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L'Italia sempre più cementificata, stretta tra auto e inquinamento: una nuova Bolzano ogni 4 mesi

4 marzo 2011


Oltre 500 chilometri quadrati all'anno: a tanto ammonta la quantità di territorio consumato ogni anno in Italia per l'espansione edilizia. Ed è come se ogni quattro mesi nascesse una città uguale all'area urbanizzata del comune di Milano. Questo è solo uno dei preoccupanti dai sul territorio contenuti in «Ambiente Italia 2011», il rapporto annuale di Legambiente sul consumo di suolo in Italia, elaborato dall'istituto di ricerche Ambiente Italia.

Il consumo del suolo è cresciuto in modo incontrollato negli ultimi 15 anni
La superficie nazionale urbanizzata è pari all'estensione di Puglia e Molise messe insieme, per un totale di 2.350.000 ettari, il 7,6% del territorio nazionale, che ripartiti per il numero di abitanti corrispondono a 415metri quadrati pro capite. Negli ultimi quindici anni, osservano da Legambiente, il consumo di suolo è cresciuto in modo incontrollato e la realtà fisica è ormai composta da fenomeni insediativi non omogenei: periferie estese e diffuse, grappoli disordinati di sobborghi residenziali, blocchi commerciali connessi da arterie stradali.
La fotografia del consumo di suolo nelle regioni italiane scattata nel 2010 dal Centro di ricerca sui consumi di suolo istituito da Legambiente insieme al dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, mostrava la Lombardia in testa con il 14% di superfici artificiali sul totale della sua estensione, seguita dal Veneto con l'11%, dalla Campania con il 10,7%, dal Lazio e dall'Emilia Romagna con il 9%. I primi risultati del 2011 portano però alla ribalta anche Molise, Puglia e Basilicata che, pur conservando un forte carattere rurale, stanno conoscendo dinamiche di crescita accelerata delle superfici urbanizzate.

Le periferie si espandono senza un progetto, coste sempre più cementificate
La maggior parte delle trasformazioni avviene a discapito dei suoli agricoli e, solo in misura minore, dei terreni incolti o boschivi, in linea con il trend europeo. Il consumo di suolo, infatti, non è una prerogativa italiana. La Commissione europea conferma che l'Italia rientra nella media dei principali Paesi Ue, anche se alcuni caratteri dei processi di urbanizzazione rendono la situazione italiana più complessa.

Le periferie delle nostre principali aree urbane, ad esempio, crescono senza un progetto metropolitano e ambientale, di trasporto pubblico e di servizi. Mentre nelle aree di maggior pregio, tra cui le coste, la costruzione di seconde case ha cementificato gli ultimi lembi ancora liberi di territorio e le zone a rischio idrogeologico, abusivamente o con il benestare di piani regolatori.

A Roma il primato delle case sfitte e di sfratti. E si continua a costruire
A fronte di questo ipersfruttamento del territorio, molte case già costruite restano vuote: Roma è in testa alla classifica 2009 delle città con il maggior numero di case vuote, con oltre 245mila abitazioni. Seguono Cosenza (165.398), Palermo (149.894), Torino (144.398) e Catania (109.573). Sempre alla Capitale spetta nello stesso anno il primato per il maggior numero di sfratti eseguiti, 8.729, più di Firenze (2.895), Napoli (2.722), Milano (2.574) e Torino (2.296).
Il caso di Roma resta emblematico, nonostante le difficoltà registrate nei territori di Milano e di Napoli, dove ancora 200mila famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell'affitto sebbene nel 2007 le superfici impermeabili coprissero il 62% del suolo comunale e attualmente siano quasi un milione le case che risultano vuote perché troppo care. La Capitale resta quindi in cima alle classifiche perché il suo territorio ha visto una fortissima crescita edilizia e anche perché il comune di Roma è il più grande in Italia in termini di superficie e di popolazione: tra il 1993 e il 2008 il suolo costruito è aumentato del 12% a Roma (con 4.800 ettari trasformati, pari a quasi tre volte il tessuto storico della città compreso entro le Mura Aureliane) e del 10% a Fiumicino (con 400 ettari). Una superficie pari complessivamente all'estensione dell'intero comune di Bolzano. Nello stesso arco di tempo, a Roma la popolazione è aumentata di oltre 30mila unità, con una media di 150 metri quadrati di suoli trasformati per ogni nuovo abitante
. Sono così scomparsi 4.384 ettari di aree agricole, il 13% del totale, e 416 di bosco e vegetazione riparia.

L'Italia stretta tra inquinamento e traffico
È ancora insufficiente la qualità della vita nelle città italiane e fra i primi fattori di criticità c'è la mobilità: i mezzi privati coprono circa l'82% della domanda, facendo registrare al nostro paese un tasso di motorizzazione (numero di auto ogni mille abitanti) decisamente superiore alla media europea. Nel 2008, ad esempio, il valore del Belpaese è stato pari a 601 auto ogni mille abitanti, contro le 470 dell'Unione europea, le 498 della Francia, le 475 del Regno Unito. Gli italiani si muovono, quindi, sempre in auto (12.070 passeggeri per Km/abitante),
pochissimo in tram o metro (109 passeggeri) e poco in treno (835).
Un settore già problematico, per il quale si è registrato un ulteriore aggravamento della situazione, è quello del trasporto merci, con ben il 71,9% delle merci che ha viaggiato su strada nel 2008. Su ferro ha viaggiato solo il 9,8% delle derrate, mentre il 18,3% si è mosso via mare.
Inoltre, nel 2009 è anche leggermente peggiorata la situazione per il biossido di azoto, il cui valore limite è stato superato in almeno una centralina di monitoraggio da circa il 67% dei comuni capoluogo (era il 64% nel 2008). La situazione è più grave nelle grandi città, delle quali solo 3 su 14 presentano un valore medio di tutte le centraline inferiore al limite previsto.

In calo la produzione di rifiuti, raccolta differenziata al 30,6%
Dopo anni di crescita incontrastata diminuisce dal 2008 la produzione dei rifiuti urbani, attestandosi a poco meno di 32,5 milioni di tonnellate (-0,22% rispetto al 2007). A livello procapite si passa da 546 kg/abitante del 2007 a 541 kg/abitante del 2008. La raccolta differenziata è passata dal 7,1% del 1996 al 30,6% del 2008 (arrivando a quasi 10 milioni di tonnellate), anche se nel 2008 solo sette regioni hanno superato il 35% di raccolta differenziata (obiettivo normativo per il 2003) e si accentua lo scarto tra le regioni del Nord e quelle meridionali. Al Sud solo la Sardegna presenta valori significativi di raccolta differenziata (34,7%), mentre le altre restano ferme al palo, in particolare il Molise (6,5%) e la Sicilia (6,7%).

Ma l'Italia sta migliorando nell'uso delle energie rinnovabili, ma gli obiettivi di Kyoto sono a rischio
L'Italia è vicina agli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto, non solo per la crisi ma anche
per il minor uso di fonti derivate dal petrolio e per l'aumento delle energie verdi del 50% in 10 anni. Seppure l'obiettivo è così a portata di mano, l'Italia, unica tra i firmatari di Kyoto, rischia di non raggiungerlo. «L'Italia - spiega Duccio Bianchi, curatore del rapporto - deve smettere di remare contro lo sviluppo delle rinnovabili». L'Europa - secondo il dossier di Legambiente - è pioniera rispetto alle altre economie sul fronte dell'efficienza e del contenimento delle emissioni anche grazie alla recessione. I dati del 2009 mostrano che l'Ue è sulla strada per raggiungere nel 2020 gli obiettivi di riduzione del 20%. «Soltanto l'Italia corre il rischio di non agguantare Kyoto, pur essendo a portata di mano così come gli obiettivi al 2020 per le rinnovabili e la riduzione di CO2».
Nel settore energetico - si legge nel rapporto - continua «la riduzione dei consumi delle materie prime che passano da 191 milioni di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) a circa 180 milioni (meno 5,8%). Decresce la produzione energetica da fonti non rinnovabili: quella dal petrolio cala di circa 5 milioni di Tep (meno 5,3% del totale), così come il gas naturale (meno 5,6%). Mentre la produzione da fonti rinnovabilitra il 2008 e il 2009 sale di 2,3 milioni di Tep (più 13,5%), a conferma del trend dell'ultimo decennio, più 49%. +

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[Modificato da dgambera 04/03/2011 17:41]