Petrolio: bolla di passaggio

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laplace77
00venerdì 2 novembre 2007 08:47
Questa e' un'ammissione bella e buona...

...perche' quando al popolino si concede di partecipare al banchetto. e' segno che e' gia' stato chiesto il conto...

(questa e' CopyLeft-CreativeCommnons a mio nome, grazie)


Notizia del: 02/11/07 08:16:32 - Fonte: Spystocks

Da Il Sole 24 Ore: Continua la corsa del petrolio, che ieri ha portato il Wti a un nuovo picco di 96,24 dollari al barile, prima di chiudere a 93,49 dollari. A spingere in questa direzione è la forte speculazione, ma non solo. Non è un gruppo di spregiudicati affaristi ad essersi gettato sul petrolio, ma un numero crescente di fondi di investimento, banche d'affari, fondi pensione, e anche piccoli risparmiatori che grazie ai nuovi strumenti finanziari come gli Etf hanno guadagnato l'accesso a un mercato che per loro era off-limits. Gli investimenti nei fondi che seguono gli indici di commodities tra il 2000 e il 2006 sono saliti da 8 a 130 miliardi di dollari.



buone bolle !!!
grella
00domenica 4 novembre 2007 02:04
Re: Questa e' un'ammissione bella e buona...
laplace77, 02/11/2007 8.47:


...perche' quando al popolino si concede di partecipare al banchetto. e' segno che e' gia' stato chiesto il conto...

(questa e' CopyLeft-CreativeCommnons a mio nome, grazie)


Notizia del: 02/11/07 08:16:32 - Fonte: Spystocks

Da Il Sole 24 Ore: Continua la corsa del petrolio, che ieri ha portato il Wti a un nuovo picco di 96,24 dollari al barile, prima di chiudere a 93,49 dollari. A spingere in questa direzione è la forte speculazione, ma non solo. Non è un gruppo di spregiudicati affaristi ad essersi gettato sul petrolio, ma un numero crescente di fondi di investimento, banche d'affari, fondi pensione, e anche piccoli risparmiatori che grazie ai nuovi strumenti finanziari come gli Etf hanno guadagnato l'accesso a un mercato che per loro era off-limits. Gli investimenti nei fondi che seguono gli indici di commodities tra il 2000 e il 2006 sono saliti da 8 a 130 miliardi di dollari.



buone bolle !!!



ORMAI è UN MONDO DI BALLE E DI BOLLE!!! PUFFFFF........ [SM=g7667]


laplace77
00giovedì 8 novembre 2007 13:36
Re: Re: Questa e' un'ammissione bella e buona...
grella, 04/11/2007 2.04:



ORMAI è UN MONDO DI BALLE E DI BOLLE!!! PUFFFFF........ [SM=g7667]






ancora ammissioni:

12:15 - Petrolio: Opec, "pronti alzare produzione ma problema e' la speculazione"

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Vienna, 08 nov - L'Opec e'
pronta ad alzare la produzione in occasione del meeting del
5 dicembre ad Abu Dhabi, ma solo se dalla riunione dovesse
emergere che a spingere al rialzo i prezzi e' una strozzatura
dell'offerta. Cosa che appare del tutto improbabile. Lo ha
detto oggi a Vienna il segretario generale dell'Opec
Abdullah al-Badri. "In questo momento sono i fondi e gli
speculatori che investono nel petrolio a interferire con il
corretto funzionamento del mercato".

laplace77
00giovedì 8 novembre 2007 13:43
Re: Re: Re: Questa e' un'ammissione bella e buona...
laplace77, 08/11/2007 13.36:




ancora ammissioni:

12:15 - Petrolio: Opec, "pronti alzare produzione ma problema e' la speculazione"

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Vienna, 08 nov - L'Opec e'
pronta ad alzare la produzione in occasione del meeting del
5 dicembre ad Abu Dhabi, ma solo se dalla riunione dovesse
emergere che a spingere al rialzo i prezzi e' una strozzatura
dell'offerta. Cosa che appare del tutto improbabile. Lo ha
detto oggi a Vienna il segretario generale dell'Opec
Abdullah al-Badri. "In questo momento sono i fondi e gli
speculatori che investono nel petrolio a interferire con il
corretto funzionamento del mercato".




e ancora, altra fonte:


Notizia del: 08/11/07 11:04:11 - Fonte: Spystocks

Se il petrolio è alle stelle è frutto della speculazione sui mercati dei futures e non può essere attribuito ad una carenza di forniture, che invece sono regolari. Lo ha detto oggi a Vienna il segretario generale dell'Opec, Abdalla el-Badri. Secondo il segretario ad impattare sul prezzo del greggio anche 'problemi di natura geopolitica, il calo del dollaro ed il sistema di raffinazione'.


laplace77
00domenica 2 dicembre 2007 18:41
interessante articolo sul Caspio

LA FEBBRE DEL CASPIO: PROSPETTIVE ENERGETICHE E RUOLO DELL’ENI NELL’ULTIMA GRANDE RISERVA PLANETARIA

con qualche info sulle riserve globali e le prospettive energetiche del pianeta.

morale: siamo nella m...., ma finche' c'e' bolla c'e' speranza...
Ariakan.
00sabato 8 dicembre 2007 12:05
Non siamo nella m**** perche le alternative al petrolio esistono e sono sostenibili.

Nucleare, biodisel, solare, idrico ed eolico... un governo lungimirante avrebbe la possibilità di rendersi indipendete dal petrolio in una 20 di anni, ma vi sono molti interessi in ballo e molti soldi per corrompere i politici.

In brasile il biodisel è una realtà cosolidata, viene ottenuto da coltivazioni, fa andare le macchine benissimo senza inquinare.... perche in europa ancora non è adottato?
grella
00venerdì 4 gennaio 2008 02:21
Il greggio a 100 e il cretino globale
Maurizio Blondet
03/01/2008

E' stato un «trader» del Nymex (New York Mercantile Exchange) a portare il greggio oltre la soglia psicologica dei 100 dollari a barile.
L'ha fatto tanto per provare una emozione: difatti ha comprato da un altro «trader» mille barili di greggio (il minimo consentito) al momento giusto per provocare il tracollo, per poi rivenderli immediatamente, tra l'altro con una perdita di 600 dollari.
Lo ha rivelato al Financial Times Stephen Schork, fondatore della newsletter Shork Report (che segue il mercato petrolifero) ed ex «trader» al Nymex.
«Potrà dire ai nipoti che è stato lui a farlo. Sono sicuro che sta incorniciando la ricevuta che comprova lo scambio» (1).



Difatti i responsabili dell'OPEC si sono affrettati a comunicare: non è per colpa nostra.
«Non c'è problema di scarsità d'offerta del greggio», ha dichiarato Hojjatollah Ghanimifard, direttore della compagnia nazionale petrolifera iraniana (l'Iran è il secondo produttore dell'OPEC dopo l'Arabia Saudita): «Secondo me, il vero problema sta al di fuori del mercato del petrolio. C'è troppa liquidità disponibile, il grosso del problema sta nel mercato di carta sul greggio».
Infatti sono stati gli speculatori sui futures petroliferi, che scommettono sul rincaro, a provocare il rialzo (2).
E la loro frenetica settimana di gloria è stata coronata dalla pura demenza dell'anonimo «trader» che ha comprato e rivenduto in perdita i suoi mille barili (di carta) per essere l'uomo che portò il greggio a 100.
Ovviamente, rotta la barriera psichiatrica, i futures scommettono - e dunque provocano - ulteriori rincari.
Siamo nelle mani di questo tipo di gente: cretini globali sul mercato globale.



Ma il pirla del Nymex ha un imitatore in Trichet, il governatore della Banca Centrale Europa.
Come si ricorderà, il 18 dicembre scorso la BCE inondò il mercato interbancario con 380 miliardi di euro a 2 settimane - somma astronomica che lasciò stupefatte persino le Banche Centrali anglo -americane - per dare liquidità alle banche che rifiutavano di prestarsi soldi a vicenda, sapendo di avere in pancia enormi buchi da perdite sub-prime e bisognose di costituirsi riserve.
Ebbene: adesso la BCE sta prosciugando l'alluvione che ha provocato, riacquistando almeno 300 miliardi di dollari dalle banche.
Lo chiede con un'asta di acquisto, offrendo il 4%.



E il bello è che le banche, che avevano bisogno disperato di questa liquidità, stavolta lo ridanno alla BCE: allo stesso tasso cui l'avevano preso in prestito, è vero, ma con una perdita secca.
Se avessero usato quel denaro per concedere fidi e prestiti anche a breve, avrebbero guadagnato di più.
Ma evidentemente stimano che il rischio di prestare, oggi, non valga il profitto (3).



Lo stesso fanno i banchieri anglo-americani: questi leoni del rischio, che negli anni scorsi, senza batter ciglio hanno comprato 1,8 trilioni di dollari di titoli confezionati con i mutui sub-prime (roba che puzzava lontano un miglio, data l'insolvenza dei debitori dei mutui), oggi corrono ad acquistare Buoni del Tesoro USA a 10 anni, come pensionati tremebondi.
Fra l'altro questi Bond di Stato decennali danno un interesse che è inferiore al tasso d'inflazione, e ancor più lo sarà perché l'inflazione non farà che crescere, e può perfino diventare iper-inflazione.
Cioè stanno facendo un cattivo affare per paura del rischio, come ne fecero prima uno pessimo per attrazione demenziale al rischio.
Sono questi i cretini globali che per anni ci hanno invitato ad affidare a loro i nostri risparmi, adducendo che loro sì erano i veri esperti della finanza, i veri competenti della speculazione.
La BCE d'altra parte riassorbe l'eccessiva liquidità di cui ha inondato l'Europa: e fa bene, anche se il costo dell'operazione, per noi euro-contribuenti, non viene rivelato.
Ma perché aveva creato quell'alluvione?
E perché le banche prima sono corse a prendere il denaro, ed ora corrono a restituirlo?



Secondo l'economista Francesco Forte, che fu ministro di Craxi, la BCE ha aiutato le banche alla «foto di fine anno», ad abbellire i bilanci che si chiudono il 31 dicembre.
Il bilancio annuale viene poi «reso pubblico l'anno seguente, come un fotofinish rappresentativo di una situazione che si suppone strutturale», ironizza Forte- ma strutturale non è.
I malati si sono fatti dare il belletto per tingersi le guance.
Pura cosmetica finanziaria.
Così, mentre le banche si sono messe il fondotinta per il fotofinish e sembrano sane, ottocentomila americani, nella sola seconda metà del 2007, hanno cominciato le pratiche d'insolvenza che le porterà a perdere la casa d'abitazione per pignoramento.
Nel mondo anglosassone, le perdite dei privati e delle banche ammonteranno - secondo le valutazioni di Evans-Pritchard del Telegraph - a un trilione di dollari, il che porterà come conseguenza una restrizione del credito di 4 trilioni di dollari.



Un governo serio come quello giapponese si prepara ad acquisti in massa di granaglie sui mercati mondiali, per assicurare alla sua popolazione riserve stabili in tempi di prezzi crescenti (il frumento è rincarato del 71% in un anno, la soya dell'81%) e per costituirsi riserve d'emergenza nel caso di vera scarsità.
Il Giappone è il più grosso importatore mondiali di grani, e conta di aumentare le sue riserve, attualmente bastanti per uno-due mesi di consumo, a tre mesi (4).
Il Giappone del resto si prepara a un rallentamento, per il fatto che lo yen s'è apprezzato sul dollaro del 18%.
Il fatto che l'euro si sia apprezzato del 50, invece, non preoccupa i nostri cretini locali, eurocrati alla Padoa Schioppa, mentre persino la Germania sta rallentando.
L'importante è la cosmetica finanziaria e qualche trucco contabile creativo, ciò che essi credono essere l'economia.



In questa sfilata di cretini planetari non dobbiamo dimenticare i sindacati italioti, che - da quando Napolitano ha scoperto che c'è il carovita - minacciano lo sciopero generale per aumentare i salari, tutti quanti: come fare sciopero per l'alta marea, ma non è qui il punto.
E' come se CGIL CISL UIL fossero sbarcati da Marte due giorni fa, e non avessero invece partecipato da decenni a tutti i negoziati con Confindustria e governo, in base ai quali i salari nostri sono i più bassi d'Europa.
Con l'accordo collusivo dei sindacati cosiddetti «dei lavoratori».
Sono furbetti locali, ma la loro cretineria sta nel credere di riuscire, anche stavolta, a darcela a bere.
O avranno ragione loro?
In questo caso, i super-cretini siamo noi.

www.effedieffe.com




laplace77
00sabato 5 gennaio 2008 01:21
il petrolio, questo sconosciuto...

...a me e' parso interessante, quindi lo riporto.


finanza.repubblica.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza\dettaglio_news.tpl&del=20080103&fonte=RPB&codnew...

Un barile: 159 litri di petrolio
ma anche 1750 bottiglie di plastica


ROMA - Cento dollari al barile di petrolio, ma non tutti sanno a quanto corrisponde l'unità di misura tipica dell'oro nero e a cosa si può fare con quella quantità.

Petrolio significa soprattutto energia, ma l'oro nero serve anche per realizzare un'infinità di prodotti di uso quotidiano. Dal petrolio raffinato si ricavano, infatti, circa una ventina di prodotti, e se energia per l'elettricità, benzina e gasolio fanno la parte del leone, dal barile il petrolio arriva nelle case sotto forma di bottiglie e oggetti di plastica, polistirolo fino ad alcuni tessuti di abbigliamento, come il polyestere.

Da un barile, 1.750 bottiglie di plastica - Da un barile di petrolio, infatti si possono ricavare ben 1.750 bottiglie di plastica da un litro e mezzo, quelle comunemente usate per acqua minerale e bibite. Un barile contiene, infatti, convenzionalmente 159 litri di greggio, pari a circa 135 chili.

Servono all'incirca 2 chili di petrolio per fare 1 kg di plastica per alimenti (Pet). Quindi da un barile di petrolio si ricavano circa 70 chili di Pet. Tenuto conto che una bottiglia da un litro e mezzo pesa circa 40 grammi, da un barile si possono produrre qualcosa come 1.750 bottiglie.

Metà del barile finisce in carburanti - Secondo alcune stime di tecnici del settore, da un barile si ricavano circa 50 litri di benzina e altrettanti di gasolio. I carburanti da soli rappresentano il 55% del barile di petrolio: il 23% diventa gasolio auto mentre un altro 22% benzina. Segue l'olio combustibile (20%) per utilizzi industriali o per la produzione elettrica. Un altro 10% serve per il gasolio riscaldamento mentre un altro 7% è destinato alla produzione di kerosene, il cosiddetto jet-fuel per i trasporti aerei commerciali e militari. Un altro 5% viene usato poi per ricavare gpl auto e riscaldamento mentre una quota uguale è destinata ai bitumi (il materiale, ad esempio, per realizzare gli asfalti) mentre il 3% del barile serve per i lubrificanti. A completare l'utilizzo c'è poi un'altra quota, intorno al 5%, di uso delle raffinerie, gli impianti cioè di trasformazione dell'oro nero in prodotti lavorati.

Un barile di petrolio al mese per italiano - In Italia consumiamo mediamente 5 litri di petrolio al giorno per persona, ossia circa un barile di petrolio al mese. Il consumo di petrolio annuale medio per una famiglia di 4 persone in Italia si aggira quindi intorno a 7.760 litri. Quasi 2.000 Euro ai prezzi del 2005.

Un barile vale 1.650 Kwh - Tenuto conto che un barile nel contiene 159 litri, in termini energetici il suo valore è di circa 1.650 chilowattora. Tenuto conto che il consumo medio mensile di una famiglia è di 225 chilowattora, un barile di petrolio corrisponde, all'incirca, ai consumi familiari in sette mesi e mezzo.


03/01/2008 - 19:00
laplace77
00venerdì 22 febbraio 2008 19:48
prezzi reali del petrolio...
...e accenno en passant alla FINE DELL'ERA del PETROLIO !!!

...sento puzza di terreno in preparazione per la bolla della newEnergy...

PS: non sara' proprio un record, ma sono prezzi "da crisi"...



fonte: repubblica - l'espresso

Analisi

Petrolio oltre quota 100, ma non è un record vero

di Carlo Clericetti

Se si considerano l'effetto dell'inflazione e le variazioni dei cambi si scopre che non siamo ancora ai livelli toccati nel '79 e nell'80-82

(19 febbraio 2008)


Che un barile di petrolio sia arrivato a costare 100 dollari non può non impressionare, soprattutto se si ricorda che ai tempi della prima crisi petrolifera, che ci mise in ginocchio, il prezzo che allora ci sembrava spaventoso era intorno ai 13 dollari (dai poco più di 3 pre-crisi). In economia, però, a volte le cose sono un po' diverse da come sembrano. Quei 13 dollari di allora non sono confrontabili con i 100 di oggi se non si fanno un po' di conteggi, proprio come non sarebbe confrontabile una busta paga di allora con una di oggi se non si guardasse al valore reale, e non solo a quello nominale.

Qual è la differenza tra i due? La differenza è l'inflazione che si è cumulata in tutto questo periodo, e ha fatto cambiare i numeri tanto del petrolio che delle buste paga: per trovare il valore reale bisogna, appunto, depurare i numeri dall'aumento dei prezzi.

Per il petrolio, poi, c'è un'altra complicazione, perché il prezzo è espresso in dollari, ma i nostri conti sono in euro (e in lire prima dell'euro). Bisogna perciò considerare anche la variazione del cambio tra queste monete.

Per fare questi conteggi abbiamo chiesto aiuto a Luca Mezzomo del servizio studi di Intesa – San Paolo. Il tipo di petrolio considerato è stato il Brent crude. Quello che è arrivato a 100 è il West Texas intermediate, ma non fa molta differenza, dato che il Brent è arrivato a 98,70. I prezzi sono stati aggiustati per il cambio (prima quello della lira e, da quando esiste, quello dell'euro) e deflazionati con l'inflazione italiana. I risultati forse per qualcuno saranno una sorpresa: mentre la quotazione media del Brent a gennaio è stata di 96,2 dollari, il prezzo reale, in euro 2007 e tenuto conto dei fattori di correzione, è di 65,2 euro. Nel 2002 il prezzo reale in euro e quello in dollari erano quasi identici, 28,7 e 28,8 rispettivamente. Il diavolo, insomma, è per metà meno brutto di quello che appare: l'impennata c'è stata, ma in dollari è di tre volte e mezza, in euro è “solo” poco più del doppio.

Ma non è tutto, perché c'è un altro fatto da considerare.
Le crisi petrolifere, i cosiddetti oil shock, sono state finora quattro. La prima nel '73, con la guerra del Kippur; la seconda nel '79-81, con la rivoluzione iraniana e la guerra Iran-Iraq; la terza nel '90-91, con l'invasione del Kuwait e la guerra del Golfo; la quarta è quella attuale.

Ebbene, il prezzo di oggi, in termini reali, non ha toccato affatto un “record storico”, e anzi ne è ancora piuttosto al di sotto: il record fu toccato nell'agosto del 1981 con una quotazione (sempre in euro 2007) di 78,7 euro. I 65 euro (cioè il prezzo reale attuale) furono superati nell'ottobre dell'80 e il prezzo rimase al di sopra di questo livello fino al novembre dell'82: poco più di due anni, dunque. I 65 euro erano comunque stati superati già nel '79 (a novembre ci fu un picco a 72).

Livelli così alti non furono più raggiunti, neanche nel corso della terza crisi, durante la quale il greggio arrivò a sfiorare i 40 dollari. Poi il prezzo iniziò una lunga discesa, che lo portò ad un minimo, nel dicembre '98, che oggi ci sembra incredibile: appena 9,6 dollari.

Tutto questo significa che non dobbiamo preoccuparci? Certamente no.

Sappiamo ormai bene che il petrolio, oltre che inquinante, è una risorsa limitata, e tra un certo numero di anni comincerà a scarseggiare. Sul quando i pareri sono molto discordi, e variano fra il 2015 (praticamente domani) e il 2050.

Record o non record, dunque, non c'è da perder tempo per affrontare il problema.

Però è anche bene affrontarlo senza lasciarsi prendere dalle psicosi, su cui c'è sempre qualcuno che conta per guadagnarci sopra più del dovuto.
grella
00mercoledì 11 giugno 2008 18:26
PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
Al New York Mercantile Exchange vengono scambiati ogni giorno contratti futures per 850 milioni di barili, 10 volte la produzione giornaliera di greggio (che ammonta a 85 milioni di barili). «E' una mega bolla, ma non è detto che scoppierà tanto presto».

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – È sempre più difficile sostenere che l’impennata del prezzo del petrolio non è dovuta in gran parte alla speculazione finanziaria, soprattutto dopo il balzo di 10 dollari il barile registrato nella giornata di venerdì.

Questi violenti movimenti, che hanno spinto il prezzo del greggio ad un soffio dai 140 dollari il barile, sono la manifestazione inequivocabile della bolla finanziaria che si è formata nel mercato delle materie prime e dei prodotti alimentari. Alcune cifre confermano questa tesi.

Come ha scritto sul «Financial Times» Lord Desai, docente alla London School of Economics, nello scorso mese di maggio, al New York Mercantile Exchange sono stati scambiati ogni giorno contratti per circa 850 milioni di barili, ossia un volume corrispondente a dieci volte la produzione giornaliera di petrolio (che ammonta a 85 milioni di barili). Questi semplici dati confermano che ha ragione il finanziere George Soros, il quale, in una recente audizione davanti al Senato statunitense, ha dichiarato: «Ci sono tutti i segnali di una bolla, ma non è detto che essa scoppierà tanto presto».

I segnali di una bolla ci sono in effetti tutti. Il prezzo del petrolio è più che raddoppiato negli ultimi 12 mesi ed è salito quest’anno dai 90 dollari il barile dello scorso mese di febbraio ai 139 dollari di venerdì scorso.

Nell’economia reale non è successo nulla che possa giustificare un incremento superiore al 9%. La domanda cinese ed indiana, additata spesso come causa principe del rialzo del greggio, non ha subito negli ultimi cinque mesi alcun balzo. Inoltre, la richiesta di greggio di Cina e di India non influisce direttamente sulle quotazioni di breve termine del greggio, poiché avviene fuori dal mercato, con contratti a lungo termine firmati con i paesi esportatori.

Anche i termini dei problemi produttivi dei paesi esportatori di greggio non sono cambiati negli ultimi mesi. Anzi, l’aneddotica indica – come ha sottolineato «Il Sole 24 Ore» – che si moltiplicano le petroliere che vagano per gli Oceani in cerca di attracchi, cioè di acquirenti, cui vendere a sconto il loro carico di greggio.

Il problema è che i mercati a termine sui combustibili non obbediscono alle leggi della domanda e dell’offerta, ma alle aspettative sul prezzo futuro. E in questo mercato di carta si sono fiondate le istituzioni finanziarie, le quali negli ultimi anni hanno investito 260 miliardi di dollari. È quindi evidente che quando la Goldman Sachs, la banca di investimento più attiva in questo mercato, prevede che entro la fine dell’anno il barile supererà i 200 dollari, non fa una previsione, ma in buona sostanza dice alla concorrenza di continuare a scommettere sul rialzo del greggio.

Ciò induce a ritenere che la corsa del prezzo del petrolio potrebbe ancora continuare e quindi decurtare ancor di più il reddito di famiglie ed imprese. Non sorprende che si moltiplichino le proposte di trattare con gli arabi, affinché aumentino la produzione; oppure di detassare il prezzo del petrolio per calmare la rabbia crescente di consumatori, pescatori ed autotrasportatori. È pure difficilmente spiegabile come non si reagisca a questa corsa del greggio che sta intaccando la crescita di economie già sotto stress a causa della crisi dei mutui subprime e che sta favorendo il ritorno dell’inflazione.

Comunque è incomprensibile che rispetto alle numerose idee in circolazione nessuna proposta miri ad aggredire la causa prima di questa enorme bolla finanziaria attorno al prezzo del petrolio. Eppure basterebbe una regola semplice per far cadere il castello costruito sul greggio dai «maghi della carta straccia».

La regola è la seguente: coloro che comprano a termine il greggio devono alla scadenza del contratto comprare il petrolio fisico e non possono più evitare di farlo pagando una piccola compensazione monetaria, come invece avviene oggi. In pratica, si tratterebbe di ripristinare le leggi dei mercati a termine. Nessuno però sembra avere il coraggio di rovinare l’ultimo giocattolo, che frutta ancora soldi, creato da Wall Street.

Così dopo la bolla delle borse, scoppiata all’inizio del decennio, e quella del mercato immobiliare americano, esplosa l’anno scorso, ora abbiamo la «mania» del petrolio. Anche questa bolla è certamente destinata prima o poi a scoppiare, ma nel frattempo rischia di aggravare pesantemente le condizioni di un’economia mondiale che già stenta a fare i conti con la crisi dei mutui subprime.

www.wallstreetitalia.com


Considerazioni personali:

Tutti sbandierano un futuro a breve del greggio a 200$ ma i miei dubbi rimangono intatti a causa dei seguenti punti:

1 Rallentamento economia globale ( crollo pil cinese).

2 Instabilità mondiale socio-economica oltre un certo livello di prezzo ( non conviene a nessuno creare sommosse sanguinarie)!

3 Gestione della massa monetaria che potrebbe alterare la pressione speculativa.

4 L'introduzione a livello pratico su vasta scala della regolamentazione sulla emissione Co2 con relativo pagamento quote spingendo ancor più pressantemente su fonti alternative.


5 Inversione di tendenza dell'andamento del dollaro....


laplace77
00giovedì 12 giugno 2008 03:12
Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 11/06/2008 18.26:

Al New York Mercantile Exchange vengono scambiati ogni giorno contratti futures per 850 milioni di barili, 10 volte la produzione giornaliera di greggio (che ammonta a 85 milioni di barili). «E' una mega bolla, ma non è detto che scoppierà tanto presto».
...



occhio a non giocare coi numeri: si scambiano futures su diverse scadenze, no barili prodotti in giornata...


Servizio smentita bufale: "Un miliardo di barili in futures".



grella, 11/06/2008 18.26:



Considerazioni personali:

Tutti sbandierano un futuro a breve del greggio a 200$ ma i miei dubbi rimangono intatti a causa dei seguenti punti:

1 Rallentamento economia globale ( crollo pil cinese).

2 Instabilità mondiale socio-economica oltre un certo livello di prezzo ( non conviene a nessuno creare sommosse sanguinarie)!

3 Gestione della massa monetaria che potrebbe alterare la pressione speculativa.

4 L'introduzione a livello pratico su vasta scala della regolamentazione sulla emissione Co2 con relativo pagamento quote spingendo ancor più pressantemente su fonti alternative.


5 Inversione di tendenza dell'andamento del dollaro....






concordo invece in generale: sul peso della svalutazione del dollaro, sull'inevitabile speculazione, sull'effetto del rallentamento...


...ma non ci sono solo cinesi e indiani (che non lavorano solo per americani ed europei): ci sono arabi, russi e brasiliani (che il petrolio lo hanno e stanno infatti spendendo parecchio)


voglio dire: gli americani consumano decisamente troppo, gli europei un po' troppo, (e siamo forse a 2G persone) il resto del mondo poco o troppo poco (e questi fanno 4G persone)...
grella
00giovedì 12 giugno 2008 04:16
Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
laplace77, 12/06/2008 3.12:




concordo invece in generale: sul peso della svalutazione del dollaro, sull'inevitabile speculazione, sull'effetto del rallentamento...


...ma non ci sono solo cinesi e indiani (che non lavorano solo per americani ed europei): ci sono arabi, russi e brasiliani (che il petrolio lo hanno e stanno infatti spendendo parecchio)


voglio dire: gli americani consumano decisamente troppo, gli europei un po' troppo, (e siamo forse a 2G persone) il resto del mondo poco o troppo poco (e questi fanno 4G persone)...



Non confondere quello che ho scritto io con l'articolo postato che comunque penso volesse prendere un' unità di misura per far comprendere meglio il paragone....... [SM=g7600]
L'ho postato perchè indicativamente interessante,ma non per questo bisogna attribuirlo in ogni sua parte a me come l'avessi scritto io .....
Per quanto riguarda i commenti,a parte i punti in comune, sono d'accordo con te anche sul fatto della proporzione numerica (degli abitanti consumatori e potenziali), ma penso anche che non bisogna sottovalutare il fatto che le economie di questi paesi hanno risvolti del tutto differenti a seconda della conformazione sociale.
Intendo dire che se alcuni di questi paesi emergenti con popolazione molto elevata dovessero cadere in una crisi socio-politico-economica grave data la loro ancora debole strutturalità non riuscirebbero ad uscirne in breve tempo tanto facilmente.
Basti pensare che l' India con il suo miliardo e più di persone ha avuto un'accelerazione di produttività impressionamte ma all'interno di una società che ancor oggi è divisa gerarchicamente in migliaia di caste.
Non sò se mi sono spiegato........i numeri non hanno sempre lo stesso peso!!!
Attendo eventuali commenti.... [SM=j7569]

p.s. Ah ,dimenticavo ..... , per un certo numero di nuovi consumatori ci sarebbero potenzialmente anche un numero non ancora definito di nuovi giacimenti come quello con cui il Brasile, se non sbaglio, si è assicurato nelle sue acque autonomia energetica per diversi decenni!! [SM=g7600] [SM=g7576]


laplace77
00giovedì 12 giugno 2008 14:24
Re: Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 12/06/2008 4.16:



Non confondere quello che ho scritto io con l'articolo postato che comunque penso volesse prendere un' unità di misura per far comprendere meglio il paragone....... [SM=g7600]
L'ho postato perchè indicativamente interessante,ma non per questo bisogna attribuirlo in ogni sua parte a me come l'avessi scritto io .....



eh?

ma se ho quotato "separatamente" apposta!!!

la bufala era l'articolo (almeno nel tono) non il tuo post...




grella, 12/06/2008 4.16:


...
Non sò se mi sono spiegato........i numeri non hanno sempre lo stesso peso!!!
Attendo eventuali commenti.... [SM=j7569]



sara' anche vero, pero' intanto...

guarda l'immagine allegata sotto




grella, 12/06/2008 4.16:


p.s. Ah ,dimenticavo ..... , per un certo numero di nuovi consumatori ci sarebbero potenzialmente anche un numero non ancora definito di nuovi giacimenti come quello con cui il Brasile, se non sbaglio, si è assicurato nelle sue acque autonomia energetica per diversi decenni!! [SM=g7600] [SM=g7576]



sulle riserve accertate e quelle potenziali c'e' tanto di quello "smoke and mirrors" che non ci farei tanto affidamento...

...due cosa sono sicure:
- il petrolio non e' infinito;
- non e' sempre economico estrarlo e raffinarlo.



ciao
grella
00giovedì 12 giugno 2008 22:23
Re: Re: Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
laplace77, 12/06/2008 14.24:



sulle riserve accertate e quelle potenziali c'e' tanto di quello "smoke and mirrors" che non ci farei tanto affidamento...

...due cosa sono sicure:
- il petrolio non e' infinito;
- non e' sempre economico estrarlo e raffinarlo.



ciao



Il grafico è molto interessante e lo sarà ancor di più monitorarlo in prospettiva ...........incominciamo dai prossimi dati del 2008...!! [SM=j7569]
Questi dati vengono pubblicati di anno in anno? se ci fosse una pubblicazione trimestrale avremmo un'idea più realistica della tendenza in corso....... [SM=g7600]

p.s Vedo ora..... hanno già scritto i dati del 2008? cos'è uno scherzo? o è un pò come gli exit pool?




laplace77
00martedì 15 luglio 2008 11:52
il prezzo del petrolio
in valuta e contro l'oro

europe.theoildrum.com/node/3106

laplace77
00sabato 19 luglio 2008 13:38
OT: Tremonti e lo spekulator kattivo

riporto il link all'articolo di petrolio.blogosfere.it:

Caro Giulio, benvenuto tra le Cassandre!

ma soprattutto posto l'immagine qui sotto

[SM=p7579] [SM=p7579] [SM=p7579]

grella
00sabato 19 luglio 2008 22:36
Re: OT: Tremonti e lo spekulator kattivo
laplace77, 19/07/2008 13.38:


riporto il link all'articolo di petrolio.blogosfere.it:

Caro Giulio, benvenuto tra le Cassandre!

ma soprattutto posto l'immagine qui sotto

[SM=p7579] [SM=p7579] [SM=p7579]




Mi è piaciuto......... [SM=j7569]


laplace77
00lunedì 21 luglio 2008 19:18
spaventatevelo


energybulletin.net/node/45944



Published Jul 17 2008 by Energy Bulletin
Archived Jul 17 2008


Get ready for the last oil war

by Andrew McKillop


Background: Iranian official science research institute ISIR, Tehran, in October 2002, and subsequent national energy data from ISIR, Iran NOC, and Tehran-based analysts through 2003-2008

* Deputy Head of the ISIR, Mohammad Ali Akhavan in Oct 2002 stated that Iran’s fast growth of domestic oil demand, particularly motor fuels to run its car fleet growing at over 10%pa, would lead to zero net export capacity of crude by about 2010 – Iran’s refining capacity, already in late 2002 being unable to meet refined fuel products demand.
* Internationally respected Iranian oil expert Ali Samsam Bakhtiari (recently deceased) has confirmed the basic trend of declining Iranian oil production versus domestic demand growth, but dismissed ISIR’s cut-off date as too early, and suggested zero net export would be reached about 2012-2013
* For many backers of ‘pre-emptive war’ against Iran, its decreasing oil export capacity and rising domestic demand gives Iran every possible incentive to ‘spread the word’ of Chi’ite power politics. They argue that, backed by Chi’ite demographic clout, its large population and rising industrial capacity, Iran menaces the minority Sunnite-controlled GCC countries like it did at the time of Khomenei’s Revolution and war against Saddam’s Iraq.
* Iranian overthrow of the Sunnite-minority regimes of the Gulf Cooperation Council countries, including Saudi Arabia, would give Iran massive geopolitical power through vastly increasing the oil reserves it controls, and bring it vertiginous piles of petrodollars, add supporters of ‘pre-emptive war’ against Iran
* Despite the clear evidence of rising depletion limits on Iranian oil production, Western media continues presenting Iran as having the third or fourth-largest oil reserves in the world. This implies oil export ‘underperformance’, repeating media claim’s of Iraqi oil reserves versus its pumping ‘performance’ in the run-up to invasion in 2003

The writing is on the wall

Experts will forever discuss and dispute the causes of previous wars, both local and civil, both political and religious, for vital space and vital resources, specially oil and gold, to deny markets to, or weaken the money of enemies, and for other reasons. These other war reasons include mass migration to offload population in ‘empty lands’ such as 19thC and 20th C mass migration to USA or Australia, South Africa or Canada, New Zealand, Argentina, Brazil, the Russian Far East or Tibet. Since the end of Ottoman rule in the Middle East (from 1918-23), ethnic-based population movement is constant across the region, building large Chi’ite communities in key oil regions such as NE Saudi Arabia.

The bigger and longer the war, the more that experts will dispute its causes. Historians, economists, analysts and writers still disagree on the exact causes of last century’s ‘total wars’ in 1914-18 and 1939-45. More closely related to Iran War posturing, disagreement is sharp and strong about the causes of the Iran-Iraq war of 1980-88. In particular: was it partly oil-related or oil-driven, and secondly, which country started this war, with the aid, support or incitation of who ?

Rising stakes

The now accelerating countdown to Peak Oil marking the ultimate peak of world production – with a faster fall-off in net export supplies than total production under several logical scenarios - can only aggravate existing global and regional tensions, especially in the Mid East. Any decline in global export supply (currently running at about 51 million barrels/day (Mbd)) will be catastrophic for attempts at maintaining flagging credibility in ‘market supply/demand balance’ and open market price setting. The date at which this will happen, without war accelerating the process through destroying oil infrastructures is of course disputed. Several studies indicate likely date could be 2012-2013.

When we arrive at permanent undersupply, prices will explode. This will be the end of market trading. Bilateral country-to-country arrangements will replace open market trading – returning world oil commerce to pre-1990s structures and arrangements, best suited to opaque and complex supply deals. Moving on from oil-for-food, supply deals will be dominated by weapons-for-oil, and support for using them. This was a key part of supply deals operated by major powers with Iraq, including third party supply of oil from Iraq’s Sunnite-ruled GCC neighbor countries, during the 1980-88 war.

The run-up to this vast shift in how oil is supplied and paid is likely imminent. When oil prices surge through the price range around 150 USD/barrel, for any reason including simple undersupply of markets with the north hemisphere’s seasonal bulge of demand, in late summer 2008, Iran war posturing will receive additional credibility. Repeating the run-up to the first Gulf War of 1990-91, oil market trader reflex action, bidding up prices through successive ‘psychological ceilings’, will be another strand in the war rationale. Unlike 1991, however, knocking Iran out of global supply systems will tilt world market supply/demand balance heavily into deficit. We will have accelerated into Peak Oil by several years, making it unlikely supply can ever again match world demand unless this demand continually falls at least at the rate of Peak Oil decline (perhaps 2%pa in first 3 years of decline).

Enter the past, present and future Great Powers

Rising tension with Iran is presented as only due to its ‘nuclear ambitions’, which if true should apply with even more force to non-signatories of the NPT (non-proliferation treaty) which have developed atomic weapons – Israel, Pakistan and India. In the case of Pakistan and India, these are de facto and self-proclaimed atomic weapons powers. Israel has recently claimed, or confirmed in an aside from a speech by Prime Minister Olmert, that it does possess atomic weapons. This fact is unsurprising given the age and size of its nuclear installations and facilities! North Korea likely still possesses rudimentary atomic weapons, but has such small economic, military or geopolitical significance it is in no way a serious contender for ‘Great Power’ status.

This prized status could be defined as having big geographic size, large populations, large or growing economies, large armies and military clout including ballistic missile and atomic or thermonuclear weapons capability, national pride, and powerful media or public opinion forming structures. In the coming oil wars the ‘natural candidates’ will be those Great Powers with the highest dependence on imported oil, the fastest-growing demand for oil, and greatest belief they can act and win.

Like tiny Israel, the demographic giants Pakistan and India are extremely dependent on oil imports, but these powers are well behind the world’s biggest importers which by rank are: USA, Japan, China.
The Big 3 have combined oil imports totaling about 22 Mbd depending on time of year, economic output, and oil stocks. Their combined demand is growing, mainly due to domestic oil depletion in the US, and fast-growing demand plus domestic oil depletion in the case of thermonuclear-armed China.

Coming quite close behind (more than 1.6 Mbd net imports, each) we have the Big 6. These are India, Germany, South Korea, France, Italy and Spain. All are major economic powers. France has both atomic and thermonuclear weapons, while India at present only has atomic weapons. Apart from India, all the Big 6 have extreme high oil and energy-intensive economies, like the USA and Japan. Thermonuclear-armed UK, due to extreme-rapid extraction and depletion of its North Sea oil reserves is now again a net importer, but presently at small day average volumes (about 0.3 Mbd).

Nuclear know-how

All of the undeclared nuclear powers in the Big 9 importer countries have nuclear installations and know-how, in several cases obtaining large amounts of their national electric power supply from nuclear power. In some cases, Japan for example, its quick capability of producing nuclear weapons when or if needed, is openly declared as its response to nuclear threat by North Korea. All of the Big 9 presently without nuclear weapons can be considered ‘two screwdriver turns’ from having them. Most also have extensive ballistic missile capabilities, or access to these through regional alliance (European space agency for France, Germany, Italy and Spain).

Taking the first 3 and second 6 most oil import-dependent countries, their combined import demand stands at about 38 Mbd in 2008, a very big chunk of world total oil import demand, noted above, of about 51 Mbd. Other importers total about 150 countries. Exporters including OPEC-13 and thermonuclear-armed Russia count only about 25 countries able to export more than 50 000 barrels/day (0.05 Mbd). As we noted above, the writing is on the wall.

Who will act first?

On a highly logical basis, one or more of the Big 9 importer powers should either directly, or indirectly, either alone or in alliance with other big importers take strong action to assure its oil import supplies at the slightest sign of physical decline in world export supply. Europe’s big oil importers with present or past claims to the status of “Great Power”, Germany, France, Italy and Spain, will likely or almost certainly take concerted, EU-brokered action to assure import supplies. This can replace or extend current EU-brokered action, led by Germany, UK and France, to force or persuade Iran to relinquish its nuclear weapons ambitions.

In some ways the most exposed major importer countries – China and India – due to fast growth of their increasingly oil-dependent economies, small oil stocks, low or no military presence in the Mid East, undeveloped RDF-rapid deployment forces and absence from historical geopolitical rivalry in this region are the two powers with the lowest margin of choice. In other words, these two players are most likely to act fastest. Recent effort by both China and India to start work on SPRs (Strategic Petroleum Reserves) has faltered, in part due to costs and the certain impact of stockbuilding on world oil prices, leaving both with tiny forward coverage of national consumption. Their primal role of Asian superpowers, however, confers sure and certain ability to operate in any way, including militarily, in the Arab/Persian Gulf region and south central Asia. For the moment, neither India nor China are openly declared parties to any potential military action focusing Iran.

Oil prices nearing 150 US dollars-per-barrel might be considered this clear sign of ‘structural undersupply’. Great Powers outside the main declared parties – USA, Israel, Germany, UK and France -will almost certainly accelerate their action to the present, if ‘pre-emptive war’ against Iran is decided by the present declared parties. This decision could be accelerated by Neoconservative warmongers close to the outgoing G W Bush power elite of the USA, or Israeli war hawks taking their last chance to find political support and shelter from the outgoing G W Bush regime. Presidential candidate Obama has already declared his intention to remove US troops from Iraq, but neither Obama nor McCain can be considered ‘soft’ on Iran. The potential for a McCain victory, if this outcome becomes credible in Q3 2008, may temper Israeli war hawks in the short-term, as they consider that a McCain White House will be supportive of military action against Iran later on in his presidence.

The looming possibility, or near-certainty of open conflict for assuring a bigger share of smaller export supplies is, to be sure, a certain and constant cause of Middle Eastern tension, covering conflicts from the Mediterranean to the Arab or Persian Gulf. Defensive alliances with great powers is also a sure and certain reflex of the region’s oil exporters, for example Qatar’s hosting of US military command for the Gulf region – as well as Al Jazeera TV. Russia’s ambivalent relations with Iranian president Ahmedinejad’s regime has to date not prevented Russia from selling weapons to Iran, including hi-tech air defense systems around its main ‘targetable’ nuclear installations, notably Natanz.

The atomic joker

Iran’s population size and growing industrial capacities – plus its declining oil reserves – all led to its decision to develop nuclear electricity production. This decision, taken by the Chah of Iran in 1973-1975, was warmly approved by US, European and Japanese leaderships of the day, and has been simply continued by the Chah’s Chi’ite Islamist successors ever since.

The constant, and now rising threat of great power invasion, for any reason but finally concerning oil, could logically be taken as the basic driver of Iran’s nuclear weapons programme. Atomic weapon possession is thought of as ensuring ‘inviolability’ in the face of invasion threats or attempts. As we can however also note, any large-size nuclear reactor is a ‘potential Chernobyl’. Conventional ballistic missile capability brings these ‘dirty bombs’ into the sweep of nuclear-related targets, in any country possessing civil nuclear power plants of any size.

Answering the key question of when this Oil Apocalypse could or might start is in fact relatively easy:
When there is world economic crisis, as in 1929-36, this is nearly always a ‘Mother of War’. When we have global economic crisis at least equal in intensity to the 1929 crisis, we can assume we also have the basic geo-economic conditions able to trigger Oil Apocalypse, especially where recession is thought of, and presented by media as “only due to oil supply shortage and high prices”. Unlike the 1980-83 global economic crisis, when declining oil demand and increasing production capacities crossed over, giving nearly 15 years of cheap oil through 1986-2000, Peak Oil decline in export capacities will tend to shut-out and shorten this ‘slump premium for consumers’. The period during which oil prices would fall, with the start of a major recession, is likely short, making a repeat of 1985-2000 very unlikely or impossible.

As well demonstrated by the Putin-Medvedev Kremlin, and de facto national oil and gas entity Gazprom, ‘the state within the state’, thermonculear-armed Russia can dictate supply and price conditions unlike any other oil exporter. Possessing even rudimentary atomic weapons is therefore a key, of course undeclared strategy of many oil exporter countries.

How and why did the Last Oil War happen?

As we noted above, there is always dispute of how and why wars started, but historians and analysts agree on one salient point: since the early-20th century, wars increasingly kill civilians and destroy civilian and economic infrastructures. Oil and gas infrastructures in the Middle East will surely not escape this rule, as clearly shown by Iraq’s intentional destruction of Kuwaiti installations when Iraq was forced out of Kuwait in 1991.

Wars in the 20thC increasingly started, or spun-off from civil and ethnic wars but today, these are unwisely considered ‘manageable’ by media and politicians in the Great Powers. The Iran-Iraq war of 1980-88 was already, at least in part a Chi’ite-Sunnite ethnic war. Any attack on Iran to punish it for developing nuclear weapons capability, and surely with the hope this ‘unlocks’ new oil production capacities, will rather surely open Pandora’s Box – possibly triggering an uncontrolled spiral of regional instability, and fatally drawing in other and newer oil-hungry Great Powers.

The theory of ‘permanent war’ can in fact be traced to late 19th century historians and military strategists, including Clausewitz, Marx and Engels. Their theory affirms that under certain conditions, ‘low level permanent war’ occasionally breaks out into paroxysms of total war, for example when national or regional civil wars coalesce and attain a ‘critical mass’.

The 1980-88 war could be interpreted as a regionally limited and circumscribed but long ethnic war. At the time, world oil demand was around 20 Mbd less than today, and world oil reserves were around 25 years further away from Peak Oil. Adding pressure from gasoline- and diesel fuel-hungry citizens in nuclear-armed Great Powers, today, any potential repeat of regional and ‘low-level Sunnite/Chi’ite conflict’ cannot operate. Also making this option impossible or very unlikely, Iran’s march towards possessing atomic weapons makes it near certain we would start with high-level warfare.

Regional ethnic conflict and the Peak Oil war

From the late 1980s, spurred by intensifying poverty due to record-low commodity export prices and IMF-imposed structural adjustment, population growth, and the AIDS scourge, the Pan African Civil War broke out. In 1994 this helped trigger the Rwanda genocide, where around 1 million persons were slaughtered in a few months – a kill rate even higher than the insane excesses of Germany’s Nazi ‘final solution’. Within the opulence of petrodollar-fuelled double-digit economic growth in today’s GCC countries, large population groups, notably Chi’ite communities, are exposed to relative or absolute poverty and exclusion from jobs.

This context, which in excluded minorities within Sunnite minority communities of the GCC countries feeds Al-Qaida and Salafist recruitment, is a potent support to Ahmedinejad’s strategy of winning majority-Chi’ite support inside the oil-rich GCC countries, and elsewhere in central and west Asia. It is surely hard to gauge what regional intensity of support has been won by Ahmedinejad, for example in Iraq where Chi’ite demographic clout leaves little chance for post-American Iraq to remain unaligned with Iran. Eradicating the certainty of Iraq falling into the Chi’ite sphere, dominated by Iran, and then moving on to repeat and extend this geopolitical and oil resource takeover in the GCC countries, has only one method.

Pre-emptive war against Iran, under the easy-to-communicate pretext of stopping Iran from developing atomic weapons capability, is surely an attractive rationale for certain US, Israeli, European and other Great Power strategists as oil prices move towards 150 USD/barrel. During economic recession, as proven in the ‘Cheap Oil interval’ of 1986-2000, surely heightens ethnic tension between Chi’ite and Sunnite communities in the GCC countries. The rising likelihood that 150-dollar oil can trigger global recession underlines this economic pre-emptive rationale for war against Iran.

Placing the Last Oil War in context

Marking the end of the 1914-91 phase in a near-century of war, ‘total war’ historians argue, the 1991 first Gulf War, or strong anchorage of Kuwait’s Sunnite-minority ruling regime to US and OECD Great Powers was one of the last, or the last outbreak of ‘total war’. Conversely, we can argue today in 2008, the ‘Liberation of Kuwait’ was the first, and real outlyer Oil War, preceding The Final Energy Crisis.

The 1991 Gulf War, we can note, was not only be a model for, but even the cause of those to come. Massive aerial supremacy, the non-possession of atomic or thermonuclear weapons by the opposing Iraqi side, the desert terrain and other factors made US-led victory fast and easy. When the Last Oil Wars come, probably announced and triggered by regional civil wars, almost certainly in the Middle East and central Asia, not one but many nuclear armed ‘players’, from the Big 9 list, can play in this final Petro Apocalypse. The classic game of variable geometry alliances will decide the alignment, and who will have the world’s last remaining reserves of oil.

The real cause and enablement of the 20th century’s total or permanent war was dramatic expansion of population and unrepeatable growth of cheap energy supplies. We are forced to conclude it was a one-shot event that will not and cannot be repeated.

A few simple facts underscore this claim. Through 1900-1999 world population increased from about 1450 Million to nearly 6000 Million (around 6.55 billion in 2008), while fossil fuel production and consumption rose from about 1100 Million tons of oil equivalent (Mtoe) to some 9800 Mtoe. Population rose 4-fold, but cheap energy supply rose 9-fold. But when we take account of a considerable increase in average efficiency of use, rising from around 10%-15% in 1900 to over 25% in the 1990s, actual applied and useful energy consumption increased about 18-fold for about a 4-fold rise in human numbers.

This one-off feat is unlikely to be repeated. But while energy supply growth is certainly and surely constrained weapons supply growth is not. Key indicators for output of both civil and military equipment, such as light and midweight armored vehicles, small arms and light artillery showed spectacular increases. While civil automobile production increased ‘only’ about 65 times through 1900-1999, (a growth of 6400%), the production of mortars, mines, grenades, service rifles, small caliber missile and grenade launchers, and small calibre artillery (105 mm and below) increased about 250-fold in the same period (24 000% growth)

Nuclear reactors are not designed to resist even the smallest and lightest hand-held antitank missile and, where they are claimed to be ‘terror-proof’, their cooling systems and control systems are entirely vulnerable. In any Great Power rivalry sparked by intense dispute for shrinking oil reserves, the enemy’s ‘civil’ nuclear reactors will be the softest of soft target for certain missile attack. The Ahmedinejad regime, like any other power, great or otherwise, should understand and comprehend this simple fact.

Great Game 2

With the collapse of the Soviet empire in 1991, after its highly symbolic defeat in Afghanistan by US-backed proxy forces, Islamist mujahadin including Osama bin Laden, the accelerating decline of global oil and gas discoveries and ever-rising oil import demand of China, India and Pakistan brings 3 new nuclear armed players, and new rivals to Great Game 2. These rivals also include non-nuclear, but renascent and well armed, modern industrialising Turkey, seeking revenge for its 1917-23 defeat and loss of empire. These are 4 new and powerful players in what will become Great Game 2.

During Great Game 1, which lasted over 75 years (about 1830-1914), disputed areas stretched throughout West and Central Asia. Oil came late to the party – with the collapse of the Ottoman Empire and the rush to grab and hold oil reserves, production capacities and transport infrastructures in the Arabian peninsula and surrounding regions. This time, in Great Game 2, oil is the undeclared, but real motor for conflict. This time the game will be very short.

Imperial and geostrategic resource map drawing exercises, no longer in tea rooms but in air-conditioned think tanks and bunkers, has re-emerged as a major activity. This activity is no longer only or mainly a discreet but constant activity in Washington, Moscow, Paris and London, but also in Beijing, New Delhi, Istanbul and Islamabad. And elsewhere. The players, this time around, are more numerous. They also have much less time.

Weapons stocks and troop strengths in the widely-defined Middle Eastern and contiguous strategic region containing around 60% of all remaining world oil reserves and over 60% of remaining known gas reserves have been multiplied, at least 6-fold for troop numbers, since 2000. Great Game 2, to be sure, is ‘only’ a continuation and intensification of its previous version that started in 1917, but its geographic sweep is now greatly extended. The reason for this is simple: oil depletion. Since 2000, the regional focus extends across oil- and gas-bearing territory and contiguous pipeline routes stretching from ex-Soviet central Asia through Afghanstan, to Iraq. This zone then continues, with the oil-bearing source rocks, to GCC states including Saudi Arabia, Kuwait, UAE, Qatar and the other princely oil-producing states of the Gulf, facing Iran, and extends to Yemen in the west.

Would Tehran ‘regime change’ unlock new oil supplies?

Iran was the ‘Persia’ of the Anglo-Persian Oil Co. of the 1920s, later becoming BP (which, today, sometimes uses a prophetic nickname: Beyond Petroleum). Oil production and geophysical oil source rock prospecting dates back nearly 100 years. Iran’s peak production, never subsequently re-attained, was in 1978. This was only 8 years after the USA attained its own ultimate peak of oil production, after more than 100 years of oil exploration and production.

Iran’s national or domestic demand continues to grow with population and economic growth, and, after China, Iran has the fastest-growing car fleet in Asia, at more than 10%pa each year since 1995. It is therefore rational for the ISIR, Bakhtiari and other analysts to argue that Iran’s oil production is so far past its peak that by 2010-2012 (see top of article), it will likely cease to have any exportable surplus of oil at all. Iran is set to become a net importer.

For Iran, other than the long-dated siren call to develop nuclear power – opening the way for nuclear arms in its confrontation with the USA and Israel – one effective solution, apart from DSM or energy demand-side management, will be developing capital intensive, and slow-to-grow gas-to-oil conversion (GTO). This would enable Iran to produce synthetic oil from its world class gas resources, albeit at extreme high rates of energy conversion losses. Slowing the development of Iran’s South Pars gas field (shared with Qatar), we can note, is one key element in G W Bush’s “spoiler strategy” against Iran.

Tehran regime change, however sincerely called-for by Condoleeza Rice at every available microphone, will not in any way favour rapid development of Iranian gas reserves, or GTO. This will further accelerate Iran’s demise as an oil exporter. Iranian pipeline gas supply to the Nabucco line feeding Europe, or LNG export capacity development are becoming more necessary every year, as the world moves towards Peak Gas, which is probable by 2013-2015 or perhaps before.

Even before the overthrow of Shah Pahlavi by the Khomenei-led revolution of 1979, the country’s oil discovery/production indicators showed that Iran was heading towards that day – then a long way in the future – when it would cease to export oil. One consequence was the entirely ‘classic’ economic decision to develop civil nuclear electricity production. As amply proven by India and Pakistan, South Africa and Argentina, and most recently by North Korea, and the real basis of ‘civil’ nuclear energy in the USA, France, UK, Russia, China and Israel, so-called ‘civil’ nuclear energy enables nuclear weapons production. Civil nuclear, and military nuclear are seamless, whatever the NPT and the IAEA might like to suggest or propose.

Copyright Andrew McKillop, 2008
Andrew McKillop is the general editor of THE FINAL ENERGY CRISIS, Pluto Books/Univ of Michigan Press, ISBN 0745320929, 2005 and 2008


laplace77
00martedì 22 luglio 2008 11:21
se cala riempio il serbatoio...

10:33 - Petrolio: Cina aumentera' riserve, in arrivo nuovi serbatoi (stampa)

Per far fronte all'impennata dei prezzi

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Pechino, 22 lug - La Cina
aumentera' le sue riserve di prodotti petroliferi per far
fronte all'impennata dei carburanti, assicurando forniture
di emergenza. Lo riporta l'autorevole Shanghai Securities
News, citando dichiarazioni di Su Bo, direttore dell'Ufficio
statale delle riserve. Il funzionario ha detto che le
industrie di raffinazione del petrolio stanno espandendo la
loro capacita' e che presto saranno approntati appositi piani
per aumentare le riserve. Su Bo ha annunciato che il
dipartimento, che in maggio aveva distribuito riserve per
far fronte all'emergenza provocata dal terremoto nel
Sichuan, si prepara ad accrescere la capacita' dei propri
depositi e ha gia' avviato la costruzione di nuovi serbatoi.
Secondo il giornale, le location piu' probabili sono le
province sudoccidentali del Sichuan e dello Yunnan.




peccato che non si possa fare col gasolio,

che i prezzi alla pompa "non calano mai",

altrimenti lo farei anche io, il serbatoio c'e'...
dgambera
00mercoledì 23 luglio 2008 15:06
Petrolio in bolla?
Il vero costo del greggio? 80 dollari al barile (senza speculazione)


Il prezzo del greggio sarebbe di circa 80 dollari al barile se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero. Lo ha indicato Jesus Reyes Heroles, amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando quanto calcolato da alcuni analisti. Una quotazione di 80 dollari al barile risulterebbe del 38 per cento inferiore al prezzo di chiusura del greggio martedì a New York e ridarebbe fiato alle economie dei paesi consumatori, fra i quali gli Stati Uniti.
Il Congresso Usa, da parte sua, studierà questa settimana delle proposte volte proprio a mettere al bando alcuni aspetti delle contrattazioni dei derivati petroliferi, che secondo gli Usa hanno distorto la domanda e contribuito al balzo del 69 percento segnato dal greggio nell'ultimo anno.
I legislatori Usa stanno considerando fra le altre cose la possibilità di limitare il numero di contratti che un investitore può detenere e potrebbero obbligare gli operatori ad un'informativa più stringente, per ridurre la domanda speculativa rispetto alla domanda fisica di greggio.
«Gli americani vengono presi per la gola non solo dall'Opec ma anche dagli speculatori proprio qui nel nostro paese», ha detto il senatore Ted Stevens, un repubblicano dell'Alaska, riferendosi all'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. «Storicamente, non è stato un grande problema. Solo di recente la speculazione ha raggiunto livelli insostenibili».
I contratti petroliferi in mano agli investitori sul mercato di New York sono quasi raddoppiati ad aprile dall'anno prima, secondo la Commodity Futures Trading Commission, in una fase in cui operatori quali Goldman Sachs Group Inc. hanno aumentato le scommesse sulle variazioni di prezzo, esacerbando i rincari del greggio, di cui non intendono poi prendere fisicamente possesso, dicono i critici, e tutto ciò a fini esclusivamente di lucro e non di copertura del rischio.
laplace77
00mercoledì 23 luglio 2008 20:52
Re: Petrolio in bolla?
dgambera, 23/07/2008 15.06:

Il vero costo del greggio? 80 dollari al barile (senza speculazione)


Il prezzo del greggio sarebbe di circa 80 dollari al barile se non ci fosse la speculazione a spingere le quotazioni dell'oro nero. Lo ha indicato Jesus Reyes Heroles, amministratore delegato di Petroleos Mexicanos, confermando quanto calcolato da alcuni analisti. Una quotazione di 80 dollari al barile risulterebbe del 38 per cento inferiore al prezzo di chiusura del greggio martedì a New York e ridarebbe fiato alle economie dei paesi consumatori, fra i quali gli Stati Uniti.

...




i petroleros???

[SM=g7576] [SM=g7576] [SM=g7576]



forse rosicano che sulle ultime gocce del loro petrolio ci fanno piu' soldi gli speculatori che loro che lo producono...



dai un'occhiata a questo articolo (fonte Bloomberg):

Pemex Cuts Crude Supply to Shell, Valero Refineries (Update2)

July 7 (Bloomberg) -- Petroleos Mexicanos, Mexico's state- owned oil company, reduced the amount of crude oil it supplies to Texas refineries operated by Royal Dutch Shell Plc and Valero Energy Corp. as falling production curbs exports.


proprio loro, i petroleros, coi prezzi alle stelle tagliano l'export perche' producono poco...


...nota che la Petroleos Mexicanos e' una state- owned oil company... quindi pare che pensi prima al fabbisogno interno che all'export



NB:

Lemma to curb
Traduzione
v.tr.
1 mettere il morso a, frenare (un cavallo)
2 (fig.) frenare; porre un freno, limitare; dominare; reprimere
v.intr. (ant.)....




PS:
su petrolio c'e' una bella raccolta sul Mexico, tutto in una sola direzione: stanno andando in rosso...

laplace77
00giovedì 24 luglio 2008 14:14
e dopo i giochi?

12:13 - Petrolio: vera incognita la domanda cinese dopo le Olimpiadi (stampa)

Un contro-choc da improvviso blocco della domanda di Pechino

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 24 lug - La chiave di
volta per il mercato petrolifero mondiale potrebbe essere la
Cina che, dopo avere costituito riserve colossali di
petrolio in vista dei giochi olimpici, potrebbe interrompere
improvvisamente i propri acquisti dal 25 agosto. Un'ipotesi,
riportata stamani dal quotidiano francese 'La Tribune', che
il mercato sta prendendo seriamente in considerazione. In
otto sedute, dai massimi assoluti toccati l'11 luglio
scorso, ha perso ben 20 dollari. Una discesa che, secondo
gli esperti, potrebbe riprendere se il minore appetito di
energia cinese dovesse rivelarsi fondato. E l'impatto sui
prezzi potrebbe essere molto pesante alla luce di quanto
constata negli ultimi due anni. Il Regno di Mezzo, secondo
l'Aie, e' stato all'origine di oltre la meta' (52%)
dell'aumento della domanda registrato nel 2007. E nei primi
quattro mesi di quest'anno, secondo la banca d'investimento
China International Capital Corporation l'import cinese di
petrolio e' aumentato di un altro 10% rispetto allo stesso
periodo del 2007. Non solo, gli acquisti di Gasolio e di
diesel - con l'intento di evitare qualsiasi panne da energia
durante le Olimpiadi - si sono moltiplicati nel frattempo
addirittura di 29 volte. E' quindi plausibile, secondo
quanto riporta il quotidiano, che se la Cina dovesse
bloccare improvvisamente i propri acquisti inizierebbe un
spettacolare contro-choc sull'energia e le materie prime in
generale.


[SM=g7601] [SM=g7601] [SM=g7601]
laplace77
00giovedì 4 settembre 2008 17:33
trichet e la bolla del petrolio

15:24 - *** Petrolio: Trichet, cauti su calo prezzi, attenti a 'bolla'

"Eccezionale" la recente volatilita'

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Francoforte, 04 set - La
volatilita' sui mercati delle materie prime e del petrolio
e' "eccezionale" ed e' il risultato di "un mix di elementi
che riguardano sia la domanda sia l'offerta". Lo ha detto il
presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, aggiungendo che
la Bce "e' molto cauta sul recente calo dei prezzi e ritiene
possibili tutti gli scenari, compreso quello di nuovi
aumenti che sarebbero molto negativi per tutti". "Anche
l'andamento dei mercati finanziari e' uno degli elementi in
gioco - ha detto Trichet - Molti investitori hanno
diversificato il portafoglio e si sono spostati in massa
sulle materie prime e il petrolio e questa e' la ragione di
questo andamento cosi' frenetico dei mercati". Per questo
l'appello agli investitori e' di "stare attenti e non
imbarcarsi in qualche nuova 'bolla' speculativa".


laplace77
00lunedì 8 settembre 2008 14:38
l'Opec vuole il petrolio sopra i 100$

13:42 - ###Petrolio: a Vienna i ministri Opec, domani decisione su produzione

L'Iran spinge per una riduzione dell'offerta

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Vienna, 08 set - I ministri
dell'energia dell'Opec saranno impegnati domani in uno dei
meeting piu' seguiti degli ultimi tempi. Dopo aver raggiunto
il prezzo massimo di 147,50 dollari il barile l'11 luglio,
il petrolio e' infatti da diverse settimane in una fase di
netto ridimensionamento anche se in queste ore sale di due
dollari a 109 dollari per i timori legati all'arrivo
nell'area del golfo dell'uragano Ike. Dal massimo di luglio,
i prezzi sono tuttavia scesi di circa il 25% e quello che
preoccupa i membri del cartello e' la rapidita' della discesa.
Sono in molti dunque a chiedere ora che l'Opec riduca il
livello quotidiano di estrazioni: fra i paesi che chiedono
una riduzione vi sono l'Iran, il Venezuela e la Libia. A
loro parere, una riduzione della produzione puo' essere
facilmente raggiunta chiedendo semplicemente all'Arabia
Saudita di rispettare la sua quota che e' di 8,94 milioni di
barili al giorno mentre al momento ne estrae dai suoi pozzi
9,6 milioni. Ryad ha unilateralmente alzato la sua
produzione di 500.000 barili al giorno per rispondere
all'appello dei paesi industrializzati, preoccupati per il
balzo dell'inflazione. Ora tuttavia i prezzi appaiono in
caduta libera e i membri dell'Opec temono che si possa
verificare un nuovo scenario come quello che segui' la crisi
asiatica nel 1998, quando il barile scese attorno ai 10
dollari il barile. Per evitare uno scenario del genere, i
membri Opec sono fermamente intenzionati a creare una specie
di linea maginot per mantenere il prezzo sopra i 100 dollari
il barile. Secondo il ministro dell'energia dell'Ecuador,
Galo Chiriboga, un prezzo ragionevole si colloca tra i 110 e
i 120 dollari al barile mentre un prezzo sotto i 100 dollari
non sarebbe "adeguato".
laplace77
00lunedì 8 settembre 2008 19:54
Re: l'Opec vuole il petrolio sopra i 100$
laplace77, 08/09/2008 14.38:


13:42 - ###Petrolio: a Vienna i ministri Opec, domani decisione su produzione

L'Iran spinge per una riduzione dell'offerta

...




insistono...


19:40 - Petrolio: Opec, Khelil stima surplus offerta per fine anno

Possibile discussione su eventuale taglio della produzione

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Vienna, 08 set - Il presidente
dell'Opec, Chakib Khelil, stima un surplus dell'offerta di
petrolio per la fine dell'anno. Parlando con i giornalisti
al suo arrivo a Vienna, dove domani il cartello terra' una
riunione di routine, il responsabile ha affermato c'e' gia'
abbondante disponibilita' sul mercato e quindi i Paesi membri
discuteranno una possibile riduzione della produzione. Tutti
sono d'accordo, ha indicato ancora Khelil, che il surplus
sia "tra le 500 mila e 1,5 milioni di barili per l'inizio
del prossimo anno".


laplace77
00martedì 9 settembre 2008 08:47
Re: l'Opec vuole il petrolio sopra i 100$
laplace77, 08/09/2008 14.38:


13:42 - ###Petrolio: a Vienna i ministri Opec, domani decisione su produzione

L'Iran spinge per una riduzione dell'offerta


... fra i paesi che chiedono
una riduzione vi sono l'Iran, il Venezuela e la Libia. A
loro parere, una riduzione della produzione puo' essere
facilmente raggiunta chiedendo semplicemente all'Arabia
Saudita di rispettare la sua quota che e' di 8,94 milioni di
barili al giorno mentre al momento ne estrae dai suoi pozzi
9,6 milioni. Ryad ha unilateralmente alzato la sua
produzione di 500.000 barili al giorno per rispondere
all'appello dei paesi industrializzati, preoccupati per il
balzo dell'inflazione.

...





ma ovviamente i sauditi non ci stanno:


08:12 - Petrolio: Wti in calo in Asia a 105,19 $ dopo parole Arabia Saudita

Al vertice Opec ha suggerito mantenimento attuale output

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Singapore, 09 set - E' sceso il
prezzo del petrolio agli scambi elettronici in Asia, dopo
che dalla riunione dell'Opec, per voce dell'Arabia Saudita,
sono arrivati segnali nella direzione di un mantenimento
degli attuali livelli di produzione. Il contratto consegna
ottobre sul light sweet crude e' calato di 1,15 dollari a
105,19 dollari al barile e il Brent del Mare del Nord,
sempre consegna ottobre, ha perso 1,17 dollari a 102,27
dollari.


[SM=g7600]

grella
00mercoledì 10 settembre 2008 18:00
Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 11/06/2008 18.26:




Considerazioni personali:

Tutti sbandierano un futuro a breve del greggio a 200$ ma i miei dubbi rimangono intatti a causa dei seguenti punti:

1 Rallentamento economia globale ( crollo pil cinese).

2 Instabilità mondiale socio-economica oltre un certo livello di prezzo ( non conviene a nessuno creare sommosse sanguinarie)!

3 Gestione della massa monetaria che potrebbe alterare la pressione speculativa.

4 L'introduzione a livello pratico su vasta scala della regolamentazione sulla emissione Co2 con relativo pagamento quote spingendo ancor più pressantemente su fonti alternative.


5 Inversione di tendenza dell'andamento del dollaro....





[SM=g7576]


laplace77
00giovedì 11 settembre 2008 02:02
Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 10/09/2008 18.00:



[SM=g7576]






ride bene chi ride ultimo,
perche' all'ultimo
il petrolio finisce:


laplace77, 09/09/2008 8.47:





ma ovviamente i sauditi non ci stanno:


08:12 - Petrolio: Wti in calo in Asia a 105,19 $ dopo parole Arabia Saudita

Al vertice Opec ha suggerito mantenimento attuale output

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Singapore, 09 set - E' sceso il
prezzo del petrolio agli scambi elettronici in Asia, dopo
che dalla riunione dell'Opec, per voce dell'Arabia Saudita,
sono arrivati segnali nella direzione di un mantenimento
degli attuali livelli di produzione. Il contratto consegna
ottobre sul light sweet crude e' calato di 1,15 dollari a
105,19 dollari al barile e il Brent del Mare del Nord,
sempre consegna ottobre, ha perso 1,17 dollari a 102,27
dollari.


[SM=g7600]







non hanno tagliato l'output per il prezzo,
100$ con questo dollaro (vs. euro, vs. oro, ecc),
e' un prezzo accettabile per gli esportatori
e forse non mette in crisi la crescita globale:

forse decoupling per i BRIC
e/o forse tecnologie rinnovabili per GER-JAP-USA


questi hanno tagliato perche'
rischiano di restare a secco per primi,
vedere Indonesia...

dice: ma entrano altri per un tot di barili maggiore

entrano si, ma nell'organizzazione

non nel computo dei barili totali,

in quello c'erano gia':
non si esporta petrolio dall'oggi al domani
solo perche' ci si e' associati all'OPEC



fonte: Repubblica


L'organizzazione ha deciso di tornare alle quote di settembre 2007

Dopo l'annuncio le quotazioni del greggio sono leggermente salite


Opec taglia produzione petrolio meno 520.000 barili al giorno


VIENNA - Con una decisione a sorpresa, l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) riunita a Vienna ha tagliato la produzione di greggio di 520.000 barili al giorno, invitando i membri a "rispettare strettamente le quote di produzione". Alla notizia il prezzo del petrolio ha guadagnato subito un dollaro.

L'Opec ha deciso quindi di tornare "alle quote di settembre 2007", equivalenti a "28,8 milioni di barili al giorno". Per diversi mesi infatti l'Arabia Saudita, primo produttore mondiale di petrolio e capo-fila dell'Opec, aveva aumentato unilateralmente la produzione di 500 mila barili al giorno, portandola a 29,67 milioni.

Quella scaturita dal vertice di Vienna è una decisione inaspettata, sostenuta da paesi come Iran e Venezuela. Ieri il presidente dell'Opec, l'algerino Chakib Khelil, aveva infatti affermato di ritenere "non necessario un taglio della produzione", annunciando che l'organizzazione avrebbe mantenuto invariate le quote sui livelli attuali: indicazioni che avevano contribuito a fare scendere il Brent sotto quota 100 dollari.

Al termine della riunione l'Opec ha inoltre annunciato di aver ufficialmente accettato "con rammarico la scelta dell'Indonesia" di uscire dal cartello dei paesi produttori di greggio. L'Indonesia, con una produzione di 870.000 barili al giorno su un totale di 29,67 milioni, è divenuto infatti un paese importatore di petrolio. L'uscita dell'Indonesia viene più che compensata dall'ingresso nell'Opec dell'Angola (1,85 milioni di barili al giorno) e dell'Ecuador (500.000).
( 10 settembre 2008)



NOTA:
L'uscita dell'Indonesia viene più che compensata
in termini di potere contrattuale dell'OPEC



fonte: Corriere

Ai minimi dallo scorso aprile: sotto i 100 dollari

Petrolio, l'Opec taglia la produzione

Decisa la riduzione di 520mila barili al giorno. Intanto il greggio, dopo 5 mesi, finisce la sua lunga corsa

NEW YORK - Con una decisione a sorpresa, l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio riunita a Vienna ha tagliato la produzione di greggio di 520.000 barili al giorno, invitando i membri del «cartello» a rispettare le quote. Alla notizia il prezzo del petrolio ha guadagnato subito un dollaro.

TAGLIO - L'Opec ha deciso di tornare alle quote di settembre 2007, equivalenti a 28,8 milioni di barili al giorno. Martedì il presidente Chakib Khelil aveva invece annunciato che l'organizzazione avrebbe mantenuto invariate le quote: indicazioni che dopo cinque mesi avevano contribuito a fare scendere il Brent, quello estratto nel Mare del Nord, sotto i 100 dollari. Le quotazioni dei futures con consegna a ottobre sono scese a 99,50 dollari, in calo del 3,7%.

AI MINIMI DA APRILE - Anche il greggio di qualità americana, il Wti, ha fatto segnare prezzi in deciso calo: i futures sul petrolio con scadenza ottobre hanno chiuso la giornata di contrattazioni perdendo quasi il 3%, al livello minimo dal 2 aprile scorso, attestandosi a 103,26 dollari al barile sul New York Mercantile Exchange.



NOTA 1: ma a sorpresa per chi?

NOTA 2: il corriere non dice dell'Indonesia, ma da' indizi per un certo discorso sui soliti 500.000 barili, ovvero i 500.000 dei sauditi del post precedente:

Sono in molti dunque a chiedere ora che l'Opec riduca il
livello quotidiano di estrazioni: fra i paesi che chiedono
una riduzione vi sono l'Iran, il Venezuela e la Libia. A
loro parere, una riduzione della produzione puo' essere
facilmente raggiunta chiedendo semplicemente all'Arabia
Saudita di rispettare la sua quota che e' di 8,94 milioni di
barili al giorno mentre al momento ne estrae dai suoi pozzi
9,6 milioni. Ryad ha unilateralmente alzato la sua
produzione di 500.000 barili al giorno per rispondere
all'appello dei paesi industrializzati, preoccupati per il
balzo dell'inflazione.




PS: tutto questo IMHO, sia chiaro
grella
00giovedì 11 settembre 2008 11:29
Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 11/06/2008 18.26:



Considerazioni personali:

Tutti sbandierano un futuro a breve del greggio a 200$ ma i miei dubbi rimangono intatti a causa dei seguenti punti:

1 Rallentamento economia globale ( crollo pil cinese).

2 Instabilità mondiale socio-economica oltre un certo livello di prezzo ( non conviene a nessuno creare sommosse sanguinarie)!

3 Gestione della massa monetaria che potrebbe alterare la pressione speculativa.

4 L'introduzione a livello pratico su vasta scala della regolamentazione sulla emissione Co2 con relativo pagamento quote spingendo ancor più pressantemente su fonti alternative.



5 Inversione di tendenza dell'andamento del dollaro....





Come vedi le mie considerazioni erano sul breve periodo quindi............. [SM=g7628] [SM=j7569]

Il decoupling per ora è solo una bella parola sulla carta......... [SM=g7600]





laplace77
00sabato 13 settembre 2008 13:48
Re: Re: PETROLIO: LA SUPER-MEGA SPECULAZIONE
grella, 11/09/2008 11.29:



Come vedi le mie considerazioni erano sul breve periodo quindi............. [SM=g7628] [SM=j7569]

Il decoupling per ora è solo una bella parola sulla carta......... [SM=g7600]







dice che c'e' speculazione e speculazione...


...non azzardo paragoni con l'immobiliare,
faccio solo notare che una casa,
una volta costruita (e venduta - se ci riesci)
qualche decennio dura...

...un pieno quanto dura?



20:53 - *** Petrolio: Ue, speculazione riflette attese mercato, non c'e' stata 'bolla'

Documento riservato della Commissione sul rally del greggio

dall'inviato Antonio Pollio Salimbeni

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Nizza, 12 set - La Commissione
europea non ritiene che l'aumento dei prezzi del petrolio
sia stato guidato essenzialmente da una 'corsa' speculativa,
che non nulla a che vedere con i 'fondamentali' del mercato.
Arriva a questa conclusione il rapporto presentato oggi
all'Ecofin i cui contenuti Il Sole 24 Ore Radiocor e' in
grado di rivelare. "La speculazione dei mercati finanziari
e' indubbiamente una caratteristica degli sviluppi recenti
del mercato petrolifero, ma con ogni probabilita' ha
riflesso le aspettative sulle condizioni di domanda e
offerta".



20:54 - Petrolio: Ue, speculazione riflette attese mercato, non c'e' stata 'bolla' -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Nizza, 12 set - Secondo la
Commissione europea, "non e' molto convincente l'evidenza"
che lega la speculazione finanziaria che si fonda sulle
aspettative del mercato del greggio "a una forma dannosa di
speculazione finanziaria" anche se "la coincidenza
dell'aumento dei prezzi spot e l'aumento sostanziale dei
flussi dell'investimento istituzionale e' certamente
notevole".
Nel rapporto si distingue tra due tipi di speculazione:
quella legata all'evoluzione attesa del mercato e "coinvolge
gli investitori che cercano di trarre profitto o avere
protezione dal rischio di cambiamenti anticipati dei prezzi
e assumono posizioni appropriate nel mercato" e quella "che
risulta dall'emergere di una bolla speculativa che rafforza
il trend dei prezzi derivato dai fondamentali, solitamente
al rialzo".
Mentre il primo tipo di speculazione "e' una
caratteristica essenzialmente positiva del mercato perche'
facilita l'emersione dei prezzi e la gestione del rischio",
il secondo tipo "emerge quando la speculazione porta i
prezzi fuori dalla linea indicata dall'evoluzione dei
fondamentali, produce un effetto gregge nel comportamento
degli investitori".
Rileva il rapporto comunitario che il recente calo dei
flussi di investimento in congiunzione con la caduta dei
prezzi "viene considerata da alcuni l'indicazione che si
tratta dello scoppio della bolla speculativa". Al contrario,
"le recenti notizie sulle condizioni della domanda e
dell'offerta e le crescenti prospettive di rallentamento
della crescita hanno allentato le tensioni nel mercato e
cio' e' stato riflesso nei prezzi spot e future".
La Ue concorda con le valutazioni dell'americana Commodity
Futures Trading Commission secondo cui "i cambiamenti nella
partecipazione degli speculatori nei mercati future non ha
sistematicamente preceduto i cambiamenti nei prezzi".
Non "va sottostimata la serieta' delle condizioni della
domanda e dell'offerta che sottostanno agli attuali prezzi
del petrolio". Quali che sia il ruolo della speculazione
nell'aver spinto i prezzi al rialzo, conclude il rapporto,
"cio' non deve distrarre l'attenzione dalle sfide politiche
di lungo termine".
Ad aver chiesto un intervento per fronteggiare la
speculazione nel mercato petrolifero sono stati recentemente
i governi italiano e austriaco.
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