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20/03/2012

La stangata in arrivo

Seconde case bersagliate
dalla nuova Imu


L'Ici è sempre stata la principale fonte di guadagno per i Comuni

Il Comune: «Lievi ritocchi per le prime abitazioni Aumento vero per le altre,
è lo Stato a imporcelo»

Emanuela Minucci
Torino

«Allora facciamo un esempio che capiscono tutti. Ora la pizza dell'Ici, che si chiama Imu, ce la mangiamo in due, il Comune e lo Stato. Se non vogliamo morire di fame è evidente che dovrà diventare più grossa. E sarà un modo per compensare il fatto che, dalla birra siamo passati all'acqua minerale, parlando dei trasferimenti statali che si sono ridotti a zero».

La tassa a giugno
Ci prova così, Gianguido Passoni, l'assessore al Bilancio e ai Tributi del Comune, uno che si tiene sul comodino i libri di Keynes, a spiegare un concetto semplice ma non facile da sostenere quando si fa il suo mestiere. Difficile spiegare alla gente cosa accadrà alle loro tasche entro i primi di giugno, e, vale a dire quando la scure dell'Imu si abbatterà sulle casse del Comune obbligandoli a scegliere le nuove aliquote della prima vera patrimoniale della storia della Repubblica. «Perché - aggiunge - alla fine rischiamo di fare gli esattori per conto terzi» trattandosi di un'esazione che in gran parte transita e non si ferma nelle casse della Città.

Lo Stato
Poi traduce l’analisi in esempio pratico: «Un immobile prima casa di categoria A\3 di 3 vani e mezzo, con le aliquote base (4 per mille) pagherebbe rispetto all’Ici che sborsava nel 2008 circa 10 euro in meno, per effetto delle detrazioni aumentate a 200 euro, ma con un’aliquota del 5 per mille, pagherebbe 65 euro in più rispetto al 2008». Secondo esempio: «Seconda casa ad aliquota base: l’imposta cresce di circa il 70%: metà del gettito va allo Stato direttamente. Al Comune, quindi, resta poco meno di quanto incassava con la vecchia Ici». Chiosa: «E’ abbastanza evidente che l’affare lo fa lo Stato». L’assessore assicura che la nuova Imu sarà appena sopra i vecchi valori e il più possibile lontana dalla soglia massima prevista dallo Stato: «Insomma la più bassa possibile per non rimetterci dei soldi dal momento che bisogna dividere tutto con lo Stato e sono pure finiti i trasferimenti». E sulla seconda casa? Su quella invece, Passoni allarga le braccia: «Fatte salve le locazioni agevolate, per le quali pagherà il Comune saremo costretti ad applicare un aliquota fra il 9 e il 10; lo Stato ha aumentato la base imponibile catastale del 60% e quindi ci rendiamo conto che l'Imu può avere l'effetto distorsivo di provocare un innalzamento degli affitti da parte dei proprietari. Il governo deve riflettere su questo. Ma confidiamo anche nel fatto che il sistema Imu in condivisione con lo Stato duri al massimo due anni, il tempo per far fruttare l'unica, rapida mini-patrimoniale possibile consentita in questi tempi».

Le previsioni
Passoni spiega anche che i conti definitivi non sono ancora possibili (e il tema è ancora oggetto di una trattativa Anci) perché Roma non ha ancora chiuso i conti in modo definitivo. Ma una cosa è certa: Torino non infierirà sulle prime case e sulle seconde affittate a canone agevolato. Restano le seconde abitazioni: «L’aumento è inevitabile». Secondo i calcoli fatti dall’assessorato ai Tributi, con le aliquote base, 4 per mille sulla prima casa e 7,6 per mille sulle seconde, il Comune dovrebbe incassare 256 milioni di euro, di cui 90 sulle abitazioni di residenza. Allo Stato andranno invece circa 160 milioni. Il conto per i torinesi è di 416 milioni. Una cosa è certa: gli aumenti porteranno qualche milione in più a Torino, ma anche a Roma e, soprattutto, inciderà negativamente sul taglio del trasferimento dei fondi.
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