²), entrambi mostrano piccoli segnali di indebolimento dopo rialzi sostenuti degli ultimi mesi

secondo vincenzo de tommaso, portavoce di idealista.it “è ancora prematuro parlare di risveglio del mercato anche se le quotazioni segnano una decisa ripresa a livello generale. in questi mesi si è tornato ad avere fiducia nel mattone, ma è ancora soffre il mercato medio-basso. in questa fascia è lecito attendersi un aggiustamento dei prezzi con ulteriori ritocchi al ribasso per rilanciare una domanda che appare ancora debole”

trascinati dal recupero dei prezzi di milano, anche i comuni della provincia vedono la ripresa
ribassi solo per 3 dei 9 comuni monitorati. sono cologno monzese (-3,1%; 2.225 euro/m²) e pioltello (-1,4%; 2.022 euro/m²), mentre sesto san giovanni ha rallentato la caduta (-0,1%; 2.558 euro/m²)
più care di tre mesi fa legnano (3,6%; 2.560 euro/m²) e rho (2,2%; 2.112 euro/m²). segnali di ripresa anche per corsico (1,7%; 2.428 euro/m²), cinisello balsamo (1,2%; 2.368 euro/m²) e rozzano (0,7%; 2.440 euro/m²), comune a sud ovest di milano
segrate entra nella lista dei comuni monitorati da idealista.it con 3.183 euro/m2

anche la situazione nella provincia di monza-brianza denota un generale rialzo del valore degli immobili rispetto a marzo scorso
a parte brugherio (-0,3%; 2.521 euro/m²), che in ogni caso ha rallentato la caduta, tutti gli altri comuni monitorati segnano variazioni positive: vigorosa quella di desio (5%, 2.323 euro/m²), sale monza (1,4%; 2.691 euro/m2), stabile seregno (0,5%; 2.296 m²)

nota metodologica: il rapporto trimestrale riguardante il mercato degli immobili in vendita a milano e provincia è basato su un campione di circa 5.432 abitazioni inserite nel database del portale idealista.it da utenti privati e professionisti del settore. di queste, 3.845 riguardano immobili in milano città, le restanti sono ubicate in provincia

la città di milano è suddivisa in 18 zone. una ripartizione che entra nello specifico dei quartieri della città e permette quindi di fornire un quadro dettagliato sull’andamento del mercato immobiliare

per permettere una sufficiente standardizzazione dei risultati ogni quartiere dovrà presentare un numero di annunci non inferiore a 50. sono sistematicamente escluse dal rilevamento le case con giardino e quegli immobili i cui prezzi indicati dagli utenti risultano chiaramente sproporzionati rispetto al valore di mercato di una determinata zona della città

tale scarto è stato misurato mediante il calcolo della deviazione standard che consente di ridurre eventuali distorsioni rispetto al valore medio atteso nel calcolo del prezzo al metro quadro




www.lagunablu.org/notizie/a-milano-i-prezzi-salgono-del-39-nel-secondo-tr...


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I PREZZI DI PORTA NUOVA
siamo nel futuro quartiere residenziale di porta nuova, a milano, dove un appartamente può arrivare a costare anche 12 mila euro al mq. ma non è questo l'unico prezzo che stupisce

la notizia, infatti, è un'altra: ci vuole una caparra anche per la visita degli appartamenti. ben 5mila euro per una vistita virtuale in 3d, visto che il grattacielo più alto d'italia con tanto di bosco virtuale è ancora allo stato embrionale

così la hines, l'immobiliare che sta realizzado nella zona dell'ex varesine ben 15 edifici residenziali si fa dare un anticipo che se non spaventa i futuri ricchi proprietari per lo meno tiene lontani i curiosi, solo per quella che definisce "fase di collocamento riservata. ossia, una visita al rendering di quello che sarà il proprio appartemento

se poi si decide di acquistare la futura casa, la caparra di 5mila euro verrà scalata dal prezzo finale, nel caso in cui il rendering non sia di gradimento del cliente, questi dovrà richiedere la restituzione della caparra attraverso una raccomandata che annulli la proposta

da settembre la hines ha effettuato 450 fasi di collocamento, di cui 250 andate a buon fine



www.idealista.it/news/archivio/2010/07/12/010330-milano-casa-costa-5mila-g...
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CASE POPOLARI A MILANO ED IL DEGRADO DELLE ZONE
La mafia delle case popolari, un racket alimentato dal silenzio della politica | Il Fatto Quotidiano.

Ogni quartiere ha il suo padrone degli alloggi abusivi. Sta scritto in un esposto presentato da Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos racket e usura

Esiste un elenco parallelo di case popolari nel comune di Milano gestito dalla criminalità organizzata e non solo. Ne è convinto Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos racket e usura che da più di un anno sta raccogliendo le denunce dei cittadini vittime di questo sistema e che proprio oggi ha presentato un nuovo esposto alla procura della Repubblica. Il racket degli alloggi ha dei numeri impressionanti: sui 90mila alloggi popolari del territorio della città, circa 5000 appartamenti risultano essere gestiti direttamente dalla mafia, in barba a quei 20.000 milanesi bisognosi che ancora aspettano un posto in cui vivere.
Anche se, secondo le testimonianze, il fenomeno dura da più di dieci anni, la prima inchiesta sull’argomento risale al 28 agosto dell’anno scorso, quando la magistratura ha deciso di raccogliere le segnalazioni che arrivavano all’indirizzo di Sos usura e racket e di emettere otto ordinanze di custodia cautelare in carcere e di indagare altre dodici persone. La sentenza sul traffico di case di via Padre Luigi Monti è attesa per domani pomeriggio.

Il caso esplode quando viene pubblicato sul sito dell’associazione un video in cui, sotto mentite spoglie, un suo esponente contratta la compravendita abusiva di un alloggio con un personaggio appartenente al racket degli alloggi. Si tratta di Giovanna Pesco, alias la gabetti perché in poche ore è in grado di reperire un appartamento: abusivo, ovviamente, a circa 3.000 euro, in nero naturalmente. Una novità? Non per quei residenti che la presenza della famiglia Pesca l’avevano denunciata al Comune più di quindici anni fa. Ci sono le prove e un esposto protocolatto addirittura dall’ufficio edilzia residenziale. La politica ha però taciuto. Per anni. E non è finita, perché solo pochi giorni fa il suo ex marito, Paolo Cardinale, ha occupato un altro appartamento. Si tratat della casa lasciata libera da un anziano deceduto in ospedale.

Da quel momento in poi cominciano ad arrivare centinaia di segnalazioni che dimostrano come il sistema fosse diffuso in numerosi quartieri di edilizia popolare della città. Per capire meglio il fenomeno, l’associazione decide di promuovere un questionario e di farlo compilare agli abitanti dei quartieri coinvolti: da Via Monti e Via Cirié, in zona ospedale Niguarda, alla zona di Via Padova, fino a Via Console Marcello alle porte di Quarto Oggiaro. La fotografia che emerge dai racconti di chi vive in quelle aree, è di una città con interi quartieri colpevolmente abbandonati al degrado e alla criminalità.

Il metodo usato grosso modo è sempre lo stesso: le organizzazioni entrano in un appartamento vuoto in attesa di assegnazione e lo “rivendono” a dei bisognosi disposti a tutto pur di avere un tetto. Anche a occupare un appartamento e a mettersi nelle mani dei criminali. Il prezzo della tangente varia dai 1500 ai 4000 euro e spesso gli occupanti abusivi pagano anche una sorta di affitto mensile a chi li ha fatti entrare illegalmente nelle abitazioni.

Dai questionari raccolti dall’associazione di Manzi emerge che a gestire il racket delle case popolari di proprietà del Comune sono personaggi legati a doppio filo con la criminalità organizzata: dalla famiglia Feola al clan dei Pesco-Priolo-Cardinale. A volte sono gli stessi amministratori degli stabili o addirittura i portinai che mantengono il loro controllo sugli inquilini abusivi con intimidazioni e minacce.

Nonostante gli esposti dei residenti segnalassero in maniera chiara la presenza di gruppi criminali che gestivano questo tipo di racket, nessuno prima di Sos racket e usura, era intervenuto nel segnalare all’autorità giudiziaria queste illegalità. Né ,l’Aler, l’istituto che amministra le case popolari milanesi, né l’ufficio per la Sicurezza del comune gestito dal vicesindaco Riccardo De Corato. In alcuni casi si è sfiorato quasi il paradosso. Come in via Cirié dove protagonista degli abusi è stato un amministratore condominiale, sposato con la responsabile del settore abusivismo dell’Aler che non ha mai mosso un dito per sanare le violazioni. In altri casi, i nomi e i cognomi dei protagonisti del traffico illegale, sono stati esposti direttamente al vicesindaco e al consigliere del Pdl Marco Osnato, che è anche dirigente gestionale dell’Aler. Ma nessuno si è interessato alla faccenda.

La figura di Osnato, uomo forte del Pdl meneghino e parente del ministro della Difesa Ignazio La Russa, è particolarmente interessante. Il suo nome, assieme a quello del direttore generale dell’Aler, Domenico Ippolito, è finito in un altro esposto presentato sempre da Manzi. In quel documento si riportava la testimonianza di un ex ingegnere dell’istituto che sosteneva che i due fossero coinvolti in un giro di tangenti, appalti e bandi di gara truccati. I due, ad oggi, non risultano indagati.

Quello che è certo, al di là delle responsabilità individuali, è che la politica locale sembra disinteressarsi completamente del racket degli alloggi, diventandone colpevolmente complice. Intanto l’illegalità prospera in questi palazzoni di Milano che ricordano sempre di più “le Vele” di Scampia o lo “Zen” di Palermo. Luoghi in mano alla criminalità e serbatoi di voti per i potentati politici locali.

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VIA PADOVA- NORD EST DI MILANO
L'agente immobiliare: «A Via Padova non c'è mercato»

«Via Padova è un mercato morto. Per alcuni immobili, anche se riceviamo una richiesta per un mandato di vendita, sappiamo già che saranno difficilmente commercializzabili». A dirlo è un agente di una delle più grandi catene immobiliari che copre quella zona di Milano e che preferisce mantenere l'anonimato mentre spiega la situazione con cui quotidianamente si confronta: «In realtà la via è divisa in due parti: la prima, verso piazzale Loreto, è abitata da stranieri, per gli italiani non ha mercato. La seconda parte, che va verso Crescenzago, è migliore: ci sono villette e perfino un bel borghetto medievale dalle parti di via Berra che conosce solo chi è della zona. A differenza della prima parte della via qui c'è abbastanza integrazione, anche gli italiani vengono a viverci, ma solo quelli che sono della zona. Da altre zone di Milano non viene nessuno, neppure i buoni prezzi riescono ad attrarre acquirenti. In generale i pochi immobili che abbiamo "in magazzino" ci restano anche 6-7 mesi, un periodo lungo per Milano».
Gli stranieri che però hanno comprato lì la loro casa negli anni scorsi lo hanno fatto proprio per i suoi bassi prezzi e facilitati dalla possibilità di sottoscrivere mutui al 100%. Ora, con la crisi che ha reso molto più difficili finanziamenti di questo tipo, anche per loro il mercato è fermo. «Oggi a dare segni di vita è soltanto il giro degli affitti, sempre fra stranieri», spiega. Regolari? «Non so, perché sono gestiti dai proprietari degli immobili – dice l'agente– le agenzie non entrano neppure in questo mercato». «Che siano italiani e stranieri, però, tutti i proprietari della via hanno una cosa in comune: le loro case sono come un titolo in Borsa che ogni giorno perde il 10% del suo valore».
Nella zona di via Padova gli stranieri sono il 43 per cento; 346 le imprese di immigrati. Sono i dati censiti dalla Fondazione Ethnoland, che si occupa di progetti per l’integrazione degli stranieri. Il suo fondatore è Otto Bitjoka, un “afro-lombardo”, come si definisce, originario del Camerun e milanese da 34 anni: «Se si pensa male, si agisce male», dice. «Finché il punto di partenza è la paura dello straniero e la tutela di un’identità che non esiste non si risolveranno mai i problemi. Milano deve la sua storia all’immigrazione ed è una città multietnica fin nel suo Dna. Oggi, in città, sono presenti 192 etnie». «Occorre passare dalla logica della repressione a quella dell’integrazione», aggiunge. «Il primo passo è conoscere e capire. Per evitare le violenze era sufficiente un gesto di mediazione culturale: chiamare l’imam del Centro islamico che si trova lì accanto. Gli egiziani chiedevano il corpo per assolvere i riti previsti dal Corano dopo le morti violente. Gli agenti l’hanno impedito. Bastava far capire agli egiziani che ci sono leggi che prevedono un certo iter e alle forze dell’ordine che c’era bisogno di far presto, per consentire i riti religiosi entro le 24 ore. La violenza si sarebbe evitata».

Nella zona di via Padova gli stranieri sono il 43 per cento; 346 le imprese di immigrati. Sono i dati censiti dalla Fondazione Ethnoland, che si occupa di progetti per l’integrazione degli stranieri. Il suo fondatore è Otto Bitjoka, un “afro-lombardo”, come si definisce, originario del Camerun e milanese da 34 anni: «Se si pensa male, si agisce male», dice. «Finché il punto di partenza è la paura dello straniero e la tutela di un’identità che non esiste non si risolveranno mai i problemi. Milano deve la sua storia all’immigrazione ed è una città multietnica fin nel suo Dna. Oggi, in città, sono presenti 192 etnie». «Occorre passare dalla logica della repressione a quella dell’integrazione», aggiunge. «Il primo passo è conoscere e capire. Per evitare le violenze era sufficiente un gesto di mediazione culturale: chiamare l’imam del Centro islamico che si trova lì accanto. Gli egiziani chiedevano il corpo per assolvere i riti previsti dal Corano dopo le morti violente. Gli agenti l’hanno impedito. Bastava far capire agli egiziani che ci sono leggi che prevedono un certo iter e alle forze dell’ordine che c’era bisogno di far presto, per consentire i riti religiosi entro le 24 ore. La violenza si sarebbe evitata».

futuro in fuga

Lasciando perdere le analisi finto-sociologiche i discorsi per intellettuali che non vivono quello di cui scrivono, il futuro di viale Padova per molti si concretizza nella fuga. Via dalle scuole multietniche, dalle strade insicure, dagli appartamenti che grazie alla ‘pubblicità progresso’ degli scontri andati in mondovisione hanno perso valore in un mercato immobiliare già calato paurosamente. Fuga da una ingombrante e scomoda realtà. Quelli che potevano permetterselo hanno già abbandonato ‘la zona’, come veniva chiamata dalle compagnie di adolescenti fino a pochi anni fa, dirigendosi nell’immediato hinterland, spesso verso Segrate, Vimodrone e Cernusco. Molti si sono spostati di mezzo chilometro, nelle case del neonato quartiere Adriano, in fondo al viale di fronte all’ex Magneti Marelli. Un altro esodo è previsto a mesi, quando saranno pronti i migliaia di appartamenti costruiti da un consorzio di cooperative in edilizia convenzionata (ma comunque costosa per i precari e gli immigrati che vivono nell’area) nell’ex Magneti Marelli di via Adriano, abbandonata a fine anni Ottanta. Gli appartamenti che si svuoteranno andranno ad incrementare i già cronici problemi del quartiere che rischia di diventare il primo vero e proprio ghetto milanese.
[Modificato da ccc56 24/08/2010 08:18]
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Aggressioni e omicidi Si riaccende a Milano l'allarme sicurezza
MAttualità (24/08/2010)ILANO L'estate milanese sembrava avviata a una discreta tranquillità sul fronte della sicurezza urbana ma tra domenica e lunedì una serie di episodi ha riacceso la preoccupazione in alcuni quartieri e la polemica politica, al punto che il presidente del Consiglio regionale Davide Boni si è augurato un sindaco leghista, riproponendo la candidatura di Umberto Bossi.
In zona Bovisa un albanese è stato ucciso a coltellate, mentre un altro è rimasto ferito. Per il delitto è stato fermato un brasiliano, Riccardo Maurizio Gomez, 43 anni, regolare e incensurato, che avrebbe aggredito i due che si erano presentati a casa sua per protestare per il fatto che il brasiliano stava parlando con voce troppo alta col suo telefono.
In via Chavez, nei pressi di via Padova, teatro nel febbraio scorso di un omicidio con scontri tra nordafricani e sudamericani, una rissa tra peruviani ed ecuadoriani ha causato tre feriti. Violenza anche in zona Corvetto, dove la notte di lunedì un vigile urbano è stato circondato da una ventina di persone e picchiato per impedirgli di arrestare un italiano che aveva partecipato a un'altra rissa.
Sulla sicurezza la polemica politica è sempre stata accesa tra centrodestra e centrosinistra ma in questo caso, con l'intervento di Boni, qualche divergenza sembra emergere anche nella maggioranza che governa Comune, Provincia e Regione. «Milano ha bisogno di un sindaco della Lega – ha detto il presidente del Consiglio regionale –. Non è possibile che ci sia un quartiere in mano alla malavita italiana, cioè Corvetto, o a quella straniera, come via Padova. Bisogna rivedere nella totalità gli interventi in maniera più dura». Quindi ha lanciato la sua proposta: «La candidatura di Umberto Bossi è ancora lì. Io non ho sentito ritirarla». Un affondo, nonostante nei giorni scorsi il sindaco di Milano, Letizia Moratti, avesse invocato il pugno duro anche nei confronti degli immigrati comunitari: «Sì alle espulsioni, no ai rimpatri volontari e assistiti, quasi sempre senza esito, per che viola la direttiva che fissa i requisiti per chi vive in un altro Stato membro», aveva detto la Moratti, appoggiando la linea in materia di Maroni
In via Padova sono stati intensificati notevolmente i controlli e gli effetti positivi sono evidenti, anche dai dati raccolti.
Sono 297 le persone identificate, 46 i clandestini denunciati e 6 quelli arrestati per inosservanza del decreto di espulsione dall'entrata in vigore dei provvedimenti. Si aggiungono altre 42 denunce, delle quali 6 per impianti a gas non a norma, 18 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e altre 18 per occupazioni abusive. La richiesta di sequestro dell’esercizio non è però stata accettata dalla Magistratura ed il Vice Sindaco, indignato, chiede maggiore collaborazione

Attualità (24/08/2010)


Rissa nella notte in via Padova
tre feriti, un peruviano è grave


Una rissa con tre feriti si è verificata la scorsa notte in via Padova. Uno dei tre è ricoverato in gravi condizioni. E' accaduto poco dopo mezzanotte in via Chavez, una delle traverse che collegano via Padova con via Leoncavallo, non distante dalla stessa zona dove, nel febbraio scorso, l'omicidio di un giovane egiziano scatenò una rivolta della comunità.

Secondo quanto riferito dalla polizia, a rimanere coinvolti sono stati un peruviano di 20 anni, il più grave, che ha ricevuto una bottigliata al ventre, e due salvadoregni di 20 e 22 anni, feriti, sempre con cocci di bottiglia, rispettivamente all'addome e alla testa. I tre, secondo una prima ricostruzione, avrebbero litigato fra di loro, anche se non si esclude che alla rissa possano aver partecipato altri sudamericani.
milano.repubblica.it/cronaca/2010/08/23/news/ordine_pubblico...


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Via Padova, dormitoio per clandestini

In 5 in pochi metri quadrati, chiesto sequestro alloggio. Il vice Sindaco De Corato annuncia: "A settembre potrebbero scattare i primi sigilli: già 44 le richieste avanzate"
L'appartamento di via Padova dove vivevano stipati i 5 clandestini

Milano, 20 agosto 2010 – “A seguito di controlli la Polizia Locale ha scoperto un nuovo dormitorio per clandestini in via Padova. In un locale di circa 30 mq dormivano 5 extracomunitari, tra cui l’affittuario. Un egiziano, irregolare, è stato accompagnato all’Ucaf per i relativi accertamenti e in Questura per i conseguenti provvedimenti di espulsione. Gli occupanti hanno dichiarato di pagare ognuno circa 140 euro al mese. Al titolare del contratto d’affitto e al proprietario, un italiano, sono state contestate le violazioni all’ordinanza e sanzionati per 450 euro. La Polizia Locale farà richiesta alla Procura di sequestro dell’alloggio”.
Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato.

“Solo lo scorso 5 agosto – spiega De Corato – i vigili avevano scoperto in via Chavez, zona sempre di via Padova, un altro dormitorio, un bilocale fatiscente di circa 25 metri quadri con 8 posti letto, occupato anche da trans sudamericani. Grazie all’ordinanza che ha stimolato la proficua collaborazione di amministratori condominiali (92 segnalazioni) e residenti (38 tra esposti e querele) stanno emergendo numerose situazioni borderline, sovraffollamento per affitti in nero a irregolari, impianti a rischio, pessime condizioni igieniche-sanitarie. Con quello scoperto oggi, solo per via Padova, salgono a 44 le richieste di sequestro di alloggi locati a irregolari inoltrate dalla Polizia Locale alla Magistratura. E grazie al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e al sostituto procuratore Maria Letizia Mannella è stato elaborato un protocollo operativo che consentirà di operare meglio in materia di confische. Il che ci fa ritenere che a settembre potrebbero scattare i primi sigilli di alloggi affittati a clandestini”.

“Come dimostrano i dati e i continui ringraziamenti che ricevo da residenti e commercianti della zona. – aggiunge De Corato – la Polizia Locale sta svolgendo un’importante azione di sicurezza e prevenzione. Solo nell’area di via Padova sono 265 gli appartamenti sottoposti a controllo, 641 le persone identificate complessivamente, 174 le denunce e 12 gli arresti, 54 gli alloggi segnalati all’Asl, 101 all’Ufficio Igiene, 5 quelli dichiarati inagibili, 14 gli impianti a gas pericolosi sequestrati. Nel quartiere sono state depositate finora 1.325 schede autocertificative (682 da proprietari, 643 da affittuari). E sono 51 i contesti per violazione all’ordinanza”.
www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/rapporti+consiglio+comunale+e+attuazione+del+programma+sicurezza/sicurezza-appart-cla...
[Modificato da ccc56 24/08/2010 08:19]
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Legalità sempre più a rischio in sette zone di Milano. La mappa delle aree urbane ad alto tasso di disagio
Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 07:54.

Altro che capitale morale. A Milano lo Stato non induce più rispetto e non fa più paura.
I ragazzi italiani che domenica in piazzale Corvetto hanno circondato un vigile e lo hanno picchiato («cosa fai sbirro, devi mollare il nostro amico, così capisci chi comanda») hanno mostrato quanto il disconoscimento dello Stato abbia preso piede a pochi chilometri dal Duomo, non a Gela o a Locri. E, ieri, l'ennesima rissa con feriti in via Chavez, una traversa di via Padova, e l'accoltellamento con morto (un albanese) alla Bovisa.
Milano alza le serrande dopo le ferie e si scopre così: violenta e abitata da milanesi che, per usare le parole dei ragazzi accorsi a piazzale Corvetto a difendere un loro amico dal "ghisa", dell'autorità «se ne fottono».
Secondo una stima compiuta dal Sole 24 Ore su dati forniti dal dipartimento di urbanistica del Politecnico di Milano, sono almeno 150mila i milanesi che abitano in zone colpite da un misto di disagio esplicito e paura opaca, criminalità organizzata professionale e balordi di strada. Una città di medie dimensioni. La cartina è presto fatta. Fra le 40mila e le 50mila persone si trovano a ridosso di piazzale Corvetto. Nella via Padova che ospitò la mitica "mala" degli anni Settanta se ne trovano fra le 50mila e le 60mila. In viale Sarca, intorno alle case pubbliche occupate e gestite dalle cosche, ce ne sono fra le 30mila e le 40mila. A Ponte Lambro, dove nemmeno il razionalismo dei progetti di Renzo Piano ha lasciato il segno, eccone altre 5mila. Infine, abitano in 5mila allo Stadera che sulla mappa noir rappresenta un fiore perché dà segnali deboli di vita e di rinascita. Un conteggio per difetto, da cui sono escluse periferie come Quarto Oggiaro, che nella loro staticità (le due terribili d, delinquenza e droga) sembrano cadute nel dimenticatoio. Quasi nessuno ne parla più, di Quarto Oggiaro.

«Sono fenomeni molto diversi», specifica l'urbanista del Politecnico di Milano, Matteo Bolocan. C'è la situazione dura e incancrenita delle case di viale Sarca, dove opera una vera criminalità organizzata di stampo mafioso, con il controllo militare del territorio e le ricadute sulla mentalità di chi subisce tutto questo. «E ci sono pezzi di città più contraddittori – aggiunge Bolocan – in cui le sacche di segregazione sociale non producono sottoculture permanenti e caratterizzate da un territorio preciso. Come in via Padova, dove si alternano spaccati di buona integrazione a focolai più problematici».
Fra le criticità di via Padova, il conflitto fra stranieri: è di pochi giorni fa la semiguerriglia urbana fra bengalesi e nordafricani («la zona a ridosso di piazzale Loreto con lo spaccio resta una polveriera quotidiana e qui come in altri punti di Milano la sera scatta il coprifuoco con la chiusura obbligata dei locali», osserva Mario Furlan, fondatore dei City Angels). Nella città in cui investono le mafie di tutto il mondo, con una particolare abilità e intensità quella calabrese, non sempre la delinquenza si è cristallizzata in una organizzazione e non sempre lo sputo al vigile urbano, al poliziotto, al carabiniere o al soldato su una camionetta è diventato un fertilizzante velenoso per il grande crimine. «Però – insiste Don Colmegna, che conosce a fondo Milano con i suoi spasmi – va registrato un crescente stress emotivo dato dalle scelte della politica: l'uno contro uno e la linea repressiva sono semi che alzano il livello dell'emotività e possono trasformare gli agitati in balordi e i balordi in criminali. Nessuno cerca più la mediazione sociale: piazzale Corvetto era uno dei simboli dei contratti di quartiere, a parte molte belle parole tutto è stato azzerato». A lungo si è rifiutato il paragone con le banlieue parigine: «Scusate la parolaccia – continua Don Colmegna – ma così si "strutturalizza" il conflitto e lo si rende permanente».

Il governo del territorio diventa qualcosa di difficile da maneggiare. E non ci sono più isole felici, con lo spaccio e la delinquenza che arrivano a lambire il verde di San Siro, che fino a poco tempo fa sembrava avere come unici problemi i decibel dei concerti e i parcheggi durante le partite. Nella città ancora scossa dagli ultimi episodi, si creano inedite vicinanze: e, così, al prete dei rom Don Colmegna dà di fatto ragione Antonio Intiglietta, potente uomo della Compagnia delle Opere e vicesindaco nel lontano biennio '92-93, nella giunta Borghini spazzata via dal crollo della partitocrazia. «Avevo la delega alle periferie – ricorda Intiglietta –, costituimmo un punto di ascolto e un coordinamento fra le forze dell'ordine che permettesse la preparazione di un report da inviare agli assessori della giunta ogni quindici giorni. Dopo sei mesi, la giunta cadde e non se ne fece più nulla».

Da allora, per Intiglietta la sicurezza e le sorti delle periferie sono rimaste un punto fermo: ha contribuito alla preparazione del programma della Moratti con l'idea della politica di marketing di controllo del territorio, con l'analisi del rischio e dei fattori di degenerazione sociale, dalla droga alla criminalità: «Una mappatura della città semplice e efficace. Se a Palazzo Marino ne hanno fatto qualcosa? Direi di no. Non chieda a me il perché».

Nella Milano che prova a capire con razionalità cosa le sta succedendo, vi sono alcune distinzioni da fare. Per esempio la non assimilabilità di via Paolo Sarpi ai quartieri dove il senso dello Stato sta venendo meno, come dimostra il caso di piazzale Corvetto. «I disordini di Chinatown – dice Elena Granata, urbanista del Politecnico specializzata nell'integrazione delle diverse etnie – sono stati un tipico caso di conflitto economico fra abitanti italiani e commercianti cinesi, che è stato risolto con una semplice norma se non condivisa, almeno accettata. Per ora la situazione regge».

Come tiene bene l'attività di recupero dello Stadera, negli anni 90 simbolo della Milano cattiva, che grazie a una bonifica massiccia delle famiglie mafiose e alla riqualificazione degli spazi urbani dal 2004 è migliorata non poco. Anche se, Stato o non Stato, repressione o mediazione sociale, la violenza cieca e inspiegabile è sempre dietro l'angolo: il 6 agosto proprio allo Stadera il pugile ucraino Oleg Fedchenko ha ucciso la filippina Emlou Arvesu, madre di due figli di 11 e 17 anni, colpevole soltanto di averlo incontrato per strada, dopo che la fidanzata lo aveva lasciato.
www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-08-23/legalita-sempre-rischio-sette-231202.shtml?uuid=...
[Modificato da ccc56 24/08/2010 09:51]
ccc56
25/08/2010 11:03
 
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DROGA A MILANO
L’abusivo reagisce: 4 agenti all’ospedale


C’è una classifica molto poco edificante. Riguarda la Milano che spaccia, che vende droga agli angoli della strada. L’ha stilata la questura, la polizia, dopo sette mesi di attività di agenti continuamente in azione. In particolare il personale dell’Uocd (l’Unità operativa criminalità diffusa) della sesta sezione della squadra mobile, creata per volontà del questore Vincenzo Indolfi da qualche anno e diretta dal vice questore aggiunto Patrizia Peroni. Questi ragazzi che girano la città giorno e notte - insieme ai colleghi delle Volanti, dei commissariati insieme a quelli del Reparto prevenzione crimine - negli ultimi 7 mesi praticamente hanno arrestato due spacciatori ogni 24 ore, 385 pusher in totale fino al 31 luglio. E in testa alle zone «calde» - con ben 109 persone finite in manette per spaccio - c’è la zona delle Colonne di San Lorenzo e di via Vetere, a due passi dal parco delle Basiliche, quindi tutta la zona dei Navigli.
Secondo posto per quello che è considerato - anche secondo quanto emerso dalle recenti indagini della Procura - il cuore della movida cittadina, cioè corso Como dove si trovano le discoteche «Hollywood» e «The Club», finite appunto sotto sequestro.
A pochi passi dai locali frequentati dai vip e nel quartiere Isola sono 63 gli arresti messi a segno nei primi sette mesi dell’anno. Altri 32 arresti sono stati eseguiti nella zona vicino a viale Monza e via Padova, 34 invece nell’area Porta Genova -Lorenteggio e altri 13 in zona Sempione.
Sempre ieri, sempre gli investigatori della sesta sezione della Mobile, hanno comunicato l’arresto dell’ennesimo pusher. Un albanese di 33 anni, trovato in viale Certosa con della sostanza da taglio, 85 grammi di cocaina e 450 euro in contanti.
L’uomo è stato fermato nel corso di alcuni controlli effettuati nella zona sulla base di segnalazioni che avevano riferito la presenza di uno spacciatore nei pressi di un vicino fast food. Nel suo appartamento, in via Cascina Bianca (zona Boffalora) sono stati poi ritrovati altri 84 grammi di cocaina, la sostanza da taglio per 1 chilo e 400 grammi, un bilanciono e materiale per il confezionamento delle dosi. Nell’appartamento c’erano anche due ucraini, entrambi clandestini.
Duro il commento di Romano La Russa - coordinatore provinciale del Pdl e assessore regionale alla Sicurezza, protezione civile e sicurezza - dinnanzi ai dati diffusi dalla questura.
«Mi congratulo con i poliziotti per la continua azione di contrasto al fenomeno droga a Milano. Ora non bisogna abbassare la guardia ma continuare su questa strada, con fermezza e durezza. È quanto ci chiedono i cittadini. A tal proposito propongo il carcere duro per gli spacciatori. Solo così - ha precisato la Russa - si potrà debellare un fenomeno che ogni anno miete migliaia di vittime; anzi dico di più: non mi scandalizzerei se qualcuno chiedesse l’introduzione della pena di morte per chi vende la morte».

www.ilgiornale.it/milano/labusivo_reagisce_4_agenti_allospedale/04-08-2010/articolo-id=465345-page=0-co...
ccc56
25/08/2010 11:28
 
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NO AI GHETTI URBANI
Pubblicata il 18/08/2010 alle 14:41:54 in Politica
Casa. Verga: “No ai ghetti urbani, puntiamo sul mix sociale per riqualificare insieme ad Aler il quartiere S. Ambrogio”


L’assessore Verga annuncia che Comune e Aler, rispettivamente proprietari del complesso Sant’Ambrogio 1 e Sant’Ambrogio 2, lavoreranno insieme per sperimentare un modello di recupero dell’area, in un’ottica di diversificazione e di integrazione


(mi-lorenteggio.com) Milano, 18 agosto 2010 – “Il Comune di Milano è impegnato a promuovere la creazione di mix sociali all’interno dei quartieri o dei singoli stabili per cambiare volto ai cosiddetti quartieri-ghetto”. L’assessore alla Casa Gianni Verga riassume così la strategia con cui avverrà la razionalizzazione e riqualificazione degli stabili di edilizia residenziale pubblica nel quartiere Sant’Ambrogio. “Vogliamo infatti – prosegue Verga - che questa zona, caratterizzata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dal declino delle funzioni commerciali, ritorni a essere un centro vitale, in cui si mescolano famiglie di ceto medio, anziani, studenti universitari”. Il mix sociale è già stato sperimentato positivamente dal Comune nell’immobile di piazzale Dateo – in cui convivono canoni sociali, moderati, studenti, e l’AgenziaUni che sostiene gli universitari alla ricerca di un alloggio – e nelle nuove case in via Appennini, angolo via Gallarate, inaugurate lo scorso dicembre.

L’assessore Verga annuncia che Comune e Aler, rispettivamente proprietari del complesso Sant’Ambrogio 1 e Sant’Ambrogio 2, lavoreranno insieme per sperimentare un modello di recupero dell’area, in un’ottica di diversificazione e di integrazione. A questo scopo sarà costituito un gruppo di lavoro, composto da personale delle Direzioni Centrali Casa e Sviluppo del Territorio del Comune, e da rappresentanti dell’ Aler.
Nei due complessi residenziali verrà incrementata l’edilizia sociale e definito un mix abitativo attraverso l’articolazione dell’offerta di alloggi e mirate modalità di assegnazione per favorire l’ingresso di nuova popolazione, soprattutto giovani.
Saranno riqualificate le infrastrutture e studiati interventi volti al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni.
Gli alloggi situati nei caseggiati in condominio verranno venduti e i proventi saranno utilizzati per riqualificare l’ambito, i servizi o le infrastrutture.
I nuovi alloggi saranno:
- in parte in locazione perpetua a canone sociale
- in parte in locazione a canone convenzionato, anche con patto di futura vendita
- in parte in vendita a prezzi convenzionati.

Le risorse necessarie per realizzare l’intervento saranno reperite con la partecipazione ai programmi regionali e nazionali di finanziamento e, se necessario, mediante il coinvolgimento di risorse di altri soggetti pubblici e privati.

Il quartiere Sant’Ambrogio

Il quartiere Sant’Ambrogio si trova nella periferia sud di Milano, tra l’asse di via Famagosta e il Parco Agricolo Sud, in prossimità
dell’Autostrada dei Fiori.

Il complesso Sant’Ambrogio 1, di proprietà comunale, è stato realizzato tra il 1964 e il 1965 e il complesso Sant’Ambrogio 2, di proprietà dell’Aler Milano, tra il 1971 e il 1972.
La zona è accessibile grazie alla Linea 2 della metropolitana con la fermata Famagosta e con il prolungamento fino ad Assago.

A Milano Comune e Aler sono complessivamente proprietari di oltre 75mila alloggi, spesso coagulati in quartieri o ambiti di edilizia residenziale pubblica, caratterizzati dalla compresenza di patrimonio residenziale comunale e di Aler.


www.mi-lorenteggio.com/news/8874
ccc56
25/08/2010 12:05
 
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Dove abitano i ricchi a Milano?


[Modificato da ccc56 25/08/2010 12:06]
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25/08/2010 13:05
 
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Re: Dove abitano i ricchi a Milano?
ccc56, 25/08/2010 12.05:







che poi è sempre lo stesso "modo" di dividere che si ha a Roma.
Al centro i più ricchi e poi via via in cerchi concentrici verso l'esterno (le periferie) ci sono i meno abbienti.

A Napoli invece ho notato che il centro è più un casino.Passi da un quartiere degradato ad uno "per VIP" facendo tipo 10 metri.

Ma su a Milano non c'è stato l'assalto "al centro" di Cinesi et simila?

_____________________________________________________
Complottismo? No, Grazie!!!
25/08/2010 15:14
 
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Non sarà cambiato molto, ma state parlando di un grafico di quasi 10 anni fa........
Ora il blu è in centro (tutti poveri o nulla tenenti) e il rosso in periferia (impiegati e operai che dichiarano tutto fino all'ultimo centesimo) :) :) :)
[Modificato da xyzfra 25/08/2010 15:15]
25/08/2010 20:40
 
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Re: Dove abitano i ricchi a Milano?
ccc56, 25/08/2010 12.05:






Interessante, a roma non sono così omogeneamente distribuita verso il centro, ma hanno diramazioni ed enclavi, tipo Olgiata. Cmq sarebbe interessante vederene una per roma

25/08/2010 23:17
 
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Re:
xyzfra, 25/08/2010 15.14:

Non sarà cambiato molto, ma state parlando di un grafico di quasi 10 anni fa........
Ora il blu è in centro (tutti poveri o nulla tenenti) e il rosso in periferia (impiegati e operai che dichiarano tutto fino all'ultimo centesimo) :) :) :)




ho letto il tuo messaggio e mi e' venuto da sorridere.
e' vero il grafico e' del 2001 ma non e' cambiato nulla. io sono nato a milano ed e' sempre stato cosi'. anche 50 anni fa. le zonacce di ieri sono le zonacce di oggi.
30, 40 anni fa la periferia milanese era degradata, oggi lo e' ancora di piu'. le zone centrali e semicentrali erano le zone delle persone benestanti e lo sono anche oggi. la semiperiferia si salva in alcune zone, in altre no.
dove stanno riqualificando e' sempre in centro, poco in periferia.
corvetto faceva paura allora e lo stadera era terra di balordi e spostati, oggi si sono aggiunti gli zingari e gli spacciatori o il racket delle case popolari.
non e' cambiato niente, no anzi, e' peggiorato.

ccc56
26/08/2010 07:51
 
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QUARTIERE STADERA
Stadera, nella casbah degli abusivi
Centinaia di case Aler occupate, 140 agli arresti domiciliari. Ma anche murale dei bimbi sull'amicizia. Case-fogna come a Bucarest

Tra la via Palmieri e via Barrili, c'è un quartiere che credo venga definito come il quadrilatero delle quattro corti. È il quartiere Stadera, in viale Cermenate, dove ha fatto sosta il camper del Corriere. È forse esagerato definirlo il Bronx milanese, a ridosso di una grossa comunità di rom che si è installata nel territorio e che costituirebbe una grave minaccia per gli «indigeni». «Abbiamo già messo un cancello di ferro — dice Geronimo Meynier, 67 anni, che qui è nato e vissuto — per proteggerci dagli zingari, che dovranno restar fuori dalla nostra terra».
Sembra un linguaggio da Far West, dei tempi di John Wayne: e siamo invece nel centro di Milano. Il signor Meynier è favorevole alle maniere forti per contenere il flusso degli immigrati. Ricorda ad esempio che in Grecia hanno sparato una cannonata su un'imbarcazione di clandestini: «E da allora — conclude — nessuna barca ha mai osato navigare nell'Egeo, verso le coste elleniche». Perito tecnico, Meynier è stato anche negli Stati Uniti e ha potuto constatare che a San Francisco non esiste il problema dei rifiuti, perché — dice — gli americani hanno fatto sempre prodotti riciclabili... Ma prima della grande avventura americana ha avuto una grossa parentesi cinematografica, comparendo in 18 film, tra cui La grande guerra con Gassman e Sordi. Ma in questo film ha fatto scena muta: «Ho fatto il morto — precisa — e i morti non parlano ».
«Qui si vive in un clima di continua paura — afferma —, colpa dei rom. Basta fermarsi ai cancelli della scuola Occhetti, che dall'asilo infantile porta al liceo scientifico. Ebbene, c'è una suora che non fa uscire i bambini fino a quando non vede i genitori pronti a riceverli per scortarli a casa... a Milano è tutta un'anarchia. Non ho mai visto nessuno che timbra i biglietti del tram. Tanto meno i rom».
In via Spaventa, i grandi condominii offrono un'immagine di decoro urbano e sicurezza: ma basta varcare un ingresso per trovare qualche sorpresa. Soprattutto al piano terra, dove spesso l'abitazione di una famiglia consiste in una sola stanza. È il caso di un anziano signore pugliese, in precarie condizioni di salute, che vive solo col figlio, anche lui come stordito e spento benché abbia solo 37 anni. Quando entriamo, il «vecchio » è a letto sotto una coperta e sta fumando. Nel locale c'è quanto basta all'esistenza, se non alla sopravvivenza. La cucina economica, che è perennemente spenta («non possiamo allacciarci alla corrente perché siamo abusivi») fa da tavolo, il frigo è quasi vuoto, tutto è spento fuorché il televisore, che propone una vita allegra e spensierata.
Gabinetto e bagno sono confinati in un rettangolo di due metri scarsi con ragnatele viscide alle pareti, il water è otturato da una bottiglia per impedire che ricompaia sul pavimento il rattaccio dell'altra notte e di tant'altre notti cacciato a bastonate dal figlio, geloso della sua privacy. I due non possono permettersi un'esistenza né un tugurio migliore. Il vecchio, che faceva l'imbianchino in nero, percepisce una pensione di 395 euro al mese. Il giovane, che si lagna della sua vita con una voce d'oltretomba, è disoccupato da sempre e basta solo guardarlo per capire che la prospettiva di un qualsiasi lavoro è lontana anni luce.
Quattro passi più in là, nello stesso quartiere, incontriamo un altro inquilino che ha passato la sessantina e pure divide, con un figlio, quanto gli resta da vivere. Ha le dita ingiallite del fumatore (l'unico vizio, ammette) ma la fase finale della sua esistenza è ulteriormente aggravata dalla presenza d'una figlia invalida, che deve spingere su una carrozzella. «Io abito al terzo piano — racconta — ma l'androne d'ingresso è spesso invaso dall'acqua e nelle mie condizioni non so proprio come cavarmela». Dice di aver lavorato per 23 anni come grafico alla Rizzoli (a Palmanova) e non aggiunge una parola per spiegare come sia affondato in una situazione così angosciosa. In gioventù aveva imparato l'arte del restauro dei mobili antichi e aveva avuto anche, tra i suoi clienti, il sovrintendente della Scala dei tempi d'oro, Ghiringhelli. «Adesso — dice come per scusarsi — faccio delle piccole riparazioni per i miei vicini di casa. Ma tutto gratis. Come potrei farmi dare qualche euro da una povera donna che non ha neanche i soldi per il pane?»
Nello scantinato sotto il suo appartamento trovano rifugio dei disperati più disperati di lui: un buco, anzi un cunicolo con coperte e materassi sudici, lattine vuote di birra, bottiglie e secchi di plastica. «Proprio come i ragazzi dei tombini sotto la Gare du Nord di Bucarest» aggiunge ricordando (lui, lettore del Corriere) una mia lontana corrispondenza dalla Romania. Il pellegrinaggio nella miseria continua. Siamo in via Neera, sempre zona quadrilatero. Negli scantinati dei grandi condomini si trovano «siringhe e perfino armi» e qualcuno precisa che in un certo numero civico di via Palmieri la polizia ha trovato tempo fa 270 siringhe. Nelle due strade — via Palmieri e via Barrili — 140 persone sono agli arresti domiciliari. E c'è chi ricorda che in un processo del '92, 119 malavitosi vennero condannati a 1040 anni di reclusione.
È consolante che in uno di quei condominii stia trascorrendo gli ultimi anni della propria vita Emma Grandini, novantasettenne, grande eroina della Resistenza. Si respira poesia, invece, all'interno di un edificio dove una signora argentina, Margarita Clement sta affrescando un muro con la collaborazione dei bambini della scuola del circondario. Colori tenui e leggeri come nei murales messicani e latino-americani, dove sono affratellati personaggi e uomini di Paesi diversi, dalla Bulgaria ai Paesi del Marocco e delle Filippine e all'Italia. Insieme alle Ande, ai vulcani, ai fiumi e ai mari del Pianeta, una bambina di Lecco ha dipinto il suo lago e le sue montagne.
[Modificato da ccc56 26/08/2010 07:51]
ccc56
26/08/2010 07:54
 
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STADERA....................LA BAIA DEL RE
La Baia del Re (oggi quartiere “Stadera”)
Posted on April 9, 2010 by poq

Gli abitanti della zona decisero di chiamare “Baia del re” il proprio quartiere rifiutandosi di usare il nome imposto dal regime fascista.
Scelsero dunque quello che fu l’ultimo avamposto scandinavo da cui partì la sfortunata spedizione internazionale che negli anni trenta tentò l’esplorazione del Polo Nord in dirigibile. Il quartiere era infatti posto nell’estrema periferia sud della città. Da allora la città è cresciuta e il quartiere si trova ormai alle porte del centro, eppure rimane ancora oggi
sul confine tra emarginazione ed integrazione, tra degrado e riscatto.
Esistono ancora posti dove non servono né soldi né documenti? Sì, alla Baia del Re. Qui il circolo propone due scuole d’italiano: la scuola Driss Moussafir (serale) e la Scuola Popolare per donne straniere (diurna). Se invece non hai una casa, se nono hai i soldi per l’affitto, se hai occupato un alloggio, puoi rivolgerti allo Sportello Casa, realizzato in collaborazione con il Sicet. Per i più piccoli ci sono i laboratori ludici e per i ragazzi di medie e superiori, il doposcuola.

Il seguente articolo è tratto da anniquaranta.blogspot.com/

Nasci alla Baia del Re, e nemmeno sai che significa… Quante volte ho sentito ripetermi questa frase? Nemmeno una, quasi nessuno sa che il quadrato compreso tra le vie Montegani, Palmieri, Barrili e Neera e Naviglio Pavese si chiama così, tranne qualche simpatico vecchietto o vecchietta, che forse avrebbe anche fatto carte false per andarsene, di tanto in tanto, ma dove poi non si sa, e quindi è meglio rimanere qui, che mi sono affezionato.
Ci nasci, e basta. E non ti fai nemmeno tante menate pseudo sociologiche sulla zona degradata, sulla delinquenza che domina incontrastata, sulla povertà e sull’emarginazione. E’ la tua zona, sono i tuoi amici, la tua scuola materna e elementare, ma la scuola media e quella superiore non è che siano tanto distanti, questione di metri.
E’ il tuo oratorio, dove giochi a pallone tutte le volte che puoi, con tutti quelli che passano di lì: partite memorabili, anche due contro due. Partite che hanno creato legami che durano, anche se non frequenti più. Pomeriggi interi a giocare a calcio balilla, bevendo le spume nere della signora T, primo ed unico esempio di autorità costituita e riconosciuta alla Baia del Re.
Sono molti dei tuoi amici, che magari rivedi dopo vent’anni e ti rimetti a parlare con loro come se avessi smesso il pomeriggio precedente: Giacobbe, diventato pugile, orgoglio della zona e non solo, per sua fortuna; Max, icona della Fossa dei Leoni, portiere imbattibile cresciuto a pane e Milan, solo un po’ miope; Moreno, il sosia del conte Oliver del gruppo TNT, però migliore dell’originale negli affari; Fabrizio e quelli come lui, accasati ma ricchi di vita e di cose da raccontare.
Ci nasci, e magari ci fai il rilevatore per il censimento, perché nessuno ha il coraggio di andare in quelle case, in quei cortili. Ci vai, e non che tu sia coraggioso o incosciente. Ci vai e basta. E vedi cose indegne di un paese civile, muri ammuffiti e vecchiette barricate in casa per paura di tutto, ma anche malavitosi che si sono creati una reggia abusiva che sembra di stare in un altro mondo. Ci vai e vedi egiziani ingegneri, avvocati e fisici che sono qui a fare i sottocuochi perché si guadagna di più così e mandiamo a casa la metà dei soldi e a casa ci torneremo presto, perché qui ti trattano di merda.
Ci nasci e vadi dal balcone retate della polizia degne di un film americano, elicotteri che sorvolano la zona, strade bloccate da mezzi blindati, uomini col passamontagna che entrano dalle finestre delle case.
Ci nasci e ci vivi in strada, quando sei piccolo, in bici magari, col rischio che se sbagli strada, o ora, la bici vola via. Ma si sa, adesso è molto più pericoloso, una volta invece sì che si viveva bene.
Ci nasci e magari temi gli immigrati, ma all’epoca erano della "bassa Italia", mentre adesso sono nordafricani, cinesi, cingalesi, russi.
Ci nasci e ci fai la guerra partigiana, combatti per la libertà, e magari ci muori.
Ci nasci e la convivenza è sempre difficile, ma non te ne vai. Non puoi. Non riesci. Adesso poi che il quartiere è stato ristrutturato… O no?
Dedicato alla Baia del Re, nome attribuito alle case popolari costruite nella periferia sud di Milano in onore al comandante Umberto Nobile, che alla guida del dirigibile Italia raggiunse il polo nord con una sfortunata spedizione nel 1928, partendo proprio da qua.


poq.noblogs.org/post/2010/04/09/la-baia-del-re-oggi-quartiere-...
[Modificato da ccc56 26/08/2010 07:55]
ccc56
26/08/2010 09:30
 
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zona sempione- quartiere che tiene
Milano-Zona Sempione
Visto che è un tour dedicato a milano posto fuori dalle foto di Milano generiche. Ieri mattina complice la bella giornata (a parte il freddo) ho inforcato la mia fida bici e dall'allegro quartiere di pratocentenaro mi sono fatto un bel viaggetto fino a pagano...da li tour fotografico in zona sempione. pagano, buonarroti, fiera....devo dire che questa parte di Milano mi lascia sempre a bocca aperta, avrei fatto il doppio delle foto ma gli scorci e le architetture (soprattutto d'epoca) che meritavano uno scatto erano davvero troppe....

Iniziamo da via buonarroti, all'inizio di uno degli assi via paganoza piemonte-via washington). Questa villa è utilizzata come clinica credo....


Ora qualche casa d'epoca in via XX settembre...


Questa è la via XX settembre presa dal "tornante" che scavalcando i binari delle Nord porta a viale alemagna e al parco sempione..


casa di giò ponti (cioè proprio la sua) randaccio/eupili

[IMG]http://i34.tinypic.com/2ef832g.jpg[/IMG]

via pagano






corso sempione








Gianni Brera: "Milano è la sola città europea d'Italia. Il carattere dei milanesi è di gran lunga il più aperto e cordiale che si conosca fra gli italiani, lombardi e no. La loro operosità viene scambiata per ingordigia da tutti coloro che non sono operosi come loro e nemmeno tanto abili nel cavarne profitto. Alla cultura tributano omaggi che gli altri, invidiosi e malevoli, considerano alla stregua di una vieta espiazione: gestiscono giornali e case editrici i cui collaboratori sono i primi a incoraggiare i luoghi comuni avversi a Milano".

via massena- sempione
[IMG]http://i36.tinypic.com/2zsa5uu.jpg[/IMG]

Viuzze nascoste, dimore nascoste: sempione





via alberto da giussano - pagano

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ccc56
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ZONA SAN SIRO
Piantato nel mezzo della città, vicinissimo ai futuri grattacieli di Citylife e a piazza Piemonte, alla sede del Sole 24 Ore e alle ville e ai giardini privati della zona dell’ippodromo, c’è un quadrilatero di alloggi miseri e desolati grande quasi come il parco Sempione. Trecentosettantamila metri quadrati di superficie e undicimila residenti, di cui seimila che vivono nei centoventiquattro palazzi ancora di proprietà dell’Aler. Oltre i tanti numeri si disegna un’utopia urbanistica che il tempo e l’incuria hanno trasformato in un centro di esclusione, illegalità e rancore. E’ qui che abitava il libico Mohamed Game, attentatore della caserma Perrucchetti lo scorso ottobre.
Costruito dal 1935 al 1947 in stile razionalista, il quartiere San Siro, il più grande di edilizia sociale della città, è rimasto praticamente abbandonato a se stesso a partire dai tardi anni Settanta. All’inizio del Duemila aveva raggiunto livelli di degrado abitativo così estremi da dare il via a un lungo programma di riqualificazione. I lavori dovrebbero finire entro il 2011. La centrale di teleriscaldamento e il nuovo arredo urbano di piazzale Selinunte, il centro del quadrilatero, sono stati inaugurati qualche mese fa.

Non tutte le immagini del quartiere in Google street view sono già state aggiornate al dopo-ristrutturazioni. Vale la pena affrettarsi a vederle per conservare una testimonianza delle scandalose condizioni in cui San Siro era ridotto, in particolare nelle strade interne, le più strette e claustrofobiche.
Chi abita nel quadrilatero di San Siro? All’avvio del “Contratto di Quartiere II”, nel 2002, oltre il 62% degli abitanti aveva più di 60 anni. Quasi il 4%, cioè 400 persone, avevano disagi psichici ed erano classificate come “malati mentali“. C’era poi un altro 25% di residenti stranieri. Una cifra che al 31 dicembre 2008 era salita al 30% circa. Alla scuola elementare pubblica “Lombardo Radice” di via Paravia, quest’anno, iscritti in prima c’erano soltanto bambini stranieri.

E poi c’è la questione degli occupanti abusivi. Quattrocentocinquanta in tutto, 160 soltanto nelle piccole vie Tracia e Preneste. Ogni tanto, negli ultimi mesi, scortati dalla polizia arrivano gli uomini dell’Aler a sfrattare qualcuno. Prima di oggi era successo a gennaio, al 4 di via Tracia. Ad ogni sgombero scendono in strada gli altri inquilini irregolari, fiancheggiati dai ragazzi dei centri sociali.

Dietro alla riqualificazione dell’area, sostengono i manifestanti, ci sarebbero le mire di speculazione edilizia da parte di qualche imprecisato costruttore in vista dell’Expo. Sarà vero? A dicembre il presidente dell’Aler, Loris Zaffra, aveva dichiarato: «A San Siro le case popolari sono a poca distanza dall’area dove sorgerà Citylife. Se possiamo costruire case nuove a poca distanza e i residenti ne hanno un segno tangibile, iniziamo a liberare i 6mila alloggi e non è escluso che una parte di quell’area possa essere rimessa sul mercato».




martedì 9 febbraio 2010
San Siro, ecco il dossier ristrutturazione
Il dossier che traccia il futuro di San Siro è un libretto di 40 pagine che porta l’intestazione «Uefa Euro 2016». Un fascicolo fitto di numeri, disegni, progetti, piantine, ripreso dal Corsera. Guardando le immagini elaborate al computer, si scopre che addosso allo stadio, su tre lati, verranno costruite altrettante strutture a semicerchio di quattro piani, più parcheggi. Spazi dedicati alle manifestazioni, i convegni, l’accoglienza, i media. Con quelle strutture di acciaio e vetro, il «vecchio» Meazza, dopo le torri del terzo anello e la copertura costruita per i Mondiali del 1990, diventa ancora più avveniristico.

Bisogna poi esaminare le piantine per scoprire le linee della riqualificazione nell’intera area esterna, compreso lo spazio del vecchio palazzetto crollato nel 1985. Parco, parcheggi sotterranei, piccoli negozi, altre aree ospitalità. L’obiettivo è ottenere l’assegnazione dei campionati Europei di calcio del 2016 e ospitare nel nuovo San Siro un girone eliminatorio e una semifinale di quella competizione. Il dossier «Meazza» è ora in mano alla Federazione gioco calcio, che lo trasmetterà alla Uefa in vista dell’assegnazione del torneo che avverrà il 27 maggio. In corsa con l’Italia ci sono Francia e Turchia. E se dovesse essere uno di questi due Paesi a vincere la sfida? «Il nostro obiettivo — spiega l’assessore comunale allo Sport, Alan Rizzi—è realizzare i lavori comunque. Per ora speriamo di ospitare Euro 2016, ma Milano in ogni caso ha bisogno di uno stadio davvero moderno, che conservi storia e tradizione all’interno di una struttura all’avanguardia ».

Un altro capitolo del dossier riguarda la spesa. Palazzo Marino si è assunto l’impegno della copertura economica del progetto (41 milioni di euro) attraverso una delibera di giunta e una votazione in consiglio. Ovviamente gli scenari cambieranno radicalmente in caso di assegnazione o meno degli Europei. In caso favorevole è infatti ipotizzabile un contributo statale; in caso di sconfitta sarà invece il Comune a dover trovare i fondi, all’interno degli accordi con Inter e Milan che oggi regolano l’affitto e i lavori sull’impianto. Un’altra incognita è rappresentata dalle scelte della società nerazzurra, che non ha ancora scartato l’ipotesi di costruire un nuovo stadio di proprietà.

Nei giorni scorsi, a fianco del piazzale del «Meazza» sono intanto partiti i cantieri per la linea 5 del metrò. «Insieme al recupero dell’intera zona — continua Rizzi — l’arrivo del trasporto pubblico sarà fondamentale per riportare le famiglie allo stadio». Sul piazzale e nei dintorni del «Meazza » verranno costruiti nuovi parcheggi sotterranei (arrivando a un totale di 60 mila metri quadri per i tifosi, 38 mila per gli sponsor, 73 mila per gli ospiti); nuove strutture per l’accoglienza e per l’accesso dei disabili. Il tutto ruoterà intorno a un parco rotondo, nel centro del piazzale, aperto su via Tesio. Verrà così sfruttato il grande spazio dell’ex palazzetto, abbandonato da ormai 25 anni. Il progetto prevede anche un secondo confine di controllo per l’accesso dei tifosi, più «leggero» ma molto più largo dell’attuale, che dovrebbe comprendere l’intero spazio tra via Tesio e via dei Rospigliosi, fino all’ippodromo.

Tutto bello. Continuiamo però a non comprendere (o forse sì...) perché debba essere un Comune, un'amministrazione pubblica, a mettere dei soldi su una ristrutturazione del genere. Anzi, ci chiediamo il perché il Comune di Milan non dismetta lo stadio "San Siro".

stadiebusiness.blogspot.com/2010/02/san-siro-ecco-il-doss...
[Modificato da ccc56 27/08/2010 17:14]
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Quartieri sicuri a milano ?????????
Quartieri sicuri? 7 mesi in giro per Milano
8 agosto 2010
tags: Milano, Zona 8, Zona 3, Zona 5, Zona 9, Zona 4, Zona 2, Zona 6, Zona 1, Zona 7, Quartieri sicuri, quartieri insicuri, Statistiche, Cronaca nera, delitti, omicidi
di ilgirodellanera

Da gennaio a luglio fanno sette. Sette mesi di Milano – Il Giro della Nera: sette mesi in cui tutti (o quasi) gli eventi di cronaca nera della città sono stati raccolti e inseriti sulla mappa della città. Passata la metà dell’anno, ecco le prime osservazioni su tutto (o quasi) quello che è successo nel 2010, almeno per quanto vi hanno raccontato giornali, radio, tv e siti web. Ecco, insomma, una mappa dei quartieri sicuri e insicuri della seconda città d’Italia.

questo è il panorama complessivo della mappa. Non si capisce granché, vero? A vedere da qui sembrerebbe che rapine in banca e in farmacia, truffe ad anziani, furti, stupri e omicidi (nove, questi ultimi, dall’inizio 2010) si siano distribuiti in modo pressoché uniforme sul territorio di Milano, senza risparmiare alcuna zona della città. E’ un’impressione ingannevole? No, in parte è proprio così. Ma poi è anche vero che a guardare meglio, a fare zoom tra le strade, qualche differenza si riesce a trovarla.
Ecco qui sopra la situazione del quadrante nord-ovest (con parte della zona 7 e le intere zone 8 e 9). Le aree con la più alta densità di eventi di cronaca nera sono i dintorni di piazzale Maciachini, soprattutto lungo via Valassina, il viale Jenner, il quartiere di via Paolo Sarpi. Un omicidio in zona Ponte della Ghisolfa, un altro in zona piazza Firenze. Poche segnalazioni al Gallaratese-Bonola, al QT8 e nell’area dell’Ippodromo, come in tre indirizzi fondamentali della periferia nord: Affori, Niguarda e Comasina. Il quartiere in assoluto più tranquillo su questa mappa è quello intorno alla vecchia Fiera (gli unici due segnaposto blu vicino a viale Teodorico riguardano la caduta di un albero e una rapina nei padiglioni della Fiera stessa).
Qui sopra, il quadrante nord-est (zone 2, 3 e in parte 4). E’ qui che si trova la temuta via Padova, la cui presenza si fa sentire soprattutto all’altezza dei numeri civici 80-90, poco prima del ponte della ferrovia (dove si contano due omicidi, alcune aggressioni e il ritrovamento di un cadavere sui binari). Densa di segnaposto blu anche piazzale Loreto e la zona Vitruvio – Benedetto Marcello – Plinio, come i grandi viali Romagna e Fulvio Testi. Un altro omicidio in viale Abruzzi, all’altezza del civico 64. Due stranieri senzatetto trovati morti vicino alla stazione Centrale, durante l’inverno. Uno stupro di strada vicino all’Ospedale San Raffaele, all’estremo nord-est. Tranquilla via Pacini, Udine-Feltre e i quartieri laterali di viale Monza dopo il ponte della ferrovia, come anche via Melchiorre Gioia verso Greco e le strade a est di via Palmanova.
sud-ovest, qui sopra (parte di zona 4 e zone 6 e 7), la situazione sembra più tranquilla. Il quadro più allarmante a sud di San Siro: dal quartiere di piazza Selinunte a via Rembrandt e viale Pisa. Altri fatti di cronaca tra via Solari, via Foppa e piazza Napoli. Preso di mira all’inizio dell’anno il sottopassaggio pedonale di piazza Maggi. Un omicidio in via Moncucco, un altro a ovest del naviglio Pavese (il gallerista Giovanni Schubert). Poco da segnalare altrove, alla Barona, a Baggio e a Gratosoglio.
Qui sopra è il quadrante sud-est, corrispondente alle zone 4, 5, e parte della zona 6. Le aree più coinvolte in fatti di cronaca nera sono quelle del naviglio Pavese (un omicidio in via Torricelli, altri fatti sui viali Tibaldi e Cermenate), di viale Bligny, di viale Umbria all’altezza della stazione di Porta Vittoria (con una diramazione in via Anfossi). Un omicidio al Corvetto, in via Toffetti. Per il resto, pochi segnaposti blu. E’ così in viale Campania e in viale Corsica, in zona Tertulliano-Cuoco e in viale Monte Nero, come anche ad est dell’anello ferroviario, Taliedo e Forlanini, due tra le aree a più basso valore immobiliare della città. Ponte Lambro è stato menzionato dai giornali in due occasioni: un tentato omicidio e una rapina.
Qui sopra torniamo a una visione più centrale: entro i confini delle mura spagnole si inquadra la zona 1. Tra le aree più colpite, Piazzale Cadorna, il Parco Sempione (vicino alle discoteche di viale Alemagna), via Torino e l’asse via Francesco Sforza – San Babila – Quadrilatero della moda. Nessun evento, o quasi, attorno a corso di Porta Romana e corso di Porta Vittoria.

***

Da gennaio a luglio, fin qui abbiamo fatto sette. E’ tutto, allora? No, per niente. Sette mesi non bastano: ce ne vogliono dodici. Queste osservazioni sulla mappa della città sono ancora provvisorie. Per i risultati definitivi, più approfonditi e specifici, di Milano – Il giro della Nera, l’appuntamento è alla fine del 2010.

ilgirodellanera.wordpress.com/2010/08/08/quartieri-sicuri-7-mesi-in-giro-per...
[Modificato da ccc56 26/08/2010 18:16]
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altra zona che tiene eccome se tiene...................................
zona conciliazione


zona city life vista da piazza piemonte


corso vercelli


corso vercelli


sempre corso vercelli

Piazza Piemonte, sulla dex Via Sardegna in mezzo Washington a sin Via Elba


Il Teatro Nazionale sistemato a nuovo


Piazza Giulio Cesare(4 fontane) Boulevard..Buonarroti Piemonte Washington Napoli


Buonarroti con grattacielo, in mezzo il monumento di G. Verdi, sulla sin Via Giotto in fondo a dex Piazza Piemonte


piazza giulo cesare con nebbia


meravigliosa piazza giulio cesare
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i cambiamenti futuri di milano
Milano sta cambiando volto, il nuovo avanza e il vecchio se ne va non senza lasciare qualche rincrescimento. Abbiamo visto demolire pezzi di Milano e anche pezzi della nostra vita, ma come si sà, occorre andare avanti e il futuro della nostra città deve essere rimodellato anche nella sua architettura. Ci auguriamo che chi ha scelto o sta schegliendo i progetti per cambiare il volto di Milano abbia un buon cervello e una mano sul cuore, un cuore milanese, naturalmente.

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la torre velasca
La Torre Velasca di Milano è in vendita
Scritto Sabato 24 Luglio 2010 da Ilaria Macchi

Torre Velasca

Acquistare o affittare degli edifici in una città come Milano non è mai abbordabile per tutte le tasche, ma questo stupisce nel momento in cui questa possibilità viene offerta per uno dei monumenti più importanti come la Torre Velasca, che vanta una storia pari a più di mezzo secolo e attualmente di proprietà della famiglia Ligresti che gestisce la compagnia immobiliare “La Fondiaria”.

L’annuncio di questo progetto è stato reso noto alla cittadinanza attraverso un sito internet allestito appositamente e che è possibile visitare al sito internet www.operazionevelasca.com, anche se il prezzo non è stato ancora deciso. E’ presto quindi per avere a disposizione le prime manifestazioni di interesse da parte di alcuni interessati, ma oovviamente potrà far gola solamente a degli imoprenditori che hanno la volontà di investire i loro fondi in un modo diverso ma con la quasi garanzia di poter generare introiti superiori a cinque milioni di euro.

Ci sarà il tempo fino al primo ottobre per poter fornire agli interessati ulteriori informazioni e successivamente a questa data potranno essere presentate le prime offerte non vincolanti entro il prossimo 3 dicembre. Si tratta quindi di una decisione destinata a fare discutere visto che la Torre Velasca è ormai da diversi decenni uno degli edifici che hanno segnato la storia di Milano e che è stata costruita quasi in contemporanea al grattacielo Pirelli, dove attualmente hanno sede gli uffici della Regione Lombardia. Chi volesse appprofittare delle vacanze per vederla non avrà grosse difficoltà nel raggiungerla visto che si trova nelle vicinanze del Duomo e che si caratterizza di una suggestiva forma a fungo ottenuta grazie ai nove piani più in alto che appaiono più larghi dei primi diciotto piani.

ttp://www.blogmilano.it/blog/2010/07/24/la-torre-velasca-di-milano-e-in-vendita/


[Modificato da ccc56 27/08/2010 17:00]
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moschea a milano
«Ora lo dicono anche i numeri
La moschea a Milano è inutile»
De Corato: solo il 3% dei musulmani prega nei luoghi di culto. Gli abitanti di viale Jenner: la zona intorno al centro islamico è tornata invivibile

Shaari: false le stime del Comune. Ipotesi Vigorelli per la fine del Ramadan


MILANO - Si prega ancora sotto al tendone. Ricordate l'annuncio del ministro Maroni? «Chiuderemo il centro islamico di viale Jenner». Sono passati due anni e da allora, il solo passo avanti è stato l'aver eliminato la preghiera del venerdì dai marciapiedi. Poi la questione non s'è spostata di un millimetro. Il nodo resta uno solo: moschea sì, moschea no. Il vice sindaco Riccardo De Corato, non è mai stato tenero nei confronti degli islamici, così come il collega leghista Matteo Salvini. In più ci sono le proteste dei residenti di viale Jenner che sono tornati a lamentarsi per il via vai di immigrati durante il Ramadan. E ieri, De Corato, è tornato a bocciare l'eventualità di una grande moschea milanese: «Solo il 3% dei musulmani frequenta luoghi di culto».

Parole che hanno riacceso gli animi, dopo l'apertura del governatore Roberto Formigoni, che in un'intervista al Corriere il giorno di Ferragosto, aveva detto che il problema moschea a Milano andava risolto. Intanto oggi, venerdì, si torna a pregare. I musulmani lo faranno sotto al tendone del Palasharp. Sono previste come ogni venerdì dalle 3 alle 5 mila persone. La scorsa settimana i fedeli hanno occupato anche l'area esterna del tendone, oggi non sarà possibile perché il cortile è occupato dagli stand della Festa democratica. La convivenza, anche negli anni passati, è sempre stata positiva. Impossibile, invece, utilizzare il tendone di via Sant'Elia per la preghiera di fine Ramadan il 9 o il 10 settembre.

L'ipotesi è quella di affittare ancora una volta il Vigorelli: «E' certamente la struttura più adatta - afferma Abdel Hamid Shaari, direttore del centro islamico di viale Jenner -, la spesa è sostenibile». Problema risolto? «Una pezza, come al solito all'ultimo minuto». Resta quindi la domanda di fondo: quando una nuova moschea? Il vice sindaco De Corato snocciola numeri raccolti in questi anni dai vigili: «Il venerdì al Palasharp pregano non più di 3 mila persone. Per i riti del Ramadan, invece, 900 persone a frequentano il teatro Ciak di via Procaccini. Altri 600 pregano alla palestra di via Cambini, 500 in via Quaranta, 500 in via Iseo e 200 in via Padova». Numeri che sommati, secondo il Comune, non fanno più del 3% degli oltre 100 mila musulmani che vivono a Milano. Dunque, attacca De Corato, «la moschea non è una priorità». Secca la risposta di Shaari: «Sono numeri non veritieri, spot elettorali. La moschea è una necessità e un diritto. Abbiamo pazienza. Arriverà».

Cesare Giuzzi
27 agosto 2010


milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_agosto_27/moschea-milano-inutile-de-corato-17036483827...
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