Failed Banks and the Deposit Insurance Fund

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(sylvestro)
00domenica 4 ottobre 2009 21:13
FDIC: CAPOLINEA!
When is the DIF expected to go negative?

FDIC estimates that the DIF balance as of September 30, 2009 will be negative.



The graph shows the cumulative estimated losses to the FDIC Deposit Insurance Fund (DIF) and the quarterly assets of the DIF (as reported by the FDIC). Note that the FDIC takes reserves against future losses in the DIF, and collects fees and special assessments - so you can't just subtract estimated losses from assets to determine the assets remaining in the DIF.


nazionalsindacalista
00mercoledì 7 ottobre 2009 17:02
Anche la carta straccia ha un limite?

[SM=g1752717]
(sylvestro)
00martedì 18 maggio 2010 18:16
Usa, la Fdic sommersa dai CDO tossici
18/05/2010

La Federal Deposit Insurance Corporation americana ha ereditato centinaia di titoli potenzialmente tossici da parte delle compagnie che sono fallite negli ultimi anni. L’organismo che garantisce i depositi degli istituti falliti - e con esso, per estensione, anche gli stessi contribuenti americani - si ritrovano infatti oggi con 250 collateralized debt obligations (CDO) per un valore complessivo di oltre 400 milioni di dollari.

«Mai prima d’ora avevamo ricevuto una quantità così grande di tali titoli», ha spiegato al Wall Street Journal Miguel Browne, dirigente della Fdic. I CDO provengono soprattutto da poche decine di banche, comprese la Omni National Bank di Atlanta, la Venture Bank di Lacey (nello Stato di Washington), e la National Bank di San Diego. Ma in particolare la montagna di asset tossici in mano all’ente è esplosa nelle ultime settimane a causa del fallimento di Riverside National Bank of Florida, una piccola compagnia che aveva nel proprio portafoglio investimenti in 27 CDO: sebbene si trattasse di una banca con sole 58 filiali, è stata in grado di raddoppiare in un solo colpo il valore dei titoli in possesso della Fdic.

Ora per l’agenzia federale si tratta di capire come trattare tali strumenti finanziari. Molti di essi, infatti «non hanno mercato o ne hanno pochissimo», ha aggiunto Browne. Per questo si sta cercando una via d’uscita che salvaguardi soprattutto i contribuenti.
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