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Edilizia shock

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2012 10:00
03/12/2010 12:47
 
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Italia sempre più sommersa dagli immobili abusivi

03/12/2010

- “Tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata (Sau) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo così convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo." 

Questi alcuni dei tanti dati citati in “Paesaggio, Costituzione, Cemento” edito da Einaudi, l'ultimo libro di Salvatore Settis, archeologo, direttore, fino a un mese fa, della Scuola Normale di Pisa, già a capo del Getty Center di Los Angeles e presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e oggi docente al Prado e presidente del comitato scientifico del Louvre.

Settis azzera i consolanti luoghi comuni sul paesaggio italiano per denunciare la realtà dei fatti: “Abbiamo il più basso tasso di crescita demografica d'Europa, e uno dei più bassi del mondo, e insieme il più alto tasso di consumo di territorio.
Negli undici anni dal 1991 al 2001 l'Istat registra un incremento delle superfici urbanizzate del 15%, ben 37,5 volte maggiore del modesto incremento demografico degli stessi anni (0,4%), mentre nei sette anni successivi l'incremento delle superfici edificate è stato del 7,8%”.

Nel suo libro Settis cita moltissimi dati: “Tra il 1990 e il 2005 la superficie agricola utilizzata (Sau) in Italia si è ridotta di 3 milioni e 663 mila ettari, un'area più vasta della somma di Lazio e Abruzzo: abbiamo così convertito, cementificato o degradato in quindici anni, senza alcuna pianificazione, il 17,06% del nostro suolo agricolo.
In alcune regioni, specialmente al Sud, si è andato radicando un diffuso abusivismo, che offende il paesaggio e la storia ignorando le norme ed eludendo i controlli.
In altre regioni, specialmente al Nord, i delitti contro il paesaggio si consumano non ignorando le regole, ma modificandole o "interpretandole" con mille artifizi, perché siano al servizio non del pubblico bene, ma del "partito del cemento", invadente e trasversale”.

L’archeologo definisce l’abuso del territorio un delitto contro la nostra storia, la cultura, i nostri stessi interessi: “Costruiamo devastando il paesaggio in nome del progresso e della modernità; ma queste alluvioni di cemento, che forse sono il residuo, rovesciato, di un'arcaica fiducia contadina nella terra come unica fonte di ricchezza, non creano sviluppo, lo bloccano”.

E aggiunge: “Uno studio reso pubblico dalla Regione Calabria (giugno 2009) ha registrato 5.210 abusi edilizi nei 700 chilometri delle coste calabresi, mediamente uno ogni 135 metri, di cui 54 all'interno di Aree Marine Protette, 421 in siti d'interesse comunitario e 130 nelle zone a protezione speciale".

Nel libro, Settis, non manca di denunciare il caos legislativo: “L'intrico normativo e la labirintica segmentazione delle competenze fra Stato, Regioni, Province e Comuni contribuiscono in modo determinante alla mancata tutela del paesaggio” aggravato, secondo l’autore, da scelte errate da parte dei Comuni che per fare cassa “ricorrono in modo massiccio agli oneri di urbanizzazione, cioè alle nuove costruzioni e questo ha ulteriormente accelerato la devastazione del territorio. 

Vedremo insediarsi fra Mantova e Verona Motor City, quattro milioni e mezzo di metri quadrati con un gigantesco autodromo, enormi centri commerciali, un parco di divertimenti doppio di Gardaland, sale espositive di case automobilistiche, e così via; un investimento da un miliardo di euro, a cui partecipano gli stessi enti, come la Regione Veneto, che devono rilasciare le autorizzazioni e promuovere le valutazioni d'impatto ambientale”.
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