Bitcoin: la "criptomoneta" digitale anonima e sganciata dalle banche

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marco---
00domenica 6 maggio 2012 10:48
E' nata la moneta del futuro. Si chiama Bitcoin (Fonte: bitcoin-italia.blogspot.it - 05/07/2011)

Un sistema economico in cui i soggetti principali non siano solo le grandi banche e i governi ma anche un gran numero di cittadini connessi in rete, liberamente. Utopia? Certo. Ma anche Linux, una volta, era un'utopia: oggi fa funzionare la maggior parte di internet. Libero, senza grandi poteri, free source e basato sul web: il mondo del futuro (se non si autodistrugge prima) tutto sommato potrebbe anche essere così.

Il Bitcoin è una moneta elettronica che unisce tre elementi tecnologici:
1) Il calcolo distribuito: invece di un supercomputer, tanti piccoli computer connessi tra loro, come nel programma SETI@home del 1999 (ricerca di segnali radio extra-terrestri) o in Folding@home del 2000 (analisi di assemblamenti di proteine). I primi usi di questa tecnologia risalgono agli anni '70, da Arpanet a Usenet e finalmente a Internet.
2) Il peer-to-peer (P2P): non c'è un server centrale ma ciascun utente fa da server a tutti gli altri. Appartegono a questa categoria i programmi di scambio file, da Napster a Torrent.
3) Il trasferimento di moneta tra conti pubblici usando crittografia a chiave pubblica come Pretty Good Privacy (PGP), nato nel '91. Tutte le transazioni sono pubbliche e memorizzate in un database distribuito.
Tutte queste tecnologie hanno avuto una popolarità immediata, tali erano le genialate dei loro inventori: Shawn Fanning, Sean Parker, Bram Cohen, Phil Zimmermann. Popolarità non vuol dire vita facile: Napster fu comprato e chiuso, il creatore di PGP incriminato. I creatori del Bitcoin sono nascosti da uno pseudonimo giapponese, Satoshi Nakamoto, e nel 2009 hanno realizzato la prima plausibile manifestazione di una “cryptocurrency” open source e globale (e con una licenza del Mit).
Complessi algoritmi controllano cioè la creazione della moneta, rendendo teoricamente inutili le banche. L'attività di generazione della moneta elettronica viene definita "mining" (gergo dei cercatori d'oro...) e viene svolto da un software open source che sfrutta la potenza di calcolo della scheda video. Con l'aumento dei bitcoin in circolazione, questa operazione richiede sempre più potenza computazionale. Il loro totale è fissato a 21 milioni (adesso ne sono presenti 6,7 milioni), mimando anche qui la scarsità dell'oro.
Ma quanto vale un bitcoin, in realtà? Nel maggio 2010 un utente di forum, dalla Florida, chiedeva dove poteva comprare due pizze maxi coi suoi 10mila bitcoin (allora equivalenti a circa 40 dollari), suscitando ironie su una pizza così costosa. Con gli stessi bitcoin, adesso, potrebbe comprare un'auto di grossa cilindrata. Il bitcoin infatti a gennaio 2001 valeva 0,2 dollari, a maggio mezzo dollaro, e un mese fa ha sfiorato i 30. Beh, non siamo alle leggendarie azioni Cocacola trovate nella cassapanca del bisnonno, ma un portafoglio bitcoin è memorizzato in un file del computer e resta lì finchè non viene ritrovato.
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Il bitcoin è lo strumento ideale per il micropagamento. Oggi donare un dollaro (o un euro) o spenderlo per un servizio si può fare solo passando per una compagnia telefonica (ih Giappone o in Usa) o addirittura per una banca (in Europa), con costi enormi. Con Paypal, ad esempio, su 1 euro quasi il 40% andrebbe in commissione.
Il bitcoin è libero, funziona in rete e nessun potere esterno può metterci le mani. Ti permette di donare denaro a WikiLeaks, per esempio, dopo che Visa, Mastercard e Bank of America gli hanno chiuso i conti (permette anche di evadere le tasse, è vero: ma per questo, soprattutto in Italia, non c'era bisogno di aspettare sistemi nuovi...).
E qualche governo lo vietasse, visto che è così indipendente? In teoria potrebbe farlo, ma in pratica… Sarebbe come riuscire a impedire davvero di scaricare musica "pirata".
Secondo WikiLeaks (28 giugno 2011: vedi) “il bitcoin è una moneta elettronica sicura e anonima. I bitcoin non sono facilmente tracciabili, e sono una veloce e tranquilla alternativa agli altri metodi di donazione. Quando Visa e MasterCard sono felici di dare servizi al Klu Klux Klan ma non a WikiLeaks, è tempo di agire”.
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Abbiamo "minato" il nostro primo bitcoin: che cosa ne facciamo ora?
Possiamo convertirlo in euro attraverso MtGox per ricevere un bonifico su un conto bancario europeo, o attraverso VirWox per ricevere euro su un conto Paypal. MtGox, al cambio odierno di 14 dollari a bitcoin (ma con una commissione di circa 50 centesimi), un Bitcoin frutterebbe circa 10 euro accreditabili sul conto.
Oppure possiamo spenderlo per ricevere beni o servizi. Già ora su www.spendbitcoin.com possiamo cambiare i Bitcoin con buoni-acquisto usabili su Amazon (di qualunque nazione, anche Amazon.it!).
Uno dei siti più originali invece è www.forbitcoin.com, dov'e si possono comprare o vendere servizi di ogni tipo: traduzioni, assistenza informatica, creazione di loghi e siti, e anche cose strampalate, come l'ateo pronto a convertirsi e a pregare per te per pochi centesimi, o il tizio che ti scrive lettere e poesie per aiutarti a conquistare (ma anche lasciare) la tua ragazza. E ancora fare i compiti di matematica, farsi ritrarre in versione manga, vendere polline d'api...
Non solo acquisti: www.biddingpond.com è uno dei primi esempi di siti di aste, come Ebay, ad avere il bitcoin come moneta. Le offerte in Italia sono ancora poche e poco battute, è frequentato da gente che abita oltreoceano, ma è possibile acquistare tra le altre cose materiale informatico e olio d'oliva.
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Bitcoin è "esploso" come visibilità a maggio, coi pezzi dedicatigli dei giornali economici "ufficiali" (Economist, Financial Times, Business Week). Questa popolarità purtroppo nelle ultime settimane ha richiamato anche l'attenzione dei ladri. E' arrivato il primo malware che ruba portafogli virtuali (più o meno come Serpe nei Simpson...) ed è stato attaccato MtGox, il più grande sito di trading di Bitcoin, costringendolo a chiudere per una settimana per risolvere i suoi problemi di sicurezza.
MtGox scambia sui 50mila bitcoin al giorno, il suo immediato rivale, Tradehill, circa 1000. Un sostanziale monopolio, strano in un sistema decentralizzato. E anche nel mining le cose non vanno meglio: Deepbit "mina" un terzo dell'intera rete (4000 Ghash/s sui 12mila del totale).
I nuovi ingressi tuttavia sono impressionanti (e hanno reso reso più lenta la creazione di nuovi bitcoin). Fra Usa, Giappone e Europa si calcola che nelle ultime ventiquattr'ore (bitcoinwatch.com) siano stati trasferiti 469.372, 94 bitcoin, circa 20mila all'ora. Se è un inizio, è un buon inizio.


Goemon

http://www.ucuntu.org/
http://www.ucuntu.org/E-nata-la-moneta-del-futuro-si.html

Pubblicato anche sul Il Fatto quotidiano col titolo:
"Bitcoin, la moneta della rete"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/09/bitcoin-la-moneta-della-rete/144215/

Altri link:
http://bitcoin.org/
http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
http://www.businessweek.com/magazine/content/11_26/b4234041554873.htm
http://www.guardian.co.uk/technology/2011/jun/22/bitcoins-how-do-they-work
http://www.economist.com/blogs/babbage/2011/06/virtual-currency
Vedi anche:
Bitcoin - iniziare
Free Bitcoins
Bitcoin? Ecco che cosa ci insegna la cybervaluta (Fonte: ilsole24ore.com - di Paul Krugman - 16/11/2011)
Signoraggio: Giacinto Auriti e il paese dell'utopia
Signoraggio bancario: Arrigo Molinari vs Bankitalia S.p.A. e BCE
marco---
00domenica 6 maggio 2012 10:51
Bitcoin: la "criptomoneta" digitale anonima e sganciata dalle banche (Fonte: repubblica.it - 26/04/2012)

E' l'unica valuta elettronica completamente indipendente dal controllo economico ufficiale, in cui ogni utente è di fatto una piccola banca. Ognuno può creare moneta e ottenere beni e servizi. Ma c'è un lato oscuro

ANONIMA e non tracciabile, come la parte nascosta della Rete. Si chiama Bitcoin ed è la moneta digitale che aspira a diventare la nuova frontiera delle transazioni su internet. L'unica tra le valute virtuali a non far riferimento a un organo bancario centrale di qualche tipo. Ma è anche la moneta ideale per pagamenti illegali, rigorosamente online. Una moneta, come tutte, a due facce: libertà nei pagamenti e zero inflazione, ma anche denaro virtuale per pagare armi e droga 1 al riparo da ogni forma di controllo.

L'idea su cui si basa la moneta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto è quella di creare e trasferire denaro usando la crittografia, invece che fare riferimento ad autorità centrali. Una vera e propria criptomoneta, che esiste solo per chi la conosce e la usa. E la usa per rimanere anonimo in tutti i pagamenti, essere slegato dai tradizionali processi economici come l'inflazione, le tasse, le commissioni, i vincoli delle banche.

La Bitcoin è una moneta digitale priva di un ente centrale, non tracciabile e creata in una rete "peer to peer". La gestione individuale permette di accedere a compravendite online da coloro che hanno scaricato (anonimamente) il software open source in grado di gestire le transazioni.

Portafoglio segreto. Entrare nel mondo del cash digitale non è un processo immediato ma nemmeno difficile. Per cominciare a utilizzare la Bitcoin occore crearsi prima un portafoglio dove la moneta verrà conservata: si fa attraverso un'applicazione "client" da scaricare sul computer, oppure attraverso un sito dedicato. La moneta virtuale si può conservare sul proprio pc, rischiando però di perdere tutto se il computer si rompe. Ma naturalmente si è possibile archivarla online. Poi bisogna ottenere il cash elettronico per riempire il portafoglio: ci sono vari modi.

Le caratteristiche fondamentali della Bitcoin sono poche e precise: le monete possono essere trasferite tra qualsiasi "nodo" del network, ovvero tra coloro che hanno il software in grado di gestire le transazioni, che sono irreversibili e immediate (sono trasmesse in pochi secondi e verificate tra i 10 e i 60 minuti). L'algoritmo che è alla base del software consente di creare un massimo di 21 milioni di Bitcoin.

Ognuno è una banca. Chiunque può coniare Bitcoin ma il processo è molto lungo. Per guadagnare immediatamente qualche moneta elettronica si possono completare dei "bonus program" su determinati siti che permettono di guadagnare monete digitali in cambio di piccole azioni come provare nuove app, guardare delle pubblicità, acquistare qualcosa su altri siti web. Altrimenti ci sono dei siti di cambio che vendono la moneta virtuale. Un bitcoin vale circa 3,8 euro.

Inflazione impossibile. I bitcoin si muovono in una rete peer-to-peer, e visto che non esiste un ente centrale è impossibile per qualunque autorità tracciare i movimenti oppure manipolare il valore dei Bitcoin, quindi l'inflazione è impossibile. Proprio per l'impossibilità di essere tracciata, la Bitcoin è diventata la moneta prediletta per tutte quelle transazioni illegali, come la compravendita di armi e droga. Ma come in ogni cosa, il lato oscuro è il corrispettivo di quello chiaro: l'esistenza della Bitcoin testimonia come il cyberspazio sia un luogo vivo e ormai reale, in cui è possibile scambiarsi beni e servizi in un contesto avulso da quello tradizionale.
marco---
00domenica 6 maggio 2012 14:40
Monete elettroniche. A chi fa paura il bitcoin? (Fonte: bitcoin-italia.blogspot.it - 28/04/2012)

Ogni tanto sui principali quotidiani leggiamo che la moneta elettronica (libera dalle banche e dalle multinazionali) è una cosa terribile, usata da criminali d'ogni genere per sfuggire alla polizia. Sarà vero?

Esattamente un anno fa i quotidiani italiani hanno scoperto Bitcoin, che ormai aveva raggiunto una certa notorietà. Il tipo della scoperta si capiva dai titoli (Repubblica: “La moneta degli hacker e della Cia”). Allora un bitcoin valeva cinque dollari, dai pochi centesimi dell'anno prima.
L'economia ufficiale, contemporaneamente, cominciava a dibattersi sulla crisi del dollaro.
Un mese fa, all'improvviso, la campagna ricomincia: “L'Internet segreto delle mafie dove si paga con soldi virtuali”... Parliamo di campagna perché, come l'anno scorso, viene lanciata contemporaneamente dai principali giornali.
Questo dell'”internet mafioso” era un titolo de La Stampa, ma anche gli altri non scherzavano. Repubblica: “Sesso, droga e armi: la faccia cattiva del web” (“se Bin Laden avesse avuto Bitcoin avrebbe potuto comprare qualunque arma...”). Corriere: “Il web senza regole dove tutto è possibile” (e video di un hacker incappucciato e coi guanti che scrive al computer).
Qualcuno (ancora Corriere) scopre un “assassination market”: che però non è un mercato di killer ma un "prediction market" in cui si piazzano scommesse (come in “Profondo Blu” di Jeffrey Deaver) sulla morte di personalità famose.
Il dollaro, nel frattempo, aveva trascinato nella crisi anche l'euro, e la maggior parte delle banche, mentre il bitcoin continuava a godere di ottima salute.
Una settimana fa, Repubblica.it apre con un “Bitcoin, la criptomoneta digitale anonima e sganciata dalle banche“, più “ragionevole”, meno urlato ma insistito “sui pagamenti virtuali di armi e droga”. Un articolo non firmato, e involontariamente eloquente dove depreca che così chiunque può “diventare una piccola banca” e slegarsi dai tradizionali processi economici come l'inflazione, le tasse, le commissioni, i vincoli delle banche”.
Le banche, già.

Ma come stanno le cose? Il punto più interessante è che nessuno di tutti questi articoli, pieni di allarmi-bitcoin su mafia, trafficanti d'armi e criminali d'ogni genere cita la caratteristica più importante (dal punto di vista “poliziesco”) del bitcoin: il bitcoin è tracciabile. Ogni singolo bitcoin, ogni transazione, porta la firma indelebile di chi l'ha fatta. Una firma elettronica, prodotta automaticamente dal software, e facilmente accessibile agli hacker e alle polizie di tutto il mondo. Altro che moneta nascosta: è come se su ogni singola banconota da un dollaro ciascuno, a ogni passaggio, dovesse mettere la propria firma, come in un passaporto. Non esattamente la moneta ideale per chi ha qualcosa da nascondere – neppure per chi da nascondere ha molto, come certe grandi banche.
Bitcoin – accusano Corriere, Repubblica e altri – è la moneta usata su Silk Road, un sito di transazioni illegali nascoste a tutti.
In realtà il problema in questo caso non è Bitcoin, ma il software di anonimato usato su Silk Road.
Si tratta di è Tor (The Onion Router), originariamente sponsorizzato dal laboratorio di ricerca della marina americana e dagli avvocati per le libertà civili dell'Electronic Frontier Foundation. Utilizzato dai dissidenti in Iran e più di recente in Egitto, è anche efficace contro i tentativi di restrizione imposti ai provider (come in Francia).
L'Italia è al quarto posto al mondo nell'uso di Tor, che tecnicamente è un normale programma che si installa come tutti gli altri e la pagina di Silk Road, inaccessibile senza Tor, è visibile persino da wikipedia.
L'otto giugno Reuters riporta una lettera alla Dea (l'ente antidroga americano) di due senatori Usa (Manchin e Schumer) su Silk Road e bitcoin. La Dea risponde – distinguendo opportunamente i due soggetti - che Su Silk Road ci sono difficoltà tecniche, ma su Bitcoin non è emerso niente di rilevante.
Dal team di sviluppo di Bitcoin precisano (a firma di Jeff Garzik che Bitcoin non è anonimo come i critici di Silk Road vogliono far credere.“Tutte le transazioni – spiega - sono registrate pubblicamente e le forze dell'ordine, con metodi sofisticati, possono risalire ai singoli utenti che usano bitcoin. Appena il programma viene installato ogni utente infatti scarica l'intera catena di transazioni, dal primo giorno di attività di Bitcoin, chiamata Blockchain”.
Un semplice utilizzatore di bitcoin insomma vede solo numeri e lettere che compongono gli indirizzi da cui ricevere o inviare moneta; ma un esperto – sia esso un comune hacker o un investigatore della polizia - può recuperare informazioni incrociate dalla blockchain pubblica e ricostruire quindi ogni singolo movimento.
FraMI
00martedì 8 maggio 2012 16:39
La bitcoin de noantri
GRANDE IDEA...

lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2012/01/21/news/una-moneta-virtuale-per-acquisti-reali-cosi-sardex-sfida-la-crisi-1...

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