Piano segreto per salvare l'Euro "Unione politica e fiscale, poi Eurobond"

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marco---
00lunedì 4 giugno 2012 09:47
Piano segreto per salvare l'Euro "Unione politica e fiscale, poi Eurobond" (Fonte: repubblica.it - di Andrea Tarquini - 04/06/2012)

Trattativa per limitare la sovranità degli Stati tra Draghi, van Rompuy, Barroso. La Cancelliera tedesca sarebbe disponibile a condividere i rischi del debito solo dopo una riforma istituzionale. Gli elettori tedeschi sempre più ricchi ed euroscettici. Cresce l'insofferenza verso i Paesi mediterranei Il presidente della Bce sta negoziando con la Germania e i principali Paesi Ueper non far crollare l'Europa

BERLINO - C'è un piano segreto per salvare l'euro e l'Europa, i leader dei principali Paesi membri dell'Eurozona lo stanno negoziando. Insieme alle principali istituzioni europee: il Consiglio europeo guidato dal belga Herman van Rompuy, la Commissione di José Manuel Barroso, la Banca centrale europea di Mario Draghi. Meno sovranità nazionale, per raggiungere il massimo possibile di integrazione politica istituzionale. Ecco i principi costitutivi della proposta di riforma cui Berlino e Roma, Parigi e Madrid - passando per Bruxelles - lavorano in vista del vertice europeo di fine giugno. Un piano articolato su quattro pilastri. Più controllo sui bilanci nazionali; vigilanza a livello europeo sulle banche; politica finanziaria, fiscale, estera e di difesa comune; riforme dei sistemi sociali per un welfare uniforme. Tutti punti che richiedono un forte trasferimento di sovranità dagli Stati nazionali all'Unione, per portare la Ue "a un nuovo livello, più alto". Il piano segreto è stato rivelato da Welt am Sonntag, edizione domenicale dell'influente quotidiano liberalconservatore e filogernativo.

Punto per punto, vediamo le idee che saranno discusse al summit di fine giugno per arrivare a decisioni finali entro fine anno. Primo, occorre una "Fiskalunion", un'unione delle politiche di bilancio. Questa è tra l'altro premessa indispensabile per un sì futuro - dato da molti per scontato, ma chi sa quando - della Germania agli eurobond, cioè alla condivisione di rischi sul debito a livello europeo. Il nuovo scenario di unione fiscale garantirebbe agli eurobond i voti decisivi del Bundestag, con l'appoggio dell'opposizione di Spd e Verdi al centrodestra. Servirà, infatti, una maggioranza dei due terzi al Parlamento tedesco.

Secondo, urge organizzare un sistema europeo di controllo e monitoraggio delle banche. Cosa che comporta imposte sulle transazioni, e l'istituzione di un Fondo europeo di Garanzia per le banche in difficoltà, finanziabile proprio con questo prelievo sulle transazioni. "La lezione della crisi è un'ulteriore centralizzazione della sorveglianza sulle banche", ha appena detto Draghi. Resta da vedere se Berlino accetterà il principio per cui banche tedesche debbano pagare imposte per garantire il salvataggio di banche mediterranee.

Terzo, si lavora a un'idea di politica finanziaria, fiscale, estera e di sicurezza comune. Fino a un'armonizzazione dei criteri e delle aliquote di riscossione dei tributi fiscali. Questo risultato si otterrebbe solo rafforzando i poteri dell'Europarlamento rispetto alle sovranità nazionali degli Stati membri.

Quarto, i leader europei lavorano a una profonda riforma dei sistemi di sicurezza sociale. Per armonizzare welfare, contributi, previdenza. L'obiettivo deve passare attraverso una effettiva integrazione del Mercato unico europeo; e attraverso misure per aumentare la competitività delle singole economie.

Molti ostacoli restano da superare, perché il piano segreto diventi un giorno realtà e tracci il volto d'una nuova Europa futura. Tra gli ostacoli maggiori è il sempre riconfermato nyet tedesco agli eurobond come garanzia comune e condivisione dei debiti. Dubbi tedeschi esistono anche sulla responsabilità comune per il destino delle banche dei diversi Paesi dell'eurozona, ma su questo punto la Germania farebbe sembra meno resistenze.

E ancora: senza nuovi aiuti a spese del contribuente tedesco, dolorose riforme nei Paesi più deboli d'Europa non sarebbero finanziabili. Non è finita: introdurre questi accordi all'inizio solo per l'eurozona vorrebbe accentuare il solco nella Ue a 27 tra membri che aderiscono alla valuta unica e quelli che ne sono esclusi. E infine ma non ultimo, un'Europa politica con un esecutivo unico capace di decidere su guerra e pace, sulle risposte politiche e militari oggi alla Siria e domani a chi sa quale brutale, potentissima dittatura, richiede più legittimazione legislativa.

E' tutta una marcia in salita, insomma, quella di qui al summit Ue di fine giugno e a quello di fine anno. Ma solo così, ritengono Merkel e Schaeuble in un sussulto di europeismo, l'Europa potrà uscire rafforzata dalla crisi. Solo così potrà essere arginato quell'addio all'integrazione che sogna una maggioranza crescente di elettori della Germania. Uomini e donne sempre più ricche e sempre più insofferenti verso i deboli partner del Vecchio Continente.
marco---
00martedì 5 giugno 2012 08:58
“Non ci sono piani segreti sull’Unione Europea” (Fonte: corrieredelgiorno.com - 04/06/2012)

BRUXELLES – “Non ci sono piani segreti sulla ristrutturazione dell’Unione Europea o sul salvataggio dell’euro”. E’ quanto ha chiarito la portavoce della Commissione europea, Pia Ahrenkilde, riferendosi a quanto scritto ieri dal settimanale tedesco “Welt am Sonntag”, secondo cui i vertici di Ue, Bce ed Eurogruppo starebbero lavorando ad un piano segreto per salvare l’Europa.”Abbiamo visto qualche notizia sulla stampa che puo’ creare confusione”, ha detto la Ahrenkilde, ricordando che al vertice informale del 23 maggio scorso, i leader dei 27 hanno dato mandato al presidente della Commissione europea Jose Manuel Durao Barroso ed al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, “in stretta collaborazione” con il presidente della Bce Mario Draghi e con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, di “approfondire il lavoro” per rafforzare l’Unione economica e monetaria e “la nostra governance”.
“Non ci sono master plan segreti”, ha insistito la portavoce dell’esecutivo di Bruxelles, ricordando che il 23 maggio scorso, “confermando quanto gia’ deciso a marzo e prima ancora a dicembre scorsi, si e’ convenuto sulla necessita’ di approfondire il lavoro e l’Unione economica e monetaria, come la Commissione ha spesso detto fosse necessario fare”. L’obiettivo, ha spiegato, e’ “di mettere in piedi un piano di lavoro, un metodo di lavoro sui settori prioritari su cui intensificare il lavoro per approfondire l’Uem e rafforzare la governance economica”.
E questo, ha sottolineato la Ahrenkilde, comprende “nuove proposte che si aggiungono all’insieme di strumenti gia’ mobilitati, a tutte le tappe molto importanti gia’ compiute (il Fiscal Compact, il ‘two-pack’, l’Esm) per rafforzare l’Uem e per arrivare ad un’integrazione economica che possa essere dello stesso livello di quella monetaria”.
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00martedì 5 giugno 2012 09:08
Europa, colonia di Berlino (Fonte: lettera43.it - di Barbara Ciolli - 04/06/2012)

I dettagli di un piano segreto dei leader dell'Unione europea per ristrutturare l'Eurozona, diffusi in una bozza di 156 pagine dalla stampa tedesca e poi smentiti da Bruxelles, non sono che l'ultimo caso di fughe di notizie dai palazzi di Bruxelles, presto rimesse in discussione negli inconcludenti summit europei.
Prima delle indiscrezioni sulla road map, erano circolate voci su un piano tedesco per salvare i Paesi dell'euro, con un programma di crescita plasmato a immagine e somiglianza degli interessi di Berlino. Prima ancora, era trapelato lo sgomento del capo dell'eurogruppo Jean-Claude Juncker che, stanco del tira e molla tra i 17 leader, aveva invitato il premier italiano Mario Monti e poi il potente ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, a prendere il suo posto.
LA GERMANIA NAZIONALISTA. Anche di questo, non si è più saputo niente. E sull'Europa in confusione continua a pesare una spada di Damocle: in assenza di un accordo complessivo, o di una guida forte, alla fine i cambiamenti per cambiare pelle all'Ue rischiano di ridursi ai rigidi diktat di Berlino.
Non una grande novità. «Accettare che siano dati più poteri alla Banca centrale europea, rendendola più simile alla Fed americana, in cambio di maggiori controlli fiscali sugli Stati e sulle banche da parte delle autorità di Bruxelles». È questa la posizione «abbastanza chiara» della Germania. Almeno secondo Alberto Martinelli, professore di Politica globale e Sistemi politici di governo all'Università Statale di Milano.
Smentite di rito a parte, questa è infatti la direzione verso cui sta andando l'Ue.
Visti gli scarsi poteri delle istituzioni europee, «pur facendo il minimo necessario per non far implodere l'area euro», ha spiegato il politologo a Lettera43.it, il rischio è che «la Germania di Angela Merkel prosegua nella sua ottica nazionalista, ostacolando le misure risolutive».

DOMANDA. Esiste un rischio di germanizzazione di Eurolandia?
RISPOSTA. Sono convinto che la stessa Merkel creda nella necessità di salvare l'euro, di concerto con gli Stati membri. E sia consapevole dei danni, anche per il suo Paese, di un crollo della moneta unica.
D. Però?
R. Va anche detto che la cancelliera ha una visione a breve termine. Sa che una crisi controllata dell'euro ha anche dei vantaggi economici per la Germania. E, soprattutto, in vista delle elezioni del 2013, sa che la maggioranza dei tedeschi è contraria agli eurobond e alla condivisione del debito.
D. Dunque la road map europea sarà un piano fedele ai diktat di Berlino?
R. Non esattamente. La direzione mi sembra piuttosto quella di un compromesso.
D. In che termini?
R. La Germania accetta una Bce più simile al modello americano, in cambio di un'unione bancaria che dia più poteri di vigilanza a Bruxelles. E in cambio dell'unione fiscale tra i Paesi.
D. Poi ci sono il terzo e il quarto pilastro del piano. Uniformare il modello di welfare degli Stati e cedere all'Ue la sovranità nei settori chiave di Difesa ed Esteri.
R. In linea di principio, non dispiace pensare a un'Europa con un sistema sociale comune, con sistemi di spesa pubblica omogenea. Così come a politiche ministeriali comuni.
D. Ma con qualche paletto.
R. Certo, a patto che queste non finiscano per essere solo ricette rigide, dettate dall'alto.
D. È l'accusa mossa alla cancelliera Merkel. Perché le politiche di forza hanno preso così il sopravvento a Bruxelles?
R. Purtroppo i ruoli politici dell'Ue sono deboli. Al di là delle capacità dei singoli, José Manuel Barroso, a capo della Commissione europea, per esempio, non ha margini d'intervento. E, del resto neppure, Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, è un personaggio di primo piano.
D. Juncker, alla guida dell'Eurogruppo, ha persino proposto più volte di essere sostituito da altri leader europei.
R. Frustrazione, nel constatare la sua scarsa di influenza di capo. Tra le righe, con le sue esternazioni, Juncker chiedeva poteri reali, non apparenti.
D. Questo vuoto di gestione centrale alimenta da sempre i giochi nazionali degli Stati, le speculazioni finanziarie e la diffusione di notizie false.
R. Smentite o meno, credo che con il piano si vada comunque verso un accentramento dei ruoli, anche attraverso l'elezione diretta del presidente della Commissione europea.
D. C'è il rischio di uno sbilanciamento di Bruxelles verso gli Stati forti (Germania, Olanda, Finlandia e Austria, ndr), con un'Europa a due velocità?
R. Sì, allo stato economico attuale, la possibilità che si crei un nucleo forte e una periferia dell'Eurozona è concreta.
D. Da cosa dipenderà?
R. Soprattutto dal ruolo che giocheranno, nelle trattative, il neo-presidente francese François Hollande e un premier stimato in Europa come Mario Monti.
D. I tedeschi vanno arginati?
R. Credo che persino Merkel ne sia consapevole. La Germania può tornare a essere una grande potenza europea, solo a patto di non rievocare conflitti, paure e fantasmi del passato.
D. Anche la cancelliera, dunque, alla fine potrebbe smussare le sue posizioni?
R. Di certo cercherà di difendere l'euro. Anche se, per ragioni di consenso elettorale, potrebbe fare solo quel tanto che basta, per non far precipitare la situazione.
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