00 05/06/2007 22:47
EVOLUZIONE DEL CLIMA SULLA TERRA...
MESOZOICO (circa 170 milioni di anni): in quest'era, che comprende il Triassico, il Giurassico e il Cretacico si ha la separazione del Pangea con la formazione del continente boreale (Laurasia) e il continente australe (Gondwana) separati dalla Tetide (circa 225 milioni di anni fa) cui fa seguito l'inizio della deriva dei continenti e l'apertura della fossa atlantica fra America ed Eurasia così come la separazione tra Africa e America meridionale e la sua congiunzione con l'America settentrionale. Tra questo periodo e il Cenozoico si ha, circa 65 milioni di anni fa, la progressiva scomparsa dei grandi vertebrati (dinosauri) e invertebrati (Ammoniti).

CENOZOICO (circa 50 milioni di anni): in questo periodo inizia lo scontro tra la zolla eurasiatica e quella indiana con l'inizio dell'orogenesi himalayana nonché l'inizio della collisione tra Africa ed Eurasia e il sollevamento della Cordigliera delle Ande. In questo periodo si ha la diffusione dei mammiferi e degli uccelli e della vegetazione attuale e si verifica una forte attività vulcanica

NEOZOICO (2 milioni di anni): in questa era, che comprende l'epoca dello sviluppo della civiltà umana, i continenti assumono la forma attuale, ma continua una forte attività vulcanica e sismica. Sappiamo per certo che in questa epoca la terra è interessata da ere glaciali intervallate da fasi interglaciali con conseguente regresso o espansione delle calotte polari. Le glaciazioni determinano lo sviluppo delle specie animali incidendo sulle loro migrazioni e sulla loro capacità di adattamento alle variazioni del clima. Si ha la comparsa e lo sviluppo della specie umana che fu coinvolta a pieno titolo nelle tragiche conseguenze delle variazioni climatiche.

Così pure recentemente è stato scoperto che circa 25 milioni di anni fa una forte eruzione vulcanica avvenuta nell'Antartide alterò il clima sulla terra con l'emissione di forti quantitativi di gas e ceneri che ridussero l'assorbimento di calore della superficie terrestre. Quindi le cause delle più o meno repentine variazioni climatiche non sono riconducibili ad un solo fattore ma a più fattori non sempre facili da analizzare e che comunque non possono essere ricondotti ad un modello deterministico.

Terminata l'ultima glaciazione, il periodo post-glaciale sarebbe iniziato circa 20.000-12.000 anni fa, con lo scioglimento dei ghiacci e fortissime variazioni climatiche, che hanno inciso notevolmente sulla preistoria della civiltà umana.
Quello che dobbiamo capire è in che modo i mutamenti climatici possano aver inciso sulla storia dell'Umanità. I dati in possesso degli scienziati dimostrano innanzitutto che le specie umane che vissero tra 100.000 e 20.000 anni fa furono costrette a convivere con l'ultima glaciazione, con tutte le conseguenze che si possono immaginare.

Alcuni studiosi hanno la quasi certezza che l'Uomo di Neanderthal, scomparso circa 40 mila anni fa, subì gli effetti devastanti dei mutamenti climatici in corso in quell'epoca, al punto che il mistero circa la scomparsa di tale specie può essere legato alla minore capacità di adattamento ai grandi cambiamenti del sistema climatico, che videro l'Uomo di Cro-Magnon, che disponeva di una tecnologia più evoluta, più preparato ad affrontare, da un punto di vista organizzativo della comunità, i mutamenti ambientali.

Nell'ultima era glaciale, quando lo stretto di Bering era completamente ricoperto dai ghiacci, popolazioni asiatiche attraversarono lo stretto colonizzando le Americhe, sicuramente in cerca di zone più temperate in cui praticare la raccolta dei frutti della terra e la caccia.

Il substrato delle popolazioni indoeuropee vada cercato nelle tribù di cacciatori di renne che, al termine dell'ultima glaciazione wurmiana (intorno al 9000 a.C.), si spinsero verso il nord Europa colonizzando le pianure sgombre dai ghiacci.

Ritrovamenti e testimonianze di esperimenti agricoli con mezzi rudimentali si hanno anche nella valle del Nilo e in zone desertiche dove circa 12 mila anni fa vi era un clima temperato e piovoso

A fronte dei mutamenti climatici disastrosi che colpirono la terra al termine dell'ultima glaciazione, corrisposero diverse situazioni; in alcune zone sgombre dai ghiacci fu possibile iniziare la raccolta di frutti spontanei della terra.

È stato dimostrato che nei periodi nei quali si verificarono i cosiddetti "diluvi", di cui l'ultimo viene fatto risalire, nella zona del Mar Nero intorno al 7000-6000 a.C., le popolazioni che volevano spostarsi dalle zone disastrate dovevano letteralmente fuggire inseguite dalle acque, che crescevano con un ritmo incalzante di circa mezzo metro al giorno.

In un'epoca approssimativa a quella della caduta del Regno antico, il Nilo subì una forte riduzione della sua portata, a causa di una improvvisa variazione climatica che determinò una riduzione delle piogge e una forte siccità in tutta la zona attraversata dal Nilo.

Nonostante queste importanti scoperte, occorre precisare che gli studiosi non hanno tenuto nella dovuta considerazione l'esistenza di più o meno brevi cicli climatici i cui effetti sulla vita umana possono essere più profondi di quello che gli studiosi fossero disposti ad ammettere.

Testimonianze che ci provengono dalla ricerca scientifica parlano di sconvolgimenti climatici e disastri naturali, legati all'attività sismica e vulcanica in una fase compresa tra il 1.500 e il 1.250 a.C., che avrebbero determinato la fine della civiltà micenea.

Nei primi secoli dell'era cristiana il clima, in Europa e nel bacino del mediterraneo, era divenuto meno umido e più secco, anche se tale mutamento forse fu lieve e non interessò tutto il continente. A seguito di queste variazioni climatiche, certe zone, produttrici di derrate alimentari importanti per sfamare la popolazione.

Se comunque si può ipotizzare che i mutamenti climatici che colpirono l'Europa nel primo medioevo ebbero effetti duraturi fino all'alba del II millennio, allora si può riportare la crisi economica del primo medioevo ad una più consona spiegazione di natura economica legata ai mutamenti climatici stessi.

Sicuramente, dopo i primi secoli dell'era cristiana in cui il clima era stato più arido, un lungo periodo caldo, con temperature medie più elevate e maggiore piovosità, garantirono quelle basi per lo sviluppo dell'economia tra il X e il XII secolo. Sappiamo che in questo periodo in Inghilterra si coltiva la vite e che i Vichinghi raggiunsero e istituirono alcune colonie in Groenlandia; una situazione che deve far supporre linizio di una fase caratterizzata da un clima più mite.

Sappiamo con certezza che intorno al XIV-XV secolo iniziò una fase che venne definita dagli studiosi "piccola età glaciale", in cui vi fu un generale raffreddamento del clima sull'Europa settentrionale e centrale, con forti riflessi sulle attività umane.

Sicuramente nella storia dell'Umanità i popoli e le civiltà si sono scontrati quando era in gioco la sopravvivenza degli stessi, in un contesto ambientale dinamico e in continuo cambiamento. Il resto appartiene alla storia moderna e contemporanea, con i progressi della scienza accompagnati dalla vicinanza storica degli avvenimenti che ci permette di fare luce con estrema facilità su quale fosse lo stato del clima all'inizio della Rivoluzione industriale, a cui si aggiunge l'inizio delle misurazioni scientifiche e statistiche relative al clima, che ci permette di avere un quadro esauriente dalla metà dell'800 ad oggi.
Il raffronto con il passato appare difficile proprio a causa della mancanza di dati analizzabili che costringono gli scienziati a fare ipotesi più o meno azzardate sull'evoluzione storica di questa variabile così importante e al tempo stesso così poco valutata negli studi storici.

Fontewww.edicolaweb.net
A proposito quando incominciarono le prime emissioni di co2? [SM=g7564]



[Modificato da grella 05/06/2007 22:52]
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