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Dal Nord Europa in arrivo una nuova bolla immobiliare

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2012 10:52
03/02/2012 12:12
 
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L'Irlanda fa i conti con la bolla immobiliare - Banche in crisi e appartamenti «scontati» (Fonte: corriere.it - di Corinna De Cesare - 02/02/2012)

DUBLINO - Aoife Brennan mi mostra gli annunci di gennaio: «Vede questo appartamento? - chiede mostrandomi l'opuscolo con la foto di un piccolo bilocale in stile moderno - Un soggiorno camera da letto,cucina e bagno,35 metri quadrati in pieno centro vicino Grafton Street, lo stiamo proponendo a 95 mila euro», spiega con un sorriso amaro, tirandosi indietro i lunghi capelli biondi. E'il momento peggiore per vendere casa qui a Dublino, ma quello migliore per acquistare e investire.

L'Irlanda e la bolla immobiliare

Da Lisney, una delle più grandi agenzie immobiliari irlandesi, lo sanno bene e lo sa pure Aoife che qui lavora come agente e che in una mattinata piovosa, nell'angolo break dell'agenzia, cerca di spiegarmi come stanno le cose: «Tra il 1996 e il 2006 i prezzi delle case a Dublino sono aumentati talmente tanto che gli appartamenti erano piu'costosi qui che a Londra», dice. Ma oggi il vento e' pericolosamente cambiato. «Chi vende ora lo fa per estrema necessità - spiega -. Debiti ad esempio. Molti irlandesi emigrati all'estero ne stanno approfittando e stanno comprando, ma in generale la situazione è drammatica».

VALORE DIMEZZATO - Il Central Statistics Office d'Irlanda ha pubblicato in questi giorni la sua sentenza: i prezzi delle case sono crollati negli ultimi cinque anni del 47%, a Dublino sono al minimo da 12 anni a questa parte. Il mercato immobiliare è talmente impazzito che acquistare un appartamento con due camere da letto nel cuore della città può costare anche da 160 a 200 mila euro. E chi ha comprato intorno al 2005 si ritrova con una casa dal valore dimezzato. «Le dirò di più - aggiunge Aoife - le statistiche parlano di un 47% ma il crollo reale dei prezzi secondo noi è del 62%. Senza parlare degli immobili commerciali e dei terreni». C'è chi la definisce la più grande bolla immobiliare della storia, ma la sbolla, iniziata intorno al 2009, fa ancora più paura. Negli anni del boom edilizio i permessi per costruire qui in Irlanda sono man mano lievitati senza tener conto della reale domanda di acquisto. Le banche hanno concesso prestiti in gran quantità alle società edilizie ed è proprio così che è iniziato quello che è stato definito da molti la fine della tigre celtica.

REAZIONE A CATENA - «La differenza tra la crisi greca e quella irlandese sta proprio qui - spiega Simon Carswell, giornalista economico dell'Irish Times - Atene ha avuto per lo più una crisi economica, noi anche una crisi bancaria. In passato gli istituti di credito hanno finanziato tutto il settore immobiliare, ma quando c'e' stata la sbolla le banche non hanno retto». Una reazione a catena pericolosissima. E' per questo che i dimostranti di OccupyDameStreet stazionano da ormai quasi quattro mesi davanti alla Central Bank of Ireland. Vado da loro passando per Grafton Street fino ad arrivare al Trinity College. E' proprio qui, vicino all'università più antica d'Irlanda, che questo gruppo di circa 120 persone staziona giorno e notte. «Contro le banche e la finanza speculativa», si legge in uno dei cartelli appesi sulle pareti del container, sistemato alla buona dai manifestanti. «Questo e' suolo privato - mi spiega Liam Mac an Bhaird, uno degli attivisti di OccupyDameStreet quando gli chiedo come mai nessuno li caccia - la polizia non può sgomberarci perché il suolo appartiene alla banca e la banca non ci caccia perché non vuole attirare l'attenzione dei media».

OCCUPAZIONE - Liam, 27 anni e una grossa criniera rossa, si è laureato da qualche anno al National College of Art e Design di Dublino, e per un po'di tempo ha deciso di mettere da parte i suoi progetti lavorativi. «Non ho precedenti penali, non bevo, non fumo - spiega - e sto lottando per un futuro migliore. Non è giusto che i nostri soldi siano usati per pagare i debiti delle banche. Dopo il tracollo finanziario qui in città le case rimaste vuote sono diventate innumerevoli. Noi abbiamo deciso di occupare quelle del Nama (National Asset Management Agency, l'agenzia per la gestione dei beni nazionali, ndr). Perché dobbiamo salvare le banche fallite per colpa degli speculatori immobiliari e lasciamo invece morire centinaia di senzatetto?». «Non abbiamo soluzioni - aggiunge Liam quando gli chiedo se la protesta non gli sembri un po' anacronistica - sappiamo solo che i metodi usati fino ad ora per risolvere la crisi non sono quelli giusti».

NEGOZIANTI - La pensano allo stesso modo anche i commercianti che si trovano nei pressi della Banca centrale d'Irlanda, vicino al Temple Bar, il quartiere dei turisti. Ma la convivenza con i ragazzi di OccupyDameStreet sta diventando sempre più difficile, tanto che nei giorni scorsi alcuni negozianti hanno improvvisato una controprotesta per cacciare i manifestanti. «Guardi qui - mi dice Franke Mc Quade, 49 anni, proprietario di un negozietto vintage in Fownes Street, mostrandomi il suo libro contabile - ieri 20, l'altro ieri 5, oggi siamo ancora a zero euro». Tutta colpa dei dimostranti? «Be' - mi risponde - i turisti che arrivano in questo punto di Dame Street nemmeno si accorgono che di fianco ci siamo noi. La baracca dei manifestanti impedisce una corretta panoramica e questi ragazzi non si rendono conto che 50 persone rischiano il posto di lavoro per colpa loro».

«DIALOGO INUTILE» - «Abbiamo cercato di dialogare - aggiunge Mark Dunne, 32 anni, titolare di un negozio di abiti da cerimonia di quelli che si tramandano di padre in figlio - ma è stato inutile, non hanno un portavoce, mi hanno chiesto di fare richieste precise sul loro profilo facebook. Ho ottenuto solo insulti». «In questa zona abbiamo già abbastanza problemi: droga, alcol - spiega Niall Bedford, barbiere di 41 anni -. Questa baracca attira solo brutta gente, i manifestanti se ne devono andare». Dall'altra parte di Dame Street la battaglia tra i commercianti e i dimostranti interessa poco: «Nessun problema per me - commenta John Fitzgerald, 50 anni, da 24 anni al bancone di un negozio di famiglia che vende penne, inchiostri e agende - la crisi ha colpito tutti, c'è chi fatica per portarsi a casa lo stipendio e quella di DameStreet rischia solo di essere una ridicola guerra tra poveri».

Vedi anche: Irish property
[Modificato da marco--- 15/02/2012 10:48]
13/02/2012 16:38
 
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La Norvegia teme la bolla immobiliare (Fonte: valori.it - 13/02/2012)

Una crisi del credito capace di manifestarsi anche in Norvegia? Non sarebbe da escludere, almeno secondo Morten Baltzersen, direttore generale della Financial Supervisory Authority di Oslo.
In un’intervista ripresa oggi dall’agenzia Bloomberg, il regolatore ha espresso il proprio sconcerto senza usare mezzi termini: “i tassi di crescita del debito dei privati e i prezzi delle case non hanno un andamento sostenibile”. Affermazioni che possono sembrare sorprendenti in relazione a un’economia particolarmente solida ma che nel contempo trovano giustificazione nei numeri. Secondo la Banca centrale norvegese, il debito complessivo dei privati raggiungerà quest’anno il 204% del reddito disponibile contro il 150% registrato alla fine degli anni ’80 quando lo scoppio di una bolla immobiliare determinò un tracollo del 40% nel prezzo medio delle abitazioni.
Perplessità sulla situazione norvegese sono state anche espresse dal Fmi e da Robert Shiller, uno degli inventori dell’indice dei prezzi immobiliari di Standard & Poor’s (il S&P/Case-Shiller SPCS20).
In Norvegia il prezzo delle case era cresciuto a gennaio dell’8,4% su base annuale mentre a febbraio i profitti di DNB ASA, la principale banca del Paese, sono diminuiti del 24%. I titoli di Stato decennali rendono oggi il 2,41%, quasi 60 punti base in più rispetto a metà gennaio. Secondo Shiller, l’aumento dei prezzi delle case in Norvegia sarebbe ancora più rapido di quello registrato negli Usa prima dello scoppio della bolla dei subprime.
[Modificato da marco--- 15/02/2012 10:37]
15/02/2012 10:33
 
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Crisi economica: è ufficiale, l'Italia è in recessione (Fonte: politicaesocieta.blogosfere.it - 15/02/2012)

Lo dicono i dati pubblicati in queste ore dall'Istat, ma anche l'ultimo rapporto dell'Unione che inserisce il nostro paese nel gruppo dei 12 "a rischio". E dal Nord Europa in arrivo una nuova bolla immobiliare.

Tra poche ore sarà ufficiale: l'Italia è in recessione. In questi minuti viene infatti pubblicato l'ultimo rapporto Istat che registra, per il secondo semestre consecutivo, un Pil di segno negativo: 0,2% tra luglio e settembre 2011, 0,5% tra ottobre e dicembre. Preoccupazione arriva dall'Europa dove ieri il commissario per gli affari economici Olli Rehn (foto) ha dichiarato: "Siamo preoccupati dal basso potenziale di crescita dell'Italia".

A confermare lo scenario poco rassicurante del nostro paese è infatti arrivato il rapporto sugli squilibri macroeconomici dell'Unione.

Insieme all'Italia, tra i 12 paesi considerati "a rischio" perchè caratterizzati da crescita minima e instabilità finanziaria, ci sono Spagna, Belgio, Bulgaria, Cipro, Ungheria e Slovenia, Francia, Regno Unito, Svezia, Finlandia e Danimarca.

In Svezia e Danimarca, ha avvertito Rehn, sarebbe in atto una nuova bolla immobiliare.
15/02/2012 10:52
 
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Mutui: preoccupazione per la bolla immobiliare nel Nord Europa (Fonte: mutuiblog.it - 08/02/2012)

Olandesi, danesi, svedesi e irlandesi sono seduti, rispetto al PIL, su un debito da mutui bancari superiore a quello degli americani perchè si è formata una bolla. Anche il FMI teme una bolla immobiliare soprattutto in Norvegia. Con orrore si pensa al mondo degli affari dell’anno 2008, quando un enorme “bolla” del mercato immobiliare portò ad una profonda recessione dell’economia mondiale. Ora, a quasi quattro anni di distanza, molti osservatori dei mercati immobiliari guardano con preoccupazione all’Europa. In molti paesi, la popolazione, in relazione alle proprie entrate paga rate di mutui in proprozione molto più alta che negli Stati Uniti. Così, nei Paesi Bassi come in Danimarca, secondo i dati della “European Mortgage Federation” si paga un monte mutui di oltre il 100% del PIL, questi due paesi hanno, in rapporto al PIL, il debito più alto ipotecario di tutto il mondo. Ma anche in Norvegia, Svezia, Gran Bretagna, Lussemburgo e Irlanda la popolazione ha accumulato enormi debiti, al fine di costruire o acquistare case e appartamenti. In Norvegia, ad esempio, i mutui sono di più di 45.000 € pro-capite. Se il livello elevato del debito ipotecario è in realtà un problema serio per l’economia di un paese dipende da diversi fattori. Negli Stati Uniti, i prezzi delle case stavano aumentando nel corso degli anni prima del 2008 a due cifre percentuali. Si era formata una bolla enorme. Quando scoppiò e ci fu il crollo dei prezzi, il valore di molte case si rilevò inferiore ai prestiti in sofferenza così il proprietario si trovò improvvisamente “sott’acqua”, come in gergo si dice, quando il reddito da locazione è insufficiente per rimborsare il prestito, per cui c’è la minaccia di perdere la casa. Secondo un analista tedesco in Europa la situazione non è ovunque così drammatica come lo era negli Stati Uniti. L’esperto ha lavorato sulla relazione della “European Mortgage Federation,” ed ha trattato tutti i paesi con lo stesso metro. La relazione sostiene che i mercati immobiliari in Danimarca e Svezia, nonostante il livello elevato del debito è relativamente stabile. Lo stesso vale per la Svizzera. I Confederati vengono un pò messi da parte, anche se il debito ipotecario è pari al 100% del PIL. In questi paesi, spesso ricchi investitori istituzionali sono stati alla base della crescita. Anche se i prezzi delle case dovessero cadere, non ci sarebbero minaccie di default diffuse, solo un declino di profitto per gli investitori. “Il problema più grande è per l’investitore privato. Più grave è la situazione in Norvegia e nei Paesi Bassi. “La Norvegia ha grossi problemi con l’andamento dei prezzi del mercato immobiliare”. I prezzi sono triplicati dal 1995 al 2007. Dal 2007, sono rimasti stabili e quindi non è scoppiata la “bolla”, ma niente da fare. La questione sarà se ci sarà un “atterraggio morbido” – un calo dei prezzi ragionevoli per un lungo periodo, o un atterraggio duro. Nel secondo caso, i proprietari potrebbero essere minacciati d’insolvenza, a causa delle difficoltà provenienti dal settore bancario messo nei guai. Lo stesso vale per i Paesi Bassi, dove il costo delle agevolazioni fiscali del governo per i costruttori di casa ogni anno, equivale all’1% del PIL.
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