Deutsche Bank: l'economia Usa è entrata in fase di recessione
24 marzo 2008
In attesa della riapertura di Wall Street la Borsa di Tokyo ha chiuso lunedì gli scambi stabile a -0,02 per cento. Il Nikkei, l'indice dei 225 titoli guida, è sceso a 12.480,09 punti, 2,48 in meno della chiusura di venerdì precedente la Pasqua. Seduta in forte rialzo a Taiwan (+3,99%) all'indomani della vittoria del candidato dell'opposizione filo-cinese alle elezioni presidenziali. Un risultato che alimenta le attese dei mercati per un miglioramento dei rapporti commerciali con Pechino. Ondata di vendite a Shanghai che ha registrato una flessione del 4,49 per cento. Per le festività la Borsa di Hong Kong, invece, è rimasta chiusa. I mercati finanziari riprenderanno regolarmente le contrattazioni domani, martedì, come le Borse europee.
E da un report di Deutsche Bank (DB) datato 20 marzo emerge che l'economia statunitense è scivolata in una fase di crescita negativa nei primi tre mesi dell'anno e continuerà così anche nel secondo trimestre, sancendo ufficialmente l'ingresso nella recessione e rendendo il dollaro ancora più debole. Secondo gli analisti della banca tedesca il biglietto verde potrebbe scivolare a 1,60 contro l'euro entro la prima metà del 2008 dall'attuale cambio a 1,54, prima di riprendersi e risalire a 1,45 entro l'ultimo trimestre quando la principale economia mondiale dovrebbe dare segnali di ripresa.
La Banca centrale degli Stati Uniti ha già tagliato il tasso sui fed funds del 3% da settembre ed ha utilizzato ogni mezzo, comprese frequenti e massicce iniezioni di liquidità, per evitare una paralisi innescata dal crollo della fiducia tra istituti di credito dopo il peggiore crollo del mercato immobiliare dell'ultimo trentennio. Secondo lo strategist di Deutsche Bank, Binky Chadha, scrive Bloomberg, la Fed dovrà continuare per un po' a seguire una politica dei tassi aggressiva. «Il dollaro potrà recuperare forza nella seconda metà dell'anno, in presenza di una ripresa dell'economia americana, a patto che migliorino le condizioni del mercato del credito», ha spiegato Chadha. I tassi Usa, secondo DB, dovrebbero scendere all'1,5% entro la metà dell'anno.
Tornando ai mercati azionari la settimana scorsa è stata breve (a causa della chiusura per il ponte di Pasqua) ma burrascosa per le Borse mondiali. Dopo il lunedì nero dell'esordio (l'Europa ha bruciato oltre 300 miliardi di capitalizzazione) le principali piazze finanziarie hanno tentato il rimbalzo. La Fed ci ha messo lo "zampino" con un'aggressiva iniezione di liquidità. La Banca centrale Usa, con un "blitz" domenicale, una settimana fa, ha tagliato il tasso di sconto cercando di dare respiro ai mercati, ma inizialmente non è riuscita a restituire fiducia a listini duramente provati per la notizia dell'acquisto di Bear Stearns da parte di Jp Morgan, a soli due dollari ad azione, il 93% in meno rispetto al suo valore di mercato.
La riduzione del costo del denaro dello 0,75% nella riunione del Fomc (il braccio operativo della federal Reserve) di martedì, seppur attesa (anche in misura maggiore, molti osservatori scommettevano su un taglio dell'1%), ha ridato sprint alle borse. Wall Street nonostante i timori di recessione ha chiuso la settimana con un saldo positivo (il Dow Jones ha registrato un rialzo del 3,43%, il Nasdaq del 2,06% e lo Standard & Poor del 3,21%) sostenuta anche dai risultati di alcuni colossi bancari che hanno superato le attese degli analisti (Lehman Brothers, Goldman Sachs e Morgan Stanley).
Tutto sempre presagire un'apertura all'insegna dell'ottimismo: sono in rialzo i futures sugli indici della Borsa statunitense, trainati dall'impennata di Bear Stearns che nelle contrattazioni pre-mercato sale del 64%. A spingere il titolo sono le indiscrezioni secondo cui Jp Morgan avrebbe avviato colloqui per aumentare la propria offerta di acquisto a oltre un miliardo di dollari. Il contratto sul Dow Jones sale (ore 12,30) dello 0,5% a 12.385,0 punti, quello sul Nasdaq-100 avanza dello 0,4% punti base a 1.756,75 punti e quello sullo S&P 500 guadagna lo 0,4% a 1.330,1 punti. I segnali più importanti arriveranno dalle vendite di case (sarà diffuso il dato sulle vendite di case esistenti a febbraio, che dovrebbe segnare un calo dello 0,8% dopo il -0,4% segnato a gennaio), gli ordini dei beni durevoli, la fiducia dei consumatori,la spesa al consumo e le stime del Pil. (a cura di Alberto Annicchiarico)
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