In sostanza, la Bce non ha le cartucce per portarci fuori dalla crisi...
In verità in verità la Bce stampa moneta con il contagocce. Come si stimola la domanda a questo punto? (Fonte: vitolops.blog.ilsole24ore.com - 25/06/2014)
La politica monetaria della Banca centrale europea finora non è riuscita ad arginare il galoppante tasso di disoccupazione dell’Eurozona, da tempo superiore al 11%, ormai strutturalmente sui livelli del dopoguerra. Per quale motivo?
1) il controllo della disoccupazione e della crescita non rientra nel mandato della Bce, che si limita alla stabilita monetaria (a differenza della forward guidance delle altre banche centrali più influenti del pianeta, vale a dire Federal Reserve, Bank of Japan e Bank of England). Quindi, per statuto l’Eurozona è costruita sulla base della scelta che la stabilità monetaria conta più dell’occupazione. Quindi l’occupazione non è il primo obiettivo dell’area, il che in ogni caso fa riflettere;
2) a fronte di questa conseguenza l’istituto che ha sede a Francoforte dal 2008 – ovvero da quando è scoppiata la crisi – ha seguito una linea differente rispetto a Fed, BoJ e BoE. Queste ultime hanno stampato moneta, acquistando titoli di Stato dei rispettivi Paesi con l’intenzione di portarli a scadenza e, di conseguenza, smarcando anche lo Stato dal pagamento degli interessi (che diventa una partita di giro tra Banca centrale e Tesoreria di Stato). La Bce, invece, pur volendo non può attuare politiche di sostegno ai debiti pubblici dei 18 Paesi dell’Eurozona. E’ vietato dai trattati e quando lo ha fatto, acquistando sul mercato secondario nel 2010 titoli dei Piigs in difficoltà, sono scoppiate polemiche all’interno del direttivo che hanno portato anche alle dimissioni di Jurgen Stark dal direttivo della Bce. A luglio 2012 il governatore Draghi ha lanciato lo scudo anti-spread: da allora è tecnicamente possibile intervenire sul secondario ma solo a patto che il Paese chieda aiuto e firmi un memorandum all’insegna dell’austerità. Austerità che abbiamo visto non ha portato affatto effetti espansivi (come da alcuni economisti teorizzato) ma aggravato in modo inesorabile il trauma della crisi che stiamo ancora vivendo.
E poi c’è da dire che la moneta “stampata” dalla Bce acquistando bond governativi nel piano Smp del 2010 è stata poi drenata (ritirata dal mercato con vendite degli stessi titoli), eccezion fatta per 170 miliardi di euro, attualmente a bilancio della Bce che, secondo quanto annunciato nel pacchetto di manovre espansive del 5 giugno che hanno portato anche al taglio dei tassi allo 0,15%, al momento restano in circolazione (è stata sospesa l’operazione di drenaggio). Quanto invece agli Ltro (Long term refinancing operation), ovvero i prestiti elargiti dalla Bce alle banche a 3 anni a tasso agevolato nel 2011, 2012 con una nuova tranche che dovrebbe partire entro fine anno, non possono essere considerati a tutto tondo operazioni di immissione netta di moneta nel circuito economico al fine di stimolare la domanda (imprese e famiglie) oggi lontana dai livelli della capacità produttiva (offerta) in Italia e nell’Eurozona. Questo perché le banche dovranno poi restituire il prestito dopo 3-4 anni (a seconda del tipo di Ltro) e perché (fatta eccezione per l’Ltro che partirà nel 2014, in piccola parte agganciato ai prestiti effettivi all’economia reale da parte delle banche) gli stessi istituti non sono “obbligati” a immettere questa liquidità nel sistema economico.
3) a questo ultimo punto si collega il terzo: l’incapacità strutturale e statutaria della politica monetaria della banca centrale europea (per quanto possa impegnarsi) di sostenere la domanda depressa, condizione necessaria per far ripartire l’economia italiana e dell’Eurozona.
In sostanza, la Bce non ha le cartucce per portarci fuori dalla crisi. Mentre invece la maggior parte degli analisti continua a credere il contrario.