00 14/05/2010 17:42
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
labottegadelfuturo, 14/05/2010 17.16:




Che dobbiamo rivedere l'assistenza in un ottica diversa dal mero "sostentamento".
Le aziende che se la stanno passando male perchè "non hanno mercato" devono essere lasciate fallire.
Non si possono buttare i soldi in aziende "cotte e decotte" con assistenza o "incentivi".

Questo non significa mandare al macero chi ci lavora.
Significa che bisogna ripensare il welfare in un ottica diversa.
Significa che io non ti do la cassa integrazione sperando che te prima che finisca venga riassorbito.
Io ti do un assegno mensile per campare e ti faccio dei corsi di formazione per reinserirti sul mercato.





mmmhhmmm Mi sembra una posizione lodevole ma poco pratica.

Concettualmente sono daccordo, ma ha un applicazione realistica?

Faccio l'avvocato del diavolo con un esempio: un quarantenne di una azienda che produce telefax.

1) Lo lascio li', in CIG, sopravvive insieme agli altri come lui nella struttura in cui e' cresciuto lavorativamente nella speranza che passata la crisi l'azienda di rinnovi trasformandosi in assistenza cellulari.

2) Lo levo da li', gli do' un assegno di mantenimento e lo mando a studiare ... dove? ... cosa? Finita la crisi lui dovra' ripiazzarsi con il frutto della formazione decisa/concorda/disponibile da chi?

Se "lo Stato" (la societa') ha questa incredibile capacita' di sapere per tempo quali settori tireranno dopo la crisi (o per superare la crisi) e come addestrare per tempo i lavoratori allora per definizione lo si potrebbe gia' fare in aticipo sui tempi o addirittura nello stesso posto dove lavora gia'.

Io ho l'impressione (ma lo dico senza prendere parte e senza intenti polemici) che certe idee sulla formazione dei lavoratori siano parenti delle lauree "che ti aprono la strada al mondo del lavoro"; tutt'al piu' prenderebbero tempo nell'interregno tenendo occupate le menti ma dubito che sarebbero risolutive.
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