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Emilia Romagna - Situazione del mercato immobiliare

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2016 08:42
07/12/2009 20:12
 
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La nuova faccia di Reggio

La nuova faccia di Reggio
di Carlo Vanni

Ugo Ferrari

Il settore dell'edilizia è da sempre, nel nostro Paese, volano dell'economia del territorio nel momento in cui c'è crescita, e forse il primo a risentire delle contrazioni del mercato finanziario ed economico in tempi di vacche magre. I problemi generalizzati legati alla profonda crisi finanziaria globale degli ultimi tempi, si vanno sommando a quelli di un settore che, di fronte alle importanti trasformazioni del tessuto sociale e demografico che stiamo vivendo, non ha mostrato al momento di sapersi trasformare con sufficiente rapidità per adattarsi al nuovo corso delle cose. Ora, le molte criticità della situazione sono sotto gli occhi di tutti: logiche urbanistiche che, pensate in anni di sviluppo differente, ora appaiono superate, disordinate e ridondanti; come conseguenza, aumenta l'invenduto, e in forza di ciò, in mancanza di profitto, vanno di pari passo la perdita di posti di lavoro e l'accentuarsi di logiche che vanno dall'illegale al criminoso, per mantenere aperti ed attivi i cantieri a costi altrimenti impossibili. E' un problema estremamente complesso, sul quale abbiamo intervistato l'Assessore all'Urbanistica Ugo Ferrari, secondo il cui punto di vista l'edilizia non sta ancora uscendo dal tunnel.

"A Reggio si è vissuto in modo più accentuato che altrove la concomitanza della crisi ciclica locale e la pesantissima crisi globale. Dalla metà degli anni 90 sino al 2005 - 2006 si è registrata una espansione edilizia e un investimento delle famiglie reggiane sulla casa senza precedenti né analogie con le città vicine. Questo avrà ripercussioni ancora per un po' anche perché, c'è da smaltire l'invenduto e sbloccare i canali del credito anche e soprattutto in questo settore. Il Comune incassò, nel 2004, circa 28 milioni di oneri legati all'edilizia e nel 2008 18,9 mln e nel 2009 stanno calando ancora."

Pessimismo per il futuro, quindi?
"Realismo. Usciremo da questa crisi molto diversi da come ci siamo entrati. Non ritroveremo le attuali 13.500 imprese presenti in provincia, di cui 10.000 individuali. Stiamo assistendo ad una selezione silenziosa e dolorosa; lavoratori senza ammortizzatori sociali e artigiani che dispongono di scarsi capitali familiari e aziendali. Nel I° semestre 2009 in provincia il saldo fra imprese cessate e iscritte segna un meno 350 circa. E' indicativo anche il calo di fatturato degli studi professionali e delle agenzie immobiliari. Il futuro in questo settore, si giocherà nella capacità di proporre e governare operazioni complesse di riqualificazione e di rigenerazione di parti di città e del patrimonio edilizio esistente. Risparmio idrico ed energetico - antisismica, fonti rinnovabili, nuovi materiali ecologici, case intelligenti e flessibili, abbattimento della barriere architettoniche e buona architettura sono le scommesse del futuro. Su questo si spera riparta la voglia di investimento delle famiglie e delle imprese, favorito anche ad importanti contributi, dal costo crescente delle bollette e dalle ripercussioni ambientali dovute ad un patrimonio edile obsoleto".

Ma quali sono le azioni anticrisi a sostegno di questa prospettiva, le proposte concrete?
"Favorire il recupero e l'ammodernamento dell'esistente aumentando del 10% le volumetrie per chi risparmia energia e acqua ed utilizza fonti rinnovabili. Gli edifici esistenti non tutelati possono, seguendo alcuni criteri, essere aumentati del 10% o del 20% . Dunque, centralità del progetto e capacità di risolvere problemi di marginalità urbana favorendo più forti relazioni, coesione sociale e sostenibilità ambientale. Investimenti come nel recente passato sul potenziamento di edilizia residenziale sociale ma anche un pacchetto puntuale anticrisi, che presenteremo presto con l'Assessore Grasselli, su azioni puntuali di incentivi e sgravi fiscali concentrati in questa fase. Ma la scommessa vera sta nella capacità del sistema di imprese di corrispondere meglio ad una domanda di abitare che sta cambiando.". Però, il settore, ormai è cosa di dominio pubblico, è stretto nella morsa delle logiche dell'illegalità e della criminalità organizzata. Il caporalato, il lavoro nero, il riciclaggio di materiale da costruzione illecito e di denaro sporco, le infiltrazioni mafiose..."
Su questo terreno credo la crisi favorirà un selezione, un cambiamento. Perché pur non sottovalutando il problema, la nostra comunità ha molti anticorpi e Reggio viene considerata dalla mafia come una "terra ostile".

Nel concreto, però, che misure si stanno mettendo in atto, specie nelle procedure di appalto per ridurre questo fenomeno?
"L'Amministrazione comunale da anni non trascura alcuno strumento che possa ostacolare il nascere, lo svilupparsi e l'insediamento di forme di criminalità organizzata. Il Comune applica fin dal 2005 il Protocollo provinciale d'intesa sottoscritto con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali di categoria, per contrastare il lavoro nero e l'evasione contributiva nell'esecuzione dei lavori pubblici; nel 2007 ha aderito anche al Protocollo d'intesa per la regolarità delle assunzioni e per la sicurezza nei cantieri, predisposto dalla Prefettura di Reggio Emilia insieme a Provincia, Comuni, CCIIA ed Organizzazioni Sindacali di Categoria. I Servizi comunali preposti, infine, adottano le procedure consentite dalle norme per effettuare tutti gli accertamenti possibili a carico delle ditte, ad es. in merito alla richiesta del Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) o in materia antimafia, che prevede norme molto rigorose di competenza prefettizia; operano poi in sinergia con Enti quali: INPS, INAIL, AUSL e Direzione Provinciale del Lavoro."

E venendo a questioni più specifiche? La polemica con Becchi, presidente di Legambiente, che ha accusato il PSC di essere poco rispettoso del verde? L'area Reggiane, le posizioni dell'Amministrazione Comunale per il quadrante di città costituito dall'Area Nord?

"Ho ricordato più volte che di suo il PSC incrementa l'urbanizzazione solo dello 0,8% del territorio comunale e dimezza il trend di alloggi costruiti negli anni passati. Si contiene la dispersione urbana, non si aggiunge nulla sull'asse della Via Emilia, si inverte la tendenza alla costruzione di case, villaggi e fabbriche in territorio agricolo... Ho richiamato l'attenzione di Becchi sulle considerazioni finali contenute nella valutazione dell'Università di Venezia, che dà un giudizio largamente positivo, pur permanendo naturalmente ambiti di miglioramento nelle fasi attuative.
Circa l'Area Reggiane, l'elaborazione del progetto urbano ha subito una battuta di arresto a seguito delle note vicende del cambio di proprietà del gruppo Fantuzzi-Reggiane. Tuttavia il Masterplan, ampiamente condiviso, sta già dando i primi frutti: l'Accordo di Programma per la collocazione del Tecnopolo, il blocco 18 è stato aperto al pubblico, lo studio di riqualificazione di Piazzale Europa, i lavori al Centro internazionale dell'infanzia, il recupero del grande archivio storico delle Reggiane. Quindi si va avanti, coerenti sulla strada tracciata, che presuppone un progetto di grande respiro, fortemente relazionato con la città e i suoi bisogni. E, per quanto riguarda le polemiche sull'Area Nord, stiamo parlando di un contesto che ha pochi eguali in Italia e in Europa. E' la grande porta di accesso alla città del XXI secolo - uno dei simboli di Reggio che meglio può raccordarsi con le grandi reti e flussi internazionali creando le condizioni per un più avanzato posizionamento competitivo di Reggio. Il PSC, che deve guardare avanti 15/20 anni, propone una svolta: il passaggio dai "retini" disomogenei attuali alla progettazione unitaria dell'intero ambito; immaginando da un lato la sua relazione con l'area vasta dall'altro, con le 6 polarità di eccellenza che costituiscono una rete e non episodi isolati. In questo contesto Reggio deve giocare le sue carte migliori. Abbiamo visto cosa accade in Europa nei territori dove arriva una nuova stazione dell'Alta Velocità: o si crea una nuova piccola città, o si genera integrazione con quella esistente rafforzandola con funzioni di scala almeno regionali. Noi perseguiamo questo secondo modello, con funzioni per il tempo libero, per il buon vivere, sedi di grandi imprese pubbliche e private, servizi pubblici integrati con una nuova generazione di centri per il commercio in grado di intercettare una domanda che sta cambiando. Questo richiede però a tutti, un cambio di scala, rispetto a come siamo abituati a discutere. Il futuro di Reggio va immaginato oltre la crisi, le paure, le attuali dinamiche economiche e sociali che non si ripresenteranno uguali a se stesse".
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