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Edilizia shock

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2012 10:00
18/02/2010 22:22
 
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Le inarrestabili frontiere del cemento


Messina, edilizia shock nonostante le frane
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18/02/2010 22:29
 
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Re: Le inarrestabili frontiere del cemento
(sylvestro), 18/02/2010 22.22:





meglio questo link che è permanente

espresso.repubblica.it/multimedia/home/22836698
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Never a better time to buy!
18/02/2010 22:33
 
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Re: Re: Le inarrestabili frontiere del cemento
_gmp_, 18/02/2010 22.29:




meglio questo link che è permanente

espresso.repubblica.it/multimedia/home/22836698




Grazie [SM=g1747536] , ma mi sembra uguale [SM=g10303]
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22/04/2010 15:21
 
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(Avvertenze: il video amatoriale fa venire il mal di mare [SM=g1750865] )



[Modificato da (sylvestro) 22/04/2010 15:22]
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13/06/2010 12:53
 
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"... non e' che e' illegale, e' abusivo ..."


[Modificato da (sylvestro) 13/06/2010 12:53]
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18/06/2010 11:09
 
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A Messina hanno inventato il -sacco edilizio legale-
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24/09/2010 16:54
 
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(S)valorizzazione immobiliare

La denuncia sulle pagine del Fattoquotidiano di martedì scorso di Ferruccio Sansa e Salvatore Cannavò sulla riconversione immobiliare della Fincantieri ha la forza di aprire gli occhi all’opinione pubblica e, speriamo, anche se non conviene farsi molte illusioni a quella sparuta parte della politica che non è ancora sul libro paga dei potenti immobiliaristi sull’irreversibile declino che rischia il sistema Italia se non viene tagliato di netto il dominio della rendita fondiaria.

Hanno ragione infatti i due giornalisti: quale imprenditore può ancora avere la voglia di rischiare investimenti in un qualsiasi settore produttivo se di fronte alla speculazione immobiliare è stata aperta con benedizione bipartisan un’immensa autostrada? Sono venti anni che colpo dopo colpo sono state smantellate tutte le regole di governo del territorio e della tutela dell’ambiente. I piani regolatori che, con tutti i limiti che ben conosciamo, tentavano di delineare un futuro condiviso alle nostre città sono stati sostituiti concetti come la “valorizzazione immobiliare” e “l’accordo di programma” per superare ogni previsione urbanistica.

Ad esempio, a Sestri Ponente il piano urbanistico destina l’area della Fincantieri come zona industriale. Non sarebbe dunque possibile realizzare villette, ipermercati e ogni altra sorta di speculazione. Lo stato liberale, che pure aveva a cuore l’iniziativa economica privata, aveva trovato nell’urbanistica un efficace punto di equilibrio tra interessi della collettività e interessi della proprietà, limitandone lo strapotere e imponendo vincoli.

Oggi siamo in un’altra prospettiva sociale e culturale. I liberisti forsennati alla Tremonti (è a lui che si devono infatti buona parte delle leggi sulla “valorizzazione immobiliare”) non tollerano più neppure questo dignitoso compromesso di interessi. Con i piani casa che tutte le regioni hanno approvato gli edifici industriali possono cambiare destinazione e avere anche un gigantesco premio di cubatura. Così la collettività deve rassegnarsi a subire sempre e comunque il dominio della proprietà immobiliare anche se questa è pubblica o dichiaratamente speculativa.

Gli esempi sono ormai infiniti. La Fintecna, società pubblica, sta portando a termine la valorizzazione degli uffici del ministero della Finanze all’Eur: al loro posto case di lusso con vista sul laghetto. Le regole urbanistiche hanno vincolato l’intero quartiere dell’Eur come area storica, ma con l’accordo di programma si supera tutto. Intanto gli uffici sono oggi in affitto in immobili privati e tutti noi paghiamo un fiume di soldi alla rendita immobiliare: e poi ci continuano a dire che non ci sono soldi! A Torino per risanare la casse del San Paolo si decide di costruire un grattacielo in spregio di ogni norma urbanistica. La vicenda delle aree dell’ex fiera di Milano sono un caso da antologia: per far cassa si vuol costruire una mostruosa quantità di cemento calpestando ogni regola di buon senso e urbanistica. A Salerno un ex sindaco di centrosinistra ammalato di manie di grandezza vuole seppellire il lungomare sotto un valanga di cemento, tanto con le deroghe si può fare. E l’elenco riguarda tutta l’Italia, come è dimostrato dal recente volume La colata (edizioni Chiarelettere 2010) curato da Andrea Garibaldi, Antonio Massari, Marco Preve, Giuseppe Salvaggiulo e Ferruccio Sansa.

Con il caso Fincantieri tocchiamo con mano che se non si taglia il dominio della rendita immobiliare, che -è bene precisarlo- non esiste negli altri paesi della civile Europa, il nostro declino economico e civile non si interromperà. Il problema non è Berlusconi: il vero nodo che stringe alla gola l’Italia è quello di un’opposizione politica incapace di avere un’idea di sviluppo lungimirante in grado di favorire gli investimenti produttivi veri. A solo titolo di esempio si può citare la folle corsa al cemento favorita dai quindici ininterrotti anni delle amministrazioni di centro sinistra di Francesco Rutelli e Valter Veltroni a Roma. Settanta milioni di metri cubi (sic!) regalati alla speculazione immobiliare in una città che non cresce più da vent’anni e che anzi ogni anni espelle migliaia di famiglie che non possono più permettersi di sostenere i folli prezzi delle abitazioni.

Il ripristino delle regole del governo delle città e del territorio è il primo elemento per poter rilanciare lo sviluppo produttivo del nostro paese. Chiudere la fase del sacco urbanistico dell’Italia è l’unica occasione che ci resta per favorire reali investimenti produttivi.
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06/10/2010 16:11
 
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Secondo questo prospetto (di cui ignoro l'attendibilita') non meno del 10% delle nuove costruzioni risulta abusivo tutti gli anni (compreso il prossimo 2011 [SM=g7814])


fonte L’andamento delle cooperative di costruzioni operanti nel Lazio

Analisi dei bilanci 2009 e previsioni 2010-2011
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30/11/2010 11:49
 
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26 NOVEMBRE 2010 – L’URBANISTICA DI GUERRA

Italia, l’urbanistica del 2010 è nei fatti di cronaca nera!

Il futuro delle città italiane e il nuovo paesaggio italiano
da un nuovo ambientalismo e dalla difesa del territorio


URBANISTICA | ULTIMISSIME PIÙ CHE DI URBANISTICA DI CRONACA GRIGIA E NERA – Non ci sono novità, ma certo non vale l’affermazione “niente nuove buone nuove”. Credo che per questo 2010 sia sufficiente il disastro, più che generato dovremmo parlare di annunciato, della Scia, una nuova norma edilizio-urbanistica che ha creato per ora solo caos e il rifiuto di applicazione per molte Regioni italiane. Credo che basti il flop clamoroso del Piano casa nazionale, che a distanza di più un anno non ha generato neanche un euro per l’Industria delle Costruzioni, che si appresta a scendere in piazza con tutta la filiera edilizia. Credo che possa bastare lo scandalo delle “case fantasma” che ci condurrà alla loro regolarizzazione attraverso l’ennesimo condono edilizio. Per non parlare del caos generato dal Federalismo demaniale che dovrebbe portare al decentramento del patrimonio dello Stato ai Comuni italiani che non sanno che fare. Come possiamo dimenticare gli accidenti “naturali” come gli smottamenti di Afragola costruita sul nulla, l’edilizia fai-da-te sulla “ricostruzione” post-terremoto de L’Aquila, i pozzi neri di Santa Giulia a Milano, il sistema padano made in n’drangheta, la cancellazione di quasi 53 milioni di metri quadrati di aree agricole per le grandi opere previste sul territorio lombardo, la catastrofica alluvione del Nord-Est difficile da spacciare per naturale e l’assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco del comune di Pollina che voleva difendere il suo territorio, il parco del Cilento, dalle infiltrazioni mafiose interessate a dettare legge sui piani edilizi della zona. Ci fermiamo qua, ma le cronache del 2010 ci racconterebbero altri fatti di un’urbanistica di guerra.

COME SARÀ IL FUTURO DELLE CITTÀ – Le “manovre” del governo che, in nome del federalismo, hanno messo di fatto in ginocchio le Regioni e senza affrontare i nodi della corruzione dell’evasione fiscale, taglia selvaggiamente sanità, ricerca, scuola e stanno facendo un’altra vittima: il nostro paesaggio. Un’ecatombe annunciata che prevede una forma aggressiva di silenzio-assenso sulle autorizzazioni paesaggistiche, annullando di fatto le garanzie dei codici dei beni culturali. Perché da Milano a Roma ogni città è piena di punti morti: immobili, edifici malati, aree fantasma degradate che le sfigurano. Le città sono finora esplose rubando spazio alla campagna e ai comuni vicini, dando vita a una conurbazione continua. Invece di farle esplodere, queste città, dovremmo cercare di farle implodere, perché la crescita non può essere infinita. Insomma, invece di continuare a farle esplodere, dovremmo invece completare il tessuto delle città. L’idea della “crescita sostenibile”, attraverso la quale i relitti urbani possono trasformarsi in città è la grande scommessa per i prossimi cinquant’anni.

LA SCOMMESSA SOSTENIBILE – Le città si stanno trasformando in invivibili agglomerati di cemento senza forma né virtù. Il nostro tempo ha visto degenerare questa grande, sublime invenzione dell’uomo che è la città. In essa sopravvivono con grande fatica i suoi valori positivi: dalle funzioni alla qualità del costruito. Da più di un decennio si parla molto di “città a misura”. E questo è vero ma, più che di una realtà si tratta di un’aspirazione. Hanno fatto degli obbrobri, si è costruito finora “la città a dismisura d’uomo” edificando interi quartieri tramite l’accatastamento di casermoni enormi o anonime palazzine senza identità che non riescono a fare città. Ma la città vera è, comunque, una città piuttosto “densa”. Altrimenti non è una città, è un villaggio, è un pseudo villaggio felice, una sorta di irreale happyland. Ecco il grande errore. Perché non sono le proporzioni degli edifici o delle case a pesare. Certo, contano anche quelle, eccome se contano, ma soprattutto conta la ricchezza delle funzioni. Ciò che fa una città è la complessità delle sue funzioni. Il fatto che nello stesso suolo, sulla stessa piazza, ci sia gente che ci abita, che viene per divertirsi, che va a teatro o al cinema, a fare acquisti, in visita, i turisti in un albergo; oppure che ci sia gente che viene per lavorare. Una miscela di tutte queste funzioni nello stesso luogo: questo fa la città. È questa intensità che dà la dimensione umana alla città. Ed è questa miscela che in questi anni si è vista degenerare.

L’URBANISTICA, UN’ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA – Lo sviluppo delle città era affidato ai piani regolatori e la tutela dell’ambiente ai vincoli previsti dalle prerogative costituzionali dell’Articolo 9. Nonostante scempi e violazioni, c’era comunque un sistema di regole che garantiva un quadro di legittimità. Il neoliberismo ha sostituito ogni regola con gli “accordi di programma” che mutano caso per caso il disegno delle città e azzerano i vincoli paesaggistici. La proprietà fondiaria, un ristrettissimo numero di persone, edifica dove e come vuole. La seconda novità riguarda il carattere teoricamente infinito dell’offerta di nuove costruzioni.

PER UN NUOVO AMBIENTALISMO – Il pianeta Terra è sull’orlo di un baratro dovuto all’eccessivo consumo di ambiente, sia dal lato del prelievo delle risorse che da quello dell’emissione di scarti, residui e rifiuti. Crisi economica e crisi ambientale sono indissolubilmente legate. Per questo, per garantire reddito e condizioni di vita e di lavoro dignitose a tutti è necessario un profondo cambiamento sia dei nostri modelli di consumo che dell’apparato produttivo che li sostiene. Consumi e struttura produttiva sono indissolubilmente legati: fonti energetiche rinnovabili, efficienza energetica, risparmio e riciclo di suolo e di risorse, mobilità sostenibile e agricoltura biologica, multiculturale, multifunzionale e a km0 sono i capisaldi del cambiamento necessario. Questo cambiamento impone una radicale inversione di paradigma nei processi economici, per sostituire alle economie di scala fondate su grandi impianti e grandi reti di controllo economico e finanziario (come il ciclo degli idrocarburi, dalla culla alla tomba) i principi del decentramento, della diffusione, della differenziazione territoriale, dell’integrazione attraverso un rapporto diretto, anche personale, tra produzione di beni o erogazione di servizi e consumo.

IL NUOVO PAESAGGIO ITALIANO – Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivessero. Vorremmo che fosse mantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio del nostro Paese, tutto quello che costituisce la sua identità fosse conservato. La “valorizzazione” non ci interessa affatto. Il primo principio è: non tocchiamo nulla di ciò che è venuto bene. Poi ripuliamo e correggiamo quello che non va bene. Rendiamoci conto degli effetti degli interventi sbagliati: abbiamo costruito nuovi villaggi e abbiamo svuotato i paesi che c’erano; abbiamo costruito villaggi fantasmi, e abbiamo resi fantasmi i villaggi vivi.

L’URBANISTICA E LA DIFESA DEL TERRITORIO ITALIANO – Si è aperta una discussione generale che pone al centro i caratteri del nuovo ambientalismo e i problemi generali del territorio italiano. Un nuovo ambientalismo, un’arcipelago frastagliato di comitati e movimenti che in tutti questi anni sono nati a livello locale per contrastare iniziative, centralistiche per lo più (ma non solo) mirate, ad esempio, alla privatizzazione dell’acqua, o destinate a sconvolgere gli assetti ambientali di vaste aree, o a minacciare la salute degli abitanti. Vi invitiamo a leggere gli interventi di Guido Viale, Alberto Asor Rosa, Paolo Berdini, Edoardo Salzano, Ella Baffoni, Piero Bevilacqua e a portare il vostro contributo di idee, di un nuovo fare che non si fermi al piagnisteo o alla mera denuncia.

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Re:
(sylvestro), 30/11/2010 11.49:

26 NOVEMBRE 2010 – L’URBANISTICA DI GUERRA

Italia, l’urbanistica del 2010 è nei fatti di cronaca nera!

Il futuro delle città italiane e il nuovo paesaggio italiano
da un nuovo ambientalismo e dalla difesa del territorio


URBANISTICA | ULTIMISSIME PIÙ CHE DI URBANISTICA DI CRONACA GRIGIA E NERA – Non ci sono novità, ma certo non vale l’affermazione “niente nuove buone nuove”. Credo che per questo 2010 sia sufficiente il disastro, più che generato dovremmo parlare di annunciato, della Scia, una nuova norma edilizio-urbanistica che ha creato per ora solo caos e il rifiuto di applicazione per molte Regioni italiane. Credo che basti il flop clamoroso del Piano casa nazionale, che a distanza di più un anno non ha generato neanche un euro per l’Industria delle Costruzioni, che si appresta a scendere in piazza con tutta la filiera edilizia. Credo che possa bastare lo scandalo delle “case fantasma” che ci condurrà alla loro regolarizzazione attraverso l’ennesimo condono edilizio. Per non parlare del caos generato dal Federalismo demaniale che dovrebbe portare al decentramento del patrimonio dello Stato ai Comuni italiani che non sanno che fare. Come possiamo dimenticare gli accidenti “naturali” come gli smottamenti di Afragola costruita sul nulla, l’edilizia fai-da-te sulla “ricostruzione” post-terremoto de L’Aquila, i pozzi neri di Santa Giulia a Milano, il sistema padano made in n’drangheta, la cancellazione di quasi 53 milioni di metri quadrati di aree agricole per le grandi opere previste sul territorio lombardo, la catastrofica alluvione del Nord-Est difficile da spacciare per naturale e l’assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco del comune di Pollina che voleva difendere il suo territorio, il parco del Cilento, dalle infiltrazioni mafiose interessate a dettare legge sui piani edilizi della zona. Ci fermiamo qua, ma le cronache del 2010 ci racconterebbero altri fatti di un’urbanistica di guerra.

COME SARÀ IL FUTURO DELLE CITTÀ – Le “manovre” del governo che, in nome del federalismo, hanno messo di fatto in ginocchio le Regioni e senza affrontare i nodi della corruzione dell’evasione fiscale, taglia selvaggiamente sanità, ricerca, scuola e stanno facendo un’altra vittima: il nostro paesaggio. Un’ecatombe annunciata che prevede una forma aggressiva di silenzio-assenso sulle autorizzazioni paesaggistiche, annullando di fatto le garanzie dei codici dei beni culturali. Perché da Milano a Roma ogni città è piena di punti morti: immobili, edifici malati, aree fantasma degradate che le sfigurano. Le città sono finora esplose rubando spazio alla campagna e ai comuni vicini, dando vita a una conurbazione continua. Invece di farle esplodere, queste città, dovremmo cercare di farle implodere, perché la crescita non può essere infinita. Insomma, invece di continuare a farle esplodere, dovremmo invece completare il tessuto delle città. L’idea della “crescita sostenibile”, attraverso la quale i relitti urbani possono trasformarsi in città è la grande scommessa per i prossimi cinquant’anni.

LA SCOMMESSA SOSTENIBILE – Le città si stanno trasformando in invivibili agglomerati di cemento senza forma né virtù. Il nostro tempo ha visto degenerare questa grande, sublime invenzione dell’uomo che è la città. In essa sopravvivono con grande fatica i suoi valori positivi: dalle funzioni alla qualità del costruito. Da più di un decennio si parla molto di “città a misura”. E questo è vero ma, più che di una realtà si tratta di un’aspirazione. Hanno fatto degli obbrobri, si è costruito finora “la città a dismisura d’uomo” edificando interi quartieri tramite l’accatastamento di casermoni enormi o anonime palazzine senza identità che non riescono a fare città. Ma la città vera è, comunque, una città piuttosto “densa”. Altrimenti non è una città, è un villaggio, è un pseudo villaggio felice, una sorta di irreale happyland. Ecco il grande errore. Perché non sono le proporzioni degli edifici o delle case a pesare. Certo, contano anche quelle, eccome se contano, ma soprattutto conta la ricchezza delle funzioni. Ciò che fa una città è la complessità delle sue funzioni. Il fatto che nello stesso suolo, sulla stessa piazza, ci sia gente che ci abita, che viene per divertirsi, che va a teatro o al cinema, a fare acquisti, in visita, i turisti in un albergo; oppure che ci sia gente che viene per lavorare. Una miscela di tutte queste funzioni nello stesso luogo: questo fa la città. È questa intensità che dà la dimensione umana alla città. Ed è questa miscela che in questi anni si è vista degenerare.

L’URBANISTICA, UN’ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA – Lo sviluppo delle città era affidato ai piani regolatori e la tutela dell’ambiente ai vincoli previsti dalle prerogative costituzionali dell’Articolo 9. Nonostante scempi e violazioni, c’era comunque un sistema di regole che garantiva un quadro di legittimità. Il neoliberismo ha sostituito ogni regola con gli “accordi di programma” che mutano caso per caso il disegno delle città e azzerano i vincoli paesaggistici. La proprietà fondiaria, un ristrettissimo numero di persone, edifica dove e come vuole. La seconda novità riguarda il carattere teoricamente infinito dell’offerta di nuove costruzioni.

PER UN NUOVO AMBIENTALISMO – Il pianeta Terra è sull’orlo di un baratro dovuto all’eccessivo consumo di ambiente, sia dal lato del prelievo delle risorse che da quello dell’emissione di scarti, residui e rifiuti. Crisi economica e crisi ambientale sono indissolubilmente legate. Per questo, per garantire reddito e condizioni di vita e di lavoro dignitose a tutti è necessario un profondo cambiamento sia dei nostri modelli di consumo che dell’apparato produttivo che li sostiene. Consumi e struttura produttiva sono indissolubilmente legati: fonti energetiche rinnovabili, efficienza energetica, risparmio e riciclo di suolo e di risorse, mobilità sostenibile e agricoltura biologica, multiculturale, multifunzionale e a km0 sono i capisaldi del cambiamento necessario. Questo cambiamento impone una radicale inversione di paradigma nei processi economici, per sostituire alle economie di scala fondate su grandi impianti e grandi reti di controllo economico e finanziario (come il ciclo degli idrocarburi, dalla culla alla tomba) i principi del decentramento, della diffusione, della differenziazione territoriale, dell’integrazione attraverso un rapporto diretto, anche personale, tra produzione di beni o erogazione di servizi e consumo.

IL NUOVO PAESAGGIO ITALIANO – Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivessero. Vorremmo che fosse mantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio del nostro Paese, tutto quello che costituisce la sua identità fosse conservato. La “valorizzazione” non ci interessa affatto. Il primo principio è: non tocchiamo nulla di ciò che è venuto bene. Poi ripuliamo e correggiamo quello che non va bene. Rendiamoci conto degli effetti degli interventi sbagliati: abbiamo costruito nuovi villaggi e abbiamo svuotato i paesi che c’erano; abbiamo costruito villaggi fantasmi, e abbiamo resi fantasmi i villaggi vivi.

L’URBANISTICA E LA DIFESA DEL TERRITORIO ITALIANO – Si è aperta una discussione generale che pone al centro i caratteri del nuovo ambientalismo e i problemi generali del territorio italiano. Un nuovo ambientalismo, un’arcipelago frastagliato di comitati e movimenti che in tutti questi anni sono nati a livello locale per contrastare iniziative, centralistiche per lo più (ma non solo) mirate, ad esempio, alla privatizzazione dell’acqua, o destinate a sconvolgere gli assetti ambientali di vaste aree, o a minacciare la salute degli abitanti. Vi invitiamo a leggere gli interventi di Guido Viale, Alberto Asor Rosa, Paolo Berdini, Edoardo Salzano, Ella Baffoni, Piero Bevilacqua e a portare il vostro contributo di idee, di un nuovo fare che non si fermi al piagnisteo o alla mera denuncia.

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anvedi, uno che parla de "riconversione" invece che sparla' de "crescita"...

[SM=g9128]
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Laplace77 :: Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. (Horacio Verbitsky)

forum sulla bolla immobiliare - video sulla bolla immobiliare
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DISCLAIMER:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
03/12/2010 12:47
 
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Italia sempre più sommersa dagli immobili abusivi

03/12/2010

- “Tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata (Sau) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo così convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo." 

Questi alcuni dei tanti dati citati in “Paesaggio, Costituzione, Cemento” edito da Einaudi, l'ultimo libro di Salvatore Settis, archeologo, direttore, fino a un mese fa, della Scuola Normale di Pisa, già a capo del Getty Center di Los Angeles e presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e oggi docente al Prado e presidente del comitato scientifico del Louvre.

Settis azzera i consolanti luoghi comuni sul paesaggio italiano per denunciare la realtà dei fatti: “Abbiamo il più basso tasso di crescita demografica d'Europa, e uno dei più bassi del mondo, e insieme il più alto tasso di consumo di territorio.
Negli undici anni dal 1991 al 2001 l'Istat registra un incremento delle superfici urbanizzate del 15%, ben 37,5 volte maggiore del modesto incremento demografico degli stessi anni (0,4%), mentre nei sette anni successivi l'incremento delle superfici edificate è stato del 7,8%”.

Nel suo libro Settis cita moltissimi dati: “Tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata (Sau) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo così convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo.
In alcune regioni, specialmente al Sud, si è andato radicando un diffuso abusivismo, che offende il paesaggio e la storia ignorando le norme ed eludendo i controlli.
In altre regioni, specialmente al Nord, i delitti contro il paesaggio si consumano non ignorando le regole, ma modificandole o "interpretandole" con mille artifizi, perché siano al servizio non del pubblico bene, ma del "partito del cemento", invadente e trasversale”.

L’archeologo definisce l’abuso del territorio un delitto contro la nostra storia, la cultura, i nostri stessi interessi: “Costruiamo devastando il paesaggio in nome del progresso e della modernità; ma queste alluvioni di cemento, che forse sono il residuo, rovesciato, di un'arcaica fiducia contadina nella terra come unica fonte di ricchezza, non creano sviluppo, lo bloccano”.

E aggiunge: “Uno studio reso pubblico dalla Regione Calabria (giugno 2009) ha registrato 5.210 abusi edilizi nei 700 chilometri delle coste calabresi, mediamente uno ogni 135 metri, di cui 54 all'interno di Aree Marine Protette, 421 in siti d'interesse comunitario e 130 nelle zone a protezione speciale".

Nel libro, Settis, non manca di denunciare il caos legislativo: “L'intrico normativo e la labirintica segmentazione delle competenze fra Stato, Regioni, Province e Comuni contribuiscono in modo determinante alla mancata tutela del paesaggio” aggravato, secondo l’autore, da scelte errate da parte dei Comuni che per fare cassa “ricorrono in modo massiccio agli oneri di urbanizzazione, cioè alle nuove costruzioni e questo ha ulteriormente accelerato la devastazione del territorio. 

Vedremo insediarsi fra Mantova e Verona Motor City, quattro milioni e mezzo di metri quadrati con un gigantesco autodromo, enormi centri commerciali, un parco di divertimenti doppio di Gardaland, sale espositive di case automobilistiche, e così via; un investimento da un miliardo di euro, a cui partecipano gli stessi enti, come la Regione Veneto, che devono rilasciare le autorizzazioni e promuovere le valutazioni d'impatto ambientale”.
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15/05/2011 22:51
 
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Aria di Andalusia padana
(sylvestro), 03/12/2010 12.47:

Italia sempre più sommersa dagli immobili abusivi

03/12/2010

- “Tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata (Sau) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo così convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo." 

... 

Vedremo insediarsi fra Mantova e Verona Motor City, quattro milioni e mezzo di metri quadrati con un gigantesco autodromo, enormi centri commerciali, un parco di divertimenti doppio di Gardaland, sale espositive di case automobilistiche, e così via; un investimento da un miliardo di euro, a cui partecipano gli stessi enti, come la Regione Veneto, che devono rilasciare le autorizzazioni e promuovere le valutazioni d'impatto ambientale”.



Fabbricando palazzi vuoti – Borgonovo (Mantova)
26 novembre 2010

«Breve servizio sul complesso residenziale Borgonovo, che dal 2006, data di fine dei lavori, è rimasto quasi completamente disabitato: si tratta di una palese dimostrazione dell’inutile consumo di suolo che sta avvenendo, come a Mantova, in tutta Italia.»



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Reportage – il degrado di Borgonovo
23 dicembre 2010

«Borgonovo è un complesso residenziale nel comune di Mantova, edificato tra il 2004 e il 2006 dalla società “Le Robinie”, braccio immobiliare del gruppo Unieco. Dei 127 appartamenti costruiti, ad oggi ne sono stati venduti 5. La zona è in uno stato di degrado profondo. Qui di seguito trovate un piccolo reportage. Vi segnalo anche il breve servizio che abbiamo girato.»

Riunione condominiale

«Dubito che a questa riunione parteciperanno in molti, dato che il palazzo al quale l’avviso e stato affisso e completamente disabitato.»



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Fabbricando palazzi vuoti - Mantova e Hinterland
3 febbraio 2011

«Anche Mantova, purtroppo, non è immune dalla colata di cemento che sta ricoprendo l’ Italia. I palazzoni di Borgonovo, i capannoni sull’ostigliese (da noi chiamati “Valle dei templi”), la nuova lottizzazione in località Boccabusa, le immense aree residenziali di Cittadella, sono solo alcuni esempi della distruzione del territorio Mantovano. Ultima, sconcertante, notizia è il via libera dato dalla Regione Lombardia al progetto che distruggerà irreversibilmente l’area verde del “lago Paiolo”. Un’operazione speculativa voluta dalle passate amministrazioni di centro-sinistra e avvallata dall’attuale maggioranza di centro-destra nonostante il parere contrario della cittadinanza espresso con la raccolta di oltre undicimila firme e con l’attuazione di numerose manifestazioni di dissenso. Quando si capirà che il territorio è un bene comune da preservare?»



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fabio
16/05/2011 09:08
 
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Re: Aria di Andalusia padana
fabio_c, 15/05/2011 22.51:



Fabbricando palazzi vuoti – Borgonovo (Mantova)
26 novembre 2010

«Breve servizio sul complesso residenziale Borgonovo, che dal 2006, data di fine dei lavori, è rimasto quasi completamente disabitato: si tratta di una palese dimostrazione dell’inutile consumo di suolo che sta avvenendo, come a Mantova, in tutta Italia.»



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Reportage – il degrado di Borgonovo
23 dicembre 2010

«Borgonovo è un complesso residenziale nel comune di Mantova, edificato tra il 2004 e il 2006 dalla società “Le Robinie”, braccio immobiliare del gruppo Unieco. Dei 127 appartamenti costruiti, ad oggi ne sono stati venduti 5. La zona è in uno stato di degrado profondo. Qui di seguito trovate un piccolo reportage. Vi segnalo anche il breve servizio che abbiamo girato.»

Riunione condominiale

«Dubito che a questa riunione parteciperanno in molti, dato che il palazzo al quale l’avviso e stato affisso e completamente disabitato.»



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Fabbricando palazzi vuoti - Mantova e Hinterland
3 febbraio 2011

«Anche Mantova, purtroppo, non è immune dalla colata di cemento che sta ricoprendo l’ Italia. I palazzoni di Borgonovo, i capannoni sull’ostigliese (da noi chiamati “Valle dei templi”), la nuova lottizzazione in località Boccabusa, le immense aree residenziali di Cittadella, sono solo alcuni esempi della distruzione del territorio Mantovano. Ultima, sconcertante, notizia è il via libera dato dalla Regione Lombardia al progetto che distruggerà irreversibilmente l’area verde del “lago Paiolo”. Un’operazione speculativa voluta dalle passate amministrazioni di centro-sinistra e avvallata dall’attuale maggioranza di centro-destra nonostante il parere contrario della cittadinanza espresso con la raccolta di oltre undicimila firme e con l’attuazione di numerose manifestazioni di dissenso. Quando si capirà che il territorio è un bene comune da preservare?»



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Il mattone deprime l’economia
Il mattone deprime l’economia

di Mario Spezia , 22 giugno 2011

Negli ultimi anni sono stati impiegati ingenti capitali per la realizzazione di enormi edifici poi di fatto inutilizzati e si continua caparbiamente sulla stessa strada, buttando al vento risorse che, impiegate in maniera intelligente, potrebbero creare nuove e preziose opportunità.


Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: dalla lottizzazione della Tiberghien al Borgo degli ulivi, passando per le zone industriali e per le numerose lottizzazioni sparse per tutta la provincia: una lunga sequenza di colossali investimenti che si sono poi rivelati dei colossali fallimenti.

Si tratta di iniziative che hanno coinvolto società immobiliari, ditte legate alla mafia, imprese edili, banche e anche privati, sia in veste di acquirenti che di investitori. Migliaia di incauti cittadini sono stati convinti dal suadente impiegato di banca ad investire forti somme nei fondi immobiliari: “Guardi, questa è roba sicura, gli immobili non si sono mai deprezzati”.
Con questo sistema il costo delle operazioni è stato “spalmato” sui conti correnti di migliaia di cittadini che si sono “volontariamente” accollati il rischio di impresa di queste insane iniziative immobiliari.

Ora, indipendentemente da chi ha investito i propri capitali in questi inutili edifici, il dato fondamentale è che questi soldi sono stati buttati, si sono volatilizzati, non hanno prodotto né reddito né ricchezza, anzi hanno prodotto delle perdite spaventose.

Con quegli stessi soldi si sarebbero potuti finanziare progetti e ricerche, sostenere imprese in difficoltà, far nascere nuove aziende, costruire strade, scuole, parchi, ospedali.

Di chi è la responsabilità?
Un po’ di tutti, anche di chi, invece di informarsi e di usare il cervello ha preferito farsi abbindolare dalle chiacchiere e dalle promesse dei vari venditori di fumo.

Ma la responsabilità più grande ricade sugli sindaci, sugli assessori e sui tecnici che redigono i Piani di Assetto del territorio e i Piani degli Interventi, sui componenti delle commissioni edilizie cha approvano questi progetti, sui politici che usano tutti i mezzi, leciti ed illeciti, per favorire le assurde iniziative immobiliari dei loro protetti/protettori.

A costoro va chiesto conto di questi disastri finanziari, alla loro ingordigia e alla loro ottusità.

Ci si aspetterebbe una pausa di riflesssione, un ripensamento.
Invece il Comune di Verona insiste ancora a proporre un Piano deli Interventi che prevede 650 interventi con milioni di mc di nuove costruzioni, come se, invece di essere nella morsa della peggior crisi del dopoguerra, fossimo in un periodo di grande espansione economica.

E l’ineffabile Sboarina vaneggia sul progetto di un nuovo stadio di calcio alla Marangona.

Le scelte urbanistiche di Verona -


---edit: link e titolo

aggiungo che e' cosi' un po' in tutta italia, per una rassegna piu' o meno completa, vedere "La colata"



[SM=g1750163] [SM=g1750163] [SM=g1750163]
[Modificato da laplace77 23/06/2011 15:13]
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Re:
(sylvestro), 01/07/2011 14.37:





[SM=g1749718] [SM=g1749718] [SM=g1749718]

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Re: Re:
laplace77, 01/07/2011 15.41:




[SM=g1749718] [SM=g1749718] [SM=g1749718]





Sai che e' piaciuto un casino anche a me?! [SM=g1749711], anche se ha una impronta fortemente locale lo metterei nella top ten dei video sulla bolla. [SM=g1750163]
[Modificato da (sylvestro) 01/07/2011 16:12]
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Re: Re: Re:
(sylvestro), 01/07/2011 16.11:




Sai che e' piaciuto un casino anche a me?! [SM=g1749711], anche se ha una impronta fortemente locale lo metterei nella top ten dei video sulla bolla. [SM=g1750163]




io l'ho messo nella mia playlist "IT Bolla immobiliare", se vuoi metterlo nella lista dei video qui sul forum ben venga!


PS: mi e' piaciuto soprattutto per il fatto che e' realizzato come "citizen journalism", senza contare il fatto che finalmente si parla apertamente di certi "giochetti" anche "nel sano nord"
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Re: Re: Re: Re:
laplace77, 01/07/2011 16.29:


...
PS: mi e' piaciuto soprattutto per il fatto che e' realizzato come "citizen journalism", senza contare il fatto che finalmente si parla apertamente di certi "giochetti" anche "nel sano nord"



[SM=g1750483] [SM=g1750483] [SM=g1750483]
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Re:
(sylvestro), 01/07/2011 14.37:





Questi privati imprenditori avulsi da contesto politico stanno o sono già stati strangolati dalla crisi, resitono quelli legati all'unzione politica (fondi ) e meglio ancora con sottobosco di capitali di dubbia provenienza.

03/03/2010 17.01 grella


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[Modificato da grella 01/07/2011 20:18]
--- $ 100 WILL BUY THIS CAR MUST HAVE CASH LOST ALL ON THE SOTCK MARKET---
01/07/2011 20:26
 
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Re: Re:
grella, 01/07/2011 20.12:




Questi privati imprenditori avulsi da contesto politico stanno o sono già stati strangolati dalla crisi, resitono quelli legati all'unzione politica (fondi ) e meglio ancora con sottobosco di capitali di dubbia provenienza.

03/03/2010 17.01 grella


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Cioe' ... l'avevi detto [SM=g1750163]

Io continuo a sperare che ci sia ancora buona parte del tessuto imprenditoriale padano che non sia contagiato da questo cancro (e con questo non voglio dire che sia sano ne' che sia migliore di altri), se poi sono solo un povero illuso ... vedremo [SM=g1748861]
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01/07/2011 21:11
 
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Re: Re: Re:
(sylvestro), 01/07/2011 20.26:




Cioe' ... l'avevi detto [SM=g1750163]

Io continuo a sperare che ci sia ancora buona parte del tessuto imprenditoriale padano che non sia contagiato da questo cancro (e con questo non voglio dire che sia sano ne' che sia migliore di altri), se poi sono solo un povero illuso ... vedremo [SM=g1748861]



Le attività in crisi sono state fagocitate da questi loschi personaggi che hanno dilagato negli ultimi tre anni in tutti i settori.........
il motivo è che per loro l'utile non è necessario.........vanno benissimo anche con un 35% di perdita........




[Modificato da grella 01/07/2011 21:11]
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Re: Re: Re: Re:
grella, 01/07/2011 21.11:



Le attività in crisi sono state fagocitate da questi loschi personaggi che hanno dilagato negli ultimi tre anni in tutti i settori.........
il motivo è che per loro l'utile non è necessario.........vanno benissimo anche con un 35% di perdita........







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MODENA³

«una storia di ipertrofia urbana»




“Modena al cubo”: un film-inchiesta contro l’urbanistica
10 settembre 2011

«È in uscita l’opera del 25enne regista modenese Veronesi Dai cantieri e le trasformazioni ai comitati e all’era Sitta»


Sarebbe gradita una recensione da parte del critico cinematografico Br.Br. del Forum di FOL. [SM=g7574]

fabio


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EDIT: Modena³ è disponibile in streaming su www.modena3.it



«... Ma cos'è questo strano rumore di piazza lontana? Un nuova tenerezza o un dubbio che rimane.»

fabio
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L'anticipazione di CEMENTO, la puntata in PRESADIRETTA di Domenico Iannacone, in onda domenica 12 febbraio 2012 alle 21.30 su RAI 3!

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