Risparmio impossibile per 4 famiglie su 10

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marco---
00mercoledì 31 ottobre 2007 21:12
Dal 2001 crescita annua del 2% nel numero di chi si indebita o è costretto ad intaccare i tesoretti personali
Fonte: Il Gazzettino - 31/10/2007

Risparmio impossibile per 4 famiglie su 10

Se non sbaglio alcuni scrissero che l'aumento di valore delle abitazioni avrebbe arricchito gli italiani, bene, teniamo però presente che la realtà è questa e che si tratta solo dell'inizio.
Un mutuo insostenibile acceso per comperare un appartamento destinato a perdere di valore nel tempo non mi sembra una scelta razionale.

Marco
(sylvestro)
00sabato 9 aprile 2011 11:59
(sylvestro)
00sabato 9 aprile 2011 12:06
(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 09:55
Una nota sul risparmio

Confcommercio, marzo 2011
(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 10:05
(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 10:07
(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 10:08


(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 10:09
(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 10:15
"E’ sorprendente notare come il livello monetario del risparmio sia oggi inferiore a quello di venti anni fa di circa 20 miliardi di euro. Considerando inoltre che il livello dei prezzi - come anche quello delle retribuzioni monetarie - è oggi più elevato del 50% rispetto all’inizio degli anni novanta, si comprende che la quantità di beni e servizi che si possono acquistare con il risparmio del 2010 è meno della metà di quanto si poteva acquistare con il risparmio del 1990."

(sylvestro)
00domenica 10 aprile 2011 16:17

16/12/2010

laplace77
00lunedì 11 aprile 2011 09:01
Re:
(sylvestro), 10/04/2011 10.09:





ok per i grafici, sylv, ma se non fai uno spaccato, ad esempio per fasce di reddito/patrimonio, e' una media del pollo...

un media del pollo in calo, comunque, ma se avessimo anche solo lo spaccato su un reddito da 100.000 euro annui o un patrimonio di 10.000.000 euro, invece di un grafico che cala del 10%, forse ne vedremmo uno che aumenta del 5% e uno che cala del 30%...

[SM=g1750163]
laplace77
00lunedì 11 aprile 2011 09:04
Re:
(sylvestro), 10/04/2011 16.17:


16/12/2010





...e anche qua una bella media del pollo, considerando sia i prezzi le case di province come la tua, che quelli delle case disabitate dei paesini abbandonati, mentre a roma e milano...

considera che, come mi dimostro' il buon ponziani, larga %le delle compravendite (e quindi dei dati su cui si fanno le medie) non e' relativo ai prezzi strabollistici delle grandi citta'...

[SM=g1750163]
(sylvestro)
00martedì 24 maggio 2011 19:02
(sylvestro)
00mercoledì 25 maggio 2011 13:32
Oltre la metà dei pensionati
non arriva a 500 euro al mese


Presentati i numeri dell'Inps, boom degli assegni di anzianità: +73%. Il presidente Mastrapasqua: "Sistema solido e in equilibrio anche per i giovani, ma bisogna lavorare più a lungo". Gianni Letta: "Il Paese non è allo sfascio"

Oltre la metà dei pensionati non arriva a 500 euro al mese
ROMA - Oltre la metà delle pensioni erogate dall'Inps, precisamente il 50,8%, non arriva a 500 euro al mese. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'istituto. La quota sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. L'11,1% presenta importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili e il 9,9% superiori ai 1.500 euro. Per quanto riguarda le pensioni da 500 a 1.000 euro mensili, continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5% rispetto al 24,9% delle pensioni maschili. La tendenza si inverte nelle classi di importo più elevato, laddove le pensioni dei titolari maschi presentano pesi percentuali nettamente più significativi: il 18,9% tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili (contro il 5,6% per le donne) e il 20,2% con importi superiori ai 1.500 euro mensili (a fronte di appena il 2,6% per le pensioni erogate alle donne).

Sempre secondo il rapporto la spesa pensionistica nel 2010 è aumentata del 2,3 per cento con un imponente aumento del 73% delle pensioni di anzianità. In tutto sono stati liquidati infatti 174.729 trattamenti a fronte dei 100.880 registrati nel 2009. La crescita ha seguito un anno, il 2009, nel quale a causa del passaggio dei requisiti da 58 a 59 anni a fronte di 35 di contributi il numero di pensioni di anzianità era stato molto basso. Nel 2011 con il nuovo "scalino" (da 59 a 60 anni) e l'entrata in vigore della finestra mobile si prevede un nuovo calo. Nel 2010 l'età media per la pensione di anzianità è stata di 58,3 anni per i lavoratori dipendenti e di 59,1 per gli autonomi.

Il rapporto è stato presentato alla Camera dal presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua. Il sistema previdenziale, ha assicurato, è in equilibrio e le pensioni delle giovani generazioni non sono a rischio. Secondo Mastrapasqua "l'equilibrio e la stabilità raggiunte dal sistema non sono stati conseguiti a scapito delle giovani generazioni. La pensione ci sarà - ha sostenuto - anche per i giovani. Ma la qualità della loro pensione di domani si costruisce oggi, agganciata sempre più al destino del Sistema Paese". Accanto alla necessità di una crescita economica del sistema, ha ricordato Mastrapasqua, c'è una necessità che e deve essere ribadita ai giovani e ai meno giovani: bisogna lavorare più a lungo. La fuga dal lavoro è un approccio incompatibile con l'allungamento dell'età anagrafica. Non è mai troppo presto per pensare alla pensione ma non è mai troppo tardi per lasciare il lavoro, anche quando è discontinuo e flessibile".

Rassicurazioni, quelle di Mastrapasqua, condivise dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Il sistema previdenziale, ha affermato, è "stabile e non ci sono ragioni" per nuovi interventi. Una stabilità del sistema, ha aggiunto, riconosciuta da tutte le istituzioni e pertanto non ci sarà "nessun nuovo intervento nel settore pensionistico". Intervenendo alla presentazione della relazione annuale della Covip, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, Sacconi ha evidenziato "la necessità di pervenire ad un compattamento di un sistema che si configura come atomizzato. Troppi fondi, sono più di 500, significa impossibilità di pervenire a quella massa critica che consente, da una parte, di conseguire economie di scale nella gestione e di ampliare il novero di attività possibili per ciascun fondo, a tutto vantaggio degli iscritti; e, dall'altra, ai fondi stessi di rappresentare sempre più degli attori centrali nel mercato dei capitali". Quanto alla pensione integrativa, ha osservato, "è sempre più importante, se non necessaria, per le giovani generazioni".

All'evento a Montecitorio ha partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. "Non è vero - ha voluto sottolineare - che il Paese è allo sfascio". L'Italia, ha osservato, "ha tanti problemi antichi, che derivano dal passato, e problemi attuali, che derivano dalla crisi mondiale. Problemi che riguardano anche il nostro domani ma se li sapremo affrontare, ognuno per la propria responsabilità, il nostro Paese ne uscirà e ne uscirà bene".

In crescita stando al rapporto Inps anche gli assegni di invalidità civile (+2,9% rispetto al 2009) che ammontano oggi a 2.713.282 (nel 2009 erano 2.638.042). Complessivamente la spesa "in termini di pensioni, assegni e indennità" è stata "pari a 16,570 miliardi di euro" lo 0,7% in più dell'anno precedente.

In particolare "3,808 miliardi di euro si riferiscono a pensioni e assegni di invalidità civile e 12,762 miliardi di euro a indennità di accompagnamento". Spiega l'Istituto che "il 2010 è stato caratterizzato dall'avvio" di un radicale processo di riforma per il riconoscimento della prestazione "che ha comportato la ridefinizione della complessa macchina organizzativa e gestionale, a partire da una rigorosa attività di controllo dell'accertamento e della valutazione sanitaria, della concessione delle prestazioni e dei ricorsi in giudizio".

(25 maggio 2011)
cerchiamocasa
00giovedì 26 maggio 2011 22:51
Precarietà e stipendi bassi
«Giovani, giovani, giovani»: per Luigi Campiglio, economista molto attento ai problemi del disagio familiare, docente alla Cattolica di Milano, sono i più esposti al rischio povertà. Quella che, secondo l'Istat, grava già su un quarto delle famiglie italiane, ma che potrebbe diventare più pesante se l'economia non riuscirà a crescere a ritmi sostenuti. «La situazione è serissima, la preoccupazione è altissima perché i giovani, guadagnano poco e restano fuori dal percorso di carriera: con 1.200 euro al mese, se va bene, che possono fare? Tirano a campare o restano in casa» aggiunge Campiglio. «Eterni giovani» protetti dalla rete della famiglia destinata peraltro anch'essa a sfilacciarsi visto che come rivela sempre l'Istat sta calando la propensione al risparmio. E non perché gli italiani siano diventati improvvisamente cicale dopo una lunga tradizione di formiche. Ma perché una quota crescente di famiglie «non è più in grado di mettere i soldi da parte. O peggio deve intaccare le risorse accumulate», facendo cioè «risparmio negativo», in termini tecnici. La situazione di grave difficoltà della generazione 20-35 anni sta rovesciando, secondo Campiglio, le leggi dell'economia. Perché è diminuita come numero (erano in 13.115.000 nel 2002 e sono scesi a 11.783.000 nel 2010) ma non ha aumentato il valore di mercato, visto che i redditi medi da lavoro di quella fascia d'età sono molto più bassi rispetto a 10 o 20 anni fa.
Ma cosa vuole dire essere poveri secondo la statistica? «Significa dover spendere il 65-70% del reddito totale a disposizione per i prodotti di prima necessità, indispensabili per vivere, dalla casa all'alimentazione ai trasporti necessari per andare al lavoro». Da economista Campiglio descrive questa condizione come una forte «limitazione della libertà di scelta dei consumi». Come una sensibile riduzione della discrezionalità della spesa. Insomma chi è povero non ha scelta: spende e consuma solo per sopravvivere.
L'altra faccia del problema è la diminuzione della capacità di risparmiare. «Stiamo attingendo alla nostra ricchezza, lo facciamo da dieci anni e non solo dalla crisi, ci stiamo impoverendo tutti in modo graduale e costante. Per fare fronte ai consumi e al progressivo invecchiamento della popolazione».
Ma c'è chi povero lo è già con una peculiarità, non certo positiva, rispetto a chi vive nel disagio nel resto d'Europa: la situazione tende a migliorare meno che altrove a causa dei minori sostegni pubblici. L'insieme di strumenti d'aiuto al reddito - dagli assegni familiari all'indennità di disoccupazione, all'integrazione per la maternità o agli aiuti per l'acquisto della casa - in Paesi come Francia e Germania, dice Campiglio, abbattono la quota di poveri di 10-12 punti percentuali. In Italia al massimo di 5 punti. La social card? «È in attesa di ricarica per poter essere efficace», risponde l'economista milanese. Secondo il quale sul fronte della miseria è sensibile il divario tra Nord e Sud ma anche quello esistente nelle singole regioni. Non solo, per fare un esempio, in Sicilia o in Calabria il disagio economico è più diffuso che in Lombardia. «Ma è anche più ampia la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi, il solco tra poveri e ricchi».
(Stefania Tamburello – Corriere della Sera, 24 maggio 2011)
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