Case popolari, il Governo spinge l'Iacp a vendere
sole24ore
Manovra a tenaglia sugli Iacp.
Da una parte si negano i fondi per realizzare nuovi alloggi agli enti in dissesto finanziario (a meno di non essersi già impegnati a un piano di rientro del disavanzo).
Dall'altra si spingono gli Istituti autonomi case popolari a «valorizzare» il proprio patrimonio immobiliare. Come? Semplice: vendendolo e utilizzando i ricavi per «interventi volti ad alleviare il disagio abitativo».
Le novità sono contenute nella bozza di decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Nel testo trova conferma anche il piano casa (si veda l'anticipazione sul «Sole-24 Ore» di ieri) finanziato, per quanto riguarda la quota statale, con i fondi che la scorsa manovra aveva destinato all'edilizia pubblica.
Spunta un'importante novità. L'attuazione del piano casa dovrà avvenire con le procedure della legge obiettivo, cioè l'insieme di procedure volute (proprio dal precedente Governo Berlusconi) per accelerare le opere pubbliche di rilievo strategico nazionale, attraverso un iter più rapido dell'ordinario, anche per quanto riguarda la valutazione d'impatto ambientale.
Novità anche per gli operatori che potranno realizzare gli interventi edilizi, in cui fa un massiccio ingresso il capitale privato. Anche in questo caso, si utilizza un precedente già noto e sperimentato nel campo delle opere pubbliche: il promotore privato che realizza opere in project financing, cioè anticipando il capitale e ripagandosi attraverso gli utili della gestione dell'opera. Gli interventi confluiscono in un piano nazionale da sottoporre al Cipe, proposto dalle Infrastrutture e concordato con Regioni e Comuni. Il piano potrà finanziarsi in vari modi, inclusa la costituzione di appositi fondi immobiliari. Rispetto alle prime bozze del testo sparisce l'esplicito riferimento ai fondi «etici», sostituito dalla più generica indicazione di «strumenti finanziari innovativi».
Il testo del Dl uscito dal consiglio dei ministri perde anche il pacchetto di norme dedicate alla legge obiettivo delle città. Ne resta però una traccia nei «programmi integrati di promozione di edilizia sociale nei sistemi metropolitani». Anche in questo caso, i capitali vengono chiesti soprattutto ai privati; lo strumento è il project financing. In questo caso, è ammessa la remunerazione con diritti edificatori. Questi programmi vengono dichiarati di interesse strategico nazionale.
È in questo contesto che nel Dl compare il divieto esplicito di sovvenzionare gli Iacp «in situazione di perdita di esercizio e che non presentino un piano triennale di rientro dalle perdite». Una misura, quest'ultima, che potrebbe avere un impatto molto ampio, soprattutto nelle aree del Centro-Sud.
Come si diceva, il Dl contiene un sensibile sollecito alla vendita del patrimonio Iacp.
La moral suasion è diretta alle Regioni, che controllano Ater e Iacp. Entro sei mesi, recita il Dl, i due ministri di Infrastrutture e Rapporti con le Regioni promuovono «la conclusione di accordi con Regioni ed Enti Locali aventi ad oggetto la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei predetti Istituti».
Si sono svegliati finalmente....