laplace77, 10/11/2011 11.22: ... 1) stronzate, e' solo favorire l'impresa. quello che serve e': - un contratto europeo di riferimento non basato sui settori un cui si lavora (approccio corporativista) ma basato sulle mansioni che si svolgono; - - in funzione delle mansioni che si svolgono e' definita anche l'eta' per il pensionamento (proquota per gli anni che si e' fatto quel lavoro): un operaio non e' come un impiegato a 60 anni; - - mantenimento di 3 sole tipologie di contratto: - - - a tempo indeterminato, col cuneo fiscale "alleggerito" (sul reddito - da dividersi tra EU, stati, regioni, province e comuni - e pensionistico - per una pensione europea, il cui fondo investe in infrastrutture strategiche e "naturalmente monopoliste" e guadagna affittandole agli "operatori") - - - a tempo determinato, col cuneo fiscale piu' pesante del 10% sul reddito e del 20% sui contributi pensionistici) - - - a progetto, col cuneo fiscale piu' pesante del 20% sul reddito e del 30% sui contributi pensionistici) ...
laplace77, 10/11/2011 14.04: ... anche perche' io credo che il problema stia nel fatto che le aziende non scelgono le forme flessibili per effettiva necessita' di gestire le variazioni del mercato (eccetto per i lavori stagionali o per quelli a nulla qualificazione) ma per i vantaggi che ottengono dal punto di vista fiscale e contributivo, a danno sia delle casse pubbliche che delle pensioni dei precari
dgambera, 10/11/2011 12.25: Sbaglio o nella tua proposta non fai cenni a "più flessibilità = più retribuzione per i dipendenti"? Ho come l'impressione che il favorire il TI vada solo a vantaggio economico delle aziende e non del lavoratore, nel senso che, oltre al maggior carico fiscale per le aziende dovrebbe esserci pure un maggior ritorno economico per il lavoratore. A men o che tu non creda che sia il mercato stesso a tarare.