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Per chi vuole conoscere meglio Milano

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2015 16:17
23/08/2010 16:05
 
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racket case e droga al corvetto
Racket al Corvetto, ora comandano i marocchini
Auto di lusso con targhe spagnole e olandesi per i "cavalli" della coca
di Sandro De Riccardis
Chi sono questi africani, senza lavoro e senza reddito, che girano nel quartiere su Porsche Cayenne e Bmw, coi rotoli di banconote da 500 euro in tasca, eleganti come modelli nei loro gessati Dolce&Gabbana? Che ci fanno nelle strade del Corvetto queste auto con targhe straniere, spagnole e olandesi, che si muovono tra corso Lodi e il mercato comunale di piazzale Ferrara? E che ci fa una decina di disperati delle case popolari con centinaia di auto di proprietà?

Cercando una risposta a queste domande, la polizia ha capito che al Corvetto qualcosa stava cambiando. Che le vecchie bande milanesi non c’erano più e a comandare ora sono i marocchini. Che decidono chi deve entrare negli appartamenti Aler, quando si liberano dopo la morte di un anziano, in uno dei quartieri più vecchi di Milano. Che hanno il monopolio dello spaccio e ne controllano tutta la filiera, dall’importazione alla vendita all’ingrosso e al dettaglio.

I marocchini hanno fatto di questo pezzo di periferia il più grande mercato all’ingrosso della droga nella parte sud della città. Importano cocaina, eroina e hashish usando decine di corrieri, marocchini e italiani. E a loro, senza reddito e futuro, le famiglie nordafricane hanno intestato decine e decine di automobili con targhe sempre più spesso spagnole e olandesi, che circolano nel quartiere ma che viaggiano lungo le tratte della droga per il trasporto dei panetti.
Da Milano a Barcellona, da Milano all’Aja. Andata e ritorno senza rischi per i boss, senza scelta per i “cavalli” che si fanno pagare il viaggio.

Una sola famiglia, tenuta sotto controllo per mesi dalla polizia che ne ha arrestato anche alcuni membri, controlla da sola una batteria di undici auto. Ma sono tanti i prestanome finiti nella rete dei poliziotti. Una donna, italiana, risulta proprietaria di circa cento vetture. Un tossicodipendente del quartiere ne ha intestate altre sessanta. Due cinquantenni italiani, residenti in via Panigarola e via dei Cinquecento, altre cento ciascuno. I prestanome prendono 50 euro ad automobile, i tossici si accontentano anche di meno, di una dose regalata dai clan nordafricani.


I marocchini hanno messo così in moto un monopolio ricchissimo che attira acquirenti da Como, Pavia, Varese, Reggio Emilia, Bologna, spesso intercettati dalla polizia. Consumatori finali ma anche spacciatori che comprano grosse quantità al Corvetto e spacciano nelle loro città. I capi dell’organizzazione, un vertice con meno di dieci africani, tutti regolari, con documenti italiani, sposati a italiane del quartiere, vivono nelle case popolari ma hanno investito in ville fuori città e controllano il business senza sporcarsi le mani. Hanno attività lecite — bar, pizzerie, phone center — dove investono i proventi del traffico e accolgono i grossisti. Fanno gli accordi qui, ma forniscono le partite di roba attraverso i corrieri nei campi di San Donato, a Mediglia, San Giuliano. Nelle campagne di Chiaravalle, fino a Sordio.

I marocchini non hanno rivali al Corvetto. Quando le storiche famiglie del quartiere, ormai confinati come in una riserva indiana, tra i viali di piazzale Gabriele Rosa, hanno tentato di reagire hanno avuto solo perdite con ventenni accoltellati e agguati nel loro stesso fortino. Così che oggi continuano indisturbati ad alimentare la loro forza economica fondata sul traffico di droga e, comprando bar e locali, estendono il controllo sul resto del territorio.
(23 agosto 2010)
[Modificato da ccc56 23/08/2010 16:11]
ccc56
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