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In verità in verità la Bce stampa moneta con il contagocce. Come si stimola la domanda a questo punto?

Ultimo Aggiornamento: 26/06/2014 09:08
26/06/2014 08:52
 
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In sostanza, la Bce non ha le cartucce per portarci fuori dalla crisi...
In verità in verità la Bce stampa moneta con il contagocce. Come si stimola la domanda a questo punto? (Fonte: vitolops.blog.ilsole24ore.com - 25/06/2014)

La politica monetaria della Banca centrale europea finora non è riuscita ad arginare il galoppante tasso di disoccupazione dell’Eurozona, da tempo superiore al 11%, ormai strutturalmente sui livelli del dopoguerra. Per quale motivo?

1) il controllo della disoccupazione e della crescita non rientra nel mandato della Bce, che si limita alla stabilita monetaria (a differenza della forward guidance delle altre banche centrali più influenti del pianeta, vale a dire Federal Reserve, Bank of Japan e Bank of England). Quindi, per statuto l’Eurozona è costruita sulla base della scelta che la stabilità monetaria conta più dell’occupazione. Quindi l’occupazione non è il primo obiettivo dell’area, il che in ogni caso fa riflettere;

2) a fronte di questa conseguenza l’istituto che ha sede a Francoforte dal 2008 – ovvero da quando è scoppiata la crisi – ha seguito una linea differente rispetto a Fed, BoJ e BoE. Queste ultime hanno stampato moneta, acquistando titoli di Stato dei rispettivi Paesi con l’intenzione di portarli a scadenza e, di conseguenza, smarcando anche lo Stato dal pagamento degli interessi (che diventa una partita di giro tra Banca centrale e Tesoreria di Stato). La Bce, invece, pur volendo non può attuare politiche di sostegno ai debiti pubblici dei 18 Paesi dell’Eurozona. E’ vietato dai trattati e quando lo ha fatto, acquistando sul mercato secondario nel 2010 titoli dei Piigs in difficoltà, sono scoppiate polemiche all’interno del direttivo che hanno portato anche alle dimissioni di Jurgen Stark dal direttivo della Bce. A luglio 2012 il governatore Draghi ha lanciato lo scudo anti-spread: da allora è tecnicamente possibile intervenire sul secondario ma solo a patto che il Paese chieda aiuto e firmi un memorandum all’insegna dell’austerità. Austerità che abbiamo visto non ha portato affatto effetti espansivi (come da alcuni economisti teorizzato) ma aggravato in modo inesorabile il trauma della crisi che stiamo ancora vivendo.

E poi c’è da dire che la moneta “stampata” dalla Bce acquistando bond governativi nel piano Smp del 2010 è stata poi drenata (ritirata dal mercato con vendite degli stessi titoli), eccezion fatta per 170 miliardi di euro, attualmente a bilancio della Bce che, secondo quanto annunciato nel pacchetto di manovre espansive del 5 giugno che hanno portato anche al taglio dei tassi allo 0,15%, al momento restano in circolazione (è stata sospesa l’operazione di drenaggio). Quanto invece agli Ltro (Long term refinancing operation), ovvero i prestiti elargiti dalla Bce alle banche a 3 anni a tasso agevolato nel 2011, 2012 con una nuova tranche che dovrebbe partire entro fine anno, non possono essere considerati a tutto tondo operazioni di immissione netta di moneta nel circuito economico al fine di stimolare la domanda (imprese e famiglie) oggi lontana dai livelli della capacità produttiva (offerta) in Italia e nell’Eurozona. Questo perché le banche dovranno poi restituire il prestito dopo 3-4 anni (a seconda del tipo di Ltro) e perché (fatta eccezione per l’Ltro che partirà nel 2014, in piccola parte agganciato ai prestiti effettivi all’economia reale da parte delle banche) gli stessi istituti non sono “obbligati” a immettere questa liquidità nel sistema economico.

3) a questo ultimo punto si collega il terzo: l’incapacità strutturale e statutaria della politica monetaria della banca centrale europea (per quanto possa impegnarsi) di sostenere la domanda depressa, condizione necessaria per far ripartire l’economia italiana e dell’Eurozona.

In sostanza, la Bce non ha le cartucce per portarci fuori dalla crisi. Mentre invece la maggior parte degli analisti continua a credere il contrario.
[Modificato da marco--- 26/06/2014 09:05]
26/06/2014 09:05
 
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Ecco perché la Bce non può fare come Usa e Giappone, salire su un elicottero e distribuire denaro. Ci sono altre vie per "stampare moneta" nell'area euro? (Fonte: ilsole24ore.com - 24/06/2014)

Il 20% dell'enorme debito pubblico del Giappone (230% del Pil, il terzo Pil del pianeta da circa 6mila miliardi di dollari è nelle mani della Bank of Japan. A renderlo noto è la stessa BoJ in un comunicato. Cosa significa? Semplicemente che l'istituto centrale che guida la politica monetaria dalle parti di Tokyo negli ultimi due anni ha stampato molta moneta (al ritmo di 1.000 miliardi di dollari) l'anno e ora detiene circa 2mila miliardi di dollari del debito giapponese. Già, stampare moneta. Ma cosa significa? Davvero è possibile caricare banconote su un elicottero e distribuirle al popolo (metafora che riprende l'immagine usata dal premio Nobel Milton Friedman per descrivere un aumento dell'offerta di moneta che piove dal cielo)?

Cosa significa esattamente stampare moneta? Significa emettere nuova moneta in un sistema economico al netto di quella ritirata. Contrariamente a quanto si può credere quando uno Stato emette nuovi titoli di debito pubblico (vende sul mercato titoli di Stato) chiede un prestito agli investitori (sia che essi siano stranieri siano che siano cittadini residenti nello stesso Stato) ma non emette nuova moneta. È una partita di giro, attraverso la quale lo Stato "ritira" tecnicamente della moneta già esistente (nei portafogli degli investitori) impegnandosi a restituirla a un certo tasso di interesse. Quello che viene difatti creato dal nulla quando lo Stato emette nuovo debito è un ammontare di interessi, moneta che lo Stato dovrà procurarsi da qualche parte (nella maggior parte dei casi accade emettendo nuovo debito in un circolo potenzialmente vizioso). Non a caso, dagli anni '80 lo Stato italiano ha pagato oltre 3mila miliardi di interessi su un debito pubblico che oggi ha superato i 2mila miliardi.
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E allora quando si "stampa moneta"? Quando è che arriva l'elicottero di Friedman? Uno dei modi per farlo è acquistare titoli circolanti sul mercato finanziario (quindi già emessi) da parte delle banche centrali. Una politica utilizzata negli ultimi anni come contro-mossa alla crisi economica e finanziaria partita nel 2008 da Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone. Le rispettive banche centrali hanno acquistato titoli di Stato con moneta creata dal nulla (le banche centrali lo possono fare) che è quindi andata a finire nei portafogli degli investitori di chi ha venduto quei titoli alla banca centrale. Questi investitori hanno poi dirottato questi capitali verso attività a rischio più elevato (come le azioni) e questo spiega anche perché le Borse viaggiano su livelli record. Wall Street e Francoforte sono ai massimi di tutti i tempi mentre, secondo Jp Morgan il rapporto prezzo/utili delle azioni dell'indice Msci Europe è a 14,5, il livello più alto degli ultimi 12 anni.

Quando un banca centrale acquista titoli sul mercato stiamo parlando del famoso quantitative easing, conosciuto in italiano come "allentamento monetario". Con una politica di quantitative easing si ottengono due effetti: 1) immettere nuova moneta in un sistema economico; 2) abbassare i tassi di interesse sulla parte lunga della curva dei rendimenti. Il secondo punto si può comprendere meglio se si considera che, generalmente, una banca centrale ricorre al quantitative easing quando 1) l'economia è depressa; 2) quando sono state già usate le armi convenzionali per provare a sostenerla, ovvero quando la banca centrale ha già praticamente abbassato il più possibile il tasso di interesse di riferimento (quello che le banche commerciali pagano per ricevere in prestito dei capitali dietro collaterali accettati dalla stessa banca centrale).

Quindi, in teoria, quando viene effettuato un quantitative easing è simmetrico pensare che il quadro di fondo non sia favorevole e che l'economia sia caduta in una trappola della liquidità (non è più sufficiente agire sui tassi di interesse a breve per stimolare la domanda). L'obiettivo finale di una manovra di "qe" è rilanciare l'economia, ovvero far affiorare soldi all'economia reale e stimolare la domanda (investimenti di imprese e consumi delle famiglie) depressa dalla crisi e non più stimolata dal circuito bancario per via della contrazione del credito (alle banche commerciali non conviene prestare quando l'economia è fragile perché aumentano i tassi di insolvenza e la rischiosità dell'operazione).

Detto ciò, si può dire che la Bce abbia finora stampato moneta? Non proprio. Nel 2010 ha avviato un programma di acquisto di titoli di Stato, noto come il piano Smp (Securities markets programme) attraverso cui ha acquisto sul mercato secondario dei bond dei Paesi più colpiti dalla crisi finanziaria. Un'operazione non convenzionale che ha suscitato polemiche tanto che Jurgen Stark, allora capo economista della Bce, si è dimesso dal consiglio direttivo ufficialmente per "motivi personali", anche se in più ipotizzano in polemica con la manovra della Bce. In ogni caso, può considerarsi l'azione della Bce come una "manovra elicottero"? Non proprio, perché successivamente la Bce ha avviato un'operazione di sterilizzazione, ovvero di vendita degli stessi titoli sul mercato, quindi drenando la moneta che aveva immesso con l'acquisto.

Il 5 giugno 2014 nel pacchetto di misure annunciato da Draghi la Bce ha però "sospeso" il piano di sterilizzazione, così difatti ha lasciato nel sistema l'equivalente di 170 miliardi di euro immessi nel piano Smp e non ancora drenati. È questa, tecnicamente, al momento l'unica azione di immissione monetaria netta effettuata dalla Bce dalla crisi ad oggi. Tra l'altro, non esente da polemiche. Perché la Bce provvede ad incassare dagli Stati gli interessi sul debito e a rigirarne il 92% alle rispettive banche centrali in proporzione al peso dei vari Stati membri dell'Eurozona. Nel 2013 l'Italia ha pagato 4 miliardi di euro di interessi sui 102 miliardi di titoli italiani detenuti dalla Bce. Di questi l'8% è stato trattenuto in bilancio dalla Bce e il 92% è stato rigirato alle banche centrali dei Paesi dell'Eurozona. Ma la fetta più ampia è andata alla Germania (che ha la quota maggiore). Quindi l'Italia ha trasferito alla Germania circa 1,5 miliardi di interessi nel 2013 per la quota di bond italiani detenuti dalla Bce.

Vedi anche: La misteriosa origine del debito pubblico
[Modificato da marco--- 26/06/2014 09:08]
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