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Mercato immobiliare italiano: andamento delle compravendite

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2017 08:44
08/06/2016 08:39
 
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Boom inatteso nelle vendite di case: +20,6% (Fonte: ilsole24ore.com - di Paola Dezza - 08/06/2016)

MILANO - È un boom tanto sperato quanto inatteso quello che ieri è stato notificato dall’Osservatorio trimestrale dell’agenzia delle Entrate sulle compravendite immobiliari in Italia. Il mercato ha trovato una rinvigorita vitalità da gennaio a marzo 2016, periodo nel quale si è venduto il 20,6% in più di case rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Trimestre dopo trimestre nel corso del 2015 i dati positivi delle compravendite residenziali nel nostro Paese hanno stupito il mercato e indotto uno (scettico) ottimismo. A onor del vero sono sette i trimestri archiviati tutti in positivo, da metà 2014 (i dati dei primi tre mesi 2015 che riportano un -3% vanno riletti in positivo al netto dell’effetto fiscale che aveva “gonfiato” i dati del primo trimestre 2014), alla luce dei quali il mercato sembra lasciarsi così alle spalle la lunga crisi immobiliare che dall’estate 2008 in poi ha abbattuto i valori del mattone e anche la fiducia di chi aveva scelto di investire in questa asset class. A complicare il quadro è arrivato a suo tempo l’inasprimento fiscale, che oggi si concentra sulle seconde abitazioni e sembra (forse) metabolizzato.

«La crisi è passata - dice Gianni Guerrieri, direttore dell’Osservatorio - ci vorranno anni però per recuperare i livelli perduti. La ripresa nel 2016 ci sarà, sono dubbioso sul fatto che il tasso di crescita possa restare dell’entità del primo trimestre».

Gli italiani sono tornati a comprare casa. Più al nord (+24%) e nei capoluoghi (+22,9%). In numeri sono 115.135 le unità passate di mano nel periodo, contro le 95.455 del primo trimestre 2015 ma meno delle 127.553 degli ultimi tre mesi dello scorso anno (anche se in genere l’ultimo quarter è il più corposo per le vendite). Se il trend positivo venisse confermato dai dati dei prossimi mesi - trimestre in corso compreso - il 2016 potrebbe chiudersi con compravendite nell’ordine delle 500mila unità (445mila le case passate di mano lo scorso anno), segnale che il mercato potrebbe tornare in salute nel medio periodo, pur restando ampiamente sotto il picco di 845mila transazioni del 2006.

Il dato di ieri rappresenta il migliore avvio dell’ultimo quadriennio, ma la situazione resta complessa e sono ancora troppe le variabili in gioco in grado di congelare l’ottimismo, dalla situazione geopolitica mondiale alle continue revisioni al ribasso della crescita del Pil italiano, segno che l’economia non si riprende, mentre secondo le stime di Bankitalia pubblicate due giorni fa l’occupazione lentamente dovrebbe salire da qui al 2018. Dato importante perché è la tranquillità di avere un lavoro che consente di fare programmi, come appunto l’acquisto di un’abitazione.

Qualche esperto avanza però l’ipotesi che un dato così corposo sia dovuto alla scelta di cambiare casa spostandosi in immobili più piccoli. «È una scelta dovuta alla necessità di fare fronte alla crisi finanziaria» dice Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e legislazione ambientale all’Università La Sapienza di Roma. Alcuni network immobiliari, invece, registrano compravendite più numerose per case di ampio taglio, grazie alla discesa delle quotazioni registrate negli ultimi anni che ha reso più conveniente l’acquisto o lo spostamento in abitazioni più ampie.

A trainare la corsa ancora una volta sono i capoluoghi, dove la crescita delle vendite è pari al 22,9% contro una variazione del +19,4% per i comuni minori. «Si confermano dinamiche simili a quanto registrato durante l’anno appena trascorso - recita l’Osservatorio - con uno scarto medio nell’ordine di 2-3 punti percentuali a favore delle città più grandi». Il dato medio nazionale nasconde tuttavia andamenti diversi nelle singole aree. Al Nord i capoluoghi tirano la volata, con rialzi che superano di oltre 7 punti percentuali il risultato degli altri comuni. Al Centro sono invece i comuni minori a fare da driver con transazioni in aumento del 19,8% mentre nei capoluoghi la crescita si ferma al 17%. Al Sud guidano i comuni maggiori ma la distanza con gli altri comuni si riduce rispetto a quanto registrato nel corso del 2015.

Stesso trend per le grandi città. Tra gli otto maggiori centri urbani per popolazione spicca Torino con il 37% in più di case vendute (+9,6% nell’ultimo quarter 2015 rispetto a un anno prima) ma anche Genova e Milano segnano rialzi superiori al 25%, con nel dettaglio rispettivamente 1,468 e 4.804 case passate di mano. In particolare il capoluogo lombardo prosegue una crescita che dura ininterrottamente dal terzo trimestre 2013, accentuata in tempi più recenti grazie all’Expo 2015 che ha portato la città sotto i riflettori internazionali. È a Milano che si è concentrato il 50% degli investimenti dei grandi operatori immobiliari mondiali nel 2015 con volumi nell’ordine di quattro miliardi di euro. Sempre sul fronte abitativo, vicine alla media nazionale sono Napoli, Bologna e Firenze. Anche Roma cresce su ritmi sostenuti (+12,5%), «ma che appaiono meno brillanti se valutati alla luce della particolare congiuntura in atto» sottolinea il report. La provincia è sempre più allineata con la città di riferimento. In questo ambito le performance di Milano, Roma, Genova e Firenze sono superiori alla media del +20,7%. Fanalino di coda è invece Palermo, sia in città che in provincia.

La crescita a due cifre si estende all’intero comparto immobiliare. Se si sommano i settori terziario, commerciale e produttivo-industriale il dato è del +17%. Per un totale di oltre 244mila unità transate. Il mercato delle pertinenze, in larga parte cantine, box e posti auto segna un aumento dei rogiti del 17,3%, in linea col dato complessivo.

Analizzando settore per settore si evince che il commerciale, dopo la flessione dell’ultimo trimestre 2015, fa segnare un +14,5%, con 6.774 negozi compravenduti (dato inferiore soltanto al +20,3% registrato nel terzo trimestre del 2007). In deciso rialzo anche la compravendita degli immobili a destinazione produttiva (+7%), reduci da tre trimestri negativi su quattro nel 2015. Per gli uffici le oltre 2mila transazioni sanciscono il ritorno al segno più (+1,3%) per il terzo trimestre consecutivo dopo le pesanti perdite dei periodi precedenti. Ora non resta che sperare che agli italiani non passi la voglia di cambiare casa.
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