C'è chi ha approfondito questo aspetto psicologico riguardo alla crisi:
Anche i grandi sbagliano
Chiara Grianti
30/04/2009 14:26
«Anche i grandi sbagliano, almeno se si tratta di economisti. È quanto sostiene il giornalista Marco Cobianchi attraverso un libro intitolato Bluff, che dimostra come le teorie economiche non siano in grado di spiegare qualsiasi fenomeno contemporaneo
È in libreria da pochi giorni Bluff, perché gli economisti non hanno previsto la crisi e continuano a non capirci niente (Orme Editori). L’autore è Marco Cobianchi, giornalista economico del settimanale Panorama che ha riletto criticamente (e con grandi dosi di ironia) due anni (dal 2007 all’inizio del 2009) di editoriali, dichiarazioni, interviste e articoli scritti dai migliori economisti economici prima, durante e dopo la crisi. Ne esce un quadro impressionante pieno di errori, omissioni, contraddizioni, falsità. Pubblichiamo un estratto del terzo capitolo intitolato “Crisi? Quale crisi?”.»
da "BLUFF" di Marco Cobianchi
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In quanto a previsioni sbagliate non scherzano nemmeno Tito Boeri e Luigi Guiso. Il primo e' professore ordinario alla facolta' di Economia in Bocconi, direttore della Fondazione Rodolfo Debenedetti e responsabile scientifico del festival dell’economia di Trento, il secondo è professore di Economia all’European University Institute di Firenze. I due, nell’agosto del 2007, hanno declamato la loro fede e hanno invitato il mondo a fidarsi di loro: “In questa crisi c’è da aver paura della paura: aspettative irrazionali possono scatenare spinte ribassiste che fanno avverare le profezie piu' pessimistiche” (La Repubblica, 22/08/2007). Insomma, sembrano dire a politici, a giornalisti e a tutti quelli che non la pensano come loro: se insistete a dire che arriva la crisi, alla fine la crisi arriva. Si tratta della ben nota teoria delle previsioni che si autoavverano usata con eleganza anche da un altro economista per spiegare il crollo dell’economia mondiale. Piu' avanti vedremo. E poi, hanno aggiunto Boeri e Guiso, questa crisi non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella del ’29 perche' oggi c’è una “economia mondiale che continua a crescere a tassi molto sostenuti e con le banche centrali che hanno finora assolto al loro ruolo. Il vero fattore in comune con la Grande Depressione è l’epicentro della crisi: gli Stati Uniti”. Meglio tacere quindi? Assolutamente sì: “Non gettiamo oggi, come tante volte in passato, i semi della crisi futura con una reazione eccessiva alla crisi corrente” (La Repubblica, 22/08/2007) Wow! Spunta finalmente la parola “crisi”. Ma per dire che è poca e lamentarsi è peggio.»
{N.D.f.: l'articolo citato potete leggerlo qui
"L’eredità di Greenspan", di Tito Boeri e Luigi Guiso (21-08-2007)}
Illuminante l'intervista a Marco Cobianchi:
NEGARE LA CRISI
Chiara Grianti
30/04/2009 14:26
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Domanda: «Lei ha ironizzato su molti economisti, accusandoli di soffrire della
"sindrome di Fonzie" in quanto non sono in grado di chiedere scusa neppure di fronte a palesi errori. Perché è così diffusa questa sindrome?»
Marco Cobianchi: «Appunto perché sono monetaristi e seguagi della scuola di Chicago fondata da Milton Friedman, secondo il quale le teorie economiche sono in grado di spiegare qualsiasi ambito della vita umana.
Si chiama "teoria del tutto" ed è talmente affascinante da sembrare perfetta. Chiedere scusa significa ammettere che la "teoria del tutto" è sbagliata. E questo è impossibile.»
Domanda: «Nell’introduzione a Bluff, lei scrive «Gli studi economici sono arrivati a un tale livello di sofisticatezza da aver perso il contatto con la realtà. Solo ciò che rientra all’interno dei loro teoremi diventa reale, tutto il resto, semplicemente, non esiste». La crisi ha rotto questo paradigma o nulla è cambiato?»
Marco Cobianchi: «È cambiato poco. Sui giornali italiani continuano a scrivere gli stessi economisti che continuano a interpretare la realtà con i paradigmi di sempre: idolatria della finanza e bontà del debito.»
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fabio