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Case invendute e prezzi a picco addio al mattone come bene rifugio

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2015 12:29
16/12/2014 16:17
 
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Il valore degli immobili è destinato a scendere
Il mattone "rifugio" avrà un futuro difficile (Fonte: Il Gazzettino - di Annamaria Bacchin - 16/12/2014)

Legrenzi, psicologo cognitivo: "Quest’area ha investito tanto sulla casa. Ma il cambiamento ora è strutturale"

Uno dei sondaggi più interessanti degli ultimi anni a giudizio di Paolo Legrenzi, perché «racchiude in sé un’evoluzione statistica di variazioni più che mai significative; percentuali e spostamenti che narrano in pochi grafici, insieme alle percezioni soggettive della crisi, anche quelle oggettive di un momento storico che non è stato - e non è - evidentemente transitorio come la parola crisi dovrebbe definire. Non è più una questione di congiuntura momentanea, ma di cambiamento strutturale e come tale destinato a essere duraturo. Legrenzi, professore di psicologia cognitiva all’Università Ca’ Foscari di Venezia, inizia così a percorrere l’itinerario a Nordest suggerito dai dati raccolti. Attento Lettore e interprete dei tessuto sociale, economico e finanziario contemporaneo, è autore di alcuni saggi che ben sintetizzano le percezioni del presente in rapporto alle dinamiche economiche e finanziarie. Da “L'Euro in tasca, la lira nella mente e altre storie” del 2001 a “Perché gestiamo male i nostri risparmi” del 2013 fino a “Frugalità” (edizioni il Mulino).

Smarriti nel pessimismo o constatazione di un cambiamento strutturale?
"Potremmo dire che il sondaggio è la proiezione di un fatalismo nato dalla constatazione di una situazione che rimane arenata da oltre sei anni e che pare senza via d’uscita ancora per alcuni anni. Di questo ne è convinto ora il 76% degli intervistati. E questa è una lente d’ingrandimento su un Nordest che pare incapace dì vedere la luce di una resurrezione economica e finanziaria."

Un avvilimento diffuso e giustificato?
"Devo dire, purtroppo, che lo scoraggiamento nelle percezioni testimoniate dal sondaggio sembra giustificato. Soprattutto in Italia, e in particolare a Nordest, dove il risparmio delle famiglie è rappresentato per metà dai beni immobiliari, ovvero da beni che oggi non sono certo degli ottimi investimenti. Insomma, il caro vecchio mattone non è più una pietra della felicità, ma un peso di cui oggi, tra l’altro, non ci si può disfare tanto facilmente".

Il futuro?
"Non si prospetta all’insegna di buoni auspici quello legato al risparmio immobiliare. Ed è il presente purtroppo a suggerirci questa visione pessimistica. Oggi si fanno sempre meno figli, cioè vale a dire un minor numero di potenziali acquirenti per il futuro, a fronte di un’offerta di immobili che rimarrà elevata. Risultato: il valore degli immobili è destinato a scendere. E, ripeto, per un territorio particolarmente “impegnato” nell’investimento immobiliare, questo scenario rimane a dir poco scoraggiante."

Ma cosa spinge gli Italiani e il Nordest in particolare a indirizzare i sacrifici di una vita negli investimenti immobiliari?
"Questo è ciò che accade in tutti i Paesi dove il passaggio dalla cultura contadina a quella industriale è avvenuto in modo repentino. E dove la memoria della povertà conduce alla ricerca di una sicurezza concreta per il presente e per il futuro dei figli."

Il luogo fisico che diventa simbolo di protezione e concreto investimento?
"E stato così fino al 2008. La gente comprava prime, seconde e terze case. E oggi quelle seconde e terze case, quelle che avrebbero dovuto essere la certezza per il futuro proprio e dei figli, ora sono quelle più vendute. Sarebbe meglio sarebbe dire svendute. Così i prezzi nelle località di vacanza sono destinati a scendere, frantumando insieme ai risparmi anche i sogni di una vita; quelli che fino a qualche anno fa si pensava non potessero essere mai toccati da alcuna crisi. Ma, ripeto, quella che stiamo vivendo non è una crisi passeggera, bensì un cambiamento strutturale."
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