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Case invendute e prezzi a picco addio al mattone come bene rifugio

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2015 12:29
10/11/2014 08:57
 
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Crollata dal 70% del 2006 al 24% di oggi la percentuale di chi considera l’immobiliare l’investimento ideale
Mattone in calo, più cash e l’italiano resta formica (Fonte: repubblica.it - 10/11/2014)

Milano - Siamo un popolo di formiche, a dispetto della crisi. Quasi metà degli italiani, il 46%, non vive tranquillo se non mette da parte dei risparmi. Lo rivela l’ultima indagine dell’Acri, l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, realizzata con Ipsos e basata su quasi 1.000 interviste di un campione rappresentativo della popolazione adulta italiana di 18 anni e oltre. Accanto a questi risparmiatori convinti, c’è un 44% di intervistati che dichiara di risparmiare, ma solo se questo non comporta troppe rinunce. Le cicale, coloro che preferiscono godersi la vita senza pensare a risparmiare, sono solo l’8% del campione, in calo rispetto all’11% del 2010. Ma il dato più importante e confortante della rilevazione Acri-Ipsos è quello relativo all’effettiva capacità di risparmiare. La quota di italiani che negli ultimi dodici mesi è riuscita a risparmiare è aumentata di quattro punti percentuali, sono ora un terzo del totale, mentre contemporaneamente si riduce, per il secondo anno consecutivo e in misura consistente, il numero di famiglie in saldo negativo di risparmio, pari a un quarto degli intervistati. «È la conferma che gli italiani sembrano aver trovato un assestamento nella crisi, ridimensionando in gran parte gli acquisti», annotano gli estensori dell’indagine. Quando si passa a esaminare come viene impiegato questo risparmio, si trova una conferma alla forte preferenza per la liquidità che caratterizza il nostro paese: ben due italiani su tre dichiarano di lasciare i propri risparmi liquidi, sul conto corrente. Tolto un 5% che non fornisce indicazioni sui suoi investimenti, tra coloro che invece investono, un 10% utilizza la maggior parte dei risparmi, un altro 20% investe solo una piccola parte. Cambia qualcosa, invece, nelle forme di risparmio utilizzate. È aumentata, infatti, la quota investita in prodotti di risparmio gestito: la percentuale di coloro che dichiarano di aver sottoscritto assicurazioni sulla vita e fondi pensione, più le prime che le seconde, è passata dal 19% al 24% (erano previste risposte multiple) e sono aumentati, sia pure in misura minore, dal 12% al 14%, anche i possessori di fondi comuni. Calano leggermente i possessori di libretti di risparmio, dal 23% al 22% e resta invariata la percentuale di italiani che possiede certificati di deposito e obbligazioni; pesano poco azioni e titoli di Stato, entrambi passati dal 7% all’8%. E oggi, alla luce dell’attuale situazione economica, in quale modo gli italiani pensano sia meglio investire i risparmi? Il “mattone” ha decisamente perso il suo fascino. La percentuale di coloro che considerano l’immobiliare l’investimento ideale, nel corso degli anni, è drasticamente calata: era pari al 70% nel 2006, nell’ultima indagine si colloca al 24%, il valore più basso dal 2001. Non attirano più gli immobili e cresce il numero di intervistati che ritiene sia il momento di investire, ma negli strumenti ritenuti più sicuri, come titoli di Stato, certificati di deposito, obbligazioni e risparmio postale, siamo al 36% del totale, nuovo massimo storico. Gli strumenti finanziari più rischiosi, fondi comuni e azioni, sono indicati solo dall’8% degli intervistati, ma il dato appare in aumento rispetto alle precedenti rilevazioni. Il problema è che resta elevato il numero di intervistati che ritiene sia più opportuno non investire affatto, sono ormai quasi un terzo del totale, nel 2010 pesavano per il 18%. Tra le motivazioni addotte, un 19% ritiene sia meglio mantenere liquidi i risparmi, un 9% dichiara di non sapere come investirli e un 4% pensa sia preferibile spenderli. Vista la tendenza a favorire gli investimenti considerati più sicuri, non stupisce che il risparmiatore italiano sia sempre più attento alla rischiosità dell’investimento, lo dichiara il 43% del totale, una percentuale in aumento rispetto al 2013. Fa riflettere, infine, il giudizio dei risparmiatori italiani sulla tutela del risparmiatore: largamente negativo, il voto medio è 4,6 in una scala da uno a dieci, e il giudizio meno impietoso è quello riservato ai fondi comuni. Non si ritiene neanche che questa tutela possa aumentare nei prossimi cinque anni, a meno che non si attui l’Unione Bancaria Europea, che dà fiducia più delle regole presenti nei singoli paesi dell’Unione. (m.man.) Accanto ai risparmiatori convinti, c’è un 44% di intervistati che dichiara di risparmiare, ma solo se questo non comporta troppe rinunce Gli strumenti finanziari più rischiosi, fondi comuni e azioni, sono indicati solo dall’8% degli intervistati, ma il dato appare in aumento.
[Modificato da marco--- 10/11/2014 09:02]
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