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grella
00martedì 16 ottobre 2007 20:11
TERRA CON LA FEBBRE? LA COLPA É IL SOLE
(pubblicato su Il Giornale, 07 Aprile 2007)

Diciamo la verità: quella del riscaldamento globale (RG) antropogenico è la più grande mistificazione degli ultimi 15 anni. Qui la parola chiave è “antropogenico”: il riscaldamento globale attuale è reale, nel senso che la temperatura media globale è, oggi, più elevata di quella di 200 anni fa, ma l’uomo non c’entra niente.

L’attuale RG cominciò nel XIX secolo e ha continuato sino al 1940: ma fino ad allora l’industrializzazione era ancora nella sua infanzia e limitata a pochissime nazioni e la popolazione mondiale un terzo della odierna. Per più di tre decenni, dal 1940 fino al 1975, invece, in pieno boom economico e demografico, la temperatura scese (tanto da far temere, a metà degli anni Settanta, il rischio di una imminente era glaciale), ma riprese a salire in piena recessione economica. Insomma, l’attuale RG è occorso in tempi incompatibili con la teoria della sua causa antropica. Ma è occorso anche in luoghi incompatibili con quella teoria: se il riscaldamento a terra fosse dovuto all’aumento di gas serra in atmosfera, allora, per il meccanismo stesso dell’effetto serra, se ne dovrebbe osservare uno ancora maggiore ad alcuni chilometri sopra le nostre teste, ma né le sonde su palloni aerostatici né i satelliti osservano il riscaldamento atteso della troposfera.

Variazioni di temperatura ci sono sempre state. Se andiamo indietro nel tempo, il pianeta patì la piccola era glaciale tra il 1400 e il 1700: dipinti dell’epoca testimoniano la Laguna di Venezia e il Tamigi ghiacciati, usati come piste di pattinaggio e attraversati dai carri. E tra il 1100 e il 1300 ci fu quel che i climatologi chiamano periodo caldo medioevale, con temperature di 2-3 gradi superiori a quelle odierne, quando, racconta Chaucer, fiorivano i vigneti anche nel nord dell’Inghilterra. Andando ancora indietro nel tempo, sino all’età del bronzo, vi fu quel che i geologi chiamano massimo Olocenico, con temperature, per oltre 2 millenni, notevolmente superiori a quelle odierne, e alle quali ben sopravvissero gli orsi polari, della cui estinzione oggi ci si preoccupa contro l’evidenza che la loro popolazione è, oggi, più numerosa che nel secolo scorso.

Chi ritiene antropica la causa dell’attuale RG fonda tutto il suo ragionamento su due fatti, entrambi veri: la CO2 è un gas-serra e, secondo le misure eseguite sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari, si osserva correlazione tra le variazioni di concentrazione di CO2 occorse nel passato e le variazioni di temperatura. Va innanzitutto detto che “correlazione” non significa “relazione di causa-effetto”. Per intenderci: esiste una forte correlazione tra il canto del gallo e il sorgere del sole, ma questo non sorge perché il gallo ha cantato. Più precisamente, le analisi sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari dimostrano, in modo inequivocabile, che quella correlazione esiste davvero, ma procede nella direzione opposta a quella che darebbe sostegno alla causa antropica del RG attuale: ogni aumento (diminuzione) di concentrazione di CO2 ha seguito e non preceduto il corrispondente aumento (diminuzione) di temperatura, con sfasamenti anche di 800 anni: l’aumento di CO2 non può essere stato la causa del riscaldamento ma, semmai, fu il riscaldamento la causa dell’aumento di CO2.

Ma da dove era venuta la CO2 e, soprattutto, da dove il riscaldamento? La risposta alla prima domanda è facile: i più potenti emettitori sono gli oceani, enormi serbatoi di CO2 in essi disciolta (di fatto, una buona metà delle emissioni antropiche è dagli oceani assorbita) e pronta ad essere immessa in atmosfera non appena la temperatura superficiale delle acque aumenta.

Quanto alla seconda domanda, bisogna innanzitutto essere consapevoli che tutte le attività degli oltre 6 miliardi di esseri umani sono un nonnulla rispetto all’attività di quel gigante, lassù nel cielo, che è il nostro sole. Le macchie solari sono, sappiamo oggi, intensi campi magnetici che appaiono durante periodi d’elevata attività solare, ma per secoli e da molto prima che se ne conoscesse la natura gli astronomi ne hanno registrato il numero, e dai dati raccolti si può notare che nel periodo della piccola era glaciale vi fu una drastica riduzione nel numero delle macchie solari (minimo di Maunder, dal nome dell’astronomo inglese che osservò la circostanza). Quanto il numero di macchie solari sia un attendibile indicatore del clima lo scoprirono il ricercatore danese Friis-Christensen e i suoi collaboratori, che nel 1991 dimostrarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra il 1860 e il 1990. Per escludere che quella correlazione fosse una semplice coincidenza, andarono indietro nel tempo per altri 400 anni e, di nuovo, accertarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale. Un’ulteriore conferma di quanto la CO2 sia ininfluente nella determinazione del nostro clima si ebbe nel 2005, quando geofisici di Harvard pubblicarono le registrazioni di temperatura artiche durante gli ultimi 100 anni e, con esse, le variazioni di concentrazione di CO2 e le variazioni di attività solare registrate indipendentemente da altri ricercatori: la correlazione tra quest’ultima e le temperature era perfetta, mentre nessuna correlazione si osservò tra le temperature e la CO2. Ancora una volta, l’inevitabile conclusione è che è il sole ciò che guida il nostro clima, mentre la CO2 è irrilevante.

Il sole influenza il clima non solo, direttamente, col suo calore ma anche, indirettamente, attraverso le nuvole, che hanno un potente effetto rinfrescante. Le masse di nuvole si formano anche grazie all’interazione del vapore acqueo dagli oceani con le particelle di raggi cosmici provenienti dall’esplosione di stelle lontane giunte alla fine della loro vita: le molecole di vapor d’acqua colpite dai raggi cosmici diventano nuclei di condensazione da cui si formano le nuvole. Quando il sole è più attivo, cioè quando il campo magnetico da esso è più intenso, i raggi cosmici (che sono particelle elettricamente cariche) sono maggiormente deviati da quel campo magnetico: ne consegue un più debole flusso cosmico cui corrisponde una minore formazione di nuvole e quindi un maggiore riscaldamento. La potenza di questo effetto è diventata chiara solo recentemente, dopo che si sono confrontate, nel corso degli anni, le temperature globali con il flusso di raggi cosmici, scoprendo, ancora una volta, una stretta correlazione tra temperatura globale e flusso cosmico, con la prima che aumenta ogni volta che il secondo diminuisce, e viceversa: il clima è controllato anche dalle nuvole, queste sono controllate dal flusso di raggi cosmici a sua volta controllato dall’intensità del campo magnetico dal sole, cioè dalla attività della nostra stella.

Insomma, la congettura antropogenica del RG dovrebbe essere oggi considerata pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali. Perché mai, allora, ne siamo ancora tutti bombardati come se fosse un fatto indiscutibile? Questa è un’altra storia che vi racconterò un’altra volta. Per il momento concludo che se l’attuale RG fosse al 100% di origine antropica, allora avremmo oggi, in assenza delle attività umane, una temperatura uguale (o, eventualmente, inferiore) a quella della piccola era glaciale, e i nostri paesaggi sarebbero quelli rappresentati da Pieter Breugel nel suo Ritorno a casa dei cacciatori del 1565; se questo fosse il caso non potremmo che concludere: viva l’effetto serra antropogenico!

Franco Battaglia

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grella
00martedì 4 marzo 2008 22:19
Raffreddamento globale ..........
Raffreddamento globale

Maurizio Blondet 28 febbraio 2008

La Cina ha passato l’inverno più freddo del secolo.
Il Nord America ha visto il più spesso strato di neve degli ultimi cinquant’anni, con punte in Wisconsin mai registrate da quando si tiene conto del fenomeno.
Gelate record in Minnesota, freddo in Texas e Florida, come in Australia, Messico e Grecia. Baghdad ha visto cadere la prima neve della sua storia.
E adesso, la conferma viene dalle quattro più importanti centrali che, sul pianeta, controllano la temperatura: il clima si raffredda (1).

Il britannico Hadley Climate Research Unit, il GISS (Godard Institute for Space Studies) che appartiene alla NASA, lo UAH (University of Alabama Huntsville), il RSS (Remote Sensing System di Santa Mosa) hanno pubblicato i dati per gennaio 2008, e il responso convergente
di questi istituti è: nell’anno scorso, le temperature sono calate precipitosamente.
Secondo i loro dati, il raffreddamento prodottosi varia da 0,65 a 0.75 gradi centigradi.
In un solo anno, è il più rapido cambiamento di temperatura mai registrato, sia in su o in giù della colonnina di mercurio.
Qualcosa di inatteso e di inusuale.

Secondo alcuni ricercatori il fenomeno sembra collegato alla forte riduzione dell’attività solare, ritenuta un fattore più potente dei gas serra nei cambiamenti climatici (2).
Kenneth Tapping, che dirige la ricerche sul sole al National Research Council canadese, sostiene che la quiete anomala del Sole (la sparizione delle macchie solari) attualmente in corso avvenne anche 400 anni fa, e innescò quella che è ricordata come «la piccola glaciazione».
Allora in certi inverni ghiacciò la Senna, e i ghiacciai della Norvegia avanzarono di cento metri l’anno, distruggendo abitati e coltivazioni.

Lo storico Le Roy Ladurie ha appurato che in Linguadoca, «tra il 1495 e il 1555» fu «un solo grande inverno, del tutto simile a quello del 1506 dove ghiaccia tutto, il Rodano, gli olivi, il mare». Dal 1555 al 1563 «si susseguono cattivi raccolti, mentre l’epidemia del bestiame del 1562 impoverisce le campagne».
Un cronista parigino annotò nel 1562: «Il tempo è stato così brutto che la povera gente non ha potuto raccogliere i grani… non si sapeva se fosse inverno o estate se non dalla lunghezza delle giornate».
L’anno prima era gelato il lago di Costanza, vi si poteva pattinare.
Tra il 1570 e il 1575 il prezzo della segale quadruplica in Germania e in mezza Europa del nord.
Il Caspio si abbassa di livello.

Oleg Sorokhtin, membro dell'Accademia Russa di Scienze Naturali, prevede anch’egli un forte raffreddamento dovuto alla ridotta attività solare: il minimo dell’attività dovrebbe essere raggiunto nel 2040, e gli effetti climatici, freddo e gelo, durare fino al 2100 o anche oltre.
Altri scienziati ritengono che il fenomeno solare sia passeggero, e che presto ricomincerà
a prevalere il riscaldamento da gas serra.

C’è da sperare abbiano ragione gli ottimisti (o i pessimisti ecologici, che attribuiscono alle industrie umane i cambiamenti di clima): il freddo è più dannoso alla vita che il riscaldamento.
Gli esseri viventi, tra cui le specie vegetali e animali che servono da nutrimento all’uomo, prosperano meglio a temperature mediamente più calde di quelle attuali.
Il Medio Evo conobbe un «ottimo clima» (temperature uniformemente clementi) che coincise con un miglioramento della civiltà generale, aumento di disponibilità alimentare e perciò crescita demografica con conseguente nascita di nuove attività umane «agro-industriali»: in quell’epoca furono inventati e largamente applicati i mulini ad acqua, il basto per i buoi che consentì di affondare meglio gli aratri, il camino nelle case (sconosciuto ai romani, d esempio).

La seguente piccola glaciazione coincise con carestie e - nel Nord Europa - con l’ossessione per la stregoneria e i roghi di streghe; fenomeno che ha forse ha che vedere con il consumo di granaglie inferiori o vecchie, spesso contaminate da muffe e funghi allucinogeni, e l’uso alimentare di erbe selvatiche spesso tossiche: tipico il «pain de la disette» il pane da carestia in Francia, fatto con ghiande ed erbe triturate; tali erbe potevano essere solanacee, come la datura stramonium (3) che producono ebbrezza e allucinazioni.
La minore insolazione aumentò i casi di rachitismo e deformità.

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Questo per dire che affidandosi a dati presi in un determinato spazio temporale si può dire tutto e il contrario di tutto.
L'argomento è talmente complesso da non poter dare un giudizio finale e inconfutabile come i catastrofisti vorrebero far credere .












grella
00lunedì 23 novembre 2009 15:24
Future su Emissioni di Carbone


Future su Emissioni di Carbone






grella
00venerdì 24 agosto 2012 02:07
Re: TERRA CON LA FEBBRE? LA COLPA É IL SOLE
grella, 16/10/2007 20.11:

(pubblicato su Il Giornale, 07 Aprile 2007)

Diciamo la verità: quella del riscaldamento globale (RG) antropogenico è la più grande mistificazione degli ultimi 15 anni. Qui la parola chiave è “antropogenico”: il riscaldamento globale attuale è reale, nel senso che la temperatura media globale è, oggi, più elevata di quella di 200 anni fa, ma l’uomo non c’entra niente.

L’attuale RG cominciò nel XIX secolo e ha continuato sino al 1940: ma fino ad allora l’industrializzazione era ancora nella sua infanzia e limitata a pochissime nazioni e la popolazione mondiale un terzo della odierna. Per più di tre decenni, dal 1940 fino al 1975, invece, in pieno boom economico e demografico, la temperatura scese (tanto da far temere, a metà degli anni Settanta, il rischio di una imminente era glaciale), ma riprese a salire in piena recessione economica. Insomma, l’attuale RG è occorso in tempi incompatibili con la teoria della sua causa antropica. Ma è occorso anche in luoghi incompatibili con quella teoria: se il riscaldamento a terra fosse dovuto all’aumento di gas serra in atmosfera, allora, per il meccanismo stesso dell’effetto serra, se ne dovrebbe osservare uno ancora maggiore ad alcuni chilometri sopra le nostre teste, ma né le sonde su palloni aerostatici né i satelliti osservano il riscaldamento atteso della troposfera.

Variazioni di temperatura ci sono sempre state. Se andiamo indietro nel tempo, il pianeta patì la piccola era glaciale tra il 1400 e il 1700: dipinti dell’epoca testimoniano la Laguna di Venezia e il Tamigi ghiacciati, usati come piste di pattinaggio e attraversati dai carri. E tra il 1100 e il 1300 ci fu quel che i climatologi chiamano periodo caldo medioevale, con temperature di 2-3 gradi superiori a quelle odierne, quando, racconta Chaucer, fiorivano i vigneti anche nel nord dell’Inghilterra. Andando ancora indietro nel tempo, sino all’età del bronzo, vi fu quel che i geologi chiamano massimo Olocenico, con temperature, per oltre 2 millenni, notevolmente superiori a quelle odierne, e alle quali ben sopravvissero gli orsi polari, della cui estinzione oggi ci si preoccupa contro l’evidenza che la loro popolazione è, oggi, più numerosa che nel secolo scorso.

Chi ritiene antropica la causa dell’attuale RG fonda tutto il suo ragionamento su due fatti, entrambi veri: la CO2 è un gas-serra e, secondo le misure eseguite sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari, si osserva correlazione tra le variazioni di concentrazione di CO2 occorse nel passato e le variazioni di temperatura. Va innanzitutto detto che “correlazione” non significa “relazione di causa-effetto”. Per intenderci: esiste una forte correlazione tra il canto del gallo e il sorgere del sole, ma questo non sorge perché il gallo ha cantato. Più precisamente, le analisi sulle carote di ghiaccio estratte dai ghiacciai polari dimostrano, in modo inequivocabile, che quella correlazione esiste davvero, ma procede nella direzione opposta a quella che darebbe sostegno alla causa antropica del RG attuale: ogni aumento (diminuzione) di concentrazione di CO2 ha seguito e non preceduto il corrispondente aumento (diminuzione) di temperatura, con sfasamenti anche di 800 anni: l’aumento di CO2 non può essere stato la causa del riscaldamento ma, semmai, fu il riscaldamento la causa dell’aumento di CO2.

Ma da dove era venuta la CO2 e, soprattutto, da dove il riscaldamento? La risposta alla prima domanda è facile: i più potenti emettitori sono gli oceani, enormi serbatoi di CO2 in essi disciolta (di fatto, una buona metà delle emissioni antropiche è dagli oceani assorbita) e pronta ad essere immessa in atmosfera non appena la temperatura superficiale delle acque aumenta.

Quanto alla seconda domanda, bisogna innanzitutto essere consapevoli che tutte le attività degli oltre 6 miliardi di esseri umani sono un nonnulla rispetto all’attività di quel gigante, lassù nel cielo, che è il nostro sole. Le macchie solari sono, sappiamo oggi, intensi campi magnetici che appaiono durante periodi d’elevata attività solare, ma per secoli e da molto prima che se ne conoscesse la natura gli astronomi ne hanno registrato il numero, e dai dati raccolti si può notare che nel periodo della piccola era glaciale vi fu una drastica riduzione nel numero delle macchie solari (minimo di Maunder, dal nome dell’astronomo inglese che osservò la circostanza). Quanto il numero di macchie solari sia un attendibile indicatore del clima lo scoprirono il ricercatore danese Friis-Christensen e i suoi collaboratori, che nel 1991 dimostrarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra il 1860 e il 1990. Per escludere che quella correlazione fosse una semplice coincidenza, andarono indietro nel tempo per altri 400 anni e, di nuovo, accertarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale. Un’ulteriore conferma di quanto la CO2 sia ininfluente nella determinazione del nostro clima si ebbe nel 2005, quando geofisici di Harvard pubblicarono le registrazioni di temperatura artiche durante gli ultimi 100 anni e, con esse, le variazioni di concentrazione di CO2 e le variazioni di attività solare registrate indipendentemente da altri ricercatori: la correlazione tra quest’ultima e le temperature era perfetta, mentre nessuna correlazione si osservò tra le temperature e la CO2. Ancora una volta, l’inevitabile conclusione è che è il sole ciò che guida il nostro clima, mentre la CO2 è irrilevante.

Il sole influenza il clima non solo, direttamente, col suo calore ma anche, indirettamente, attraverso le nuvole, che hanno un potente effetto rinfrescante. Le masse di nuvole si formano anche grazie all’interazione del vapore acqueo dagli oceani con le particelle di raggi cosmici provenienti dall’esplosione di stelle lontane giunte alla fine della loro vita: le molecole di vapor d’acqua colpite dai raggi cosmici diventano nuclei di condensazione da cui si formano le nuvole. Quando il sole è più attivo, cioè quando il campo magnetico da esso è più intenso, i raggi cosmici (che sono particelle elettricamente cariche) sono maggiormente deviati da quel campo magnetico: ne consegue un più debole flusso cosmico cui corrisponde una minore formazione di nuvole e quindi un maggiore riscaldamento. La potenza di questo effetto è diventata chiara solo recentemente, dopo che si sono confrontate, nel corso degli anni, le temperature globali con il flusso di raggi cosmici, scoprendo, ancora una volta, una stretta correlazione tra temperatura globale e flusso cosmico, con la prima che aumenta ogni volta che il secondo diminuisce, e viceversa: il clima è controllato anche dalle nuvole, queste sono controllate dal flusso di raggi cosmici a sua volta controllato dall’intensità del campo magnetico dal sole, cioè dalla attività della nostra stella.

Insomma, la congettura antropogenica del RG dovrebbe essere oggi considerata pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali. Perché mai, allora, ne siamo ancora tutti bombardati come se fosse un fatto indiscutibile? Questa è un’altra storia che vi racconterò un’altra volta. Per il momento concludo che se l’attuale RG fosse al 100% di origine antropica, allora avremmo oggi, in assenza delle attività umane, una temperatura uguale (o, eventualmente, inferiore) a quella della piccola era glaciale, e i nostri paesaggi sarebbero quelli rappresentati da Pieter Breugel nel suo Ritorno a casa dei cacciatori del 1565; se questo fosse il caso non potremmo che concludere: viva l’effetto serra antropogenico!

Franco Battaglia

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Voglio rispolverare questo post ,guardate il grafico dei cicli solari a breve ........i picchi sono proprio casualmente nel 2003 e 2012 .......... direi che ci hanno azzeccato parecchio , ricordate che è un grafico di almeno 6-7 anni fa !!



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